giovedì 13 agosto 2015

caro Alfredo Sole, da quanto tempo non ci sentiamo


TEMPO FA MI PERMETTO UNA LETTERA UN PO' FUORI I CONVENEVOLI.

Alfredo mi sembra che si sia ripiccato ed è insolitamente altezzoso quasi a sfiorare l'insolenza.




Ecco la botta e risposta:





Spinci viscotta e ciampelli, ma nenti cassata

scrivi a Alfredo Sole



Di Calogero Taverna (da Racalmuto)



La lettera







Carissimo Alfredo

oggi ti viene spedito un pacco di dolci: si tratta delle specialità di Capitano il giovane pasticciere di Racalmuto che non so se ai tuoi tempi era in auge come adesso. Come ti ho detto non ti ho mandato la promessa cassata di ricotta locale

perché non mi viene assicurato un arrivo integro. Capitano mi dice che occorrerebbe una autorizzazione, ma io gli ho detto di mandarti il pacco lo stesso. Vedi tu se puoi preavvisare chi di dovere dicendo la verità e cioè il mittente è il dottore Calogero Taverna già ispettore di vigilanza della Banca d'Italia, già superispettore del SECIT al tempo del rigoroso ministro Reviglio, ed alto. Digli che mi assumo ogni responsabilità e per favore non facciano andare in malora le prelibatezze racalmutesi: magari mangiatevele insieme.

Debbo essere sincero: perché alla tua rispettabile età non cessi di essere "ostativo"; se vogliono collaborazione dagliela. Non vedo quali segreti puoi ora svelare che loro non sanno abbondantemente. Dopo ventun'anni chi puoi più danneggiare? Sono tutti o morti o furbescamente pentiti. Il tuo primo errore? Io son convinto che la mafia non c'entrava per nulla; diciamo che è stato un delitto d'onore (che io stigmatizzo come ogni altro crimine di sangue). Lu 'zza Alfonzu era sboccato e di lingua talora scurrile. Ad un giovane cu lu tascu tuortu potevano saltare i nervi

e freddare chi ti oltraggiava. Se qualcuno gli andava in quella campagna con intenti mafiosi lu 'zza Alfonzu l'avrebbe subito subodorato e l'avrebbe lui fulminato prima che varcava il cancello. Dopo le faide mafiose sono esplose tremende, letali, imperdonabili. Hai sbagliato ed è giusto che paghi, ma perché volerti ostinare ad essere "ostativo". Tu mi dirai che non sei per nulla "ostativo", ma per quello che mi racconti (mettiamo con le tue magliette provocatorie, sei sicuro di esser furbo?). se ti va di essere "rompicoglioni" tu si sutta e paghi lu pizzu. Dicono che nel tuo vecchio ambiente

era d'obbligo dirsi: calati juncu ca passa la china. Sto sbagliando e di grosso: ma io son fatto così. Tuo figlio è molto amico di un romeno che ho preso sotto la mia protezione (economica). E' fidanzato - mi pare - con una bella e brava ragazza. Non sapeva neppure che tu scrivi su articolo21.

Mio padre avrebbe soggiunto: parabbula significa: sceccu! Non ho mai capito cosa significasse, ma mi va lo stesso di ripeterlo qui.

Ti abbraccio ancor più paternamente di prima.

Calogero Taverna









La risposta



Non ho ancora ricevuto il pacchetto di libri di cui mi scrivi. Sono curioso di leggere Luckacs. Per quanto riguarda i dolci, anche Capitano ha torto. Non ci vuole una autorizzazione. A parte il fatto che di dolci entrano solo biscotti che non siano ricoperti di zucchero velato o creme varie, c'è il problema che i pacchi postali (esclusi i pacchi contenenti libri) debbano provenire da un familiare. Se il mittente non è conosciuto, cioè non registrato come parente, neanche lo ritirano il pacco, verrà mandato indietro. Regolamento carcerario. Mi sarebbe piaciuto omaggiare i dolci di quello che a quanto ho capito è il più grande pasticciere racalmutese. Peccato!

Tu poni un quesito molto delicato nella lettera (Spinci viscotta e ciampelle...), ti chiedi e mi domandi perchè non dargli quello che vogliono visto che, tutto sommato, non potrei danneggiare nessuno perchè in un modo o in un altro di quella generazione deviata non c'è più nessuno. Sarà pasadossale ma il punto è questo. A causa del mio nuovo essere, del mio cambiamento. Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che “il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro”. Come dire: “mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie”. Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.

...E' vero, non avevo ancora detto a mio figlio del mio pezzo su articolo 21. aspettavo di sentirlo a telefono (cioè oggi pomeriggio). Divido le mie telefonate fra la Sicilia e il Belgio, la settimana scorsa è toccato al Belgio, perciò potevo informare mio figlio solo oggi. Lui non è un gran navigatore di computer. Forse è uno dei pochi ragazzi che ne fa volentieri a meno di questa macchina infernale.

Mi fa piacere che sia molto amico di un tuo protetto perchè questo conferma che è amico di un bravo ragazzo, se così non fosse, non sarebbe un tuo protetto.

Comunque sia, mi sono meritato il tuo “parabbula”! Invece di aspettare di telefonare, potevo scriverglielo!!

che ne penso di Sofri? Non ho letto quanto ha scritto su Repubblica. Quando ho saputo del suo articolo era troppo tardi per comprare il quotidiano. Potresti spedirmi l'articolo? Così se c'è da obiettare lo posso fare su articolo 21 ed “istruire” Sofri su cos'è realmente l'ostativo. Oppure condividere quello che dice rinforzandolo.

Mi dispiace che le mie risposte ti arrivino in ritardo, le nostre Poste non sono affidabili, non solo arrivano in ritardo ma molto più spesso di quanto si pensi non arrivano affatto. Dobbiamo rassegnarci alle lumacose tempi delle Poste.

Nella lettera (Il carcere ostativo) che mi hai mandato, la conversazione con Adriano Sofri – Lillo Mendola espone molto chiaramente cos'è l'ergastolo ostativo. E' un gran bell'articolo. Come hai scritto tu, l'interesse si allarga adesso dobbiamo solo sperare che sia un interesse crescente.

Quando riceverai questa lettera avrai già avuto l'incontro con D'Alema. Sono curioso di sapere cosa ne è venuto fuori. Il 2 ottobre c'è anche il convegno al Senato sull'ergastolo. Il 16 novembre alla Bocconi c'è un altro importante convegno “Scienze for Peace” (il dott. Veronesi). Ci saranno anche tutti i ministri della giustizia europei (ci sarà il nostro?). Si parlerà anche lì di ergastolo.

Adesso devo lasciarti. Non invidio Alessandro che dovrà tradurre la mia pessima calligrafia per ribatterla al computer.

Ciao un abbraccio

Alfredo







Mi scoccio: non riesco a comprenderne appieno il senso. Soprattutto non capisco questa frase:

Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale MALGRADOTUTTO, che “il mio comportamento, cioè il mio voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile vendetta verso di loro”. Come dire: “mi taglio l'uccello per fare un dispetto a mia moglie”. Cioè, sto passando una vita in carcere solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette. Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti i costi, ma una libertà meritata da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo male.







La coda è scontata; il nucleo svela un chiodo fisso di Alfredo; anche altra volta era stato così stizzosamente perentorio. Stamani di ritorno da Avezzano dopo un rassicurante referto medico ho creduto all'improvviso di capire. Se ho ben capito allora mi crolla tutto il castello che avevo messo sù sulla averticalità della mafia racalmutese. Forse un "ordinamento" parastatuale a Racalmuto è davvero esistito: ha normativa sua propria; vieta l'intesa col "nemico" soprattutto con quell'altro "ordinamento" positivo dello Stato; l'infame va punito e se un pentimento "proficuo" può giovare a chi dentro l'ordinamento parastatuale si è macchiato di condotta antidoverosa secondo quei codici d'onore, il pentimento collaborativo non è ammissibile, costi quel che costi. ALLUCINANTE. Spero solo di aver capito male. Comunque, questa la nota mia di risposta immediata.





Mangiatevi le prelibatezze di Capitano alla mia salute


scrivi a Alfredo Sole

Di
Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)


La lettera
Carissimo Alfredo
quanto al pacco delle prelibatezze del signor Capitano questo regolamento carcerario è davvero singolare. Se i dolci li possono mandare solo i parenti, beh! io mi accredito come padre elettivo e i dolci li dovrebbero ritirare e tutti insieme secondini ed ergastolani ostativi o non resipiscenti che siano mangiarseli magari alla mia salute.
A forza di fare quello che sto facendo mi stanno accreditando come combattente contro l\'ergastolo. Anche mio cugino Nicolò Falci montedorese di nascita mi addita come uno che potrei fare qualcosa. Magari! e ben volentieri. Debbo per onestà precisare che a me interessa di più il modus punendi et espiandi anziché la durata. Penso che un carcere di trent\'anni inflitto con i sistemi dell\'art. 41bis cone le invenzioni della mancata
resipiscenza o dell\'ostatività può essere più devastante di
un ergastolo umanizzato e applicato secondo costituzione. A me interessa di più la revisione quinquennale seria et ope judecis togatoi nel rispetto dei diritti dell\'uomo (il carcerato, l\'ergastolano l\'imputato restano uomini o donne con le dignità acquisite nelle società più evolute del terzo millennio). Ne parlai altra volta e non mi va di ripetermi.
Mi accorgo di avere l\'altra volta toccato un nerbo scoperto. C\'è di mezzo la tua vita, mica la mia. Non ho diritto alcuno a pontificare o imbonire. Una cosa però fammela aggiungere: diciamo che anch\'io sono o sono stato uomo di legge. So come ragioniamo noi di codesta terribile casta. Se qualcuno ci viene a dire che mai tradirà qualche altro pensiamo subito a chissà quale segreto ci occulta. Siamo diffidenti e sospettosi.
Guai a chi cade nella nostra rete inquisitoria. Il Santo Ufficio - diversamente da quello che pensano tanti dotti ignoranti - fu tribunale preferito
dai ribaldi del tempo e facevano carte false pur di sottrarsi ai tribunali laici e rimettersi a quello fatto di preti, prelati e legulei in utroque vestiti di nero. Si fingevano persino diaconi quelli che pur erano scorridori di strada. Un tizio che disse di chiamarsi fra\' Diego La Matina (le carte della matrice avvalorano la mia supposizione) fu così che si sottrasse un paio di volte all\'impiccagione sul posto. Ne scrivo nei miei libri.
Imbecilli credono che io faccia il demente.
E qui la chiudo.
Ti abbraccio PATERNAMENTE Calogero Taverna

Senonché nel frattempo arriva questa strana e-mail cui rispondo alla lontana.







Ciao Lillo,



come da istruzioni di Nico, che ci legge in copia e che ringrazio di cuore, ti scrivo per mettermi in contatto e farti avere la locandina della serata che teniamo venerdi 12 a Cassina de’ Pecchi.



Mi farebbe piacere conoscerti in questa od altra occasione per confrontare le ns comuni esperienze sugli ostativi.



Ti inserisco nel frattempo nel gruppo “AMICI DI CARMELO” cui invio periodicamente le notizie che ricevo.



A presto



Beppe



Cell. 348/2208238










Da: Nicolò Falci [mailto:falci.nicolo@tiscali.it]

Inviato: mercoledì 10 ottobre 2012 13:15

A: 'Giuseppe Moretti'

Cc: 'Calogero taverna'

Oggetto: R: sacro e profano






Ciao Beppe,



come vedi, la risposta a questa tua mail è inviata per copia a Calogero Taverna, mio secondo cugino, che, come te, ha preso a cuore la situazione delle persone assoggettate all’ergastolo ostativo. Calogero (ma puoi chiamarlo Lillo, come faccio io e come fanno tutte le persone che lo conoscono) è persona colta e disponibile che ti potrà essere utile nella tua lotta all’eliminazione di quella pratica detentiva.



Ciao e ancora grazie per le parole di conforto che mi hai scritto per la scomparsa di mio fratello.



Nico










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Cari amici,



vi scrivo questa mail innanzitutto come pro memoria della serata sulle carceri e in particolare sull’ergastolo ostativo di cui vi avevo dato anticipazione qualche tempo fa.



Nel contempo colgo l’occasione per segnalarvi un‘altra serata decisamente meno impegnativa, nella quale farò il mio esordio teatrale in una compagnia locale cimentandomi in modo amatoriale accanto a attori di consumata e provata bravura. La cosa non vi meravigli perchè mi è servita in questo periodo per distrarmi un poco dalla quotidianità dei problemi che purtroppo in questo momento non mancano. La commedia è veramente divertente e mi auguro vi possa indurre a qualche sana risata, spero per la trama con le sue esilaranti gag e non per il Beppe attore.



Vi allego pertanto le locandine di entrambe gli eventi (per il primo occorre un poco di disposizione d’animo ad una problematica non facile, per il secondo occorre al massimo dotarsi di…qualche pomodoro)



Nella speranza di incontrarvi, un caro saluto



Beppe






P.S. mi scuso con chi di voi riceva questa mail due volte per il fatto che è presente in entrambi i gruppi di amici cui è indirizzata























IL CARCERE,

L’ERGASTOLO

OSTATIVO,

LE PENE ED ALTRO

RELATORI

MIRKO MAZZALI

vice-presidente Commissione carceri di Milano

ROBERTA COSSIA

giudice di sorveglianza Tribunale di Milano

LUCIANO EUSEBI

docente in Diritto penale all’Università Cattolica

Coordina: SILVANA MARANGELLI

Ingresso libero

Serata di approfondimento e riflessione sulla situazione del carcere

in Italia, a partire dal tema dell'ergastolo ostativo e dal caso di Carmelo

Musumeci, per proseguire con le condizioni di vita, i suicidi sia

dei detenuti che delle guardie, il sovraffollamento, le pene alternative

e altro.

Venerdì 12 ottobre ore 21,00

Chiesetta di Via Roma 19

Cassina de’ Pecchi



Carissimo Beppe

tolgo di mezzo tutti i convenevoli che peraltro non mi si addicono sia per la mia età (che si direbbe veneranda ma a me pesa), sia per il mio spigolosissimo carattere. Pane al pane, vino al vino ... a prescindere. Diciamo subito che non mi sento un incandescente abolizionista dell'ergastolo. Il c.d. ergastolo ostativo non l'ho studiato nei lontanissimi anni di giurisprudenza. Credo che sia una misura amministrativa che un ex giudice giurgintano alquanto "birrittieri" passò sottobanco ad un suo e mio quasi compaesano a nome Alfano, che, figurati quasi a forgiarsi con poco familiari panni di antimafia fattura, voleva dimostrare di essere più persecutore dei persecutori dei pessimi mafiosi delle cosche altrui. Se finiva il 41bis per "decorrenza dei termini" e il mafioso non era ancora divenuto gradevole delatore a comando eccoti un be'l' "ostativo" come prima peggio di prima, magari perché all'esame di una paciosa giudìcessa meneghina non eri risultato abbastanza " resipiscente".

Mi imbatto con un mio paesano già pluriergastolano, già art. 41 bis, già non molto "resipiscente", ed ora ancora ostativo, vent'anni e più dopo delitti che dirli efferati è dir poco. Ne avevo scritto in un libro che nessunoi conosce (RACALMUTO NEI MILLENNI) - quando non lo conoscevo - in termini incazzatissimi. Ne ho letto in un libro di successo (I RAGAZZI DI REGALPETRA del mio compaesano Gaetano Savatteri). Non ho fatto i debiti collegamenti con il mio precedente antieroe. Muore l'arciprete del mio paese, un sanguigno contadino cui molto mi legava anche se navigavano in opposti pelaghi ideologici. Subentra un'anima bella, pio, quasi mistico, tutto aduso a sublimare i peccatori (anche quelli impuberi, peccatori solo per quella faccenda della mela proibita); tutto sommato un compagno d'infanzia quando entrambi soffrivamo le pene dell'inferno in un castello chiaramontano agrigentino divenuto insopportabile carcere minorile (ad onta di quello che scrive il mio amico padre Pirrera, l'unico prete intelligente in tonaca che sia residuato nella terra di Pirandello). Mi dava ai nervi con il suo voler schiacciare la storia - anche quella gloriosa della sua eccelsìa racalmutese - per desessualizzarci tutti quanti in modo da volare il più presto possibile tra i cieli per gustare incorporee delizie consone ai poveri di spirito. Rammentai la faccenda del buon ladrone. Mi sovveniva una piéce cinematografica di Pasolini finita sotto processo per oltraggio alla religione. Divenni caustico in un commento ad un meschinello blog di paese.

Mi trovo ora ad apprire quello che non sono: un abolizionista carcerario. Forse ora qualche idea più disincantata sul mio conto tela sei fatta. Una cosa però potresti fare: scrivere a MALGRADOTUTTO (è web rintracciabile in Internet): prendere contatto con un rampante giovane giornalista del luogo ed amministratore del teatro riesumato da Leonardo Sciascia. Anche lì potresti portare la tua iniziativa. Vi potrebbe partecipare persino l'autore dell'OSTATIVO, e non mancherebbero Tanu Savatteri e i tanti coreuti dell'antimafia agrigentina. Se invitato potrei partecipare anch'io come voce discorde.









Ma Alfredo Sole non cessa di sorprendermi. Rinpondendo tardivamente ad una precedente mia lettera sovverte toni e filosofie ed ecco come ora mi spiazza. Tutto da rifare dunque.





Non scriverò più niente su di te













scrivi a Alfredo Sole



Di Calogero Taverna (da Santa Lucia di Fiamignano)



La lettera







Carissimo Alfredo

oggi il blog del mio non amato Scimé pubblica come tua corrispondenza diretta l'articolo che hai inviato (e pubblicato su mia pressione) sul prestigioso giornale on line dell'on. Giulietti e del mio amico Tommaso Fulfaro ARTICOLO21.org. Questo la dice lunga sulla correttezza giornalistica dei nostri compaesani blogger. Ma meglio così: il tuo caso sta facendo rumore e come. Credo però che il tentato suicidio di quel giudice che ti è compagno di carcere ad Opera stia facendo un poco dirottare l'attenzione per te. O forse ti sta giovando. Non so. Quello che comincio a sapere è che io se ti voglio bene - e tu sai che te ne voglio tanto anche se non ci siamo mai visti né abbiamo mai parlato di persona - mi faccia un po' da parte. In paese ad esempio l'invidia ed anche un certo terrore nei miei confronti diventano sempre più palpabili. Forse desisterò persino dallo scrivere quel libro su di te di cui ti parlavo. Qualche maligno penserebbe che voglio approfittarne per farmi della pubblicità sulla scia del nostro beneamato Tanu. Ti prego però di dare risposta alla caterva di lettere che risultano malinconicamente inevase da troppo tempo. A me mi puoi liquidare che so con un semplice grazie o magari con un apodittico: non sono d'accordo. Ma vedo che ti scrivono anche anime buone che hanno bisogno del tuo conforto. Certo c'è anche chi vuole sapere da te come è l'insegnamento letterario nel carcere. Forse vorrà farne una esperienza diretta. Quel che ti scrive il signor Scimé non l'ho capito. Spero di capire qualcosa di più dalla tua risposta. I miei studi di microstoria mi portano a sogghignare quando vedo taluno assurgere a paladino dell'antimafia, ignaro di qualche sua agnazione abigeatica.

Con affetto Calogero




La risposta







La risposta a questa lettera mi ricollega all'altra tua lettera, dove dici che “non scriverai più niente su di me”. Parliamo prima della decisione di scrivere un libro. Se quello che ho letto è l'esordio di un libro, non riesco ad immaginare quale sarà il cuore. Ho letto i tuoi libri e sei diventato uno dei miei scrittori preferiti. Mandami in anteprima quello che man mano scriverai se vuoi, ma non credo che troverei qualcosa che non sarà di mio gradimento. Non vedo l'ora di iniziare a leggere quello che scriverai.

Nella lettera che segue quella di Scimè mi scrivi che forse non scriverai più neanche il libro. Questo mi dispiace molto. Il fatto che qualcuno possa pensare che tu possa approfittarti per farti pubblicità è un problema di questo qualcuno non certo tuo, né mio. Chi se ne frega di cosa possano pensare o di gelosie varie? Mi ero assopito, se non quasi rassegnato a non avere più armi per combattere una lotta per la vita, tu mi hai dato l'energia necessaria per potermi rialzare, mi hai spronato a continuare e seppur non vincerò mai questa battaglia, non posso rimpiangere di non averci provato. Cosa ti fa pensare che io possa liquidarti con un grazie o con un apodittico: non sono d'accordo? Nulla di questo è contemplato in un amicizia.

Mi dici che non hai ancora le risposte a una catena di tue lettere. Purtroppo le mie risposte non possono arrivare in tempi brevi. Tu scrivi sul sito, poi a me vengono spedite con la Posta tradizionale, devo rispondere e se mi arrivano di venerdì la posta in uscita non partirà prima di lunedì. Questa arriva a Firenze, deve essere battuta a computer e inserita sul sito. Purtroppo i tempi sono maledettamente lunghi. Ci sono anche casi in cui si smarriscano le lettere, sia in uscita che in entrata. Non è solo il ritardo il problema, infatti non è cosa rara che la lettera sia in entrata che in uscita non arrivi mai al destinatario, semplicemente si “perdano”.

Torna sui tuoi passi e scrivilo quel libro.

Ti ho scritto una lettera all'indirizzo di Roma.

Ciao un abbraccio

Alfredo

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