Anno: 1972; nozze d'oro di Giuseppe (u zzi Peppi) e Rosa Saccomando in Taverna. |
Cinque figli. Un coniugio davvero indissolubile.
Una di quelle famiglie che non mancano a Racalmuto. Innanzitutto sette fedine
penali intemerate. Come per tante altre famiglie.
Lavoro, probità, studi
serrati, successo in varie parti di Italia, e per due anche a Racalmuto. Spazi
vitali cercati e trovati a Volpiano in provincia di Torino e prima a Settimo
Torinese e prima anche in Svizzera. Conseguito un diploma a Gela, riluttante ad
ogni servitù politica o a congreghe clientelari, si fanno le valige e si parte
per la Svizzera, la Svizzera xenofoba. Ma il lavoro onorato e remunerativo si
trova e quindi si torna in Italia, a Settimo Torinese. Due splendide figlie,
non inquinate, onorevolmente coniugate e impieghi di prestigio. Senza alcuna
raccomandazione. Un altro dimora nei dintorni di Racalmuto, dopo breve
parentesi trai monti delle Alpi. Insegna, è manager scolastico, prima si
chiamava PRESIDE poi dirigente scolastico. Apprezzato anche se severo. Nessuna
macchia. Professionista pro tempore, intemerato. Rifiuta mazzette e gonfiate
prebende. Tre figli, bravi a scuola , di successo nella vita. Un altro ancora,
si laurea in giurisprudenza, emigra in Val Padana dalle parti di Schio. Insegna
per pochi anni, quindi si afferma avvocato di grido. Non elemosina incarichi
politici, anzi sta alla larga delle conventicole partitiche, dispensiere di
favori e di assoldamenti. Due figli: illustri professionisti in quel di San
Vito di Leguzzano. Un altro ancora, sacrificatosi per il successo scolastico
dei fratelli, resta a Racalmuto. Dignitoso, rispettato, lontano da beghe e da
cosche di ogni sorta. Un figlio, oggi professionista integro e valido. Chi
scrive non osa descriversi. Chi vuole lo legga. Ha da apprendere. Una famiglia
a gloria di Racalmuto: né Regalpetra, né apice mafiosa, laboriosa, seria. Non
la sola s'intende, anzi la maggioranza dei nuclei familiari racalmutesi. A
totale smentita di chi anche di indigeno ceppo vuol tutti farci apparire,
infiltrati di chissà che e di chissà chi.
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