sabato 20 ottobre 2012

IL BENVENUTO AL NUOVO COMMISSARIO … che non se ne dà per inteso.








Come al solito, i missi del ministro Cancellieri vengono a farci i salamelecchi ma poi tutto come prima peggio di prima.
 Intanto certo linguaggio paragiornalistico non mi piace. Non è una pièce teatrale che va reclamizzata.

Mi piacerebbe sapere cosa sono queste "scelte impopolari". Avere sul gozzo una dissennata politica clientelare semisecolare comporta serietà competenza saggezza (e ciò i signori commissari lo posseggono in modo perspicuo) ma anche ingegnosità manageriale ( e qui casca l'asino: non sono politici!).

Vediamo: ci dicono che a fronte di un organico massimo di 65 dipendenti abbiamo 84+1 a ruolo (mi piace quel + uno); 76 a contratto e quindi a tempo determinato che nessuno può trasformare in tempo indeterminato e 72 LSU a carico della Regione. 65 contro 233 (se non sbagliamo). Costo: 5.000 euro per i 72 (e se la Regione fa forfait?); 1.519.294 euro per i 76 e 2.017.876 per i "perenni": totale 4.441.160 con il rischio di dovere aggiungere altri 1.500 mila euro se la Regione fa crack (come si dice che abbia già fatto).

Orbene un carico di sei milioni di euro all'anno il Comune di Racalmuto non potrebbe mai sopportare anche a tassare i morti.

 Ed allora? Mandare a casa i lavoratori?: no, assolutamente no! Gettare famiglie sul lastrico? saremmo i primi a metterci a capo di una rivolta popolare. Quindi?
A dispetto di lor signori commissari, sono aduso a ben altre più ardue ingegnerie finanziarie per non avere idee risolutrici.
 Ma lor signori neppure leggono le mie missive. Le ritengono solo vituperose sol perché non li prendo sul serio. 
Perché, dovrei? Si pensi: (e qui a dire il vero non è proprio colpa  loro salvo a non volere estendere la culpa in vigilando come lor signori sono adusi), tanta congerie impiegatizia trasformando la mia richiesta di residenza in richiesta di domicilio coatto mi rifiuta il ritorno a casa a quasi ottant'anni dalla mia nascita a Racalmuto e perde l'addizionale IRPEF sulla mia gravosa denuncia dei redditi. 
Bazzecola: tanto il comune naviga nell'oro quanto a bilancio.
 Dovrei continuare, ma sarà per un'altra volta.


La stupidità dell'ignoranza





Taluno ancora associa Hitler col Superuomo  

Ma che ci dice Zaratustra?



" Un giorno. quando si guardava sul lontano mare, si diceva Dio; ma ora vi insegno a dire: Superuomo.

  • Dio è un'ipotesi, ma io voglio che la vostra ipotesi non vada più in là della vostra volontà creatrice.

  • Potresti voi creare un Dio? Tacete allora, e non parlate più degli dei! Al contrario, potreste molto bene creare il Superuomo.

  • Dio è un'ipotesi: ma io voglio che la vostra ipotesi sia contenuta nei limiti della pensabilità.
    E ciò che voi chiamavate il mondo, deve essere prima creato da voi: diventare la vostra ragione, la vostra immagine, la vostra volontà, il vostro amore stesso! E tutto ciò per la vostra stessa beatitudine. o voi che avete imparato a conoscere!

  • Perché, come vorreste sopportare la vita senza questa speranza, o voi che conoscete? Né l'Incomprensibile, né l'Irragionevole debbono essere innati: se vi fossero degli dei, come potrei io sopportare di non essere un dio? Dunque non vi sono dei.

  • Dio è un'ipotesi: ma chi potrebbe bere tutti i tormenti che dà quest'ipotesi senza morire?

  • Dio è un pensiero che rende storto tutto ciò che è diritto e fa girare tutto ciò che sta in piedi. E che? il tempo sarebbe dunque soppresso. e menzogna sarebbe ogni cosa passeggera?

  • Creare, ecco la grande liberazione dal soffrire, l’alleggerimento della vita.

  • Ma perché il creatore esista, sono necessarie molte sofferenze e molte metamorfosi.

  • Sì, nella nostra vita ci deve essere molto amaro morire, o creatori!

  • Siate dunque patrocinatori e giustificatori di tutto ciò che è passeggero.

  • Tutto ciò che sente, soffre in me ed è come chiuso in carcere: ma alla fine il mio volere viene sempre a me come il mio liberatore  e apportatore di gioia.

  • Anche nel conoscere sento soltanto la gioia del mio divenire e del mio volere; e se nel mio conoscere c’è dell’innocenza, è soltanto perché in esso c’è la volonta’ del generare.

  • Questa volontà mi ha lusingato a star lontano da Dio e dagli dei: come si potrebbe operare e creare se ci fossero gli dei?

  • Ahimè, o uomini, un’immagine dorme per me nella pietra, l’immagine delle mie immagini! Ahimè,  ch’essa debba dormire proprio nella pietra più brutta, nella pietra più dura!

  • Ora il mio martello batte furiosamente contro le pareti della sua prigione. Schegge volano via dalla pietra: che me ne importa?

  • Voglio finire l’opera: perché un’ombra è venuta a me, la più silenziosa e leggera di tutte le cose è venuta a me!

  • La bellezza del Superuomo è venuta a me come un’ombra. Oh, miei fratelli! Che me ne importa ancora degli dei!

Così parlò Zaratustra”


E sì, ALSO SPRACH ZARATHUSTRA, ma non a me, ormai all’occaso della via, per gran parte passata un tempo credendo, con l’assillo che il dio dei cieli tutto possa vedere e tutto condannare, persino i primi spasimi d’amore. Non a voi uomini della diletta e opaca Racalmuto, il cui massimo terrore è che possa dissolversi il tirso delle ELLE ESSE U.
Rivolgo lo scritto al mio amico Alfredo Sole, a questo grecofilo, divenuto da fabbro filosofo, da sicofono a forbito dicitor di parole scritte, nel diurno buio di una cella per una “fine pena mai”.

C O R , il mio Blog Contra Omnia Racalmuto



Una cosa è certa: non piacerò giammai a Michel Montaigne. Dicono che Montaigne disse: il linguaggio che mi piace è un linguaggio semplice e spontaneo, tale sulla carta quale sulle labbra.
 Pasolini infilzò un giovane Sciascia con una figura retorica: ipotassi. Sciascia ne fu stizzito ma per amore della gloria s’inchinò. 
Tutti  dicono che divennero amici per la pelle. Non ci credo .. non foss’altro per diversità di gusti sessuali. 
Anche alla Maraini ,a Racalmuto ,volevano estorcere un atto di grande empatia con lo scorbutico siculo. Maraini fu abile e glissò. Fresca era nella memoria di tanti l’isterica aggressione della nobile di Sicilia per una faccenda di matriarcato, qui da noi: cosa verissima ma che sovvertiva ossificati giudizi sul nostro essere maschi imperiosi.

Non sono ipotattico, sono peggio. Reduce dagli sberleffi dell’altro ieri per il mio modo di scrivere, debbo rammentare  chi nel darmi del “desueto” e dell’ “antiquato” si proclamava Racalmutese fiero. Qualche altro, anonimamente, prima invocava l’’albatro, che poteva significare anche corbezzolo, quell’arbusto circondante il giardino dei sogni erotici di Sciascia per visionarie traspunzioni dal lubrico Tiziano alle nude e pingui ericine danzanti oltre la siepe della Noce, avanti il maniero di un Matrona al maschile, ma troppo maschile, e poi vittima di autoschediasmi avrebbe avuto l’ardire di insegnarmi le leggi dell’assennato pensare.
Comico, solo comico, un mancato pastore mi rimproverava velleitarismi attingenti a spocchie della Crusca. Parla comu ti nzignà to pà e to mà: dialettale imperio di un anonimo senza acume. 
Io non ho voglia di piacere a Montaigne: mi piace la contorsione, l’ellissi, la prolissità, l’iperbole, il desueto, meglio il vetusto, il cacofonico, l’imo della volgarità, nominare apertis verbis parti infami che Dio creò in libertà e preti coprirono di vegogna, e se una copula invereconda mi attrae a dispiegamento di un mio uzzolo, di una mia allegoria, di un mio sogno represso, perché obnubilarla? Divengo pornograficamente esplicito, con l’accortezza di  dirlo in qualche mio oscuro libro, chissà in qualche romanzetto dal giallognolo titolo come La Donna del Mossad. 
Approdo al teologo in braghe, Vito di nome, cognominato Mancuso, per convivere con Siracide (consulto in fretta e furia wikipedia: Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách , "sapienza di Sirach"; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cristiana (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, (mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo.) e salmodiare:
La fornace prova gli oggetti del vasaio
La prova dell’uomo si ha nella conversazione.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela il sentimento dell’uomo.
Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Per celia dico sussurro e ammicco: sono un eretico: Impossibile a nulla credendo. Se fossi Scalfari mi dichiarerei “laico non credente” e persino il signor arcivescovo di Giorgenti mi darebbe udienza. Anch’io come Scalfari salii scale lapidee in quel di Giorgenti, non volli piegarmi dinanzi a un’ostia esposta che ipostatizzava tutto intero Jehovah: Il padre di Tanu subito si genuflesse, seguì lungo lungo l’evanescente presidente del circolo unione, padre Puma dovette. Di là un vescovo rubeo non ebbe sussiego: finì a schifiu.


Eretico io? No, solo dadaista (non nel senso di dar plauso ad un vaso per piscio, ma come dire “vi sommergeremo in un mare di ridicolo”). E negletta la lingua gesticolare dei padri, arraffo in ALSO SPRAC

Infantino tenore ormai in declino si mette a comporre musica. Mette sostanzialmente nel pentagramma serenate, canzoni e canti sacri racalmutesi. Li vuol pubblicare: si fa rilasciare una presentazione dal suo amico e coetaneo Leonardo Sciascia. Eccola: mirabile, una delle più belle pagine del grande Racalmutese che mi sia capitato di leggere. Inoltre ottiene non si sa come questa splendida composizione pittorica di Guttuso per la copertita dei suoi spartiti. Sciascia e Infantino in sodalizio all'epoca con il grande Renato Guttuso di Bagheria. Poi non sarà più così. Ma noi gustiamoci qui questo  sublime binomio: Guttuso-Sciascia, i figli di Bagheria e Racalmuto, due paesi oggi tacciati di tante infamie mafiose.

H  ZARARHUSTRA. Naturalmente ignoro il tedesco.


Naturalmente orde di erinni di religiosa fattura mi azzannano: signorine in sacrestia, maritate all’anagrafe fraintendono e mi latrano con riservato messaggio: Come osi? Bestemmi lo spirito santo, il soffiatore fecondo della vergine maria? E già, sì. Ma non perché ami la giustizia solo perché rispetto i parti delle vergini in capillis.
Quando son umile, rarissimamente, canto con Omero i versi dei vecchioni che dicono di essere ormai solo frivoli uccellini (non i riddilii di Totò) che sulle cime degli alberi cinguettano saggezza vetusta, dopo scarnificanti aggressività dell’età che si dice matura. Ma di ciò in altro tempo. Spero nel mio blog, tutto mio, senza censori, senza censure.