TEMPO FA MI PERMETTO UNA
LETTERA UN PO' FUORI I CONVENEVOLI.
Alfredo mi sembra che si
sia ripiccato ed è insolitamente altezzoso quasi a sfiorare
l'insolenza.
Ecco la botta e risposta:
Spinci viscotta e
ciampelli, ma nenti cassata
scrivi
a Alfredo Sole
Di
Calogero Taverna (da Racalmuto)
La
lettera
Carissimo
Alfredo
oggi
ti viene spedito un pacco di dolci: si tratta delle specialità di
Capitano il giovane pasticciere di Racalmuto che non so se ai tuoi
tempi era in auge come adesso. Come ti ho detto non ti ho mandato la
promessa cassata di ricotta locale
perché
non mi viene assicurato un arrivo integro. Capitano mi dice che
occorrerebbe una autorizzazione, ma io gli ho detto di mandarti il
pacco lo stesso. Vedi tu se puoi preavvisare chi di dovere dicendo la
verità e cioè il mittente è il dottore Calogero Taverna già
ispettore di vigilanza della Banca d'Italia, già superispettore del
SECIT al tempo del rigoroso ministro Reviglio, ed alto. Digli che mi
assumo ogni responsabilità e per favore non facciano andare in
malora le prelibatezze racalmutesi: magari mangiatevele insieme.
Debbo
essere sincero: perché alla tua rispettabile età non cessi di
essere "ostativo"; se vogliono collaborazione dagliela. Non
vedo quali segreti puoi ora svelare che loro non sanno
abbondantemente. Dopo ventun'anni chi puoi più danneggiare? Sono
tutti o morti o furbescamente pentiti. Il tuo primo errore? Io son
convinto che la mafia non c'entrava per nulla; diciamo che è stato
un delitto d'onore (che io stigmatizzo come ogni altro crimine di
sangue). Lu 'zza Alfonzu era sboccato e di lingua talora scurrile. Ad
un giovane cu lu tascu tuortu potevano saltare i nervi
e
freddare chi ti oltraggiava. Se qualcuno gli andava in quella
campagna con intenti mafiosi lu 'zza Alfonzu l'avrebbe subito
subodorato e l'avrebbe lui fulminato prima che varcava il cancello.
Dopo le faide mafiose sono esplose tremende, letali, imperdonabili.
Hai sbagliato ed è giusto che paghi, ma perché volerti ostinare ad
essere "ostativo". Tu mi dirai che non sei per nulla
"ostativo", ma per quello che mi racconti (mettiamo con le
tue magliette provocatorie, sei sicuro di esser furbo?). se ti va di
essere "rompicoglioni" tu si sutta e paghi lu pizzu. Dicono
che nel tuo vecchio ambiente
era
d'obbligo dirsi: calati juncu ca passa la china. Sto sbagliando e di
grosso: ma io son fatto così. Tuo figlio è molto amico di un romeno
che ho preso sotto la mia protezione (economica). E' fidanzato - mi
pare - con una bella e brava ragazza. Non sapeva neppure che tu
scrivi su articolo21.
Mio
padre avrebbe soggiunto: parabbula significa: sceccu! Non ho mai
capito cosa significasse, ma mi va lo stesso di ripeterlo qui.
Ti
abbraccio ancor più paternamente di prima.
Calogero
Taverna
La risposta
Non ho ancora
ricevuto il pacchetto di libri di cui mi scrivi. Sono curioso di
leggere Luckacs. Per quanto riguarda i dolci, anche Capitano ha
torto. Non ci vuole una autorizzazione. A parte il fatto che di dolci
entrano solo biscotti che non siano ricoperti di zucchero velato o
creme varie, c'è il problema che i pacchi postali (esclusi i pacchi
contenenti libri) debbano provenire da un familiare. Se il mittente
non è conosciuto, cioè non registrato come parente, neanche lo
ritirano il pacco, verrà mandato indietro. Regolamento carcerario.
Mi sarebbe piaciuto omaggiare i dolci di quello che a quanto ho
capito è il più grande pasticciere racalmutese. Peccato!
Tu poni un quesito
molto delicato nella lettera (Spinci viscotta e ciampelle...), ti
chiedi e mi domandi perchè non dargli quello che vogliono visto che,
tutto sommato, non potrei danneggiare nessuno perchè in un modo o in
un altro di quella generazione deviata non c'è più nessuno. Sarà
pasadossale ma il punto è questo. A causa del mio nuovo essere, del
mio cambiamento. Vedi, nel momento in cui io usassi gli altri (che
siano ancora viventi o non) per un tornaconto personale, smetterei di
essere chi sono per tornare a essere chi ero. La capacità di fare
del male, seppur virtualmente, pur di ottenere benefici personali è
completamente disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia
e quella degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di
omertà... Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al
giornale MALGRADOTUTTO, che “il mio comportamento, cioè il mio
voler scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile
vendetta verso di loro”. Come dire: “mi taglio l'uccello per fare
un dispetto a mia moglie”. Cioè, sto passando una vita in carcere
solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il
ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente
convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è
giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere
quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette.
Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti
i costi, ma una libertà meritata da una lunga meditazione e
trasformazione dell'essere. Non certo... barattata. Se per qualcuno
questo significa non essere resipiscente, beh, allora sono fiero di
non esserlo perchè consapevole che mai acquisterò un bene elargendo
male.
...E' vero, non avevo
ancora detto a mio figlio del mio pezzo su articolo 21. aspettavo di
sentirlo a telefono (cioè oggi pomeriggio). Divido le mie telefonate
fra la Sicilia e il Belgio, la settimana scorsa è toccato al Belgio,
perciò potevo informare mio figlio solo oggi. Lui non è un gran
navigatore di computer. Forse è uno dei pochi ragazzi che ne fa
volentieri a meno di questa macchina infernale.
Mi fa piacere che sia
molto amico di un tuo protetto perchè questo conferma che è amico
di un bravo ragazzo, se così non fosse, non sarebbe un tuo protetto.
Comunque sia, mi sono
meritato il tuo “parabbula”! Invece di aspettare di telefonare,
potevo scriverglielo!!
che ne penso di
Sofri? Non ho letto quanto ha scritto su Repubblica. Quando ho saputo
del suo articolo era troppo tardi per comprare il quotidiano.
Potresti spedirmi l'articolo? Così se c'è da obiettare lo posso
fare su articolo 21 ed “istruire” Sofri su cos'è realmente
l'ostativo. Oppure condividere quello che dice rinforzandolo.
Mi dispiace che le
mie risposte ti arrivino in ritardo, le nostre Poste non sono
affidabili, non solo arrivano in ritardo ma molto più spesso di
quanto si pensi non arrivano affatto. Dobbiamo rassegnarci alle
lumacose tempi delle Poste.
Nella lettera (Il
carcere ostativo) che mi hai mandato, la conversazione con Adriano
Sofri – Lillo Mendola espone molto chiaramente cos'è l'ergastolo
ostativo. E' un gran bell'articolo. Come hai scritto tu, l'interesse
si allarga adesso dobbiamo solo sperare che sia un interesse
crescente.
Quando riceverai
questa lettera avrai già avuto l'incontro con D'Alema. Sono curioso
di sapere cosa ne è venuto fuori. Il 2 ottobre c'è anche il
convegno al Senato sull'ergastolo. Il 16 novembre alla Bocconi c'è
un altro importante convegno “Scienze for Peace” (il dott.
Veronesi). Ci saranno anche tutti i ministri della giustizia
europei (ci sarà il nostro?). Si parlerà anche lì di ergastolo.
Adesso
devo lasciarti. Non invidio Alessandro che dovrà tradurre la mia
pessima calligrafia per ribatterla al computer.
Ciao
un abbraccio
Alfredo
Mi
scoccio: non riesco a comprenderne appieno il senso. Soprattutto non
capisco questa frase:
Vedi,
nel momento in cui io usassi gli altri (che siano ancora viventi o
non) per un tornaconto personale, smetterei di essere chi sono per
tornare a essere chi ero. La capacità di fare del male, seppur
virtualmente, pur di ottenere benefici personali è completamente
disgiunta dal mio modo di concepire la vita. Quella mia e quella
degli altri. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di omertà...
Comportamento mafioso o come scrisse un pentito al giornale
MALGRADOTUTTO, che “il mio comportamento, cioè il mio voler
scontare la galera e non collaborare sia in realtà una sottile
vendetta verso di loro”. Come dire: “mi taglio l'uccello per fare
un dispetto a mia moglie”. Cioè, sto passando una vita in carcere
solo per fare dispetto a loro che sono pentiti e a cosa? Questo fu il
ragionamento di qualcuno. Nulla di tutto questo! Io sono fortemente
convinto che chi sbaglia debba pagare. Io ho sbagliato dunque è
giusto che paghi. Così come è giusto che una pena debba sapere
quando finirà quella pena e l'ergastolo questo non te lo permette.
Io agogno la libertà, giorno dopo giorno, ma non la libertà a tutti
i costi, ma una libertà
meritata
da una lunga meditazione e trasformazione dell'essere. Non certo...
barattata. Se per qualcuno questo significa non essere resipiscente,
beh, allora sono fiero di non esserlo perchè consapevole che mai
acquisterò un bene elargendo male.
La
coda è scontata; il nucleo svela un chiodo fisso di Alfredo; anche
altra
volta
era
stato così stizzosamente perentorio. Stamani di ritorno da Avezzano
dopo
un rassicurante referto medico ho creduto all'improvviso di capire.
Se ho ben capito allora mi crolla tutto il castello che avevo messo
sù sulla averticalità della mafia racalmutese. Forse un
"ordinamento" parastatuale a Racalmuto è davvero esistito:
ha normativa sua propria; vieta l'intesa col "nemico"
soprattutto con quell'altro "ordinamento" positivo dello
Stato; l'infame va punito e se un pentimento "proficuo" può
giovare a chi dentro l'ordinamento parastatuale si è macchiato di
condotta antidoverosa secondo quei codici d'onore, il pentimento
collaborativo non è ammissibile, costi quel che costi. ALLUCINANTE.
Spero solo di aver capito male. Comunque,
questa la nota mia di risposta immediata.
Senonché
nel frattempo arriva questa strana e-mail cui rispondo alla lontana.
Ciao Lillo,
come da istruzioni di
Nico, che ci legge in copia e che ringrazio di cuore, ti scrivo per
mettermi in contatto e farti avere la locandina della serata che
teniamo venerdi 12 a Cassina de’ Pecchi.
Mi farebbe piacere
conoscerti in questa od altra occasione per confrontare le ns comuni
esperienze sugli ostativi.
Ti inserisco nel
frattempo nel gruppo “AMICI DI CARMELO” cui invio periodicamente
le notizie che ricevo.
A presto
Beppe
Cell. 348/2208238
Da: Nicolò Falci
[mailto:falci.nicolo@tiscali.it]
Inviato: mercoledì 10
ottobre 2012 13:15
A: 'Giuseppe Moretti'
Cc: 'Calogero taverna'
Oggetto: R: sacro e
profano
Ciao Beppe,
come vedi, la risposta
a questa tua mail è inviata per copia a Calogero Taverna, mio
secondo cugino, che, come te, ha preso a cuore la situazione delle
persone assoggettate all’ergastolo ostativo. Calogero (ma puoi
chiamarlo Lillo, come faccio io e come fanno tutte le persone che lo
conoscono) è persona colta e disponibile che ti potrà essere utile
nella tua lotta all’eliminazione di quella pratica detentiva.
Ciao e ancora grazie
per le parole di conforto che mi hai scritto per la scomparsa di mio
fratello.
Nico
-------------------------------------------------------------------------------
Cari amici,
vi scrivo questa mail
innanzitutto come pro memoria della serata sulle carceri e in
particolare sull’ergastolo ostativo di cui vi avevo dato
anticipazione qualche tempo fa.
Nel contempo colgo
l’occasione per segnalarvi un‘altra serata decisamente meno
impegnativa, nella quale farò il mio esordio teatrale in una
compagnia locale cimentandomi in modo amatoriale accanto a attori di
consumata e provata bravura. La cosa non vi meravigli perchè mi è
servita in questo periodo per distrarmi un poco dalla quotidianità
dei problemi che purtroppo in questo momento non mancano. La commedia
è veramente divertente e mi auguro vi possa indurre a qualche sana
risata, spero per la trama con le sue esilaranti gag e non per il
Beppe attore.
Vi allego pertanto le
locandine di entrambe gli eventi (per il primo occorre un poco di
disposizione d’animo ad una problematica non facile, per il secondo
occorre al massimo dotarsi di…qualche pomodoro)
Nella speranza di
incontrarvi, un caro saluto
Beppe
P.S. mi scuso con chi di
voi riceva questa mail due volte per il fatto che è presente in
entrambi i gruppi di amici cui è indirizzata
IL CARCERE,
L’ERGASTOLO
OSTATIVO,
LE PENE ED ALTRO
RELATORI
MIRKO MAZZALI
vice-presidente
Commissione carceri di Milano
ROBERTA COSSIA
giudice di sorveglianza
Tribunale di Milano
LUCIANO EUSEBI
docente in Diritto penale
all’Università Cattolica
Coordina: SILVANA
MARANGELLI
Ingresso libero
Serata di approfondimento
e riflessione sulla situazione del carcere
in Italia, a partire dal
tema dell'ergastolo ostativo e dal caso di Carmelo
Musumeci, per proseguire
con le condizioni di vita, i suicidi sia
dei detenuti che delle
guardie, il sovraffollamento, le pene alternative
e altro.
Venerdì 12 ottobre ore
21,00
Chiesetta di Via Roma 19
Cassina de’ Pecchi
Carissimo Beppe
tolgo di mezzo tutti i
convenevoli che peraltro non mi si addicono sia per la mia età (che
si direbbe veneranda ma a me pesa), sia per il mio spigolosissimo
carattere. Pane al pane, vino al vino ... a prescindere. Diciamo
subito che non mi sento un incandescente abolizionista
dell'ergastolo. Il c.d. ergastolo ostativo non l'ho studiato nei
lontanissimi anni di giurisprudenza. Credo che sia una misura
amministrativa che un ex giudice giurgintano alquanto "birrittieri"
passò sottobanco ad un suo e mio quasi compaesano a nome Alfano,
che, figurati quasi a forgiarsi con poco familiari panni di antimafia
fattura, voleva dimostrare di essere più persecutore dei persecutori
dei pessimi mafiosi delle cosche altrui. Se finiva il 41bis per
"decorrenza dei termini" e il mafioso non era ancora
divenuto gradevole delatore a comando eccoti un be'l' "ostativo"
come prima peggio di prima, magari perché all'esame di una paciosa
giudìcessa meneghina non eri risultato abbastanza "
resipiscente".
Mi imbatto con un mio
paesano già pluriergastolano, già art. 41 bis, già non molto
"resipiscente", ed ora ancora ostativo, vent'anni e più
dopo delitti che dirli efferati è dir poco. Ne avevo scritto in un
libro che nessunoi conosce (RACALMUTO NEI MILLENNI) - quando non lo
conoscevo - in termini incazzatissimi. Ne ho letto in un libro di
successo (I RAGAZZI DI REGALPETRA del mio compaesano Gaetano
Savatteri). Non ho fatto i debiti collegamenti con il mio precedente
antieroe. Muore l'arciprete del mio paese, un sanguigno contadino cui
molto mi legava anche se navigavano in opposti pelaghi ideologici.
Subentra un'anima bella, pio, quasi mistico, tutto aduso a sublimare
i peccatori (anche quelli impuberi, peccatori solo per quella
faccenda della mela proibita); tutto sommato un compagno d'infanzia
quando entrambi soffrivamo le pene dell'inferno in un castello
chiaramontano agrigentino divenuto insopportabile carcere minorile
(ad onta di quello che scrive il mio amico padre Pirrera, l'unico
prete intelligente in tonaca che sia residuato nella terra di
Pirandello). Mi dava ai nervi con il suo voler schiacciare la storia
- anche quella gloriosa della sua eccelsìa racalmutese - per
desessualizzarci tutti quanti in modo da volare il più presto
possibile tra i cieli per gustare incorporee delizie consone ai
poveri di spirito. Rammentai la faccenda del buon ladrone. Mi
sovveniva una piéce cinematografica di Pasolini finita sotto
processo per oltraggio alla religione. Divenni caustico in un
commento ad un meschinello blog di paese.
Mi trovo ora ad apprire
quello che non sono: un abolizionista carcerario. Forse ora qualche
idea più disincantata sul mio conto tela sei fatta. Una cosa però
potresti fare: scrivere a MALGRADOTUTTO (è web rintracciabile in
Internet): prendere contatto con un rampante giovane giornalista del
luogo ed amministratore del teatro riesumato da Leonardo Sciascia.
Anche lì potresti portare la tua iniziativa. Vi potrebbe partecipare
persino l'autore dell'OSTATIVO, e non mancherebbero Tanu Savatteri e
i tanti coreuti dell'antimafia agrigentina. Se invitato potrei
partecipare anch'io come voce discorde.
Ma
Alfredo Sole non cessa di sorprendermi. Rinpondendo tardivamente ad
una precedente mia lettera sovverte toni e filosofie ed ecco come ora
mi spiazza. Tutto da rifare dunque.
Non scriverò più niente
su di te
scrivi a Alfredo Sole
Di Calogero Taverna (da
Santa Lucia di Fiamignano)
La lettera
Carissimo Alfredo
oggi il blog del mio non
amato Scimé pubblica come tua corrispondenza diretta l'articolo che
hai inviato (e pubblicato su mia pressione) sul prestigioso giornale
on line dell'on. Giulietti e del mio amico Tommaso Fulfaro
ARTICOLO21.org. Questo la dice lunga sulla correttezza giornalistica
dei nostri compaesani blogger. Ma meglio così: il tuo caso sta
facendo rumore e come. Credo però che il tentato suicidio di quel
giudice che ti è compagno di carcere ad Opera stia facendo un poco
dirottare l'attenzione per te. O forse ti sta giovando. Non so.
Quello che comincio a sapere è che io se ti voglio bene - e tu sai
che te ne voglio tanto anche se non ci siamo mai visti né abbiamo
mai parlato di persona - mi faccia un po' da parte. In paese ad
esempio l'invidia ed anche un certo terrore nei miei confronti
diventano sempre più palpabili. Forse desisterò persino dallo
scrivere quel libro su di te di cui ti parlavo. Qualche maligno
penserebbe che voglio approfittarne per farmi della pubblicità sulla
scia del nostro beneamato Tanu. Ti prego però di dare risposta alla
caterva di lettere che risultano malinconicamente inevase da troppo
tempo. A me mi puoi liquidare che so con un semplice grazie o magari
con un apodittico: non sono d'accordo. Ma vedo che ti scrivono anche
anime buone che hanno bisogno del tuo conforto. Certo c'è anche chi
vuole sapere da te come è l'insegnamento letterario nel carcere.
Forse vorrà farne una esperienza diretta. Quel che ti scrive il
signor Scimé non l'ho capito. Spero di capire qualcosa di più dalla
tua risposta. I miei studi di microstoria mi portano a sogghignare
quando vedo taluno assurgere a paladino dell'antimafia, ignaro di
qualche sua agnazione abigeatica.
Con affetto Calogero
La risposta
La risposta a questa
lettera mi ricollega all'altra tua lettera, dove dici che “non
scriverai più niente su di me”. Parliamo prima della decisione di
scrivere un libro. Se quello che ho letto è l'esordio di un libro,
non riesco ad immaginare quale sarà il cuore. Ho letto i tuoi libri
e sei diventato uno dei miei scrittori preferiti. Mandami in
anteprima quello che man mano scriverai se vuoi, ma non credo che
troverei qualcosa che non sarà di mio gradimento. Non vedo l'ora di
iniziare a leggere quello che scriverai.
Nella lettera che segue
quella di Scimè mi scrivi che forse non scriverai più neanche il
libro. Questo mi dispiace molto. Il fatto che qualcuno possa pensare
che tu possa approfittarti per farti pubblicità è un problema di
questo qualcuno non certo tuo, né mio. Chi se ne frega di cosa
possano pensare o di gelosie varie? Mi ero assopito, se non quasi
rassegnato a non avere più armi per combattere una lotta per la
vita, tu mi hai dato l'energia necessaria per potermi rialzare, mi
hai spronato a continuare e seppur non vincerò mai questa battaglia,
non posso rimpiangere di non averci provato. Cosa ti fa pensare che
io possa liquidarti con un grazie o con un apodittico: non sono
d'accordo? Nulla di questo è contemplato in un amicizia.
Mi dici che non hai
ancora le risposte a una catena di tue lettere. Purtroppo le mie
risposte non possono arrivare in tempi brevi. Tu scrivi sul sito, poi
a me vengono spedite con la Posta tradizionale, devo rispondere e se
mi arrivano di venerdì la posta in uscita non partirà prima di
lunedì. Questa arriva a Firenze, deve essere battuta a computer e
inserita sul sito. Purtroppo i tempi sono maledettamente lunghi. Ci
sono anche casi in cui si smarriscano le lettere, sia in uscita che
in entrata. Non è solo il ritardo il problema, infatti non è cosa
rara che la lettera sia in entrata che in uscita non arrivi mai al
destinatario, semplicemente si “perdano”.
Torna sui tuoi passi e
scrivilo quel libro.
Ti ho scritto una
lettera all'indirizzo di Roma.
Ciao un abbraccio
Alfredo
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