Gentilissimo dottor Cesare Silvi,
innanzitutto e soprattutto
rallegramenti e complimenti per il magnifico incontro dell'altra sera a Corvaro
sulla ricchezza, sullo splendore, sull'avvenenza del Cicolano. Anche se a me le
attrattive escursionistiche interessano fino ad un certo punto, viva il
faraonico progetto comunitario di un percorso selvaggio che da lassù nel nord
Europa sprofonda sino a Capo Passero della mia terra natale.
Già io non sono cicolano né
laziale: sono siciliano, della terra che dette i natali e qualche ispirazione a
Leonardo Sciascia, Racalmuto, ma per vincoli matrimoniali sono finito a Santa
Lucia di Fiamignano, innamoratissimo dell'ambiente, della storia, dell'archeologia,
delle vicende religiose di questa splendida terra.
Credo per di più di avere
trascorsi professionali ed entrature istituzionali per cui forse qualche
apporto potrei darlo allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e al
miglioramento delle vocazioni turistiche di questi luoghi che amichevolmente mi
accolgono salvandomi dalle arsure estive di una Roma in caldo umido.
E' con spirito veramente
collaborativo, con rispetto massimo e soprattutto con profonda ammirazione che
mi permetto alcune chiose forse critiche, e taluni dissensi culturali.
Mi sta bene che alberghi,
associazioni escursionistiche, progetti europei troppo pretenziosi vogliano
trarre spunto propagandistico dai tesori archeologici e storici del Cicolano;
non mi sta bene che si sovverta il corretto rapporto serietà storico-culturale/indotto economico e si creda di asservire
il rigore scientifico all'interesse finanziario.
Non mi piace peraltro un vizietto
che credo particolarmente duro a morire in queste parti: quello del
campanilismo. Tempo fa sembrava che il Cicolano fosse la memoria storica di
Petrella in versione Romanin, ora alle volte mi pare che sia il Corvaro a
volerla fare da epicentro – se non realtà esclusiva - della grande memoria
storica romana, per un tumulo che per quanto avvincente sia non può competere
con la gloria di un Val di Varri, di una Nersae, della teoria dei negletti 36
castelli, di un abbandonato Castello di Macchiatimone, della stessa ricchezza
sommersa quale la modernissima archeologia medievale potrebbe sfruttare nella
fiancata di Poggiopoponesco. E potrei continuare, ma ovvio che privilegio
quello che è stato oggetto del mio specifico interesse in questo quarantennio
di frequentazione estiva del nostro Cicolano.
Santa Lucia di Fiamignano ha una
gloria perenne: la coltissima ed molto erudita penna del medico Domenico
Lugini. Da quel vetusto testo si può
dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo si deve) migliorare,
integrare e correggere come ha fatto il vostro espertissimo Marco Buonocore nei
vostri pregevolissimi quaderni; eppure costui specifica: “Lugini ….
[riconsidera] la raccolta epigrafica berlinese portando a conoscenza quei
documenti iscritti che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in
grado di compiere”. Io, l'altra sera,
Lugini non l'ho sentito citare neppure per sbaglio, Che vi sia preclusione
campanilistica?
Fulcro del vostro interesse, gira
e rigira, è la Grotta c.d. del Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile
interesse. Solo però che se diventa mania monotematica, perde di pregio. E
Lugini e Grotta c.d. del Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da
Lugini (pag. 43) “ gli avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e Monte
Maggiore [sarebbero] gli avanzi del tempio di Marte ricordato da Dionisio”. Tra
codesto tempio e la Grotta c.d. del Cavaliere vi sono attinenze, contiguità,
collegamenti?
La grotta del Cavaliere – mi pare
– ha tre date importanti: 1830, data della sua scoperta (?) da parte di codesto
archeologo inglese per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo
Vespignani, marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più
giovane ; 1981, sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una malcerta
epigrafe votiva, suo magnificato accreditamento a ipogeo cultuale; quest'ultimo
ventennio, oggetto di accuratissimi studi e ricerche da parte del dottore
Cesare Silvi.
Mi permetto di osservare: il nome
è equivoco e mi sembra congettura simpatica quella di associare il toponimo
Cavaliere all'archeologo inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al
culto dei morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale
presenza religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di ipostatizzazione di
una delle tante discese agli inferi, vuoi come quelle omeriche vuoi come quella
sfumata virgiliana (meglio collegabile con
tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe anche trattarsi di devianze
esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia chiaro una semplice pietra
votiva non ci dice molto. Ma allora perché non fare scavi stratigrafici e
appuramenti archeologici non dilettantistici? Non sono per il momento fattibili?
La progettazione e lo studio propedeutico è sempre possibile.
Resta l'arcano del collegamento
tra il tempio di Marte del Lugini e questa grotta dall'equivoco nome. La
scienza progredisce per espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.
Nella letteratura – e non parlo
solo di Lugini – queste misteriose mura del Cicolano si sono sempre chiamate
Pelasgiche o Ciclopiche, termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se
oggi giapponesi (estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire,
secondo me) vengono da 'ste parti
abbacinati da letture sull'arcano delle mura pelasgiche o ciclopiche e si
avventurano tra questi affascinanti Monti Cicolani, chissà quale loro delusione
vedendole volatizzare per dar posto a incolori, inespressive, insignificanti
MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati
nomi e toponimi consolidati? Per
pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino ma non amato Lugini? Solo se
unite le diverse scuole di pensiero, solo se fra loro si accende un rispettoso
dialogo, si fanno salti di qualità. Diversamente si cade in un mercantilismo
che fa presto ad esaurirsi, specie se incombono epocali crisi involutive in
campo economico.
Si vuol portare
alla Grotta c.d. del Cavaliere lo sbocco di un'importante arteria stradale
d'epoca romana? Se si fanno congetture, perché no? Ma congettura per
congettura, resto legato all'ipotesi del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il
lavoro della Migliario pubblicato sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi
riservo di approfondirne lo studio. Spero che il Geometra Mario Balduzzi
ripercorra le investigazioni del nonno – anche lui ha conoscenza unica del
territorio - e magari filmando dimostri
quanta ragione aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da
ricavarne spunti anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero molto
avvincenti che ci ha illustrato l'altra sera.
Occorre dialogo.
Ho sentito che la struttura ecclesiale del Cicolano è poco nota. Falso: specie
dopo la pubblicazione dell'immane lavoro di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce
n'è materia per puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa
di Santa Lucia tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta, troppa
materia ha su questa fabbrica cultuale, a presidio di un'antica statio romana, nonché di un crocevia di
diversa ma continua importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo
perché, in occasione delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don Maceroni,
il dott. Di Flavio, il dottor Cesare Silvi, il dottor Antonio Marrucci, il prof.
Buonventre, l'architetto Filippo Balduzzi e la sua collega che hanno studiato
quella chiesa, e, se è permesso, un forestiero quale io sono (che pure qualche
fruttuosa ricerca anche negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse
demolendo taluni idola teatri), tutti
costoro o taluni o anche tal'altri non vengono adunati nelle scuole di Santa
Lucia da codesta meritevole rivista per una tavola rotonda coordinata da
don Maceroni o magari da Lei stesso su
questo capisaldo della locale storia (romana a mio avviso), forse bizantina,
credo non longobarda, borbonica, con grave dispetto del vescovo reatino, e
delle stranezze dell'Acotral di un tempo o della Cotral d'oggidì? Che paradigma
dell'intera storia del Cicolano e quindi di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose
e Fiamignano, così tanto per mia spocchia geografica!
Grazie e chiedo
scusa per qualche mia stecca fuori le righe del bene educato colloquiare. Ma da
buon dadaista non riesco a correggermi, facendo disperare mia moglie, cicolana
di ferro della non molto celebrata Baccarecce
Dottor Calogero
Taverna
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