Simpatica la gente del mio paese: accorta e riservata quando un po' di coraggio civico ci vorrebbe proprio e loquaci loquacissimi se possono i miei compaesani ledere e deturpare sotto l'usbergo dell'anonimato
Un blog di grandissimo successo, fingendo talora distrazione, sa anche ospitare anonimi post saturi non solo di infamanti querimonie ma di torbide accuse calunniatrici non da querela ma addirittura da denuncia di fatti perseguibili d'ufficio.
Ne sono stato vittima una volta io stesso e quindi posso accusare fondatamente.
Mando ieri due note acidulette e magari peggio. Ottengo plausi da chi non me l'aspettavo, ma da quelli che pur dovevano essere entusiasticamente d'accordo con me il corrucciato silenzio, persino l'ostentazione di una altezzosa indifferenza.
E' loro diritto: sia chiaro; ma mio sfizio iscriverli nel mio libro nero. E' un libro nero che sta tutto nella mia inossidabile memoria. Al momento e nell'occasione giusta, i mei aculei scoccheranno. E per loro non saranno divertenti. Certo non consento loro di aggredirmi "anonimamente". Chi vuol commentarmi è libero di farlo ma alla luce del sole. Diversamente io cestino istantaneamente. Finora non ho avuto motivo per ricorrere a siffatta dittatoriale mia supponenza. Una volta sola, forse, con un pretenzioso muntidurisi che senza nulla capire voleva ergersi a giudice di bello scrivere e di dotto sapere.
Questa nostra periferica contiguità, ancora scottata dalla nostra arroganza medievale, e come succuba della nostra egemonia feudale (come dire Castelluccio) ha dovuto sobbarcarsi alle nostre non simpatiche ma per noi soddisfacenti angherie: oggi talora con il loro barbaro strascichio di sillabe tendono a riprendersi il prestigio a nostro scorno. Arrivano persino a ribadire la stupida arroganza - irrisa da par suo dal notro grande Sciascia - di volerci tutti dannare all'imbecillità. Nessuno di appena buona intelligenza a Racalmuto: lo disse ad una madame Chatterley in miniatura un campiere della nostra signoria sulla Terra di Gibillini (chiamarla Gibillina è segno di incultura corrotta). Sutor ne ultra crepidam! anche a te.
Un blog di grandissimo successo, fingendo talora distrazione, sa anche ospitare anonimi post saturi non solo di infamanti querimonie ma di torbide accuse calunniatrici non da querela ma addirittura da denuncia di fatti perseguibili d'ufficio.
Ne sono stato vittima una volta io stesso e quindi posso accusare fondatamente.
Mando ieri due note acidulette e magari peggio. Ottengo plausi da chi non me l'aspettavo, ma da quelli che pur dovevano essere entusiasticamente d'accordo con me il corrucciato silenzio, persino l'ostentazione di una altezzosa indifferenza.
E' loro diritto: sia chiaro; ma mio sfizio iscriverli nel mio libro nero. E' un libro nero che sta tutto nella mia inossidabile memoria. Al momento e nell'occasione giusta, i mei aculei scoccheranno. E per loro non saranno divertenti. Certo non consento loro di aggredirmi "anonimamente". Chi vuol commentarmi è libero di farlo ma alla luce del sole. Diversamente io cestino istantaneamente. Finora non ho avuto motivo per ricorrere a siffatta dittatoriale mia supponenza. Una volta sola, forse, con un pretenzioso muntidurisi che senza nulla capire voleva ergersi a giudice di bello scrivere e di dotto sapere.
Questa nostra periferica contiguità, ancora scottata dalla nostra arroganza medievale, e come succuba della nostra egemonia feudale (come dire Castelluccio) ha dovuto sobbarcarsi alle nostre non simpatiche ma per noi soddisfacenti angherie: oggi talora con il loro barbaro strascichio di sillabe tendono a riprendersi il prestigio a nostro scorno. Arrivano persino a ribadire la stupida arroganza - irrisa da par suo dal notro grande Sciascia - di volerci tutti dannare all'imbecillità. Nessuno di appena buona intelligenza a Racalmuto: lo disse ad una madame Chatterley in miniatura un campiere della nostra signoria sulla Terra di Gibillini (chiamarla Gibillina è segno di incultura corrotta). Sutor ne ultra crepidam! anche a te.
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