Lo sbarco in Sicilia del reo confesso Geronzi, l'ex
banchiere della Banca d'Italia
Ma come non capire come non rendersi conto che con
quell'autorevole benestare della BANCAD'ITALIA sia stato maciullato il povero
sistema bancario siciliano: BS e SICILCASSA (ed altre realtà finanziarie di
casa nostra), in fumo. Leggendo di questo traccheggio tra Tesoro, Draghi, BI
Geronzi e quel gran gotha di allora quasi quasi mi dicevo: forse era meglio se
finivano in mano agli olandesi. Certo che avendo visto come è finito il
MPS cominciai a dubitare della mia
saggezza.
Torneremo ovvio sulla faccenda. Incuneeremo nostre piccole
cattiverie. Lo so che non servirà a nulla. Quante volte ho cercato di spingere
questi nostri attuali politici, tutti codesti moralisti dell'undicesima ora a
pendere a riprendere in considerazione storie come questa, non pare far storia
o storie, ma per cercare di recuperare i tesori perduti. E' ancora possibile,
sarebbe doveroso. Ma come posso aver fede in gente che ciarla, che scomunica
che come i capponi di Renzo si flagellano fra loro, ma un briciolo di sapienza uno ardimento altruistico, una voglia di dare
gloria benessere ed avvenire ai loro
compatrioti di nazionalità siciliana non ce l'hanno.
In questo blog che TRS98 vorrebbe persino espellere dalle
graduatorie Alxa, dirò la mia, ripeterò la mia. Vox clamantis in deserto?
Neppure quella! Sono troppo piccolo per essere sentito, sono troppo addentro a
tante segrete cose nazionali bancarie e finanziarie per non essere temuto. Il
silenzio mi si addice. Basta non pr Novembre del 2012.
Finalmente leggo, posso leggere:
"[pag. 144] LO SBARCO IN SICILIA - Il direttore generale della Banca d'Italia,
Vincenzo Desario, aveva ricordato in parlamento l'elevata esposizione della
Sicilcassa verso il costruttore catanese
Gaetano Graci. Secondo il sindacato dei bancari Cgil, dei 4 mila miliardi di
crediti in sofferenze, mille erano verso una serie di famiglie che ricorrono
nelle inchieste sulla criminalità organizzata - Greco, Farinella, Inzerillo,
Spatola, Gambino, Sansoni- e 2 mila verso Graci, ma anche verso Costanzo e
Cassina, i Cavalieri del lavoro di Catania che finirono sotto inchiesta per le loro connessioni con
la mafia.".
"Questo narravano le cronache, e può essere stato
elemento d'interesse per i cronisti dell'epoca. L'altra banca regionale era il Banco di Sicilia, un istituto di
credito d diritto pubblico trasformato in società per azioni e reduce da un
commissariamento, causa l'eccesso di credito di difficile se non impossibile
esazione. Nel settembre del 1997, il Banco di Sicilia aveva rilevato le
attività bancarie della Sicilcassa dai
liquidatori ......
"Che in questo momento, estate del 2012, non hanno
ancora terminato la procedura aperta ormai da 5 anni.
"Storie siciliane. Ma ai nostri fini va ricordato che
per prendere gli sportelli della Sicilcassa con le loro attività e passività,
il Banco di Sicilia dovette essere capitalizzato per mille miliardi dal
Mediocredito Centrale. Che così ne divenne l'azionista di maggioranza assoluta,
superando la Regione Sicilia ai cui fondi nei primi anni novanta avevano fatto
ricorso sia la Cassa sia il Banco. Due anni dopo, nella primavera del 1999,
mentre tutta l'Italia guardava alle scalate tentate ma non consumate su di noi
e sulla Comit, il Tesoro avviava la privatizzazione del Mediocredito Centrale.
E' in quel contesto che la Banca di Roma, perseguendo un suo progetto di
crescita, presenta la proposta vincente.
"Vincente o migliore? Il Banco di Sicilia faceva gola anche
a u gruppo di banche popolari, guidate dalla Banca Popolare Vicentina, e a
UniCredit.
"La cordata. che faceva capo alla Vicentina di Gianni
Zonin, gran produttore di vino, si era detta pronta a rilevare solo il 30% del
capitale del Mediocredito lasciando al Tesoro l'incombenza di collocare il resto in Borsa.
"Era una facoltà prevista nel bando di gara per le
offerte. Avrebbe consentito di caricare sul 30% un premio di maggioranza. Il
Tesoro, con la borsa di allora, avrebbe potuto vendere bene.
"Ma il Tesoro trovò più conveniente vendere in blocco .
Lo chiarirono a ottobre, con una loro lettera., il Credit Suisse e la JPMorgan,
Advisor del Mediocredito. Nel gioco dei rilanci, la Banca di Roma mise sul
tavolo 3.945 miliardi. UniCredit offrì di meno. E proporzionalmente inferiore
si rivelò infine anche la cifra della Popolare Vicentina. Dunque, la nostra
proposta vinse perché era la migliore.
"A me risultano due altri fatti. Il primo è che
UniCredit, asai più forte della Banca di Roma, offrì di meno perché la Banca
d'Italia gli fece capire che non era gradita una sua insistenza sul Banco di
Sicilia. Il secondo fatto è registrato nei verbali di garanzia sulle
privatizzazioni, il Comitato Draghi. Ebbene. viste le proposte, il Comitato
Draghi riconobbe la maggior consistenza monetaria dell'offerta della Banca di
Roma, ma, come risulta dai verbali, subordinò il proprio parere favorevole
all'invio di un attestato della Banca di Italia sulla solidità della forza
manageriale del pretendente, . In quei giorni da Palazzo Koch, sede della banca
centrale, filtravano indiscrezioni su riserve della Vigilanza in merito al
vostro piano industriale.
"Erano i soliti veleni che accompagnano questi passaggi
dove i gruppi manageriali delle società oggetto delle offerte d'acquisto intorbidano le acque per difendere
le proprie posizioni. Così come non darei alcun credito a chi parla di
gradimento della Vigilanza. Immagino che, per l'alta dirigenza del
Mediocredito, fosse preferibile la soluzione delle popolari: un azionariato
consortile con non più del 30% avrebbe lasciato le posizioni delle persone al
punto di prima. Lasciamo dunque perdere le indiscrezioni e stiamo ai fatti.
L'acquisizione del Banco di Sicilia
avvenne con la piena autorizzazione della Banca d'Italia. Né avrebbe potuto
essere altrimenti, date le regole di Vigilanza. Di quelle che lei presenta come
cautele del Comitato Draghi, invece, non venni a conoscenza. Ma a me non pare
poi così strano che il Comitato Draghi volesse avere anche il conforto della Banca
d'Italia. Si può dire che era una condizione ovvia.
"Sarebbe stata ovvia, se analogo conforto fosse stato
richiesto in quel modo anche nella privatizzazione delle altre banche. Ciò che
a me non risulta. D'altra parte, nel 1999, la Banca di Rima non aveva mezzi
propri con cui finanziare questa operazione.
"Non possiamo discutere su ciò che decise o non decise
quel Comitato senza documentazione e dichiarazioni dei componenti.
"Lei ha ragione di dire questo, perché non conosceva
quella deliberazione del Comitato Draghi. Io ne riferivo perché sono molto bene
informato sulle decisioni e sulle motivazioni di quel non trascurabile
Comitato.
"Se fosse vero ciò che lei dice, allora si dovrebbe
dedurre una non edificante scelta di deresponsabilizzazione del Comitato: cosa
alla quale non posso credere fino a prova contraria. Resta il fatto, più duro
di tante chiacchiere che la Banca di Roma non ebbe difficoltà a finanziare
l'esborso, che peraltro già trovava compenso nei 1600 miliardi di liquidità in
casa del Mediocredito Centrale. Vennero emessi prestiti subordinati a lungo
termine e con un tasso interessante destinati alla clientela migliore. Che
prontamente sottoscrisse.
"Eppure, nell'offerta vincolante presentata al Tesoro,
tra le fonti di finanziamento la Banca di Roma indicava un aumento di capitale
da 2.400-2.800 miliardi. Perché non venne fatto?
"La Fondazione Cariroma, al dunque, manifestò
difficoltà e così pure la Toro. Abn
Amro, invece, sarebbe stata pronta a coprire le quote degli altri. Ma in in tal
modo avremmo consegnato la banca agli
olandesi e questo non stava né nei patti né negli auspici. Di qui, i prestiti
subordinati. Che in parte concorrevano a formare il patrimonio di
Vigilanza".
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