Taluno ancora associa Hitler
col Superuomo
Ma che ci dice Zaratustra?
" Un giorno. quando si guardava sul lontano mare, si diceva Dio; ma ora vi insegno a dire: Superuomo.
- Dio è un'ipotesi, ma io voglio che la vostra
ipotesi non vada più in là della vostra volontà creatrice.
Potresti voi creare un Dio? Tacete allora, e non parlate più degli dei! Al contrario, potreste molto bene creare il Superuomo.
- Dio è un'ipotesi: ma io voglio che la vostra
ipotesi sia contenuta nei limiti della pensabilità.
E ciò che voi chiamavate il mondo, deve essere prima creato da voi: diventare la vostra ragione, la vostra immagine, la vostra volontà, il vostro amore stesso! E tutto ciò per la vostra stessa beatitudine. o voi che avete imparato a conoscere!
- Perché, come vorreste sopportare la vita senza
questa speranza, o voi che conoscete? Né l'Incomprensibile, né
l'Irragionevole debbono essere innati: se vi fossero degli dei, come
potrei io sopportare di non essere un dio? Dunque non vi sono dei.
- Dio è un'ipotesi: ma chi potrebbe bere tutti i
tormenti che dà quest'ipotesi senza morire?
- Dio è un pensiero che rende storto tutto ciò che
è diritto e fa girare tutto ciò che sta in piedi. E che? il tempo sarebbe
dunque soppresso. e menzogna sarebbe ogni cosa passeggera?
- Creare, ecco la grande liberazione dal soffrire,
l’alleggerimento della vita.
- Ma perché il creatore esista, sono necessarie
molte sofferenze e molte metamorfosi.
- Sì, nella nostra vita ci deve essere molto amaro
morire, o creatori!
- Siate dunque patrocinatori e giustificatori di
tutto ciò che è passeggero.
- Tutto ciò che sente, soffre in me ed è come
chiuso in carcere: ma alla fine il mio volere viene sempre a me come il
mio liberatore e apportatore di
gioia.
- Anche nel conoscere sento soltanto la gioia del
mio divenire e del mio volere; e se nel mio conoscere c’è dell’innocenza,
è soltanto perché in esso c’è la volonta’ del generare.
- Questa volontà mi ha lusingato a star lontano da
Dio e dagli dei: come si potrebbe operare e creare se ci fossero gli dei?
- Ahimè, o uomini, un’immagine dorme per me nella
pietra, l’immagine delle mie immagini! Ahimè, ch’essa debba dormire proprio nella
pietra più brutta, nella pietra più dura!
- Ora il mio martello batte furiosamente contro le
pareti della sua prigione. Schegge volano via dalla pietra: che me ne
importa?
- Voglio finire l’opera: perché un’ombra è venuta
a me, la più silenziosa e leggera di tutte le cose è venuta a me!
- La bellezza del Superuomo è venuta a me come
un’ombra. Oh, miei fratelli! Che me ne importa ancora degli dei!
Così parlò Zaratustra”
E sì, ALSO SPRACH ZARATHUSTRA,
ma non a me, ormai all’occaso della via, per gran parte passata un tempo credendo,
con l’assillo che il dio dei cieli tutto possa vedere e tutto condannare,
persino i primi spasimi d’amore. Non a voi uomini della diletta e opaca
Racalmuto, il cui massimo terrore è che possa dissolversi il tirso delle ELLE
ESSE U.
Rivolgo lo scritto al mio
amico Alfredo Sole, a questo grecofilo, divenuto da fabbro filosofo,
da sicofono a forbito dicitor di parole scritte, nel diurno buio di una cella
per una “fine pena mai”.
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