Personaggi
Gli uomini hanno una caratteristica di cui durante tutta la loro vita non si accorgono. Da giovani o da persone più mature amano borse, borsellini, borsoni, borselli. Da anziani, però, si riducono con la borsa delle loro urine in mano.
E’ l’impatto con la malattia. A prescindere da tale caratteristica, comunque, esiste un popolo di ammalati che la società considera ai propri margini perché gli anziani sono considerati, anche dallo Stato, improduttivi, pensionati, da mandare in “quiescenza”. In realtà, però, l’ospedale è un osservatorio importante dell’andamento della società, e non solo in riferimento agli anziani o a qualche tipologia patologica. Se ci si sta dentro qualche giorno si scoprono realtà imprevedibili. Ad esempio personaggi che sembrano usciti da un mondo reale impensabile. Solo l’incontro con questo mondo ti consente di capire meglio gli uomini. In ospedale essi abbandonano le loro maschere tradizionali e sono solo se stessi, esposti come esseri senza protezione. A differenza della variegata popolazione scolastica, quella che abita gli ospedali non mistifica. Dentro ci sono i personaggi più vari. Artigiani, disoccupati, pensionati, impiegati e via di seguito. Ciascuno di loro è portatore di una storia, che si esprime attraverso la patologia: punto nodale di una lunga cronologia di comportamenti. Così c’è anche il fontaniere al quale è stato tolto un tumore perché aveva respirato per anni polveri di eternit. Un tipo bizzarro che millanta di aver fatto centinaia di chilometri al giorno con la bicicletta, di avere viaggiato in tutto il mondo e che suo padre percorreva a piedi da Palermo a Piana degli Albanesi come fosse una passeggiata, e che lui, grazie alle bombolette di aerosol che i medici non hanno voluto procurargli, ritenendole nocive, era uno dei più grandi atleti del momento. La sua seconda vita l’ha vissuta in Belgio dove ha due figli. Gli altri due in Italia. E’ alto, portatore di una tradizione religiosa antica che richiama il Natale e altre feste. Parla sempre in dialetto, con tono di voce alto e ce l’ha con i medici, con gli stupidi e le persone impreparate. A suo modo di vedere lui ne sa molto di più. E così si potrebbe continuare con tanti altri personaggi, alcuni assai pittoreschi altri meno, che popolano giornalmente le corsie e le stanze degli ospedali.
In questo mondo in primo piano ci sono i medici e gli infermieri che qui, alla U.O. di Medicina Clinica e Respiratoria sono giovani e molto preparati. Essi hanno saputo costruire, nel tempo, un amichevole rapporto con gli ammalati, rendendoli partecipi del piano terapeutico loro riservato. Dietro questo livello primario compaiono sulla ribalta un numero notevole di volontari, apprendisti, tirocinanti, studenti, crocerossine e, in ultimo, gli erogatori di alcuni servizi come quello gastronomico.
Ignorare questa realtà della vita quotidiana è da folli perché questo mondo è ricco di insegnamenti e ci aiuta a capire che non tutto nella società e nelle istituzioni è da buttare come spesso siamo soliti fare senza cognizione di causa.
Giuseppe Casarrubea
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Festa del Lavoro
Non ho mai avuto grandi passioni per le manifestazioni celebrative. Ogni anno, per lo più, sono stato a Portella della Ginestra, tra i sassi di Barbato, per raccogliermi un attimo, e un anno sono stato in una miniera di rame in Svezia, presso Borlange. Ma, quest’anno, sono stato, per condizioni di salute, al Policlinico Universitario “P. Giaccone”, presso l’unità operativa di Malattie Cliniche e Respiratorie.
Qui il primo maggio, l’ho celebrato ammalato tra ammalati. Ho avuto, però, straordinari personaggi nella mia camera, con cui ho fatto amicizia. Del resto, tutto l’ambiente della unità operativa ha sviluppato nel tempo un senso di solidarietà e di scambio che per un paziente è prezioso.
I parenti intimi danno una mano per i loro cari e contribuiscono, per la loro parte, al buon andamento generale. Al mio arrivo, nella stanza dei degenti c’erano, in ordine, Jachinu, Bjkmar e, infine, Giovanni.
Jachinu è siciliano, ha famiglia a Milano, èseparato, tre figli con la prima moglie, due figli con una nuova compagna, una bella casa nella capitale lombarda, dove vive la prima moglie con la prole e qualche vecchia BMW. Credo che non conosca l’uso corretto dei cellulari, perché, tiene sempre il viva voce inserito, non cogliendo la circostanza che tutti i degenti sentono le sue “private” conversazioni, per cui, necessariamente, accadono effetti spiacevoli. Racconta minchiate sulle telefonate appena concluse, non rendendosi conto che tutti hanno, comunque, sentito. Si da arie da don Giovanni e nonostante sia reduce da una Broncopolmonite (con la B maiuscola), ogni tanto esce per i viali alberati con una bella sigaretta. Conosce la storia di tutti i degenti della stanza, nonché infermieri, medici e chissà quanti altri. Osserva tutto, memorizza, valuta e se qualcuno non gli garba potrebbe avere qualche problema. E’ iperattivo, entra ed esce dalla camera con frequenza e si reca giù nei viali a fare certe sue curiose passeggiate. E’ una gran brava persona.
Il secondo in camera è Bjkmar, il Pakistano. Lo dico per approssimazione perché potrebbe essere anche indiano. E lui non parla una sola sillaba in italiano. Si trova in Italia come emigrato clandestino senza documenti, qui arrivato forse perché ha un fratello, un bravo ragazzo, che lavora presso una dottoressa, al servizio della sua azienda. Bjkmar preferisce dormire sotto i ponti, nei posti più sbagliati, campando non si sa come. Ha girato vari ospedali e infine è approdato qui dopo essere “caduto” da una finestra di un secondo piano, forse perché ubriaco. S’è fratturato parecchie ossa ed ha avuto lesioni a vari organi interni. Ha una caratteristica particolare: mangia in continuazione, di notte e di giorno. Accetta dai compagni di stanza qualunque cosa gli venga offerta, non lasciandone traccia. Non guarda in faccia nessuno ed è pieno di cerotti e medicazioni su gran parte dell’addome e del torace. Solo Dio sa come riesca a sopravvivere alla enormità di cibo che ingurgita felicemente. Sembra una figura mitologica. Si è ripreso. Avrebbe gradito rimanere in camera con noi, ma l’altro giorno sono arrivati tre poliziotti in divisa e la pistola al fianco e lui, persona molto serena e direi serafica, nonostante gli innumerevoli acciacchi e traumi che lo affliggono, ha detto, facendosi in qualche modo capire anche con l’aiuto di Jachinu (che gli si è molto affezionato), che ha con sè solo una fotocopia del passaporto smarrito. Devo dire che le forze dell’ordine sono state molto comprensive con questo “ultimo della terra”. Hanno cercato l’indirizzo del fratello che, alla fine, lo ha preso in carico. Il suo rapporto con l’ospedale non è cessato perché è ritornato a trovare i suoi vecchi amici.
Pietro è stato ricoverato al posto di Bjkmar poche ore dopo. E’ un enologo ed è arrivato in camera mezzo morto, con l’ossigeno. Ho temuto molto per lui. Ma dopo tre giorni ha cominciato a parlare, a stare seduto nel letto, a rispondere ottimamente alla terapia prevista per lui, affetto da una broncopolmonite, come Jachinu. Io me ne ricorderò finché campo perché la sua vita è stata salvata da un macchinario che tutte le notti ripeteva: Ti-ti-ti-ti/ti-ti//Ti-ti-ti-ti/ti-ti. E poi dicono che le macchine non parlano.
Giovanni è il quarto in camera, vecchio contadino di Lercara Friddi, operato per non so quante e quali malattie. Ha una memoria viva dei lavori agricoli che si conducevano nella Sicilia interna. Una Sicilia che solo l’assenza della ragione ha potuto cancellare. Ma non dalla carne, dai segni, dalle fatiche, visibili sul volto e sulle mani di chi ha lavorato una vita per consegnarci condizioni migliori di civiltà e di sviluppo. Tra i vari fatti antropologici di cui è depositario, sono riuscito a recuperare queste poche righe.
“Maronna ri Girgenti,
nescinu li mula
e trasinu i trarenti,
Maronna ri Tagghiavia,
aiuta a tia, a mia
e a tutta a cumpagnia
Maronna ru Sacramentu
nescinu li mula
e trasi lu ventu”
nescinu li mula
e trasinu i trarenti,
Maronna ri Tagghiavia,
aiuta a tia, a mia
e a tutta a cumpagnia
Maronna ru Sacramentu
nescinu li mula
e trasi lu ventu”
(Giovanni, 90 anni, antica filastrocca dei tempi della mietitura di Lercara Friddi)
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Gli interessi britannici sulla Libia. Parte II
DAL CONSOLATO BRITANNICO DI BENGASI (LIBIA) AL FOREIGN OFFICE (LONDRA), 25 MAGGIO 1959, SEGRETO, PREM 11/2743.
L’indipendenza finanziaria della Libia […] potrebbe generare pressioni sempre più forti, al fine di cancellare o di ridurre in maniera considerevole la nostra presenza militare nel paese. Al momento, la maggioranza dei libici non legati al governo accettano la nostra presenza qui unicamente per motivi mercenari.-continua->
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Il caso dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni
Siamo onorati di accogliere questo documento fattoci pervenire di familiari dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni rapiti e uccisi in Libano, il 2 settembre 1980, come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in Somalia, quattordici anni dopo. A distanza di tanti decenni un velo di mistero copre ancora questi delitti. Ecco il testo della lettera dei De Palo-Toni che rappresenta il punto di vista dei familiari che per tanto tempo hanno seguito la tragica vicenda dei loro congiunti. -continua->
Pubblicato in ARTICOLI, Attualità, Politica Contrassegnato Bettino Craxi, Gian Paolo PellizzaroItalo Toni, Giuseppe Santovito, Graziella De Palo, Ilaria Alpi, Libano, Matteo Renzi, Miran Hrovatin, Nayef Hawatmeh, Olp, Piera Redaelli,Renato Squillante, Sergio Mattarella, Sismi, Somalia, Stefano Giovannone Lascia un commento
Gli interesi britannici sulla Libia. Parte I
PREM 8/1231
TOP SECRET, 21 APRILE 1948
“IL FUTURO DELLE EX COLONIE ITALIANE”
Nota: la circolazione di questo documento è strettamente limitata ed è destinata all’uso personale del primo ministro
Dal momento che la Gran Bretagna non è riuscita ad ottenere i vantaggi strategici di cui necessita in Egitto e in Palestina, la Cirenaica ha assunto un’importanza strategica vitale.
Si tratta infatti di una base dalla quale potremmo iniziare un’azione aerea strategica fin dall’inizio di un eventuale conflitto, nonché un’area dalla quale poter inviare rapidamente truppe inglesi in difesa dell’Egitto e della Palestina. […]. -continua->
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Breve storia dei Servizi segreti italiani
Giuseppe De Lutiis
Non esistono i servizi segreti deviati, ma le deviazioni dei servizi segreti
I servizi segreti dell’Italia democratica nascono ufficialmente il 1 settembre 1949, sulle ceneri – ma mantenendo in pieno uomini e strutture – del vecchio Sim, il servizio d’informazione militare, nato durante il regime fascista: il nome è Sifar (Servizio Informazioni Forze Armate).
Già nella costituzione del Sifar c’è qualcosa di anomalo: nessun dibattito parlamentare, ma solo una circolare interna, firmata dall’allora ministro della Difesa Randolfo Pacciardi, repubblicano.
Dalla nascita della Repubblica, l’Italia ha atteso più di tre anni, quindi, per dar vita all’organismo che dovrebbe tutelarne la sicurezza, il tempo necessario a “scaricare” le sinistre dal governo e ad aderire al Patto Atlantico. -continua->
Già nella costituzione del Sifar c’è qualcosa di anomalo: nessun dibattito parlamentare, ma solo una circolare interna, firmata dall’allora ministro della Difesa Randolfo Pacciardi, repubblicano.
Dalla nascita della Repubblica, l’Italia ha atteso più di tre anni, quindi, per dar vita all’organismo che dovrebbe tutelarne la sicurezza, il tempo necessario a “scaricare” le sinistre dal governo e ad aderire al Patto Atlantico. -continua->
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Maometto, Charlie Hebdo e noi
Ciascuno dei papabili alla presidenza della Repubblica avrà già fatto i suoi scongiuri e avrà pure divulgato, per vie traverse o per ordini diretti, il divieto a bruciare il proprio nome sull’altare dei roghi pagani, preludio di sacrifici e di violente rinunce personali. Ma questa volta nessuno vuole sentirsi immolato, specialmente quando fare un nome significa eliminarlo, o lasciarlo cadere sulla strada malevola del fallimento, dell’insuccesso augurato dagli avversari. -continua->
Pubblicato in ARTICOLI, Attualità Contrassegnato Charlie He
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