Il sogno “taverniano”
È presto detto: il recupero,
la ristrutturazione, l’abbellimento del sotto Barona.
Sotto la Barona si dipana una
grande radura tripartibile:
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la zona più alta
potrebbe ospitare il paese cinquecentesco dell’ex voto del Monte;
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la cavea
terminale in basso si dovrebbe adattare a teatro greco;
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la parte a valle,
oggi con acque fetide a cielo aperto, si attaglia ad orto botanico con laghetto
pluriuso.
I locali politici sono
interessati all’iniziativa?
Ecco un bozzetto che chi
avesse voglia di meglio afferrare il concetto
(Calogero Taverna)
Zona A
Nella parte alta dell’area di risulta del sotto Barona,
utilizzando i terrazzamenti costruiti di recenti, dovrebbe sorgere la
simulazione del villaggio di Racalmuto come appare al Monte nell’ex voto di
destra.
Ne abbiamo scritto tanto. Val la pena però ripeterci.
Da www.racalmuto.net
La Storia
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2004-9-22, Wednesday
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Rassegna Storiografica
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Chiese e
chiese e chiese e conventi e conventi ... Si pensa a chissà chi, ed
invece tutto si deve ai rimorsi di Giovanni del Carretto, quello che
dominò Racalmuto dal 1520 al 1560 ed alle tante confraternite, nate
all'ombra dell'ancora barone, per una grossa speculazione sui morti. Ne
morivano tanti a Racalmuto e bisognava seppellirli e seppellirli in
chiesa.. Naturalmente a pagamento . Che pacchia per quelle confraternite.
Una mafia dei cimiteri ante litteram .. Niente di nuovo sotto il sole.
Pensate che la venuta della Madonna del Monte nient'altro è che una
commissione a Palermo da parte della confraternita della già esistente
chiesa di Maria di lu Munti di una statua di marmo "una statua di
marmaru di nostra signura" dicono le carte. Nessun miracolo. E si
era dopo il 1520 (altro che 1503 ed altro che conte o barone Ercole del Carretto.
Questo il primo agiografo - padre Cantalamessa - non lo dice).
I colti attuali di Racalmuto - anche quelli atei e marxisti - questa
banale verità non sanno accettarla o non vogliono. Chissà quanti voti
perderebbero, diversamente. Povera verità!
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Frattanto a
studiare bene il Trasselli che ebbe a scrivere sui genovesi in Sicilia, è
facile arguire che la marmorea statua – tozza, bruttarella ed
inespressiva – non è, né può essere, della scuola gaginesca (andatevi a
vedere la madonna di Gibilrossa per convenirne) ma del noto scultore
genovese Massa, venuto a Palermo con un coltivatore di cave marmoree
carraresi, agli ordini dei genovesi, ed i del Carretto erano di sicura
origine genovese. Non erano comunque di Finale Ligure – essendo d’uopo sghignazzare
sul fallace gemellaggio milionario – ma a tutto concedere, i signori Del
Carretto di Racalmuto cominciarono a bleffare vantando un improbabile marchesato
su Savona.
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origine
genoveses
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Immaginarie
scene di famigli che picchiano i pacifici buoi a levare le ancore da
Racalmuto .. Vani sforzi cominciò a dire nel 1764 il padre Cantalamessa
... in versi siciliani. Almeno quelli erano piacevoli. Ora ci
ammanniscono vocianti cicalecci di improbabili recitanti .. ma i soldi se
ne vanno a fiumi e non restano neppure a Racalmuto.
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Ecco era il
palazzotto degli Ugo e della Morreale ... Una donna dei nuovi tempi si
direbbe.. Sposò giovanissima un La Licata di Favara ... restò presto
vedova e senza figli, giacché quel La Licata favarese era già molto
vecchio e subito andò nel suo regno dei cieli. Consumò il matrimonio? Pensiamo di no.
E la
ragazzina Morreale forse rimase vergine. Sicuramente inappagata. Prese
una schiava negra. Aveva mammelle portentose. La sbirciavano e le
sbirciavano i racalmutesi. Non restò loro altro che dare il nome di minni
di sclava a certe voluttuose specie nere di fichi. .. Il vecchio marito,
corroso da tanta gelosia, cercò di privarla dei beni con un testamento
tutto a favore di santa romana chiesa. Ma la scaltra vedovella fece
finta di niente ed assegnò beni e terreni ai suoi nipoti, compreso un
monaco di cognome Salvo. Tardivamente il Santo Uffizio se ne accorse;
corse ai rimedi. Nella sacrestia della Matrice le si intentò un processo.
Presidente del santo tribunale un bonario arciprete. La protesse e se non
l'assolse le inflisse penalità sopportabilissime. Qualcosa in tasca sicuramente
gliene venne. Ecco la nostra storia di Racalmuto. Sta scritta - in latino
- nei rolli della confraternita di S. Maria di Giesù che ancora padre
Puma conserva. Ma fino a quando?
(Calogero Taverna)
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S.
Giuseppe, Castello Fontana .. ecco come erano (almeno a metà del '700).
Ed ora come sono? Uomini locali, soprintendenti provinciali, preti e
nobilotti hanno ridotto in squallidi edifici questo squarcio
architettonico della Racalmuto verace. Che Dio li maledica. Ecco uno
squarcio della Venuta di La Bedda madre di lu Munti ....
é immagine tarda ... risale alla seconda metà del '700.
Il padre Cantalamessa - agostiniano centuripino di S. Giuliano - cantava
quella vinuta in versi siciliani non spregevoli. Poi il Caruselli
credette di dovere italianizzare il tutto e fu un disastro. Della
candida, nostrana saga rimase ben poco. La data fu stabilita:. fine
maggio del 1503. Oggi tutti vi credono. Beati loro. Sono riusciti a convincere
persino vescovi e monsignori. Di certo i canonici minori, quelli in viola
per intenderci. E poi tanti sacrestani, e soprattutto le sacrestane,
specie le repentite.
Noi non ci crediamo, andremo all'inferno. Intanto fiumi di soldi per
festeggiare, anche con pretenziosi convegni, quella vinuta. Che la
Madonna ci perdoni tutti. Era un tempio del Signore; ne avete fatto una
spelonca di ladri... e qui la spelonca è un monte, a dire il vero un
monticello, vezzoso ma fallace come quei preti che si sono messi a
duplicare, triplicare e moltiplicare quella buffa statua di marmo che sol
perché si erge in quel barocco altare di legno appare bella .. anzi
bellissima. Dalla cintola in sù, con qualche innegabile vezzo. Dalla
cintola in giù .. tozza più delle antiche contadinotte di Santa Nicola o
della Funtana.
(Calogero Taverna)
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I casamenti veri o con materiali moderni, dotati dei dovuti
ausili igienici, potrebbero ospitare (ma a giusto prezzo) i mercanti del
sabato.
Un Hotel de la Ville – alla francese – del Comune potrebbe
accogliere le schiere di visitatori pronti magari a fare del turismo a
margherita.
Vi dovrebbe sorgere la chiesa di Santa Rosalia l’ancor vera
ed unica “padrona” di Racalmuto.
Zona B
Un gran teatro greco all’aperto potrebbe avere
ineguagliabile collocazione nell’ultima ansa del sotto Barona, come abbia già
prospettato con un fotomontaggio.
Zona C
Là dove scorrono acque putride, tutto sommato in mezzo
all’abitato, con pericoli incommensurabili per la popolazione, un piccolo
depuratore e quindi un laghetto, consentirebbe l’impianto di un singolare orto
botaniche con piante ed erbe autoctone.
Guardate questa foto:
Ecco il suo vero nome:
Sternbergia lutea (falso
zafferano)
L’avevo scambiato per crocus ed invece è pianta medicinale,
come piante medicinali sono le seguenti:
I vecchi vitigni poi si potrebbero recuperare per un vino locale quale lo bevevano i nostri più
antichi antenati (e se non ebbero mai fa
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