lunedì 24 giugno 2013
Pagine sparse di storia racalmutese
DOPO I DEL CARRETTO
E in un atto del 6 marzo del 1736 si raccontano le peripezie della vedova di don Giuseppe del Carretto, donna Brigida Schettini, alle prese con la curia nel tentativo di rinviare gli esborsi per l’investitura della contea di Racalmuto, cadutale addosso dopo la morte del suocero don Girolamo del Carretto.
Brigida Schittini
Il lungo tedioso documento vale solo per renderci edotti sul fatto che nel lontano 1709 Paola Macaluso ebbe a prestare poche onze (si parla del reddito su 32 onze) alla vedova di don Giuseppe del Carretto, donna Brigida Schettini. La vedova lasciò insoluti i suoi debiti. Nel 1736, subito dopo l’avvento di Carlo IV [VII] di Borbone (15 maggio 1734 - ag. 1759), Paola Macaluso, personaggio non meglio identificato, riattizza un processo civile - insufflata evidentemente dal duca Luigi Gaetani - pretendendo nientemeno la contea di Racalmuto a ristoro del antico modico prestito, che però si era rigonfiato per interessi di mora e per ammennicoli. Le sequenze processuali sono bene ricostruite in un documento del Fondo di Palagonia: sono dettagli che possono interessare solo studiosi di diritto civile nel Settecento siciliano.
Paola Macaluso
Paola Macaluso la spunta sul piano processuale, ma non sa che farsene dell’assegnata contea di Racalmuto. Allora candidamente dichiara di avere agito in nome e per conto del duca Gaetani.
Luigi Gaetani
In tal modo il duca Luigi Gaetani viene in possesso di Racalmuto (titolo e feudi) in data 12 aprile 1736. Come si disse, don Luigi Gaetani non si aspettava una situazione così deteriorata come quella che rinviene in questa sua usurpata conea.
Cerca innanzitutto di ripristinare il patto del 1580 sul terraggio. Si dichiara “mosso da pietà per i suoi vassalli” ma le due salme di frumento per ogni salma di terra coltivata le vuole tutte. Siamo nel 1738 ed una controversia sorge con tutti i crismi (e con tutti i costi).
Trova pretermessi i suoi diritti di terraggiolo sui coltivatori racalmutesi dei feudi di Aquilìa e Cimicìa: gli abili benedettini di San Martino delle Scale di Palermo erano risusciti a farsi confezionare un decreto di esonero dal vescovo di Agrigento. Don Luigi Gaetani è costretto a sollevare un costoso incidente processuale. Estrapoliamo queste note di cronaca.
Il duca Gaetani si vanta di essersi accontentato della metà di quanto dovuto per terraggiolo (pro terraggiolo dimidium consuetae praestationis exegit). Ma ecco che i benedettini avanzano strane pretese: vantano un esonero del 16 settembre del 1711. Ciò però non è accettabile per una serie di ragioni giuridiche che gli abili legulei del duca dipanano da par loro. Ecco scattare un’altra occasione di lite giudiziaria. Siamo nel 1739.
Il 22 giugno 1741 i benedettini sono soccombenti. Le spese vengono compensate. Le faccende racalmutesi, comunque, non sono davvero prospere: il bilancio è deficitario.
Araldica racalmutese dopo i del Carretto
Non è agevole far collimare quello che emerge dalla documentazione Palagonia con quanto asserisce il Villabianca (che in ogni caso appare minuziosamente informato).
L’arcigno marchese ha così infatti sunteggiato il trambusto della successione della contea di Racalmuto dai del Carretto ai Gaetani:
«estinti essi [del Carretto] in PALERMO colla morte dell'ultimo Principe GIUSEPPE del CARRETTO e LANZA, passa[..] detta contea nelle mani della di lui vedova BRIGIDA SCHITTINI e GALLETTI, che jure crediti, delle sue doti aggiudicossela investendosene a 10. Luglio 1716.
Se ne vede oggi investita sin dal 1747. del dì 16.Marzo la vivente Principessa di Palagonia GRAVINA Maria Gioachina GAETANI e BUGLIO, e C. di Ragalmuto, la di cui invest. per detto Stato cadde a 7. Agosto 1735., e del titolo di essa a 12. Aprile 1736.»
Fu sua moglie[di Giuseppe del Carretto] BRIGIDA SCHITTINI e GALLETTI figlia di Gio: Battista primo M. di S. ELIA, la quale per il credito della sua dote avvalorato da una sentenza proferita dalla R. G. Corte nel 1711. pigliò possesso di questo Stato, e insieme di questo Titolo a 10. luglio 1716. Venendo essa a morte succedette in questi feudi sua sorella OLIVA SCHITTINI e GALLETTI maritata a Giacomo P. Lanza, il di cui figlio
ANTONINO LANZA e SCHITTINI se ne investì a 26. Agosto 1739. Questi vive attuale P. Ventimiglia, P. Lanza, B. dello Stato di Calamigna, etc.. »
Abbiamo visto che il duca Gaetani era riuscito sin dal 1736 a divenire conte di Racalmuto. Evidentemente il marchese di Villabianca non ne era ancora a conoscenza quando scrisse sui Ventimiglia; lo era invece allorché pose mano al volume sui del Carretto.
Più preciso ci pare il San Martino de Spucches - che pure fu un diligente chiosatore del Villabianca - e noi ne riportiamo qui le pagine sui successori dei del Carretto:
Brigida SCHITTINI GALLETTI, prese investitura della Contea, Terra e Castello di Racalmuto, a 10 luglio 1716, per la morte di Girolamo del Carretto, suo suocero ed in forza di rivendica delle sue doti riconosciuta con sentenza resa dal Tribunale della Gran Corte (R. Cancell. IX Indiz. f. 98). Questa Dama morendo lasciò erede dei suoi beni Olivia, sua sorella, moglie del P.pe Giacomo LANZA.
Lo Stato comprendente la Baronia, Terra e Castello di Racalmuto, passò aLuigi Gaetano, Duca di Valverde, che s'investì come aggiudicatario di essi beni. (R. Canc. X Ind., f. 75). A 12 aprile dell'anno 1736 s'investì del titolo di conte Luigi Gaetano, duca di Val verde; egli successe come nominatario di Paola MACALUSO; questa, a sua volta, l'aveva acquistato all'asta pubblica da mani e potere di Brigida SCHITTINI e GALLETTI (R. Canc., XIV Ind. f. 89).
Raffaela GAETANO BUGLIO, duchessa di Valverde, come tutrice di Maria Gioacchina GAETANO e BUGLIO, s'investì del titolo di Conte di Racalmuto, a 16 marzo 1747, per le causali come di contro (Conserv. vol. 1177, Inve.re figlio 21)
Raffaela GAETANO e BUGLIO s'investì della terra e castello di Racalmuto, a 16 marzo 1747, come tutrice di Maria Gioacchina GAETANO E BUGLIO, Duchessa di Valverde e C.ssa di Racalmuto; successe come donatrice di Aloisio GAETANO SALONIA, C.te di RACALMUTO, in forza di atto in Not. Giuseppe Buttafuoco di Palermo li 17 marzo 1742; e ciò con riserva di usufrutto a favore del donante, durante sua vita. Quale morte si avverò in Palermo. il 30 ottobre 1743, come risulta da fede rilasciata dalla Parrocchia di S. Nicolò la Kalsa (Conserv., vol. 1167 Investiture f. 19 retro).
E qui subentra in Racalmuto la potente famiglia dei Requesens. Secondo il San Martino de Spucches abbiamo:
Giuseppe Antonio REQUISENZ di Napoli, P.pe di Pantelleria, s'investì, a 28 gennaio 1771, della Terra, Castello e feudi di Racalmuto; successe in forze di sentenza pronunziata a suo favore dal Tribunale del Concistoro e Giudici aggiunti, per voto segreto, contro Maria Gioacchina GAETANO e BUGLIO, P.ssa di Palogonia, già c.ssa di Racalmuto; quale sentenza porta la data 2 ottobre 1765 e fu pubblicata, in esecuzione degli ordini del Re, da detto Tribunale li 20 giugno 1770 (Conserv. Reg. Invest. 1172 [o 1772?], f. 143, retro). [...] Detto P.pe Francesco a sua volta, fu figlio del P.pe Antonino Requisenz e Morso e di Giuseppa del CARRETTO. Questa Dama fu infine figlia del Conte di Racalmuto GIROLAMO di cui è parola di sopra al n. 4. E' da questa discendenza che i signori REQUISENZ reclamarono ed ottennero i beni tutti ereditari della famiglia del CARRETTO. Giuseppe sposò BRANCIFORTE e BRANCIFORTE di Ercole, P.pe di Butera e della P.ssa Caterina Branciforte Ventimiglia (ereditiera di Butera). (Dotali in Not. Leonardo di Miceli da Palermo 8 febbraio 1744). [...]
Francesco REQUISENZ e BRANCIFORTE s'investì della contea e della terra di Racalmuto a 30 gennaio 1781; successe iure proprio come figlio primogenito ed erede di Giuseppe Antonio suddetto, morto intestato (Conserv. vol. 1175 f. 122). E' l'ultimo investito. Sposò Marianna BONANNO BONOMI di Giuseppe, p.pe di Cattolica; matrimonio celebrato in Palermo a 29 gennaro 1766.
Questo P.pe di Pantelleria e Conte di Racalmuto, Francesco, ebbe tre maschi e cinque femmine.
a) GIUSEPPE ANTONIO primogenito, già conte di Buscemi, successo alla morte del padre e morto senza figli in Palermo; la salma fu sepolta ai Cappuccini;
b) MICHELE secondogenito che sposò, di anni 42, in Palermo, Stefania GALLETTI, figlia di Nicolò GALLETTI LA GRUA, P.pe di Fiumesalato e di Eleonora ONETO e GRAVINA (Sperlinga), già vedova di Luigi NASELLI ALLIATA, primogenito di Baldassare, P.pe di Aragona. E ciò in Palermo nella parrocchia di S. GIOVANNI dei TARTARI a 16 agosto 1814; morì senza figli in Palermo a 6 febbraio 1834.
c) EMANUELE terzogenito, che fu riconosciuto Cavaliere di Malta nel 1779 e fu Capitano nell'Esercito; successe a tutti i titoli di famiglia. Morì in Palermo, a 25 marzo 1848, senza figli.
La primogenita delle femmine del C.te Francesco si chiamò CATERINA. Ella successe de iure in tutti i titoli paterni. Era nata il 5 febbraio 1770. Sposò Antonio Giuseppe REGGIO, P.pe della Catena, già vedovo di Maria Teresa VANNI. Questo secondo matrimonio si celebrò in Palermo nella parrocchia di S. Giacomo la Marina a 22 marzo 1794. Fu il p.pe Tesoriere generale del regno; Superiore della compagnia della Carità in Palermo; Gran Croce dell'ordine costantiniano.
Antonia REGGIO e REQUISENZ, fu C.ssa di Racalmuto come figlia ed erede di Caterina, sua madre. Sposò questa nel 1823 Leopoldo GRIFEO, figlio ultimogenito di Benedetto Maria GRIFEO del BOSCO, p.pe di Partanna e della p.ssa Lucia MIGLIACCIO BORGIA, ereditiera Duchessa di Floridia. Era nato questi a 17 agosto 1796; fu maggiordomo di Settimana e gentiluomo di Camera d'Entrata nella corte di Napoli. Con sovrano decreto 11 ottobre 1823, il detto Leopoldo fu insignito del titolo di conte. Morì il 1° agosto 1871. Da questo matrimonio nacquero;
a) Benedetto GRIFEO REGGIO, primogenito;
b) il C.te Giuseppe GRIFEO REGGIO, morto celibe a Napoli;
c) la C.ssa Lucia GRIFEO REGGIO di cui parleremo in seguito, morta a Napoli a 27 gennaio 1890.
Benedetto GRIFEO REGGIO fu, de jure, C.nte di Racalmuto alla morte di Antonia, sua madre; nacque nel 1824. Sposò Eleonora STATELLA e BERIO dei P.pi di Cassaro. Morì a Napoli (Sezione di CHIAIA) li9 maggio 1884. Fu P.pe di Pantelleria, Conte di Buscemi, ecc. ecc.
Leopoldo GRIFEO STATELLA successe, de jure, nel titolo suddetto, per la morte di Benedetto, suo padre; nacque li 3 giugno 1851; fu inoltre P.pe di Pantelleria, C.te di Buscemi. Sposò Maria Francesca di LORENZO, da cui sono nate due figlie Eleonora primogenita e Lucia secondogenita. Ebbe altresì questo conte una sorella chiamata Antonia GRIFEO STATELLA che nacque li 3 luglio 1855; sposò li 4 febbraio 1886 il nobile Alfonso TUFANELLI.
Francesco D'AYALA VALVA GRIFEO fu riconosciuto per rinnovazione con R. D. del 1900. Fu conte di Racalmuto e nobile dei marchesi di Valva. Nacque primogenito a Napoli a 9 gennaio 1854, dalla Contessa Lucia GRIFEO REGGIO (di cui sopra è parola al numero 15 lettera c) e da Matteo AYALA VALVA, figlio del marchese Francesco Saverio. E' Cav. del Sacro Militare Ordine Gerosolomitano. Non ha figli. Per i futuri chiamati vedi l'annesso albero genealogico. Matteo AYALA VALVA, nato in Taranto ai 30 Maggio 1818, dal marchese Francesco Saverio e dalla Marchesa Caterina dei Duchi CAPECE PISCITELLI, prese la carriera militare e pervenne al grado di colonnello di Cavalleria; sposò Lucia GRIFEO dei Principi di Partanna, morta ai 27 gennaio 1890. [...]
N.B. - Dati tratti da: La Storia dei Feudi e dei titoli nobiliari di Siciliadell' Avv. Francesco SAN MARTINO de SPUCCHES - Vol. VII - Palermo Suola Tip. "Boccone del Povero" 1929 - da quadro 783 "CONTE di RACALMUTO" pagg. 181-188.
* * *
Sciascia rispolvera le sue giovanili letture del Tinebra Martorana; tiene presente anche questa pagina araldica del S. Martino-De Spucches ed inventa un capitoletto del suo Il Consiglio d’Egitto[2]:
«Don Gioacchino Requesens stava, tra monsignore Airoldi e don Giuseppe Vella, ad ascoltare le mirabilie del Consiglio di Sicilia.
«”E vi voglio leggere” disse ad un certo punto monsignore “una cosa che vi farà piacere… Nella vostra famiglia, se non sbaglio, avete il titolo della contea di Racalmuto…”.
«Ci viene dai del Carretto,” disse don Gioacchino “una del Carretto è venuta in moglie…”
«Ve la voglio leggere,” disse monsignore “ve la voglio leggere” [e qui Sciascia propina la pagina riportata dal Tinebra Martorana relativa alla statistica araba della popolazione racalmutese del 24 gennaio 998: noi l’abbiamo sopra trascritta]
«”Interessante” disse freddamente don Gioacchino. Ci fu un momento di imbarazzato silenzio, monsignore deluso dallo strano contegno di don Gioacchino. […] Ma don Giuseppe aveva già afferrato la situazione: don Gioacchino, giustamente, si preoccupava di quel che sulla contea di Racalmuto poteva venire fuori dal Consiglio d’Egitto. »
Francamente, non pensiamo che don Gioacchino Requesens avesse di che temere dalla penna falsaria dell’abate Vella: erano i preti di Racalmuto a molestarlo ed in modo davvero preoccupante. Finì che ci rimise i privilegi del mero e misto imperio ed anche i lucrosi canoni del terraggio e del terraggiolo.
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