Caos centrosinistra in Sicilia, Geloni: "Pisapia chiarisca. Il gioco di Renzi su Orlando"
Le elezioni regionali in Sicilia stanno creando seri problemi ai vari schieramenti politici. Nel centrosinistra siamo all'uno contro tutti. Il governatore uscente Rosario Crocetta intende ricandidarsi contro il Partito Democratico che ha scelto di cambiare cavallo: Leoluca Orlando sindaco di Palermo ha candidato Fabrizio Micari rilanciando l'asse Pd- Ap di Alfano ma la sinistra non ci sta e lo accusa di aver riciclato i vecchi uomini ci Totò Cuffaro. Ma anche la sinistra è spaccata. Articolo 1- Mdp schiera Claudio Fava che però non è sostenuto da Giuliano Pisapia pronto a convergere su Micari. Nel centrodestra intanto ancora non è sciolto il nodo Musumeci che continua a trovare sul suo percorso l'ostacolo rappresentato da Gianfranco Micciché di Forza Italia. Unica certezza la candidatura di Giancarlo Cancellieri per il M5S. Ma è soprattutto il campo del centrosinistra a risentire delle lacerazioni maggiori che potrebbero comportare anche conseguenze a livello nazionale in vista delle prossime elezioni politiche. Intelligonews ne ha parlato con la giornalista Chiara Geloni direttrice del sisto web di Articolo 1- Mdp.
Che succede in Sicilia: il centrosinistra è sull'orlo di una crisi di nervi?
"Ci sono dei problemi politici legati alla proposta da fare alla Sicilia, ma non parlerei di caos. Mi pare che in questa fase i problemi li abbia tanto il centrosinistra che il centrodestra. Entrambi stanno avendo difficoltà ad avanzare una proposta unitaria. Il centrodestra pare stia arrivando ad una soluzione, al centrosinistra evidentemente serve altro tempo per riflettere e decidere".
Il Pd ha un governatore uscente che è Crocetta pronto a ricandidarsi appellandosi allo statuto del partito che riconoscerebbe il diritto al secondo mandato. Il Pd però guarda oltre dando per scontata la sua uscita di scena. Siamo in presenza di uno strappo alle regole?
"La regola numero uno sarebbe quella che dice Crocetta, ossia ricandidare il governatore uscente. Nel momento in cui ciò non avviene il Pd apre di fatto un problema politico e indebolisce la propria proposta. Se il giudizio su chi ha governato è negativo, indubbiamente questo giudizio non può che coinvolgere l'intera coalizione: se invece il giudizio è positivo la gente giustamente si chiederà perché cambiare. Poi certo ogni regola generale può avere delle controindicazioni a livello territoriale. Evidentemente la valuatazione che si fa in Sicilia dell'esperienza di Crocetta è di non riproporla e questo inevitabilmente avrà un prezzo politico ed elettorale inevitabile. Anche perché se l'intenzione del Pd è quella di sostituirlo, dovrebbe quanto meno fare in modo di inserire anche Crocetta nella costruzione di un nuovo progetto politico e di governo della Sicilia. Ma il Pd è specializzato nel non saperlo fare, basti vedere i precedenti di Ignazio Marino e di Enrico Letta. Ogni volta che si è tentata una legittima sostituzione si è finiti per lasciare sangue sul campo".
Crocetta, ma anche Corradino Mineo a sinistra, accusano Leoluca Orlando di voler imporre la propria volontà rischiando di minare l'unità della coalizione privilegiando il rapporto con Alfano. E' davvero lui il responsabile della frattura?
"Orlando sta ragionando in termini siciliani, formulando una proposta che possa avere una massa critica sufficiente. Lui parla di proposta civica, nelle sue intenzioni ritengo lo sia, ma a livello nazionale questa proposta è diventata uno strumento politico in mano a Renzi che ha presentato il Pd a questo tavolo in alleanza con Alfano; alleanza che in realtà riguarda il piano nazionale e un accordo più vasto sulla legge elettorale e sulle prossime elezioni politiche".
Mdp schiera in campo Claudio Fava, ma Pisapia dice no e strizza l'occhio al Pd. Avrà ripercussioni questa decsione a livello nazionale nella costruzione del cantiere della sinistra alle politiche?
"Credo che Pisapia a questo punto debba dare un giudizio politico chiaro su questa operazione siciliana. La gente si attende chiarezza da parte sua non da Mdp. Articolo 1 la sua proposta ce l'ha ed è quella di Claudio Fava, un nome autorevole e con un passato di assoluto rispetto".
Ma quanto il voto in Sicilia potrà poi avere ripercussioni sulle alleanze in campo nazionale?
"Il voto siciliano è sicuramente importante, ma sono ancora più importanti i segnali che l'elettorato di centrosinistra sta lanciando da mesi, prima con il referendum del 4 dicembre 2016 poi con le amministrative di giugno. Gli elettori stanno chiedendo al centrosinistra di cambiare strada e una netta discontinuità rispetto allo stile e alle proposte degli ultimi anni. Purtroppo analizzando queste fasi preliminari delle elezioni siciliane non sembra che questi segnali siano stati compresi da chi di dovere".
Dal Pd?
"Il Pd sta perdendo sistematicamente tutti gli appuntamenti elettorali. Mi pare evidente che i maggiori problemi con gli elettori li abbia proprio il Pd. Ad altri è più difficile rimproverare qualcosa".
Intanto il M5S si sta giocando il tutto e per tutto in Sicilia? In caso di vittoria avrebbe la strada spianata per il Governo come ritengono Grillo e Casaleggio?
"Non vivo le elezioni siciliane come una specie di sfida all'O.K Corral. Il M5S al momento è più pronto di altri ai nastri di partenza. Loro il candidato lo hanno già e sono in piena campagna elettorale. Questo indubbiamente per loro è un vantaggio. Ma hanno anche molte contraddizioni che stanno emergendo al loro interno, vedi l'immigrazione e i problemi del governo nella Capitale. Contraddizioni di cui, volenti o nolenti, dovranno rendere conto"
Che succede in Sicilia: il centrosinistra è sull'orlo di una crisi di nervi?
"Ci sono dei problemi politici legati alla proposta da fare alla Sicilia, ma non parlerei di caos. Mi pare che in questa fase i problemi li abbia tanto il centrosinistra che il centrodestra. Entrambi stanno avendo difficoltà ad avanzare una proposta unitaria. Il centrodestra pare stia arrivando ad una soluzione, al centrosinistra evidentemente serve altro tempo per riflettere e decidere".
Il Pd ha un governatore uscente che è Crocetta pronto a ricandidarsi appellandosi allo statuto del partito che riconoscerebbe il diritto al secondo mandato. Il Pd però guarda oltre dando per scontata la sua uscita di scena. Siamo in presenza di uno strappo alle regole?
"La regola numero uno sarebbe quella che dice Crocetta, ossia ricandidare il governatore uscente. Nel momento in cui ciò non avviene il Pd apre di fatto un problema politico e indebolisce la propria proposta. Se il giudizio su chi ha governato è negativo, indubbiamente questo giudizio non può che coinvolgere l'intera coalizione: se invece il giudizio è positivo la gente giustamente si chiederà perché cambiare. Poi certo ogni regola generale può avere delle controindicazioni a livello territoriale. Evidentemente la valuatazione che si fa in Sicilia dell'esperienza di Crocetta è di non riproporla e questo inevitabilmente avrà un prezzo politico ed elettorale inevitabile. Anche perché se l'intenzione del Pd è quella di sostituirlo, dovrebbe quanto meno fare in modo di inserire anche Crocetta nella costruzione di un nuovo progetto politico e di governo della Sicilia. Ma il Pd è specializzato nel non saperlo fare, basti vedere i precedenti di Ignazio Marino e di Enrico Letta. Ogni volta che si è tentata una legittima sostituzione si è finiti per lasciare sangue sul campo".
Crocetta, ma anche Corradino Mineo a sinistra, accusano Leoluca Orlando di voler imporre la propria volontà rischiando di minare l'unità della coalizione privilegiando il rapporto con Alfano. E' davvero lui il responsabile della frattura?
"Orlando sta ragionando in termini siciliani, formulando una proposta che possa avere una massa critica sufficiente. Lui parla di proposta civica, nelle sue intenzioni ritengo lo sia, ma a livello nazionale questa proposta è diventata uno strumento politico in mano a Renzi che ha presentato il Pd a questo tavolo in alleanza con Alfano; alleanza che in realtà riguarda il piano nazionale e un accordo più vasto sulla legge elettorale e sulle prossime elezioni politiche".
Mdp schiera in campo Claudio Fava, ma Pisapia dice no e strizza l'occhio al Pd. Avrà ripercussioni questa decsione a livello nazionale nella costruzione del cantiere della sinistra alle politiche?
"Credo che Pisapia a questo punto debba dare un giudizio politico chiaro su questa operazione siciliana. La gente si attende chiarezza da parte sua non da Mdp. Articolo 1 la sua proposta ce l'ha ed è quella di Claudio Fava, un nome autorevole e con un passato di assoluto rispetto".
Ma quanto il voto in Sicilia potrà poi avere ripercussioni sulle alleanze in campo nazionale?
"Il voto siciliano è sicuramente importante, ma sono ancora più importanti i segnali che l'elettorato di centrosinistra sta lanciando da mesi, prima con il referendum del 4 dicembre 2016 poi con le amministrative di giugno. Gli elettori stanno chiedendo al centrosinistra di cambiare strada e una netta discontinuità rispetto allo stile e alle proposte degli ultimi anni. Purtroppo analizzando queste fasi preliminari delle elezioni siciliane non sembra che questi segnali siano stati compresi da chi di dovere".
Dal Pd?
"Il Pd sta perdendo sistematicamente tutti gli appuntamenti elettorali. Mi pare evidente che i maggiori problemi con gli elettori li abbia proprio il Pd. Ad altri è più difficile rimproverare qualcosa".
Intanto il M5S si sta giocando il tutto e per tutto in Sicilia? In caso di vittoria avrebbe la strada spianata per il Governo come ritengono Grillo e Casaleggio?
"Non vivo le elezioni siciliane come una specie di sfida all'O.K Corral. Il M5S al momento è più pronto di altri ai nastri di partenza. Loro il candidato lo hanno già e sono in piena campagna elettorale. Questo indubbiamente per loro è un vantaggio. Ma hanno anche molte contraddizioni che stanno emergendo al loro interno, vedi l'immigrazione e i problemi del governo nella Capitale. Contraddizioni di cui, volenti o nolenti, dovranno rendere conto"
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