martedì 24 settembre 2013
HO UCCISO MIO FIGLIO, da noi messo in scena nel teatrino credo oggi sventrato della Sagrestia della Madrice di Racalmuto.
4 commenti:
- Lillo Taverna ha detto...
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Diciamo che Gino Caprera poté essere uno pseudonimo ma ai miei tempi così si chiamava così lo chiamavano, così voleva essere chiamato. Negli anni i Trenta cospicuo avanguardista nelle colonie elioterapiche fasciste, di cui teneva diari e documenti Luigi Di Marco, viene segnato immancabilmente Gino Caprera. Ha senso contravvenire post portem ai suoi rispettabilissimi desiderata?
- 25 settembre 2013 alle ore 05:49
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Caro Taverna
la polemica con i figli di Craparo non c'interessano. Come mai non Le piace fare riferimento a un fatto storico a tutti i vecchi noto a Racalmuto? e cioè che Gino era stato baciato dal Duce quando è passato dalla stazione di Racalmuto ed era diretto ad Agrigento? forse perchè non è materia utile per suscitare cortile? Forse non è utile far sapere che i fascisti paesani amavano Gino per questo?
Eviti le polemiche che non sono producenti e riferisca dati storici obiettivamente avvenuti.
Comunque, buon lavoro. - 26 settembre 2013 alle ore 18:07
- Lillo Taverna ha detto...
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Essendo lei anonimo non ha titolo alcuno per stabilire che certe mie polemiche interessino e ancor meno può dare disposizioni. Forse davvero lei è un residuato bellico del fascistissimo periodo della vituperabile era. Ma le veline Stefani sono ora molto risibili. La polemica con i figli di Capraro (ma io parlo di Caprera, così lo chiamavano ai tempi in cui lo frequentai e se qualcuno lo chiamava Capraro si offendeva persino) mi è stata proprio estorta. Ma sono stato aggredito da una caterva di post con richieste assurde. Peraltro avevo chiamato Gino Caprera "fascistissimo" per commemorarlo e credo che sia stato solo io a farlo. Alla famiglia è venuta ora voglia di non solo contestarmi (ne aveva pieno diritto), ma di dileggiare la mia peraltro dichiarata vecchissima età. Io oltretutto sono un libertario e faccio quello che faccio per mio esclusivo diletto e ad anonimi come lei faccio pernacchie culturali di vero gusto. Posso io parlare di un fatto storico come il bacio del duce che apprendo solo stasera, ammesso che sia vero? Se sapessi le sue generalità signor anonimo sai che cortile che farei ai suoi danni perché sappia che sono trent'anni che cerco e trovo e per ogni presuntuoso e incivile che dovesse importunarmi ho pane per i miei denti sino all'ennesima generazione. Io se non faccio polemiche mi annoio e siccome non tendo ad altro che ad evitare ritorni depressivi sappia che continuerò a far polemiche. Non so poi nella sua albagia cosa intende per "dati storici obiettivamente avvenuti". Certo ho tutta la documentazione delle cosiddette colonie elioterapiche. Sia maschili che femminili. Che gran goduria che facevate voi grandi fascisti, no? Debbo fare ammenda con la famiglia Craparo. In effetti nelle carte Di Marco mi trovo due non Caprera ma due Capraro: Carmelo e Giuseppe. Come da costoro sia venuto fuori il bravo regista GINO Caprera del 1950 non so e non so manco se vi è vera discendenza. Io ho conosciuto, ammirato e applaudito il regista GINO CAPRERA come annunciavamo nelle locandine sia pure sagrestane. Ma una cosa è certa non me ne preoccupo. Aggiungo he persino provavo timore riverenziale verso il signor regista Gino Caprera (ma avevo solo sedici anni). Si intende che verso di lei signor coraggiosissimo anonimo non ho alcun timore riverenziale e dei suoi appunti o ordini me ne sbatto altamente.
- 27 settembre 2013 alle ore 00:00
- Lillo Taverna ha detto...
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Debbo di sicuro chiedere scusa ai figli del signor GINO CAPRARA per essermi lasciato andare. Già ho fatto gli elogi e una commossa commemorazione al tempo della dipartita del signor Gino. Mi era persino sembrato che la famiglia avesse apprezzato. Quanto all'epiteto di "fascistissimo" come si vede dall'insolente post che ho pubblicato per sbeffeggiarne il nostalgico ANONIMO autore, diciamo che è (e sicuramente era) un omaggio alla fede politica cui almeno sino a quando non lasciai Racalmuto era luogo comune. Gino Caprara fu personaggio noto ed apprezzato a Racalmuto. Per tesserne le lodi dovevo chiedere il permesso alla famiglia? Mi è sembrato un atto ostile (che credevo e credo immeritato). Quanto al figlio del signor Gino, vengo ora a sapere che pare che sia persino sacerdote, quindi buon conoscitore del latino ed altro. Una piccola ammenda dovrebbe farla: non si dileggia nessuno per il suo eccessivo carico di anni. Ed io - ormai ben noto a Racalmuto - sono tipo collerico e dalla penna salace. Non è molto igienico provocarmi. Infatti non ricevo tanti commenti, figuriamoci poi se anonimi. Se il figlio del signor Gino mi vuol "perdonare" (ma fuori dal confessionale, essendo non credente in toto) farò la penitenza che mi dovesse infliggere: non certo un qualche pater o ave.
- 27 settembre 2013 alle ore 22:02