Lo confesso: ho avuto un moto di delusione quando ho sfogliato il volume zibaldone del Comune di Pescorocchiano e ho dato uno sguardo al testo sulle epigrafi cicolane del Flamini.
Quel che leggo a pag. 133 smaschera in un certo qual senso il Lugini, mio notorio idolo. All'Aquila il 20 febbraio 1859 l'Intendente Niccolò Dommarco stilava questa ufficiale relazione: " ... ... tal Gregorio Domizi nella valle che giace sotto Nesce, ... guidato da alcuni rottami di mattoni, prese negli andati giorni , a fare uno scavo in un terreno di suo dominio. Si avvenne in sulle prime in una piccola stanza la figura di un parallelogramma, la quale ... poteva essere un privato sacello [...] Il pavimeno .. era tutto di grandi pietre , tra le quali molte di finissimo marmo bianco. .... Confuse poi tra i rottami, ed i cementi sono rinvenuti in quella camera parecchi frammenti di altre iscrizioni, e talune intere.".
Sussulto: ecco da dove attinge il Lugini tutte quelle notizie sulla sua importante XXXIV epigrafe di pag. 93. L'epigrafe - secondo il Lugini - fu scoperta nel 1859 da un "tal Gregorio Domizi mentre scavava il terreno di un suo poderetto al disotto di Nerse fra i rottami di epigrafi latine e di statue in un antico edificio".
Frammento "di epigrafe in lingua e paleografia osca" dirà per il successivo reperto epigrafico. E mi pare che anche lo stesso Terenzio Flamini non ha difficoltà a d accettare che di lingua osca si tratti e di caratteri oschi (a pag. 139 del volume di Pescorocchiano trovo infatti: " T. Flamini, Epigrafi osche a Nersae"). Come mai all'improvviso un ripensamento? Niente più lingua osca ma semplici caratteri di imprecisati alfabeti d'uso popolare. Così mi è sembrato di sentire nel convegno di questo mese di maggio nelle Stalle Morelli.
Sia comunque come sia, resta singolare cha anche nel pagus di Nesce (che i locali pronunciano Nece)non si dia importanza a questa terminologia osca e soprattutto a questo atto di battesimo. Nersae è osca e nell'epigrafe XXXIV del Lugini abbiamo l'aggettivo NERSENSE.
Un sacello commemorativo sorgeva a Nersae. Stava in terreni di "tal GREGORIO DOMIZI". Ancora non si individua dov'era questo fondo? forse oggi requisito dalla curia vescovile che mi confermano opporsi sine titulo ad ogni forma di ricerca stratigrafica archeologica.
Sempre nell'interessante libro zibaldone del Comune di Pescorocchiano di cui qui in foto trovo che a Nesce nel 1821 un tal Michele Domizi era caporale delle Guardie interne di sicurezza; e come abbiamo visto un altro Domizi nel 1859 era proprietario di belle terre giù a Nersae. Famiglia quindi di rilievo,come famiglie di rilievo dovevano essere quelle delle guardie del 1824 Felice D'Angelantonio, Salatore Fabrizi, Marcantonio Muzi, Lorenzo D'Angelantonio, Pietroantonio Martinelli, Celestino Martimnelli, Benedetto Di Stefano e Domenicoantonio Giuliani. Per non parlare di altri notabili di Nesce che qui e là s'impongono all'attenzione come abbiamo avuto modo di scrivere in nostri post che a quanto pare non destano molto interesse tra tutti questi ATTUALI STUDIOSI CHE SI STANNO ADOPERANDO - MERITEVOLMENTE - PER IL RECUPURO DELLE MEMORIE DI QUESTA PARTE ALTA DEL CICOLANO.
Calogero Taverna
Nessun commento:
Posta un commento