"Nel Vangelo di Giovanni, quando Gesù disse di essere venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità, Pilato domanda: 'Che cosa è la verità?'
E' l'eterna domanda che può trovare risposta soltanto nella verità, non in una spiegazione o definizione della verità. La verità è. 'Io sono colui che sono'. E così la verità è colei che è. Il potere ne vuole spiegazione allo stesso modo che della menzogna in cui si inscrive può darne. Pilato domanda. Gesù non risponde. [...] Giovanni, il più letterato degli evangelisti, forse sapeva che quel particolare [lo spostarsi di Pilato dal pretorio alla corte detta 'il lastricato'] sarebbe valso a dar verità a tutto l'insieme.
E in conclusione: alla domanda di Pilato - "Che cosa è la verità?" - si sarebbe tentati di rispondere che è la letteratura."
Apprendo, accetto, condivido la lezione sciasciana: la verità evangelica è la LETTERATURA. Vallo a far capire a preti, monache, credenti ed orsoline che la verità del Cristo - quel Cristo che aveva sancito IO SONO LA VERITA - è letteratura.
Sciascia, nelle vesti di "esegeta e critico" evangelico, annota morde ma pudicamente more solito si ritrae: per assolverlo, diciamo che aborre il dogma.
Solo che inopinatamente al dogma ricorre: il potere quale menzogna in cui si inscrive; il suo grande evangelo: potere uguale menzogna.
Menzogna, dunque, Sciascia maestro di buona politica, civile profeta, il cittadino impegnato. Da ultimo, nel piccolo, l'eterno galantuomo del Circolo Unione. Una giovanile proficua letterariamente frequentazione, ebbe a disertare il salone delle inutili ciarle serotine: parola di chi lesse e trascrisse uno per uno tutti i verbali del sodalizio di via Rapisardi che fu anche il mio. Ora transfughi ed estranei novelli dirigenti ne gestiscono questa piccola MENZOGNA SCIASCIANA.
Post scriptum: mi contraddico, Invero appare un verbale in cui si condona la morosità dei tempi di Sciascia morente.
E' l'eterna domanda che può trovare risposta soltanto nella verità, non in una spiegazione o definizione della verità. La verità è. 'Io sono colui che sono'. E così la verità è colei che è. Il potere ne vuole spiegazione allo stesso modo che della menzogna in cui si inscrive può darne. Pilato domanda. Gesù non risponde. [...] Giovanni, il più letterato degli evangelisti, forse sapeva che quel particolare [lo spostarsi di Pilato dal pretorio alla corte detta 'il lastricato'] sarebbe valso a dar verità a tutto l'insieme.
E in conclusione: alla domanda di Pilato - "Che cosa è la verità?" - si sarebbe tentati di rispondere che è la letteratura."
Apprendo, accetto, condivido la lezione sciasciana: la verità evangelica è la LETTERATURA. Vallo a far capire a preti, monache, credenti ed orsoline che la verità del Cristo - quel Cristo che aveva sancito IO SONO LA VERITA - è letteratura.
Sciascia, nelle vesti di "esegeta e critico" evangelico, annota morde ma pudicamente more solito si ritrae: per assolverlo, diciamo che aborre il dogma.
Solo che inopinatamente al dogma ricorre: il potere quale menzogna in cui si inscrive; il suo grande evangelo: potere uguale menzogna.
Menzogna, dunque, Sciascia maestro di buona politica, civile profeta, il cittadino impegnato. Da ultimo, nel piccolo, l'eterno galantuomo del Circolo Unione. Una giovanile proficua letterariamente frequentazione, ebbe a disertare il salone delle inutili ciarle serotine: parola di chi lesse e trascrisse uno per uno tutti i verbali del sodalizio di via Rapisardi che fu anche il mio. Ora transfughi ed estranei novelli dirigenti ne gestiscono questa piccola MENZOGNA SCIASCIANA.
Post scriptum: mi contraddico, Invero appare un verbale in cui si condona la morosità dei tempi di Sciascia morente.
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