Santa
Lucia di Fiamignano
Lo
stesso giorno 5 marzo 1574
Chiesa
parrocchiale di Santa Lucia: rettore D, Cesareo Antonini
Fu
visitata la chiesa parrocchiale di Santa Lucia del villaggio omonimo sotto la
giurisdizione di D. Pompeo Colonna: la fabbrica della chiesa è disadorna e non
finita (incomposita). E così parte
del tetto mancava di tegole e per
tanto vi piove dentro. Le pareti vanno intonacate a base di calce e quindi imbiancate
e vanno aperte due finestre da ogni lato dell'altare ed un'altra a sinistra del
tempio, tutte da aprire nel muro della
fabbrica; il pavimento va lastricato in pietra e sotto vanno edificate delle
tombe per la sepoltura dei cadaveri: quanto sopra va realizzato entro il
prossimo raccolto delle messi, spirato negativamente tale termine, deve essere
inibita la sepoltura, sotto pena di scomunica.
Non
furono rinvenute custodie sacramentali eccetto un vasetto di olio santo per
l'estrema unzione degli infermi per giunta di piombo: questo quanto prima va
cambiato con uno di stagno e si deve provvedere alla costruzione di un
tabernacolo con pisside in argento in form <comune>. Si dovrà usare
l'acqua santa battesimale del villaggio del Santo Pastore, non molto distante.
La
chiesa manca di molti altri paramenti e sacre suppellettili. Tuttavia, per la
grande povertà del villaggio, non fu ordinato nient'altro se non di
confezionare una casula o pianeta di color bianco in tessuto di Fiandra o di fustagno
come si dice e ciò entro il prossimo raccolto delle messi, sotto pena di
quattro scudi come vorrà il locale vescovo: si dovrà provvedere altresì ad una
stola con manipolo e pallio di cuoio dorato, a due corporali ed a quattro
purificatori. Il calice che è rotto va riparato e frattanto non lo si può
usare. L'altare maggiore va provvisto di tutti i requisiti, La statua della
gloriosa Vergine unitamente alla tribuna deve essere ripitturata e ciò va fatto
anche in altri due altari che sono disadorni; il resto deve essere demolito.
Il
rettore è don Cesareo Antonini de villaggio di Sant'Agapito, autorizzato
dall'Ordinario del luogo il 18 settembre del 1568 [giudicato dal Visitatore ineptus
(jnidoneo) e ignarus (culturalmente
insufficiente) ndt.]. Percepisce di rendita 15 scudi annuali. Le
famiglie sono 28 [120 abitanti circa, ndt] a spese delle quali saranno da ripartire in due rate nel complesso e
singolarmente quanto specificato, salvi fatti i diritti che i medesimi
parrocchiani vantano con don Cesareo per l'obbligo e per l'accordo circa la
restauranda chiesa. Gli stessi
parrocchiani sono però tenuti a corrispondere 6 giulii annui per la pensione e
l'abitazione di don Cesare in attesa che venga fabbricata dai predetti
parrocchiani la canonica che si ordina loro di costruire quanto prima, ma
tenuto conto della loro povertà si accorda un termine di quattro anni,
trascorsi i quali inutilmente dovrà essere loro interdetto l'accesso in chiesa.
E'
presente la confraternita di S. Agata che non ha redditi fissi se non quanto in
denaro viene versato dagli stessi confrati per le varie occorrenze: a loro fu
ingiunto di astenersi in futuro etc. e di approntare i capitoli statutari e di
fornirsi dei sai a sacco.
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