LEONARDO
SCIASCIA
TITOLO
DEL PARCO LETTERARIO:
LEONARDO
SCIASCIA OLTRE LA CORDA PAZZA
SINTESI:
Una riverberazione laica delle proprie ataviche piaghe
Racalmuto la inflisse al suo più grande figlio: Leonardo Sciascia.
Oltre alle tre corde di letteraria ascendenza, in
particolare quella erasminiana - da pizzicare con accoramento ancestrale,
dolorosamente - scaturigini ed echi di
un DNA che sprofonda nella notte dei tempi, nelle ammonitrici e neglette
testimonianze sicane, sono il dono avvelenato dell’altipiano racalmutese cui
Sciascia è dannato per una gioia creativa, per una miracolosa
transustanziazione: Racalmuto sta indissolubilmente a Sciascia per sentenza
inappellabile del moderno inferno della comunicazione multimediale. Quasi
quotidianamente, radio, televisione, carta stampata, Internet proclamano
Racalmuto “il paese di Sciascia”.
E, per converso, Sciascia sta avvinghiato a Racalmuto
in una simbiosi inviolabile. Se parco letterario si vuole sotto l’egida del
grande scrittore, esso va tutto legato a questo amaro lembo di terra visceralmente
vulnerato dal sale e dallo zolfo: il sale della sapienza; lo zolfo della
lupara. Ibridismi, devianze territoriali, accoppiamenti sarebbero contro
natura, fallaci, truffaldini.
Già, il sale nella piaga Sciascia voleva
intitolare il suo primo libro, il suo capolavoro, quelle “Parrocchie di
Regalpetra”, quel sale non su un’unica piaga ma sulle tante piaghe di
Racalmuto.
Ed il parco che s’intende porre in atto quelle piaghe
vuole ricercare “in corpore vivo”, sul luogo con tanti laboratori (molti
sperimentali), da quello a sfondo psicanalitico, a quello turistico, da quello
linguistico, a quello rievocativo delle ormai appannate tradizioni, da quello
musicale a quello del recupero archeologico (sinora obnubilato, pur in presenza
di una testimonianza sicana, greca, romana, bizantina, araba, normanna,
angioina, aragonese, spagnola, borbonica, savoiarda, garibaldina, crispina,
giolittiana, protofascista, fascista, democristiana, berlusconiana) ed
archivistico (vedansi gli archivi della parrocchia della Matrice di Racalmuto
risalenti al 1550, quelli del Comune, i vari fondi Palagonia, quelli notarili
dell’archivio di Stato di Agrigento, le carte di Simancas, Barcellona, Vienna
relative a Racalmuto di cui si ha pallida notizia).
Uno stelo - la flebile voce della grafia sciasciana -
su cui innestare a margherita i tanti laboratori possibili (degli itinerari
turistici da percorrere su carretti siciliani istoriati dall’artigianato
locale; delle campagne di scavi archeologici alla scoperta delle ancestrali
ispirazioni sciasciane; delle scuole di paleologia locale sulla peculiarissima
diplomatica della comunità ecclesiale racalmutese; dei sofà della musa di
Sciascia (lingua e linguaggio, dialetto e scrittura colta nello scrittore
racalmutese); del letto psicanalitico su cui adagiare i tanti personaggi
palesemente autoctoni dell’opera del Racalmutese; dell’organizzazione del museo
itinerante delle botteghe artigiane, dei cortili fridericiani, delle criptae
cum torculare delle vetuste corporazioni racalmutesi; dell’ideazione dei
microparchi faunistici e naturalistici che gli sprofondi apocalittici delle
desuete saline hanno inferto (vedasi Sacchitello) alla mirabile facies
racalmutese.
Il parco parte dall’opera letteraria di Sciascia per
dipanarsi in tante iniziative sperimentali - i suddetti laboratori - per
scandagliare il passato, poggiare sulle disponibilità intellettuali e culturali
del momento delle tante associazioni giovanili, per fornire un background alle
tante già esistenti iniziative turistiche, per conseguire approdi scientifici
inusitati (si pensi a centri sperimentali di ricerca per la cura e prevenzione della labilità psichica
degli anziani), per veicolare con le moderne tecniche multimediali (navigazione
in CD-ROM o su appositi siti in Internet) i risultati conseguiti in spazi
planetari.
Racalmuto viene dichiarato dagli studiosi di Sciascia
“fantasmatico”: tale paradigma può (deve) trovare senso, immagine e
rappresentazione in un “parco letterario”.
In Occhio di Capra Sciascia ammonì:
“Isola nell’isola, ...la mia terra, la mia Sicilia,
è Racalmuto.. E si può fare un lungo discorso su questa specie di sistema di
isole nell’isola: l’isola-vallo ..
dentro l’isola Sicilia, l’isola-provincia dentro l’isola-vallo, l’isola paese,
dentro l’isola-provincia, l’isola-famiglia dentro l’isola-paese,
l’isola-individuo dentro l’isola-famiglia ...”.
Un lungo
discorso che Sciascia additò e non fece, il parco letterario che il nostro
Centro ha voglia di fare per una navigazione multimediale in questo dedalo di
isole fantasmagoriche, ma con centro carnale in Racalmuto, luogo ben concreto
sia pure con il suo fardello di memorie dementi. Racalmuto, terra antica, in
cui Sciascia vide e descrisse con occhi compassionevoli e con cuore trepido una
millenaria vicenda sgorgante da una
'vita pur sempre tenace e rigogliosa che si abbarbicava al dolore ed
alla fame come erba alle rocce'.
SEZIONE I
Profilo dell’Autore
Sembra persino irriguardoso volere qui tracciare un
profilo di Leonardo Sciascia, scrittore e moralista sommo dell’ultimo quarto di
questo secolo. Vorremmo solo limitarci a quello che in copertina di uno dei
tanti suoi libri di notorietà planetaria può leggersi: “Leonardo Sciascia,
nato a Racalmuto (Agrigento) nel 1921, è morto a Palermo nel 1989. Tra i più
grandi scrittori italiani del ‘900, è stato anche una delle più vigilanti
coscienze critiche del nostro tempo.” E trattasi poi del retro di una
ennesima edizione de “Le parrocchie di Regalpetra” e cioè di quel sublime
“tentativo” di Sciascia di dare senso ad un negletto e compresso paese di
Sicilia. Già! Scrive Sciascia: “Ho tentato di raccontare qualcosa della vita
di un paese che amo, e spero di avere dato il senso di quanto lontana sia
questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”.
Quelli che ora vogliono Racalmuto, il paese della
ragione, sono dunque ben pagati.
Ma si dice che in una pretestuosa graduatoria Sciascia
verrebbe al quarto posto per una sollecitazione di un parco letterario: dopo
Verga, Tommasi di Lampedusa, Pirandello... tutti scrittori sommi, certo, ma non
classificabili secondo un criterio neppur degno .... di un campionato di
calcio.
Se un parco letterario ha senso, se un connubio tra
terra natale di un grande scrittore e la fonte ispiratrice è di palmare
evidenza, se si vogliono evitare storpiature e forzature (il verismo verghiano
compresso in talune località marine, il cerebralismo pirandelliano rappreso
nelle odiate ed abbandonate solfare agrigentine, il nobiliare struggersi
lampedusiano nel rammarico di un mondo perduto, effimero ma non riducibile alle
cadenti mura del castello avito di una irriconoscibile Palma di Montechiaro),
se si vuole davvero privilegiare un verace parco letterario, quello articolabile
nelle plaghe racalmutesi al nome di Leonardo Sciascia si staglia
imperiosamente, imparagonabilmente.
Opere
Tre volumi editi da Bompiani non sono esaustivi
dell’opera omnia di Leonardo Sciascia: omissioni gravi quali “Fuoco all’Anima”
(la vedova ha voluto censurarlo); manie agiografiche; querule superfetazioni;
rarefazioni (imperdonabili) della prosa (solo quantitativamente minore) sono
appunti critici facilmente oppugnabili.
Non si può, in questa sede, dispiegare un qualche dato
segnaletico della produzione letteraria di Leonardo Sciascia: all’occorrenza
sono esibibili lavori scientifici di alto pregio e taluni di già vasta
diffusione.
Una pagina minore, tuttavia, la vogliamo qui allegare
in fotocopia, ad ulteriore dimostrazione del vincolo indissolubile tra Sciascia
e Racalmuto.
Luoghi d’ispirazione
“E’ stato detto - polemizza Sciascia in una prefazione
alle sue “Parrocchie” - che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti i
temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io.”
Ebbene, “Parrocchie” è libro fin troppo scopertamente raffigurativo di
Racalmuto (alias Regalpetra), di uomini racalmutesi (Lascuda, Gaspare MartineZ,
don Ferdinando Trupia e - se si vuole - gli “umanissimi” capi mafia di “Giorno
della Civetta”, tutti noi racalmutesi sappiamo benissimo chi furono, cosa
veramente pensavano, quanto effettivamente valevano), di ben precise località
(non soltanto la Noce, ma Canalotto, Serrone, Pantanelle, Castello,
Castelluccio, Matrice, S. Francesco, Monte, S. Giuliano, S. Maria di Giesu
sic!, il Corso etc.), di eretici (invero alquanto stracci e paesani quali
fra Diego La Matina), di ritrovi e di taverne (il circolo della Concordia ove
uomini vani si consideravano il sale della terra in affabulazioni vacue,
derelitte, oscene, è ancora operante; da
rievocare con un apposito laboratorio di
cui diremo dopo).
Sarebbe persino paradigmatico rinvenire in Racalmuto
il cosmo ispiratore dell’opera di Sciascia: i “laboratori” che proponiamo hanno
appunto questo ambizioso intento.
Bibliografia
Sconfinata è la letteratura - specie straniera, specie
francese - che riguarda Sciascia. E’ cognizione comune. A che serve citare
l’opera dell’Amboise o i mirabili schizzi del suo primo estimatore Pasolini?
Davvero dobbiamo accennare all’orgia encomiastica di un Matteo Collura? Val la
pena di citare con tutte le riserve del caso le pagine denigratorie di un Santi
Correnti? Si devono citare le pubblicazioni parlamentari? Non si mancherà in un
apposito “laboratorio” di far rivivere le devastanti polemiche sul presunto
“antistatalismo” sciasciano dei tempi delle “Brigate rosse” o sull’avversione
di Sciascia nei confronti del carrierismo di taluni magistrati - poi canonizzati per sopravvenuta
morte violenta - per preteso eroismo nella lotta contro la mafia. Scalfari,
Bocca, Arlacchi, Della Chiesa, Camilla Cederna scrissero pagine astiose e dure,
tutte comunque riesumibili in ricerche d’archivio che l’eventuale “Parco” dovrebbe
sollecitare e concretare.
Il letterato, il poeta, il maestro, il polemista, il
microstorico, il critico d’arte, il politico, il deputato, l’anarchico, l’amico
di Pannella e di “Lotta continua” e via di seguito, solo un parco letterario al suo nome, in Racalmuto,
potrà far rivivere per un impulso rievocativo, per una riaccensione dei valori
cari a Sciascia, per la rivisitazione in loco, per lo sviluppo di un
turismo che non è detto che debba essere di massa, ma può e deve essere colto,
avveduto, magari elitario ma vivificante. A che serve una pagina del TCI -
certamente meritevolissima ed accattivante -
su Racalmuto, se dovesse tardare un “parco letterario” idoneo a
rettificare le tante, troppe, sviste, topiche, inverosimiglianze storiche che
attualmente la storpiano?
Rapporto con il territorio
Da quello che abbiamo già detto emerge a chiare lettere il rapporto intenso,
vivificante, indissolubile tra Sciascia e
Racalmuto. Regalpetra è Sciascia; Racalmuto è Regalpetra. Dilungarsi è
ozioso.
Livello di notorietà, in Italia e all’estero.
Ci dichiariamo davvero incapaci di ragguagliare
sull’immensa notorietà di Sciascia, oltre a quella scontatissima in Italia, in
tutte le parti del mondo, da quello occidentale allo sterminato pianeta cinese
(i postini racalmutesi impazzivano nel cercare di decriptare l’indirizzo del
fiume di lettere che perveniva dalla Cina per essere recapitate, in estate, a
Sciascia tutto preso con la creazione dei suoi capolavori nella rustica casetta
della contrada Noce).
Pur nella sua esageratissima modestia, Sciascia ha
destinato alla Fondazione al suo nome (chissà se e quando sarà operativa) l’immensa mole di “edizioni e traduzioni dei
miei libri, di tutte le lettere da me ricevute in circa mezzo secolo di
attività letteraria”.
Ci pare comunque significativo che persino nella
sperduta università di Buffalo (USA) si approntino tesi di laurea ove Sciascia
la fa da maestro (Vedansi le accluse fotocopie di una tesi di laurea di Marie
Saccomando Coppola su “Toward a missing link in the identity of Italian
American women: oral histories of Sicilian and Sicilian American women”).
SOGGETTO PROPONENTE
Soggetto proponente:
“Centro Socio-culturale Conte Del Carretto”
associazione senza scopo di lucro
Trattasi di associazione con sede in Racalmuto,
contrada Caliato n.° 26. Lo statuto, che si allega, è sufficientemente
esplicito sulle finalità dell’associazione; in particolare - a parte l’attività
didattica e formativa - è preminente lo scopo di “adottare le iniziative
culturali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico”
racalmutese.
L’associazione che ormai vanta un’affermazione di
tutto risalto nel mondo professionale, culturale, imprenditoriale racalmutese,
opera di concerto con la realtà giovanile e in piena collaborazione con le
contigue associazioni giovanili locali. Con queste concerterà cooperazioni ed
applicazioni nel caso nel caso fosse officiata del parco letterario in
discorso.
In tal caso si adopererà quale centro di coordinamento
operativo, riservandosi comunque la regia e la responsabilità amministrativa.
Responsabile della realizzazione
degli interventi
L’associazione ha affidato la responsabilità degli
interventi e la direzione degli stessi al
dott. Calogero Taverna, via Lorenzo Rocci, 68 - 00151
Roma (tel. 06/65742876).
Il dott. Calogero Taverna, racalmutese di nascita e
con attaccamento alla sua terra natale, è un ex ispettore di Vigilanza della
Banca d’Italia ed è stato superispettore del Secit negli anni ottanta.
Dedito ormai alla ricerca storica su Racalmuto, è
assiduo frequentatore degli Archivi Segreti Vaticani e di quelli statali,
vescovili e parrocchiali in cui ha scovato materiale di prima mano sulla
microstoria di Racalmuto. In quiescenza, ha ancora l’occorrente vitalità per
direzioni quali quelle in discorso ove potrà avvalersi della non comune
esperienza acquisita in campo bancario, fiscale, finanziario ed amministrativo.
Opererebbe gratuitamente, con spirito di servizio. La sua non comune conoscenza
dell’opera sciasciana sarebbe molto proficua ai fini della buona riuscita del
progettato parco letterario.
Descrizione del territorio
Il territorio di Racalmuto ben si presta ad un ordito
di transfigurazioni letterarie sulla scia delle varie, ineguagliabili visioni
creative sciasciane. La Noce, ad esempio, si trasfigura in un paesaggio
tizianesco, con visionarietà erotiche, con senili “alumbriamenti”. La Chiesa
del Carmine entra d’impeto nelle Parrocchie di Regalpetra “con un massiccio
sarcofago di granito, due pantere rincagnate che lo sostengono”. Il Castello
Chiaramontano è ancora altissimo ed imponente e là “il conte stava affacciato
al balcone alto tra le due torri guardando le povere case ammucchiate ai piedi
del castello”; allora (nel ‘600) come adesso. “Di zolfare e saline si dice nei
privilegi reali relativi a Regalpetra”. Qualche svista storica qui Sciascia la
commette; ma zolfare e saline costellano tuttora il territorio racalmutese, per
una rivisitazione creativa alla Sciascia, per una rievocazione delle amare
vicende sindacali come antichi contratti (si acclude una fotocopia del
frontespizio).
Le pagine (23, 24, 25 e 26) - che qui in fotocopia
richiamiamo - sono ancora tutte godibili in una localizzazione del parco. Come
ai tempi cui Sciascia si riferisce e ciò in una sovrapponibilità di sicuro
richiamo turistico.
Località, fatti, figure, apologhi delle Parrocchie, di
Morte dell’Inquisitore, degli Zii di Sicilia, di Occhio di Capra, del Mare
colore del vino, di Kermesse, della vasta produzione minore, saranno
puntualmente ricollocati negli anfratti in cui Sciascia li aveva allogati pur
nella trasfigurazione della propria letteraria creatività. Il parco - se
prescelto - saprà bene individuare una cosiffatta topografia. Racalmuto resta
tutto sommato intatto. Certo, devastazioni, incurie, inculture danni ne hanno
prodotti. Un motivo in più perché si dia vita ad un “parco” chiamiamolo pure
“letterario”.
Nessun commento:
Posta un commento