Lillo Taverna
Io e mia cugina che tanto ci stimiamo - ed ella è una donna eccezionale -
abbiamo contrapposte visioni patriottiche. Diciamo io sono un antipatriottico
di destra, lei è una patriota di sinistra. Tre cose mi colpirono dell'America
in un lontano viaggio del 1980: il feroce razzismo antisionista di una certa
BUFFALO-BENE, l'irridente statua della libertà di fronte ad una famigerata
isola ove selezionavano i miei fratelli siciliani che cercavano lavoro e
libertà come se fossero prodotti agricoli dal cui inquinamento salvaguardare la
loro terra, proprio quela biblica eletta dal Signore, la insopportabilità che
qualche nazione potesse superare la grande America (all'epoca bastonava
l'America ben bene il Giappone; Beethlem a Buffalo una macerie industriale). Se
il loro Presidente piangeva loro lo cacciavano via a randellate: un presidente
d'America non piange mai. L'America non lo consente. In fin dei conti se non
sei tre B (lo dico in italiano: biondo anglosassone e protestante) non sei vero
americano: solo un parvenu tollerato se ti sei elevato. (POI UN OCEANO DI
POSITIVITA'; ma quelle sono note a tutti).
sabato 13 dicembre 2014
In quel fi Nesce
L’ordine nazista regnò a Varsavia, cioè a Fiammignano. Il Lugini, che nella sua cronaca non è per niente tenero con i partigiani, la sua scelta di campo è filopiemontese, in sostanza un altro "intellettuale" venduto al nemico, afferma: "Sebbene il Quintini fosse rimasto tanto breve tempo a Fiamignano e non vi avesse lasciato alcun presidio, pure fu tale e tanto il terrore che invase i reazionari, che per vario tempo non piú osarono di scorrazzare per i villaggi, ma, raccolti in piccole bande, si dispersero per i boschi e per le campagne" continuando la lotta, anche se nel mese di febbraio dell’anno successivo, poco dopo la caduta di Gaeta, fu preso ed ucciso il capo-massa Ascenso Napoleone: "All‘alba del giorno 21 (di febbraio, n.d.r.), alcune guardie nazionali di Borgocollefegato scovarono in una casupola nei pressi di Civitella di Nesce il famoso capo-massa Ascenso Napoleone. Arrestatolo, in quella stessa mattina lo consegnarono ad un drappello di bersaglieri, i quali a loro volta lo condussero a Fiamignano, dove verso le ore tre pomeridiane del medesimo giorno, venne fucilato nel luogo detto il Campo. Ed in esso subirono la stessa pena, all‘una pomeridiana del 22, Carmine Riccioni di anni 35 dei Colli di Pace, e, a qualche ora innanzi notte del 23, Giuseppe Margutti di anni 21 di Brusciano e Basilio Saporetti di anni 29 di S. Maria del Sambuco. Questi due ultimi erano stati arrestati il giorno stesso tra lo strame di un pagliaio nella villa del Corso, da alcuni soldati di una compagnia di fanteria ch‘era giunta a Fiamignano il giorno antecedente ..." (Lugini, ibidem).
Ettore Messana da Racalmuto e i fatti di Riesi
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
Dopo i tumulti di Riesi
Truppe rientrano a Riesi
Lo stato dei feriti
Un sottotenente ucciso
CALTANISSETTA 10 notte.
Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella.
Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi alla porta della città, i contadini si squagliarono di sangue.
Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo.
Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma.
Stamane qualche negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti.
I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti.
Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola.
Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm. Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta.
L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice.
In città ha fatto impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo riserbo.
Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo. L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina.
--------------
Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.
Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa arrivare alle calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere un fascista il colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere:
“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”
Di sicuro, il Messana, deceduto nella metà degli anni ’60 non può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu costretto ad una serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio ormai storico e quindi lo si può dileggiare come più fa comodo.
E no! E lo dico a tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia.
Scrivevo tempo fa ed ora ribadisco con maggior forza: caro Malgrado Tutto, caro mi stimato cugino, poco simpatica Cernigoi. stimato professore: MESSANA NON HA COLPA ALCUNA per i fatti di Riesi. Mi si accusi pure di sciocco campanilismo. si creda che resti vittima di astuti indizi, mi si riduca ad un ingenuo Lillo che si avventura nei prati esclusivi di chi facendo ricerche storiche a proprio uso e vantaggio perché può barattare il mostro che si è inventato con prebende televisive, editoriali, cineasti e quindi solo magari soggetto cui dare un paternalistico buffetto. Mi dispiace per voi: Messana non potè essere fascista nel 1919. non poté essere sadico ammazzacontadini proprio sotto Cagossi (si dice Nitti), non fece parte di nessuna OVRA (basta consultare i fascicoli all'ACS della famigerata organizzazione degli spirlungoni italici dal cappello floscio come nel film una giornata particolare): anche perché all'organizzazione si faceva parte di ufficio solo se Ispettore Generale di PS e Messana tale lo divenne dopo. Ignoranti e malevoli. Non ebbe nulla a che fare Messana con la Mafia. Se pure fu protetto da un suo superiore che lo stimava costui si chiamava Giuseppe Gueli, Nell'agosto del 1945 è ancora ispettore generale di PS pari grado di Ettore Messana. E me lo ritrovo in un pingue fascicolo riguardante un tal insignificante Calogero Vizzini. E' un duro Giuseppe Gueli, al Vizzini lo lascia ancora al confino di polizia subìto in epoca fascista, nonostante pressioni di fratelli vescovi e zii arcivescovi. Ignoranti, infornatevi prima e poi menate.
Altrimenti ci fate la figura della signorina titina che scrive impudentemente che "Messana [nel 1942] ricevette come riconoscimento [dopo l'esecuzione da parte del Macis del capo partigiano Anton Tomsisc] la commenda dell'Ordine di S. Martino e Lazzaro" Cazzo che storica! Quella onorificenza Messana la ricevette alla fine della sua carriera nel 1963, ventun'anni dopo. Mi dispiace per il professore Casarrubea. che continuo a stimare, che definisce la Cernigoi "storica capace di scrupolose ricerche". Quando la infilzerò e di brutto per la insipienza delle accuse contro il Messana per il tempo in cui fu questore di Lubiana, voglio vedere. Capisco che gli storici fanno casta. si sostengono l'un l'altro, ma cavolo non sottovalutino la mia capacità a scoprire gli altarini.
Orsù dunque torniamo a Riesi.
Mi pare che il professore Casarrubea che in un suo volume del 2007 scrive "Ettore Messana, un siciliano di Racalmuto, domiciliato a Roma, Questi a 64 anni , era già al termine della sua carriera [ma attenzione Messana a 64 anni se ne stava a Roma al ministero ultra rispettato consultato: si era infatti nel 1952. i fatti che interessano il Casarrubea erano passati da oltre un quinquennio]. L'aveva iniziata alcuni decenni prima [oltre trent'anni prima] suggellandola con uno di quei fatti che avevano legato il suo nome a un evento tragico del biennio rosso: la strage di Riesi del 1919". Di grazia una prova un indizio serio, un documento! Nulla in fin ei conti, solo la faziosa parola di Li Causi, falsa perché protesa ad una indegna lotta politica: attaccare Messana per colpire Scelba.
Ma il Casarrubea nel più recente volume del 2013 oblitera questa circostanza. irà perché fuori tema? Ma anche prima era fuori tema.
Passano 15 anni dal 1919; siamo ora nel 1934, ottant'anni fa, un prete valdese scrive a suo modo una
storia di Riesi. Ecco come descrive i fatti del 1919. Dite quel che volete ma io non trovo alcuna prova delle tremende responsabilità omicide del Messana. Insomma il Messana con le gravi responsabilità politiche di chi non seppe arginare la grave rivolta popolare non c'entra. Quando proprio vorrete essere cattivi anzi cattivissimi potete al massimo tirar fuori un ligio rispetto di un ordine superiore. Un agente di PS tace ubbidendo e ubbidendo tace.
Ribadendo ribadendo forse qualche lumera di campagna paesana si ravederà
Di sicuro, il Messana, deceduto nella metà degli anni ’60 non può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu costretto ad una serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio ormai storico e quindi lo si può dileggiare come più fa comodo.
E no! E lo dico a tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia.
Scrivevo tempo fa ed ora ribadisco con maggior forza: caro Malgrado Tutto, caro mio stimato cugino, poco simpatica Cernigoi, stimato professore: MESSANA NON HA COLPA ALCUNA per i fatti di Riesi. Mi si accusi pure di sciocco campanilismo. si creda che resti vittima di astuti indizi, mi si riduca ad un ingenuo Lillo che si avventura nei prati esclusivi di chi facendo ricerche storiche a proprio uso e vantaggio perché può barattare il mostro che si è inventato con prebende televisive, editoriali, cinematografari e quindi solo magari soggetto cui dare un parternalistico buffetto.
Mi dispiace per voi: Messana non potè essere fascista nel 1919. non poté essere sadico ammazzacontadini proprio sotto Cagossi (si dice Nitti), non fece parte di nessuna OVRA (basta consultare i fascicoli all'ACS relativi alla famigerata organizzazione degli spirlungoni italici dal cappello floscio come nel film una giornata particolare): anche perché all'organizzazione si faceva parte di ufficio solo se Ispettore Generale di PS e Messana tale lo divenne dopo. Ignoranti e malevoli.
Non ebbe nulla a che fare Messana con la Mafia. Se pure fu protetto da un suo superiore che lo stimava costui si chiamava Giuseppe Gueli, Nell'agosto del 1945 è ancora ispettore generale di PS pari grado di Ettore Messana. E me lo ritrovo in un pingue fascicolo riguardante un tale insignificante Calogero Vizzini. E' un duro Giuseppe Gueli, al Vizzini lo lascia ancora al confino di polizia subito in epoca fascista, nonostante pressioni di fratelli vescovi e zii arcivescovi. Ignoranti, infornatevi prima e poi menate.
Altrimenti ci fate la figura della signorina titina che scrive impudentemente che "Messana [nel 1942] ricevette come riconocimento [dopo l'esecuzione da parte del Macis del capo partigiano Anton Tomsisc] la commenda dell'Ordine di S. Martino e Lazzaro" Cazzo che storica! Quella onorificenza Messana la ricevette a fine della sua carriera nel 1963, ventun'anni dopo. Mi dispiace per il professore Casarrubea, che continuo a stimare, che definisce la Cernigoi "storica capace di scrupolose ricerche". Quando la infilzerò e di brutto per la insipienza delle sue accuse contro il Messana per il tempo in cui fu questore di Lubiana, voglio vedere. Capisco che gli storici fanno casta. si sostengono l'un l'altro, ma cavolo non sottovalutino la mia capacità a scoprire gli altarini.
Orsù dunque torniamo a Riesi.
Mi pare che il professore Casarrubea che in un suo volume del 2007 scrive "Ettore Messana, un siciliano di Racalmuto, domiciliato a Roma, Questi a 64 anni , era già al termine della sua carriera [ma attenzione Messana a 64 anni se ne stava a Roma al ministero ultra rispettato consultato: si era infatti nel 1952; i fatti che interessano il Casarrubea erano passati da oltre un quinquennio] L'aveva iniziata alcuni decenni prima [oltre trent'anni prima] suggellandola con uno di quei fatti che avevano legato il suo nome a un evento tragico del biennio rosso: la strage di Riesi del 1919". Di grazia una prova un indizio serio, un documento! Nulla in fin dei conti, solo la faziosa parola di Li Causi, falsa perché protesa ad una indegna lotta politica: attaccare Messana per colpire Scelba.
Ma il Casarrubea nel più recente volume del 2013 oblitera questa circostanza. Dirà: perché fuori tema? Ma anche prima era fuori tema.
Passano 15 anni dal 1919; siamo ora nel 1934, ottant'anni fa, un prete valdese scrive a suo modo la storia di Riesi. Ecco come descrive i fatti del 1919. Dite quel che volete ma io non trovo alcuna prova delle tremende responsabilità omicide del Messana. Insomma il Messana con le gravi responsabilità politiche di chi non seppe arginare la grave rivolta popolare non c'entra. Quando proprio vorrete essere cattivi anzi cattivisimi potete al massimo tirar fuori un ligio rispetto di un ordine superiore. Un agente di PS tace ubbidendo e ubbidendo tace.
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
Dopo i tumulti di Riesi
Truppe rientrano a Riesi
Lo stato dei feriti
Un sottotenente ucciso
CALTANISSETTA 10 notte.
Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella.
Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi alla porta della città, i contadini si squagliarono di sangue.
Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo.
Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma.
Stamane qualche negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti.
I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti.
Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola.
Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm. Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta.
L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice.
In città ha fatto impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo riserbo.
Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo. L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina.
--------------
Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.
Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa arrivare alle calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere un fascista il colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere:
“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”
La famiglia Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali per questa martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr. Uff. comm. di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia.
E’ in corso ancora una indegna lite che un ex genero della nipote diretta del Messana ha intentato presso i costosissimi tribunali della Sacra Rota e presso altrettanto costosissimi tribunali civili italiani contro la figlia della irrefrenabile dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare o addirittura conseguire l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale perché lui non può vivere coniugalmente con una discendente del “famigeraro Ettore Messana, stragista di Stato, criminale di guerra, capo del banditismo (‘politico’ da scrivere in piccolo per non farlo apparire) siciliano”, quello dei tempi insomma del bandito Giuliano di Montelepre.
questo molti anni fa --- ma nessuno capì che cambiava la nostra storia (in peggio)
mercoledì 6 febbraio 2013
Inizia la mia requisitoria contro (o a favore?) della Banca d'Italia
Sogghigno: leggo ora un vecchio esordio della Banca d’Italia inteso ad illustrare la (sua) attività di Vigilanza in armonia delle “norme comunitarie e delle intese di cooperazione internazionale”; ci si era prodigati nello sforzo di “completare il processo di armonizzazione comunitaria della NORMATIVA PRUDENZIALE”. Questa parola PRUDENZA inizia a martellare in scritti, pensieri, norme, disposizioni, istituti, organi di controllo, nella CONSOB, nella Banca d’Italia nella sua VIGILANZA AMMINISTRATIVA (un tempo in via Nazionale 127) e in quella ISPETTIVA (nel simpatico palazzotto di Santo Spirito in Via Milano, dismesso per un infinocchiamento parsimonioso). Sotto mano ho per il momento la relazione del 1995. Chi erano i dioscuri di Palazzo Koch?
Governava Antonio Fazio, “ragionava” Vincenzo Pontolillo (squisitissima persona, letterariamente erudito, ma credo che non avesse mai visto in vita sua un testo magari di ragioneria scolastica). Andiamo oltre : Dini se n’era andato Ministro (buon per lui) ed al suo posto Vincenzo De Sario (oh, dio! L’uomo più onesto del mondo ma grinte manageriali non gliene riconosco e quanto ad imprenditoria bancaria, lasciamo perdere; si ignora che la Banca d’Italia è sempre banca, la banca delle banche e non è con il rigore formalistico che la si può amministratore: il direttore generale deve dirigere come capo di un moderno management; il Governatore .. in alto “governa”. Pier Luigi Ciocca accede alla carica di Vice Direttore generale (un eccellente accademico – dopo – dei Lincei). Vanno in Consiglio Superiore il dottor Alberto Zapponini, il dottor Angelo Barovier. Consiglio Superiore, che cosa sarà mai? Mi richiama il Gran Consiglio del Fascismo. Ed ora come allora questa fiera dormiente all’improvviso sa svegliarsi per creare sconquassi. Vi ricordate il 25 Luglio? Beh, di recente anche questo sosia di un supremo organo collegiale senza poteri si è svegliato ed ha mandato (in senso buono) la Tarantola alla RAI (godetevela) e Ignazio Visco al Governatorato. Insomma un fendente che può essere esiziale a Berlusconi e un ritorno ad un comunismo radical-chic anche se stavolta (me lo auguro) senza spruzzatine massoniche.
* * *
Ho messo questi tre asterischi e chiudo per il momento il mio abbrivio nato per irridere all’attuale Banca d’Italia, ai vicedirettori in gonnella con teste chiomate oltre il credibile, agli ispettorini che ai mie tempi manco esistevano. Volevo infilzarli ma mi fermo d’improvviso alla lettura informatica di questa perla di saccente disinformazione.
Un teste che ora dovrà vedersela con certi servizi che il servizio se vogliono sanno farlo in modo letale cerca di sgattaiolare e di rifugiarsi a Trani.
Dice il desso: «Non sono io il supertestimone ma la dottoressa Tarantola» - dice Rizzo -, l'ex vicedirettore generale della Banca d'Italia che nel novembre 2010 lesse la relazione dei propri ispettori su Mps non trovando nulla da eccepire. Di diverso avviso sembra essere la Procura di Trani, orientata all'archiviazione della posizione dell'attuale presidente Rai.»
Non amo la Tarantola, è cattolica, porta nel sacrario maschilinissimo di Palazzo Koch la gonnella, credo di averla solo sfiorata (per cose di Vigilanza s’intende) nell’estate del 1980.
Imposimato in un tunnel sotterraneo di un palazzo poliziesco, da servizi segreti, in quel dell’EUR mi aveva impallinato. Con grazia e gentilezza a dire il vero, diversamente dal quel Falcone là in quel di Palermo che a Sciascia aveva inferto flagellazioni morali che lo portano alla morte. Si trattava del caso Sindona, ma non è qui la sede per parlarne. Avevo le ore contate come ispettore della Vigilanza della Banca d’Italia con sede nel palazzotto (oggi alienato) di via Milano, a sinistra andando in sù.
Alla Banca d’Italia venivano anche allora uzzoli paraispettivi senza capo né coda: dovevamo controllare i limiti di accrescimento: non ispezioni vere e proprie dunque, ma “mirate” un termine a dire il vero appreso dalla Gialla al SECIT di Reviglio, ai tempi miei quelle visite senza capo né coda alle banche si chiamavano “ispezioni parziali”. Vedo che oggi il dr. Vincenzo Cantarella (non so cosa ne pensassero i dottori De Varti, Di Veglia, Rivieccio. Pierbon e credo il mio fratello di razza dr. Omar Qaram) ci copia a noi del FISCO e si autolimita dichiarando quello che fa: nient’altro che un “accertamento mirato”.
Lo confesso lo volevo sansebastianare ma quando ho letto quella decade di ciò che un tempo si chiamavano ”rilievi”, ho lasciato perdere. E’ un compito da esame di ammissione alla nuova carriera direttiva della Banca d’Italia: vi ho contato 54 termini inglesi (media di 5,4 per ogni rilievo) e una mezza dozzina di acronimi di assurdo accumulo di ignoti e forse anglicani lemmi. Non ci ho capito niente (o fingo). Con orgoglio mi ricordai della mia intima soddisfazione quando nell’autunno del 1974 arrivò finalmente il mio rapporto sulla Banca Privata Finanziaria (alias SINDONA) sul tavolo del governatore Carli. Questi dopo averlo letto mi dissero che ebbe ad esclamare: Oh! finalmente un rapporto che si capisce. Si vendicava forse con Montanelli che incomprensibili dichiarava le sue “mariane” CONSIDERAZIONI FINALI.
E quanto alla sostanza, rammento ancora il bofonchiare napoletano di Occhiuto che al giovane porgitore di un rapporto ispettivo dispensava in preambolo il suo ammonimento: ccì sono arrubbamienti ca del resto nun ccì nni frega nenti!
Orbene se io non ho capito, ancor meno poteva capire la brava dottoressa Tarantola, perché quella parte aperta nulla dice di significativo, di “sanzionabile” di “denunciabile”. Lo proverò in un secondo tempo.
Certo se tutto si limitò alla “parte aperta” chissà chi ci vuole addottrinare. Qui dovere della magistratura è anche quello di appurare quale diavoletto ebbe piacere di farci recapitare codesti sette fogli disponibili negli uffici esecutivi del MPS. Mancano però gli allegati. Creduti forse insignificanti. Ed invece no!
La parte aperta si sa bene è vetrinetta. C’è ben altro, ma sta nelle carte che finiscono seduta stante agli atti per dire che sono inesistesti a quelle autorità esterne che avessero titolo a richiederle. Ma sta nelle elaborazioni che i collaboratori (li abbiamo citati) redigono e spesso stridono con i bocconi amari delle due successive mannaie censorie che il povero capo missione è costretto a subire (solo il sottoscritto può vantarsi di essere riuscito a dribblarli; ma voglio vedere quando rinascerà più un eretico ispettore come me nelle felpate stanze dell’Ispettorato Vigilanza – ma non ho fatto eccelsa carriera: sono stato sanzionato da Ciancaglini.
Chiudiamo per il momento questa puntata: la Tarantola – buon per lei – non è colpevole di nulla signor Rizzo, nulla seppe perché nulla le è stato detto (di significativo). Se si ignora, ci si deve star zitti, diversamente è giusto che si paghi.
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