domenica 23
dicembre 2012
Pregiatissimo Signor Governatore, dottore Ignazio VISCO,
Sono sicuro che ormai il mio nome è finito tra gli anonimi e anodini tabulati dei tanti, troppi pensionati di vecchia data. Certo, interruppi il mio rapporto di lavoro subordinato con la Banca d’Italia nel 1982 dopo atteggiamenti a me ostili ed anche ingrati. Non posso avercela, però, con l’Istituzione cui sono indefettibilmente legato, ma con certi uomini di apicale supremazia, sì. Nutrivo un dissidio che portò anche a qualche indispettita decisione non apprezzata all’esterno: non credo che la Banca d’Italia, intemerata nella sostanza quanto a correttezza fiscale, si potesse indurre ad un non esemplare condono tributario se, come superispettore del Secit di Reviglio, non avessi sollevato una grossa questione di elusione tributaria. Portavo con me una competenza di prim’ordine acquisita all’interno del mio Istituto di appartenenza. Tanto da essere segnato dal dottor Sarcinelli come uno dei tre validi – a suo avviso – ispettori di Vigilanza.
Era momento cupo nei rivolgimento direttoriale della Banca Centrale ed
uomini non proprio eccelsi erano subentrati per i vuoti determinati anche da
indebite ingerenze politiche, e - se si vuole - anche da acredini
magistratuali.
Ma veda, signor Governatore, io avevo dato lustro e decoro alla Banca
d’Italia: cito mie ispezioni rimaste esemplari: Banca Fabbrocini, Banca
Privata Finanziaria, Cassa di Risparmio di Rimini (perché no?), e
soprattutto Cassa di Risparmi di Livorno (e qui certo non fui tenero
neppure con colui che poi divenne quello che divenne). Allora, perché il signor
Cerciello mi frastornò sino a farmi credere che se andavo al Secit
era per conto della BI e quale riconoscimento dei meriti acquisiti sul
campo, se la sera prima del commiato il dottor Ciancaglini stabiliva che
andavo per mia personale scelta e quindi era sin troppo generoso
l’istituto se mi accordava soltanto una integrazione del più basso stipendio
del mio nuovo Ente ministeriale che si sarebbe avvalso della mia
professionalità?
Mi dirà – e lo ripeto anch’io – che son faccende personali e tutto sommato
insignificanti. Ma ripeto queste mie rimostranze solo per affermare che il mio
attaccamento all’Istituto ove sono entrato quasi cinquantadue anni fa, non è
mai venuto meno. E troppo ho sofferto nel notare devianze che sono solo di singoli uomini e troppo mi fa male vedere soggetti che sono
venuti sù dalla Banca d’Italia accordare interviste che sanno di allusivi coinvolgimenti
e per la mia Vigilanza ispettiva di misconoscimento irriguardoso.
Di sicuro, tanti prima cresciuti e prosperati in BI , ne hanno approfittato
per arditi collegamenti. Vi è stata una deriva che ha prodotto un non
simpatico effetto alone.
Mi auguro che Ella sappia arginare. Ne ha tutti i tratti di rigore
congiunto anche a signorilità.
Le ho inviato una missiva – che stampa e Articolo 21 hanno pubblicato – in ordine alla non saggia chiusura della Filiale di Rieti. Non ha ritenuto di darmi cenni di ricezione. Ne ha tutto il diritto e non sarò certo io a contestarglielo. Ma guardi che le ragioni che adduco sono valide e scottanti. Vi è stata una gestione del personale che va corretta. Non vedo perché soggetti quali chi scrive ed altri come lui, non debbano essere ascoltati: hanno esperienza, integrità, intelligenza, insospettabilità. Tutte doti acquisite in quella vera grande scuola che è una militanza nella carriera direttiva della Banca d’Italia, e che per giunta trattasi di dirigenti che hanno avuto suggello di superiore livello in tanti anni di attività ispettiva nella Vigilanza bancaria. E ciò in una fase di grande crescita culturale, giuridica e tecnica, in cui mi vanto di aver dato – insieme ad altri - un originale apporto persino tuttora ricordato ed apprezzato.
Le ho inviato una missiva – che stampa e Articolo 21 hanno pubblicato – in ordine alla non saggia chiusura della Filiale di Rieti. Non ha ritenuto di darmi cenni di ricezione. Ne ha tutto il diritto e non sarò certo io a contestarglielo. Ma guardi che le ragioni che adduco sono valide e scottanti. Vi è stata una gestione del personale che va corretta. Non vedo perché soggetti quali chi scrive ed altri come lui, non debbano essere ascoltati: hanno esperienza, integrità, intelligenza, insospettabilità. Tutte doti acquisite in quella vera grande scuola che è una militanza nella carriera direttiva della Banca d’Italia, e che per giunta trattasi di dirigenti che hanno avuto suggello di superiore livello in tanti anni di attività ispettiva nella Vigilanza bancaria. E ciò in una fase di grande crescita culturale, giuridica e tecnica, in cui mi vanto di aver dato – insieme ad altri - un originale apporto persino tuttora ricordato ed apprezzato.
Non me ne voglia, signor Governatore per questo mio dire. Faccia dare, per
cortesia, uno sguardo a quanto scrivo in Articolo 21, nel mio blog Contra Omnia Racalmuto : si accorgerà che certo mio livore
è contro la profanazione del tempio, di quel tempio
in cui mi sono formato. E noterà che la mia stima nei Suoi confronti è massima,
anche per certe affinità culturali.
Per le prossime feste Le giungano i miei fervidi auguri. Ma anche
l’auspicio che Le consentano di dare il meglio di sé che è sconfinato ed
incomparabile.
Calogero Taverna.
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