Alla domanda: ma codesta Santa Rosalia Sinibaldi è esistita davvero? gli storici seri anche ecclesiastici arricciano il naso. Andatevi a leggere di P. Collura, scienzato della paleografica e storico eccelso, Santa Rosalia nella storia e nell'arte, Palermo 1977, e mi darete ragione. Certo dovete essere uomini di cultura raffinata, non sicofanti della speculazione edilizia o diaconi a pagamento.
Se poi giriamo la frittata e ci domandiamo: ma davvero codesta santa, codesta fragile fanciulla che alla Quisquina in una grotta stigia senza aver mai studiato lettere antiche si mette ad incidere sulla dura pietra una epigrafe dal latino perfetto ed elegante? lo scetticismo diviene assordante. Se infine per vecchie manie campanilistiche la vogliamo far nascere a Racalmuto, il sospetto di grande truffa è indomabile. Almeno un tempo la volevano - padre Cipolla, padre Scimè S.J., padre Parisi S.J. - far nascere nel vetusto castello racalmutese anche se con tutte le migliori intenzioni non è agevole ricondure quei due trecenteschi torrioni sotto l'impero di Guglielmo il Malo. Ma ora che la vogliono far nascere in un maniero mercantile del mugnaio Romano retrodatabile al massimo a fine Settecento, non so se indignarmi o riderci soptara. Voi che ne dite?
Hanno trafugato dallo spoglio di padre puma un foglione di quattro pagine e hanno credutro che chissà quale attendibilità probante potesse avere. Noi quel foglione l'abbiamo avuto tra le mani e l'abbiamo sottoposto alle nostre celebrate manie ispettive da trent'anni. Lo pubblichiamo qui per far presente, che è grafia dell'arciprete Genco che poi sappiamo essersi recato a Palermo per scopiazzare alcuni passi del Cascini. Noi abbiamo riscontrato a Roma quei passi ed altro alla Biblioteca Nazionale. Siamo andati oltre. Abbiamo appurato come della faccenda di Santa Rosalia si è occupata la Santa Inquisizione e il padre Spucces dovette partirsi da Palermo nel 1642 per cercare di fare quadrare le peregrinazioni improbabili di questa fanciulla dall'AULA di Gugliemo il Malo alle Grotte della Quisquina ove incise il suo angelico epitaffio e morta giovanissima ebbe il tempo, portata dagli Angeli, ad andare a morire nelle grotte di Monte Pellegrino nel 1160 (SIC! 1160). Comunque Rocco Pirri in un ottimo latino qualcosa riuscì a quadrare il cerchio di talché i padri boillandisti abbozzarono un quadro accettabile e la Sacra Congregazione dei Riti potè acconsentire che il 4 settembre la si celebrasse come santa. Ma attenzione con i limiti ed il rigore storico che sono prerogativa delle congregazioni vaticane. Qualcuno tentò di sgarrare nel Settecento e si beccò fior di scomuniche. Certo ora non scomunicano più ma è per questo che il mio amico padre Puma prima di decidersi a dare spago agli adoratori racalmutesi di Santa Rosalia ce ne volle. Ora, dopo quello che ho sentito l'altra sera, dopo che iattantemente si vuol far nascere la santa a Racalmuto nel 1130, quando cioè a Racalmuto non c'era nulla, manco il toponimo, non dico la scomunica ma i veti arcivescovili e papali stanno dietro l'angolo. Sarò il primo a sensibilizzare tali autorità bianche rosse violacee a non consentire che si facciano bere al popolo dei fedeli di Racalmuto siffatte baggianate. Ed ho documenti, diplomi, carte vaticane per dimostrare sacrilega e forse truffaldina tanta spudoratezza. Pubblico il documento della Matrice che ad onta di padre Genco spesso sintassi e grammatica vanno a farsi benedire. Scribere DASSE per DESSE per me è gravissimo. L'annotazione Dn Ferdinando Martino fondatore dell'ospedale è uno spurio appunto e non certo una firma. Quel Martini lo sappiamo tutti che era uno squilibrato ed anche incolto. Sull'ultimo foglio quella ricerca sui Normanni la dice lunga sull'imbarazzo di padre Genco a doveva spiegare come potesse nascere a Racalmuto una Sinibaldi in tempi Normanni. Sotto la calligrafia cambia. E non più padre Genco ma altri (io penso padre Casuccio) vi inzuppa l'autorevolezza dell'ottocentesco 'Padre Antonio Parisi'. Già ipse dixit. Ma padre Parisi non può neppure dirsi Platone.
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