giovedì 9 maggio 2013

Letera a Maria


A quei miei pochi e quindi carissimi amici FB, umilio una devota preghiera: mi risparmino domani i soliti voti augurali genetliaci: domani finisce il numero 79 ed inizia allo scoccar della mezzanotte dopo l’occaso il numero 80.

Finisce il mio celiare, sulla scia di Tiziano, quanto a gonfiarmi la mia senilità e le erinni sono pronte a beffarsi ora loro di me, vecchio, canuto, forse col solo parlare fiorito come cicale d’estate sull’albero, cioè su queste diavolerie cibernetiche, irriguardoso, beffardo, disamorato delle donne ma lontanissimo a vezzi omofili, che non guarda in faccia né a Dio né agli uomini – ed alcuni di loro potentissimi è riuscito da farli bagnare sotto per accontentare una mia ex amica, che di colpo mi odia più dell’anima sua – e data la tarda età appunto non teme niente e nessuno manco il giudice Imposimato che invero il 17 marzo del 1980 ebbe il sopravvento con una convocazione tramite un irriconoscibile marescialo di ampia epa, non regolamentare, solo per farmi dire se riconoscevo in un ingrandimento il mio compaesano Joe Macaluso (certo che lo conoscevo mi aveva con la sua debordante mole sconquassato una sedia inglese cui mia moglie teneva molto e si era sciroppato, a mie spese, non so quanti piatti di sardi a la racarmutisa.

Non temo gendarmi e mi dilettano le ambasciatrici della cultura nel mondo che vogliono ripiccatamente competere con me quanto a stupidi eruditismi, ignara la dessa che ad 80 anni ad imparare una cosa al giorno sovrasti le lunatiche quarantenne che all’improvviso scoprono che chiavre è bello ma non hanno nessuno che le metta sotto.

Mi vogliono giustiziare perché cerco di far svelare l’apparente suicidio, ma omicidio bello e buono, di via Nazionale accanto al n.187 ove una volta parcheggiava la vigilanza quella buona e non quella untuosa e supponente di adesso con caporioni che ignari di tutto credono davvero che sono riusciti a bloccare la finanza creativa del nipote del grande predecessore di un  tal ormai dismesso tremonti, e lo credettero perché convinti di essere stati edotti da quello che un tempo prima di passare al nemico cercava di insegnargli quello che sapeva pro domo sua. Ora costui dice di non avere tempo – ma tutto il giorno si annoia – per ricevere chi fa vigilanza democratica e sta in un sindacato rosso interno alla stessa BI che non ha nessuna volontà di demordere. Caro Visco lei è qui ammnito. Si informi e possibilmente provveda.

Un paio di volte, un maschio alle prese con un cuore cavo violaceo ed una femmina (che essendo bella, avvenente e colta ha tutto il mio senile trasporto) mi hanno dato del “gran maleducato”. Poveri miei genitori così ingiustamente maltrattati loro che hanno fatto di tutto per far di me un bimbo modello ed un giovinetto pio e devoto, e fino a vent’anni quasi quasi ci riuscivano, ma dopo deviai e in malo modo per voler disattendere dalla buona educazione impartitami da loro, da codesti integerrimi, correttissimi e persino delicati miei genitori.

Ora giacciono entrambi là a Racalmuto a Santa Maria: tra breve li raggiungerò e stavolta non facendo più il figlio “ca iè un shiuri, ca nesci la matina e ssa ‘rricogli a tri uri”. No cara mia genitrice che senza leggere hai scritto alle elementari un tema tanto bello che era l’orgoglio della maestra – quella buona, quella Vinci cattiva, no – e ti faceva girare per tutte le sganghete aule delle elementari pre-fasciste. No cara mamma, ti giuro che tra breve la mia bara sarà accanto alla tua e non ti lascerò mai più sola, per tutta la restante eternità.  E così anche con te caro papa. Quanto eri orgoglioso di me, facevo furore a scuola, entrai senza raccomandazione tra i “segretari in esperimento” della banca d’Italia, e mi ostentavi come un cimelio di guerra al Mutuo Soccorso destando invidia, malevolenza verso di te e dispetto verso d me. Nemo propheta in patria ed io a Racalmuto non son profeta anche per quella ripulsa del Mutuo Soccorso, quello là sempre a lu chianu castieddru. Ma non ti arrabbiare come solevi fare. Tra breve faccio mettere la ma bara tra te e mamma e ripiglieremo  quei discorsi senza senso e senza fine, anche questi per tutta l’eternità. Ogni tanto cercherò solo di sbirciare quella fanciullina bionda e dagli occhi cerulei che terremotarono i miei ancora incerti sentimenti ma mai riuscirono a farmi “dichiarare”: un mistero per tutti meno che per me che me lo porto arrossendo ancora sin dentro quella tomba scavata nelle ubertose terre dei frati francescani di Santa Maria.

Ma qui mi sono rifatto. Ho trovato moglie, splendida, amabile avvincente, magari con un sorriso talora rappreso, capace di sopportarmi per quarantadue anni, fedelissimo io ed altrettanto lei. Mi ha riempito la vita, mi ha regalato un tocco di felicità su questa banale terra ed io respiro, sospiro e traspiro solo per lei, MONOGAMICAMENTE. A me è bastata sempre una sola donna: mia moglie.

Se ora ad 80 mi va di fare spiritosaggini con questa o con quella è solo un gioco da vecchio, senza alcuna implicazione sentimentale o peggio sessuale. Perché io amo solo ed esclusivamente mia moglie. Che si è dovuta accontentare di un uomo mediocre, che ha fatto però grande carriera in BI mettendo paura anche a governatori, direttori generali, capiservizio, perché quest’uomo mediocre possiede una sola ma terribile dote una esplosiva genialità iconoclasta. E ciò tanto è piaciuto a quella grande donna che ha scelto di sposarmi. Grazie Maria.  

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