La cosa che mi diverte di più nel sentire gente anche colta fare storia di Racalmuto è quando vengono a raccontarmi che una certa lecconeria storica La cosa che mi diverte di più nel sentire gente anche colta fare storia di Racalmuto è quando vengono a raccontarmi che una certa lecconeria storica è vera perché pur riferendosi a mille anni fa, l'ha raccontata la vecchia zia Carolina, novantenne per di più. Così tanto per dire, Santa Romana Chiesa che ha derubricato San Calogero in Sicilia, San Gennaro a Napoli e la Venuta della Madonna a Racalmuto (P. Morreale, S.J con sardoniche note di Sciascia in Gli Amici della Noce) dovrà rimangiarsi la scomunica contro chi sta povera Santa Rosalia Sinibaldi chi la fa nascere qui, chi la fa nascere là. Codesta Santa che a ben congetturare potrebbe essere nata a Rocca Sinibaldi dalle parti di mia moglie, nella valle del Salto cioè, è divenuto sicuro che sia stata partorita sotto l'arco di don Illuminato . , magari perché lì vicino c'era la rota dei Reietti a lu Culleggiu di li manache di patri Elia. A me l'ha assicuratu la mia dirimpettaia Rita la Mula di anni 120 raccontandomi persino che erano state insieme fino a quando non sono state affidate a Rusalia la Strascinata per l'allattamento. Mi chiedo come è possibile? Gli storici seri non sanno se è mai esistita una Santa Rosalia Sinibaldi, men che meno sanno il secolo della nascita (se mai vi è stata una tal Virgo Panormitana) e al mio paese assicurano che è nata da noi. A mia mi ficiru vidiri sinu la cuppuliddra e la naca chiddra a corda, nni lu sottoscala di lu Cannuni. Seriamente ne predicò a San Giuseppe il dottissimo gesuita padre Salvatore Scimé S.J. affermando che la fonte era patri Cipuddra, sì quello di scura e fuddra. Intanto a pagina 748 delle sue Memoriae Agrigentinae Ecclesiae scrive il titano della storia sacra siciliana l'abate Don Rocco Pirri: haec sanè Virgo cum ex aula Regis Guill. I. asperioris vitae desiderio acta, Deo impellente profugit ad Quisquinae paternae ditionis iuxta Bivonam agros, in eremum Angelis (ut creditur) comitantibus, se contulit. Non vi è dubbio che si tratta di Guglielmo I di Sicilia, detto il Malo, quindi 1131-1166. Sta Rosalia quindi risalirebbe a quell'epoca dieci anni in più dieci anni in meno. Ora su questo mi taglio anche gli zebedei: a quell'epoca Racalmuto non esisteva. Bisogna arrivare al 1375 per essere questo nostro un paese di 600 anime e secondo l'arcidiacono Bertrand du Mazel c'erano solo 136 case addirittura copertae palearum, Non c'era manco il Castrum che figura nella carte vaticane solo una ventina di anni dopo. Carta canta e villan dorme.
giovedì 4 settembre 2014
La cosa che mi diverte di più nel sentire gente anche colta fare storia di Racalmuto è quando vengono a raccontarmi che una certa lecconeria storica è vera perché pur riferendosi a mille anni fa, l'ha raccontata la vecchia zia Carolina, novantenne per di più. Così tanto per dire, Santa Romana Chiesa che ha derubricato San Calogero in Sicilia, San Gennaro a Napoli e la Venuta della Madonna a Racalmuto (P. Morreale, S.J con sardoniche note di Sciascia in Gli Amici della Noce) dovrà rimangiarsi la scomunica contro chi sta povera Santa Rosalia Sinibaldi chi la fa nascere qui, chi la fa nascere là. Codesta Santa che a ben congetturare potrebbe essere nata a Rocca Sinibaldi dalle parti di mia moglie, nella valle del Salto cioè, è divenuto sicuro che sia stata partorita sotto l'arco di don Illuminato . , magari perché lì vicino c'era la rota dei Reietti a lu Culleggiu di li manache di patri Elia. A me l'ha assicuratu la mia dirimpettaia Rita la Mula di anni 120 raccontandomi persino che erano state insieme fino a quando non sono state affidate a Rusalia la Strascinata per l'allattamento. Mi chiedo come è possibile? Gli storici seri non sanno se è mai esistita una Santa Rosalia Sinibaldi, men che meno sanno il secolo della nascita (se mai vi è stata una tal Virgo Panormitana) e al mio paese assicurano che è nata da noi. A mia mi ficiru vidiri sinu la cuppuliddra e la naca chiddra a corda, nni lu sottoscala di lu Cannuni. Seriamente ne predicò a San Giuseppe il dottissimo gesuita padre Salvatore Scimé S.J. affermando che la fonte era patri Cipuddra, sì quello di scura e fuddra. Intanto a pagina 748 delle sue Memoriae Agrigentinae Ecclesiae scrive il titano della storia sacra siciliana l'abate Don Rocco Pirri: haec sanè Virgo cum ex aula Regis Guill. I. asperioris vitae desiderio acta, Deo impellente profugit ad Quisquinae paternae ditionis iuxta Bivonam agros, in eremum Angelis (ut creditur) comitantibus, se contulit. Non vi è dubbio che si tratta di Guglielmo I di Sicilia, detto il Malo, quindi 1131-1166. Sta Rosalia quindi risalirebbe a quell'epoca dieci anni in più dieci anni in meno. Ora su questo mi taglio anche gli zebedei: a quell'epoca Racalmuto non esisteva. Bisogna arrivare al 1375 per essere questo nostro un paese di 600 anime e secondo l'arcidiacono Bertrand du Mazel c'erano solo 136 case addirittura copertae palearum, Non c'era manco il Castrum che figura nella carte vaticane solo una ventina di anni dopo. Carta canta e villan dorme.
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