Da anni, in Europa, l’amianto
è associato al pericolo, alla malattia, alla morte. Perché, allora, il 70%
della popolazione mondiale è ancora esposto a questa fibra mortale? La
produzione di amianto nel mondo ha ripreso a crescere, grazie all’enorme
consumo delle economie in rapido sviluppo come India, Cina e Russia. La lobby
dei paesi esportatori, con in testa i
Canadesi (che lo producono e lo esportano nei paesi in via di sviluppo, ma non
lo usano), è potentissima e agisce nelle sedi internazionali per influenzare le
politiche dei singoli paesi.
Nel mondo 100.000 persone muoiono ancora ogni anno a causa di questa fibra
killer. Ma nonostante questo, l’amianto è un business a cui pochi sono disposti
a rinunciare.
E’ questo scenario internazionale di catastrofe silenziosa il protagonista muto e sempre presente del film documentario di Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller.
Il racconto di "Polvere. Il Grande Processo dell’Amianto" si snoda attraverso i primi mesi delle udienze del processo penale contro i grandi padroni internazionali dell’amianto, in corso a Torino.
Le accuse a carico del barone belga De Marchienne e del miliardario svizzero Schmidheiny sono pesanti: strage volontaria e omissione di
cautele sanitarie.
Gli accusati ,condannati in primo grado a 16 anni per disastro innominato doloso, aggravato dalla verificazione del disastro e omissione dolosa di cautele contro infortunisul lavoro, aggravata dalla verificazione di infortuni ,sono due dei principali azionisti della multinazionale Eternit, il gigante svizzero-belga che per 70 anni ha dominato il mercato mondiale.
E’ questo scenario internazionale di catastrofe silenziosa il protagonista muto e sempre presente del film documentario di Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller.
Il racconto di "Polvere. Il Grande Processo dell’Amianto" si snoda attraverso i primi mesi delle udienze del processo penale contro i grandi padroni internazionali dell’amianto, in corso a Torino.
Le accuse a carico del barone belga De Marchienne e del miliardario svizzero Schmidheiny sono pesanti: strage volontaria e omissione di
cautele sanitarie.
Gli accusati ,condannati in primo grado a 16 anni per disastro innominato doloso, aggravato dalla verificazione del disastro e omissione dolosa di cautele contro infortunisul lavoro, aggravata dalla verificazione di infortuni ,sono due dei principali azionisti della multinazionale Eternit, il gigante svizzero-belga che per 70 anni ha dominato il mercato mondiale.
Una comunità intera, quella della piccola città di Casale Monferrato, in
Piemonte, lotta per ottenere giustizia per i suoi quasi 3000 morti, tra ex
operai e semplici cittadini.
Il film segue la vita quotidiana e la partecipazione al processo di un piccolo gruppo di (ormai anziani) attivisti, che hanno speso la loro vita per ottenere giustizia: ciascuno di loro porta con sé da trent’anni il suo carico di lutti e di paure, che hanno rafforzato la loro determinazione a stringere i denti e ad andare avanti.
Nicola, Bruno, Romana e gli altri sono eroi comuni del nostro tempo, esseri umani per cui la testimonianza e l’esempio sono diventati ragione di vita.
I mesi dell’inizio del processo sono anche gli ultimi mesi della vita di Luisa, una combattiva cinquantenne, ex assessore all’ambiente del comune, sempre in prima fila nelle battaglie per la salute pubblica.
Mai lavorato all’Eternit, ma anche lei vittima del male da amianto…
Poi una finestra si apre, e da qualche parte nel mondo, un po’ più lontano e sotto lo stesso cielo, in Brasile e in India, industriali e attivisti, trasportatori e operai, replicano davanti ai nostri occhi, oggi, l’eterno gioco delle parti, rimpallandosi certezze, silenzi e mezze verità.
Così Casale Monferrato come Bari, Broni, La Spezia, Taranto e le altre città vittime dell’amianto ,tutte ad un tratto ,smettono di essere il passato, per trasformarsi nel futuro di una parte dell’umanità ancora ignara…
Il film segue la vita quotidiana e la partecipazione al processo di un piccolo gruppo di (ormai anziani) attivisti, che hanno speso la loro vita per ottenere giustizia: ciascuno di loro porta con sé da trent’anni il suo carico di lutti e di paure, che hanno rafforzato la loro determinazione a stringere i denti e ad andare avanti.
Nicola, Bruno, Romana e gli altri sono eroi comuni del nostro tempo, esseri umani per cui la testimonianza e l’esempio sono diventati ragione di vita.
I mesi dell’inizio del processo sono anche gli ultimi mesi della vita di Luisa, una combattiva cinquantenne, ex assessore all’ambiente del comune, sempre in prima fila nelle battaglie per la salute pubblica.
Mai lavorato all’Eternit, ma anche lei vittima del male da amianto…
Poi una finestra si apre, e da qualche parte nel mondo, un po’ più lontano e sotto lo stesso cielo, in Brasile e in India, industriali e attivisti, trasportatori e operai, replicano davanti ai nostri occhi, oggi, l’eterno gioco delle parti, rimpallandosi certezze, silenzi e mezze verità.
Così Casale Monferrato come Bari, Broni, La Spezia, Taranto e le altre città vittime dell’amianto ,tutte ad un tratto ,smettono di essere il passato, per trasformarsi nel futuro di una parte dell’umanità ancora ignara…
Postato da Lillo Mendola
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