Lillo Taverna
Lillo Taverna Molto da aggiungere, tanto da rettificare, molto altro da verificare. Mi limito a delle curiosità. Non penso che Geronzi abbia mai vinto un concorso di GRUPPO A in BI. Da ragioniere credo che dopo una laurea l'abbia acquistata. Sono fermo a questa celia dell'on. Mucchetti: "in gioventù conseguì il diploma in ragioneria. Più tardi una laurea honoris causa a Bari. Come la debbo chiamare: presidente, commendatore, dottore, ragioniere oppure signore come si usa in banca"? - Risposta: "In Banca d'Italia, dove ho lavorato vent'anni, non si omettevano i titoli di studio. Dottore, professore. In Capitalia, mi chiamavano presidene. Signore era l'appellativo d'uso al Credito Italiano, direi un vezzo democratico, ma anche una presa di distanza . Se le piace di stabilire una certa distanza, mi chiami signor Geronzi." Io che pure stravedo per il dottor Geronzi non lo faccio tanto spiritoso, anche se i salotti bene li frequentava, ma Angelo De Mattia, sì, che sia chiaro ha in gran dispitto i salotti. Ma svolazzando passo a qualcosa di maggiore sconquasso. Passo a pag. 143 delle confessioni del nostro: GERONZI: C'era bisogno di capitali. Per risanare la BNA la Banca di Roma vende Interbanca e lascia il ricavato alla controllata 617miliardi di lire. L'acquirente è l'Antoveneta che aveva nel suo presidente, Silvano Pontello, un vero padre padrone, come direste voi giornalisti. Pontello era molto rispettato e non solo nelle Tre Venezie. Poi sempre a Pontello, cediamo la stessa Bna per 1.350 miiardi di lire e realizziamo una plusvalenza di mille miliardi in meno di 4 anni. MUCCHETTI: E grazie d un tale guadagno una tantum e ad alcune variazioni di contabilità che la Banca di Roma riesce a chiudere bene, con un utile di 909 miliardi di lire, l'anno della grande sfida con il virtuoso San Paolo. Nel 1999, la Banca di Roma si giova del principio contable per cui si calcolano le imposte differite per avere un effetto positivo di ben 849 MILIARDI SUL RISULTATO [....] il revisore avverte che l'utile del 1999 sarebbe stato inferore di 379 miliardi se la banca grazie ad un'altra legge, la provvedidenziale legge 130 di quell'anno, non avesse potuto detrarre direttamente da patrimonio le prime perdite registrate sulla cartolarizzazioni, tema spoìinoso su cui torneremo. [E così] arriviamo a una conclusione sorprendente: la gestione ordinaria della Banca di Roma non avrebbe dato alcun utile, ma avrebbe segnato una perdita di di 1.400 miliardi di lire." Geronzi accusa il colpo. Non può accettare la preoccupante espressione del giornalista poi deputato PD "nelle vostre condizioni". Ma subito si riprende e lui (o chi per lui) esplode in una polemica accusatoria tirando in la ballo lo SBARCO in SICILIIA, per noi la rapina a banca ladra e sconquassata delle due realtà centrali della mia terra, la Sicilcassa e il Banco di Sicilia. Insomma tutta una manovra direi truffaldina di via nazionale 91 e non me la sentirò mai di dire che l'homo diabolicus, quello da carcerare, fine pena mai, sia Geronzi mentre dovrei far finta di non avere contestato che nel frattempo la Banca di Roma con quel falsissimoi bilancio stabiliva CONCAMBI predatori, che dovevano passare sotto verifica della Banca d'Italia ex art. 48 L.B. (di un tempo). Insomma si trattasse di stabilire il concambio delle malconce banche siciliane ma si trattasse del concamnio della Mediterranea di Potenza, la proposta relativa alla fusione doveva "essere sottoposta dagli organi amministrativi dell'aziende al preventivo nulla osta della Banca d'Italia". La quale Banca d'Italia disponeva tra l'altro di arcigni rapporti ispettittivi della sua Vigilanza, anche se a dire il vero quegli ispettori non erano mica del valore del dottore Calogero Taverna, ma del valore di giovinetti che magari manco si accorgevano che a Potenza vi era stata una scellerata regalilia di Colombo al PCI. Sarà un caso: codesto ispettore oggi è divenuto il capo dell'Ispettorato Vigilanza sulle aziende di credito di Visco. Conoscendo fatti e misfatti dall'interno me la rido degi IDOLA FORI dei legulei da strapazzo come quelli dei link sopra citati. E ribadisco la totale inncocenza (rectius non colpevolezza) del dottore Cesare Geronzi. Si è solo limitato ad apporre la sua firma a atti, progetti, bilanci, manipolazioni contabli dei suoi più che auterovoli mandanti, magari presi da una paternalistica politica di salvaguardia bancaria.
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