martedì 15 luglio 2014

appunti per un trattato di storia paesana (Racalmuto)


Roma 20 novembre 1995

 

Carissimo arciprete Puma,

 

in questi giorni ho ritirato dal Vaticano la copia di un documento su Racalmuto. Ho tentato di farne una trascrizione (molto ardua e non sempre convincente per le peculiarità paleografiche). Mi sono pure cimentato in una traduzione di quel contorto latino curiale, improntata necessariamente a criteri di ampia libertà. Tutto sommato mi pare che un altro interessante tassello si aggiunge alla storia (ecclesiastica e non) del Cinquecento racalmutese. Atri dati si trovano nel fondo Palagonia dell’Archivio di Stato di Palermo. Si va così abbozzando il profilo di Racalmuto del XVI secolo, prima baronale e poi comitale, con i Carretto prima abbarbicati all’antico castello e poi propensi a godersi la vita in quel di Palermo sfruttando le risorse racalmutesi (anche se infaustamente, viste le fatali vicende che li sconvolsero).

Il documento pontificio è una bolla che trovasi nei “Registri Vaticani: Bullae n.° 1911” -  ff. 211-212v. - e credo di farle cosa gradita inviandogliene una focopia, con annessa trascrizione e traduzione. Le mie rielaborazioni palesano, invero, molti difetti e non sono suscettibili di pubblicazione. Ma per i nostri rapporti, credo che debba superare i miei ritegni, apparendomi persino doveroso metterle a disposizione le mie ingrate fatiche che pur riguardano la storia della Matrice di Racalmuto.

 

Il quadro che emerge - se debbo essere sincero - non pare tanto onorevole per la storia della chiesa, anche se la storpiatura della nostra attuale visione appanna una obiettiva valutazione.

 

E’ strano che sia occorsa addirittura una lunga bolla di papa Pio IV per assegnare il rettorato dell’arcipretura di S. Antonio di Racalmuto al sac. d. Giurlando d’Averna. Non mi edifica molto quell’intrigo tra il Sallustio, il chierico Cesare ed il suo procuratore, il chierico Natale Remondino (forse neppure siciliani, certamente non racalmutesi), un intrigo che  ha un vago sapore di simonia[1]. Tutto sommato, impallidisce la figura dell’investito Giurlando d’Averna che pure viene designato come uno che può vantare «vitae ac morum honestas aliaque laudabilia probitas et virtuum merita, super quibus apud nos fide degno  commenda[tur] testimonio». E su tale aspetto si ritorna dopo, quando il papa dichiara: «Nos tibi premissorum meritorum tuorum intuitu specialem gratiam facere vol[umus]». Sono - mi pare - stonature nel contesto della Bolla e mi richiamano le battute che nell’ottocento l’avvocato dell’arciprete Tirone si permette di declamare nell’attacco contro i Savatteri nella contraversia sul beneficio del Crocifisso. «Chiunque - scrive a pag. 10 l’avv. Giuseppe de Luca, se non ispirato, di certo non contraddetto dal colto arciprete Tirone [2] - ha familiarità dello stile delle Cancellerie della Curia Romana ben conosce il modo rituale come si ottengono le grazie. Per le dispense, che la detta Curia deve impartire, bisogna accennare ad un motivo che coonesta la grazia che si chiede. In mancanza di legitima causa si specola una ragione qualunque che avesse onesta apparenza, che vera o falsa si fosse rientra nel demanio dellla coscienza del petente

 

Con un moto di piccola vanagloria mi vanto di avere rintracciato quella Bolla pontificia dopo una difficoltosa consultazione degli schedari Carampi dell’Archivio Segreto Vaticano: non era facile rinvenire quella bolla che per la sua periferica rilevanza non mi risulta pubblicata da alcuno.

Il Giurlando d’Averna - figura che mi interessa personalmente, visto che quel cognome si è poi mutato a Racalmuto in Taverna - appare reiteramente nei primi registri parrocchiali di battesimo della Matrice di Racalmuto.

 

Il documento pontificio non collima perfettamente con le annotazioni del “Liber in quo adnotata reperiuntur nomina plurimorum Sacerdotum  ..”  del 26 marzo 1638, in atti della Matrice.

Al n.° 3 abbiamo: «D. Gerlando D’Averna - Arciprete anno 1554». Credo che gli estremi siano stati presi dai primi fogli degli atti di battesimo che in effetti recano - ma con scrittura postuma  - quell’anno. Ma è datazione inattendibile, specie se consideriamo i tempi d’attuazione delle disposizioni del Concilio di Trento in ordine appunto alle registrazioni dei battesimi. Dobbiamo far dunque differire al 1564 quei documenti della Matrice. In tal caso, non vi è contraddizione tra la Bolla pontificia ed il dato del “Liber”.

 

Il D’Averna fu arciprete - o rettore - di Racalmuto sino alla metà degli anni ‘70: a partire dal 1579 è arciprete di Racalmuto don Michele Romano. Trovo nelle mie registrazioni degli atti della Matrice un dato che riguarda  il D’Averna sotto questa data:

164
21
5
1576
Gerlando di Averna

 

Non so, però,  se si riferisce al rettore della Bolla.

Quanto al Romano, rinvengo nelle mie trascrizioni:

·      «Annotato in foglio v.: S.T.D.Dn. Michaele ROMANO Arcip. 1579».

 

 

·      «Viene annotato: DIE 28 Julii X Ind. 1597. Incomensa lo conto delli inguaggiati dopo la morte del arciprete don Michele Romano. 'f.to illeggibile' (n.d.r.)».

 

Nel “Liber”, invece, figura al n.° 4:

 

«D. Michele Romano - Arciprete anno 1578».

 

Sintetizzando, si può sostenere che d. Giurlando D’Averna - proveniente forse da Agrigento - fu rettore dell’arcipretato di S. Antonio di Racalmuto dal 13 di novembre del 1561 sino al 1576 (probabile anno della sua morte). Gli succede nel 1578 d. Michele Romano che figura titolare effettivo dell’Arcipretura di Racalmuto  sino al giorno 28 luglio 1587, data della sua morte.

 

E’ singolare che nella doviziosa documentazione su d. Gerlando d’Averna che si rinviene nei registri parrocchiali di battesimo del 1571, egli non sia mai indicato con il titolo di Arciprete.

 

Rimase allora semplice rettore di Racalmuto? E tale rimase per aggirare quella esosa pensione al Sallustio che il Vaticano voleva imporre sulla parrocchia racalmutese ad onta di ogni consuetudine e diritto della Legazia Apostolica siciliana? E saremmo tentati di rispondere affermativamente.

 

Negli anni 60-70 del XVI secolo ferveva a Racalmuto la controversia sul mero e misto impero del barone e sugli oneri del Terraggio e del Terraggiolo. I documenti del fondo Palagonia ci ragguagliano a tal proposito. Stralciamo da un diploma del 1580[3] del predetto fondo:

 
Die decimo quinto Januarij nonae ind. 1580. Cum infra universitatem terrae Racalmuti et spectabiles et illustres dominos Barones terrae eiusdem, et antecessores illustrissimi domini D. Hieronymi de Carrettis comitis terrae predictae ac etiam per ipsum illustrem dominum comitem iam sunt anni fuissent incoata, et verteret quaedam lis sive quaestio in Magna Regia Curia super diversis pretensionibus et disgraviis et particolariter adductis in libello et processu compilato inter dictam universitatem et eius sindacos et dictum spectabilem et illustrem Baronem [a. v. barones] ac dictum dominum comitem a quibus pretensionibus dicti sindaci universitatis n.e [a.v.: nomine] pretendebant esse exempti et liberi certorum jurium [a v., adde: et soluptionum] pro ut latius in libello et processu est videre et maxime certorum terragiorum vocatorum de fora in dicto processu contentorum adversus quas pretensiones exemptiones et disgravia dicti spectabiles et illustres Barones et antecessores dicti illus.mi Domini Comitis et per consequens dictus ill.us dominus comes fecerent eorum exceptiones  defentiones et eorum jura exposuerunt quam [a.v.: quod]  de dictis pretensionibus et disgraviis quod dicti sindaci asserebant esse exempti et liberi, et dicti spectabiles illustres domini barones, ac etiam dictus illus.mus dominus comes manebat jure juxto titulo, et bona fide in vim primi contractus et sententiae compromissoriae et omni alio meliori modo et forma quibus de jure permittitur, et antico tempore quam [a.v.: quod] ab initio memoria in contrario non extat et omnibus alijs rationibus, juribus et causis in dicto processu adiectis [a.v.: adductis] et declaratis ad quae in omnibus et per omnia plena habeatur relatio, et post copisissimas expensas factas in dicta M.R.C. vertente dicto litigio jam sunt plures anni et adhuc sub judice lis est non potuerunt devenire ad sententiam diffinitivam tamen fuerit [a.v.: fuerunt] per universitatem predictam congregato consilio et electi deputati magnificus notarius Joannes Vitus Amella, nobiles Bartolus Curto, Petrus Bomberi [a.v.: Barberi] Nicolaus Capoblanco,  Angelus de Giannuzio [a.v.: de Jannuzo], Antonuntius [ a. v.: Antonutius] Morreale, Nicolaus Macaluso, Petrus Macaluso, Antoninus Lo Brutto, Vitus Bucculeri, Petrus de Alaymo, Antoninus Gulpi in loco quondam Jacobi Morreale, circa dictam litem vertentem inter dictam  universitatem, et dictum illustrem dominum comitem in dicta M.R.C.. Qui dicti deputati electi per dictum consilium nomine dictae universitatis recursum habuerunt ad dictum illustrem dominum comitem, et cum rogaverunt quatenus vellet et dignaretur dictae universitati aliquas gratias concedere ac relaxationes facere et se benigne gerere cum dicta universitate, et suis vassallis, ut decet et finem imponere tot expensas [a.v.: expensis] et curiarum sumptibus et laboribus ipsorum vassallorum ac etiam ipsius illus.mi domini comitis, agnoscentes lites esse immortales  et incertas, qua supplicatione habita per dictum illustrem dominum comitem fuit responsus quod semper habebat voluntatem promptam concedendi gratias in beneficio dictae universitatis cum aliquo suo interesse, et sic habita voluntate et responso dicti illustr.mi domini comitis, habuerunt recursum ad Eccellentiam illustrissimi domini Proregis et supplicaverunt ipsi deputati universitatis nomine [a. v.: in dicto] tractabant quoddam accordium inter dictum illustrissimum dominum comitem et ipsos deputatos electos circa pretensiones disgravia et terragia predicta et circa dictum accordium, facta erant quaedam capitula, quae erant publicanda [a.v.: publica] per notarium publicum pro communi cautela utriusque partis, et stante quod erant necessaria dicta capitula publicari congregato consilio cum interventu partis universitatis quod utique prefata eccellentia sua dignaretur providere aliquo doctore delegato pro evitandis expensis et communibus sumptibus, et congregare facere dictum consilium, et si maior pars consentiret dicto accordio legerent [a. v.: legentur] dicta capitula, quibus lectis se contentando maior pars publicentur et prefata Eccellentia Sua mandavit quod fiant literae delegatoriae in personam magnifici domini sindacatoris civitatis Agrigenti quorum tenor talis est ut infra sequitur, videlicet:
Philippus etc. Vicerex in hoc Siciliae regno Magnifico Eustachio Protopapa U.J.D. sindacatori degenti in civitate Agrigenti fideli reg: salutem: Imperoche ad istanza di Bartolo Curto et altri infrascritti personi della terra di Racalmuto è stato supplicato, e per noi provisto del tenor che siegue videlicet:
Illustrissimo et eccellentissimo Signore, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Giacomo Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonio Lo Brutto, Vito Bucculeri, Pietro d’Alaymo, Joan Vito d’Amella, Antonio Gulpi e Giacomo Morreale, li quali furo deputati eletti per consiglio congregato circa la questione e lite vertenti tra l’altri, e l’illustris.mo Conte di Racalmuto in la R.G.C. esponino a Vostra Eccellenza che sono più anni che in detta R.G.C. ha vertuto lite fra detto conte e suoi antecessori in detto contato ex una, e li Sindaci di detta terra ex altera sopra diversi pretenzioni, particularmente addutti nel libello, e processo fra loro compilato per li quali intendiano detti Sindaci essere esenti, e liberi di certi raggioni e pagamenti, come in detto processo si contiene, e poichè s’have trattato certo accordio fra esso conte ed essi esponenti come deputati eletti per detta università circa le pretentioni predetti, e circa il detto accordio s’hanno da publicare per mano di publico notaro per comuni cautela dell’uno, e l’altro, e stante che è notorio che detti capitoli s’habbiano da publicare con vocarsi per consiglio onde habbiano da intervenire li genti di detta università, e la maggior parte di quella per ciò supplicano a V. E. si degni restar servita provedere che s’abbia a destinare uno delegato dottore degente degente in la città di Girgenti per manco dispendio (o di spesa) dell’esponenti, e benvista a V.E. il quale s’abbia da conferire in detta università di Racalmuto,, ed in quella abbia da congregare consiglio si la detta università è contenta si o no di pubblicare il detto atto d’accordio, li quali si abbiano di fari leggiri per il detto delegato a tutte le persone che interverrano in detto consiglio per potersi stipulare il detto atto con lo consenso di tutta l’università, o maggior parte di quella - e restando l’esponenti d’accordio V.E. sia servita al detto delegato concederli autorità, e potestà di tutto quello e quanto sarrà concluso per detto accordio che possa interponere l’authorità, potestà, e decreto di V.E. e sopra questo possa interponere perpetuo silenzio, e decreto con tutte le clausole, e condizioni solite, e necessarie farsi in detti atti ut Altissimus.
Data Panormi die sexto octobris octavae Ind.s 1579 ex parte E.S. illustrissimi proregis  Magna Curio referat Hieronymus Carbonus Secretarius, et referendarius, eodem facta relactione prefata Ecc.a Sua providit et mandavit quod fiant literae Sindacatori Civitatis Agrigenti.- Carbonus Secretarius et referendarius, in conformità della quale provista con voto, e parere della Regia Gran Corte havemo per tenore della presente provisto, e confidando nella persona vostra vi dicimo, e committimo, e comandamo che alla ricivuta di questa nostra letteradebbiate personalmente conferire in detta terra di Racalmuto, ed in quella in giorno di festa ad sonum campanae in loco publico solito e consueto d’essa terra debbiate congregare e fare congregare universali consiglio dell’università e popolo d’essa terra, allo quale consiglio, al manco d’internire ed intervenga la maggior parte d’esso popolo cioè dui parti delli genti d’essa terra che solino e ponno intervenire in consiglio, alli quali preposizioni lo contento in detto inserto memoriale, ed essendo  lo consiglio di quella la maggior parte d’esso popolo cioè li due parti delli genti d’essa terra che solino, e ponno intervenire in detto consiglio alli quali preposizioni [a.v.: alli quali preponiri] lo contento in detto inserto memoriale, ed essendo lo consiglio di quella la maggior parte di quello contento devenire al detto accordio di fari leggiri da un notaro publico in presenza vostra ad esso consiglio la supradetta stipulazione che da parte di detti supplicanti vi sarrà supplicato, talmente che ogn’uno pozza intendiri ed essere capaci del continuto in detti capitulazioni ed accordio s’ha da fare, ed essendo la maggior parte d’esso consiglio quello accordato, e contendandosi di tale accordio conforme ad esse capitulazioni vi farete nominare ed eligere due persone di quelli che hanno intervenuto in detto consiglio per sindaci e procuratori d’essa università per potere contrattare, e compliri lo detto effetto della nominazione ed elezione delli quali sindaci e procuratori farete fare nota ed atto publico per notaro con tutte le clausole juramenti ed altri soliti e consueti secondo lo stile di notaro, e detta capitulazione in presenza di detti sindaci e di detto consiglio congregato, e del detto illustre conte, seu in sua assenza in presenza di un suo procuratore, debbiate fare publicare e stipulare dell’una e dell’altra parte con l’intervento serto tenore d’essa capitulazione contratto publico con tutte le clausole stipulazioni juramenti renunciazioni, ed obligazioni soliti apponersi in simili transazioni ed istrumenti publici, e secondo che tra loro cioè essi parti sarrà appuntato, e quello publicato e stipulato che sarrà debbiate voi come nostro delegato e della R.G.C. in nomine, e parte nostra e della Vicereggia autorità e potestà e di detta Reggia G.C. confirmare ed approbare ed a quello e tutti e singoli cossì in quello contenti interponere l’autorità e potestà nostra e di detta R.G.C. pariter et decretum, acciochè inviolabilmente s’habbia eseguire ed osservare perpetuamente nel modo che sarrà detto accordio concluso e publicato cossì come noi ex nunc pro tunc con consiglio e parere di detta Regia G.C. nostro Reg: munimine quello approbamo roboramo, validiamo, e confirmamo e tutti e singoli altri cossì a quello contenti alli quali interponiamo la nostra autorità potestà pariter et decretum dandoci nell’esecuzione delli cosi premissi la onnimoda autorità e potestà ac vices et voces nostras et Magnae Regiae Curiae comandando per le presenti a tutti e singoli officiali d’essa terra ed a chi spetta che in la esecuzione delli cosi premessi vi debbiano prestare ogni brachio aiuto e favore quante volte richiesti sarranno, e delli giornati che vachirete per detto effetto una con l’accesso vi farete pagare a raggione di onze ... il giorno d’essa università sopra lo patrimonio e beni di quella, e cossì eseguirete con effetto senza aspettar da noi altro mandato ne consulta, e delle presenti nostre lettere contraria revocatione, ne supercessoria alcuna eseguendo nisi fuerit parte citata et audita juxta capitulum Regni contrarium a contrario sub pena florenorum mille fisco regio applicandorum. Data Panormi die vigesimo nono Februarij nonae Ind. 1580. - Marcus Antonius Colonna, vidit Grimaldus, dominus vicerex mandavit mihi Valerio Arcabaxio; visis per Grimaldum, presententur et exequantur, Ascanius de Barone delegatus.
Die decimo tertio Januarij nonae ind. 1581 - presentes literae presentatae sunt per eximium de Barone delegatum quod exequantur et deinde virtute aliarum literarum delegatorialium fuit destinatus delegatus magnificus et eximius dictus Ascanius de Barone U.J.D. civis predictae civitatis Agrigenti tenor quarum in omnibus et per omnia per modum ut infra sequitur:
Philippus etc. Vicerex in hoc Siciliae Regno Magnifico Ascanio de Barone U.J.D. fideli Regi dilecto salutem.- Simo stati supplicati e per noi provisto del tenor che siegue videlicet:
Illustrissimo et Ecc.mo Signore, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola Capobianco et consorti foro creati deputati circa la questione vertente fra l’università della terra di Racalmuto e l’illustre conte di quella ottennero lettere di V.E. a  29 del mese di febraro p.p.  dirette al Magnifico Eustachio Protopapa Sindicatore degente in la Città di Girgenti per conferirsi in detta terra di Racalmuto, e congregari consiglio confirmari l’accordio che s’have trattato, e tratta tra essa università e dettoillustre conte, e cossì come largamente si contiene in dette lettere, e perché il detto magnifico sindacatore si partio della detta città che aveva finito detto officio supplicano a V.E. sia servita provedere ed ordinare per manco interesse e dispensio di quella povera università in loco dello detto magnifico sindacatore abbia d’eseguire le dette lettere di V.E. alcun dottore degente in la città di Girgenti, o di Naro che sono propinqui di detta terra di Racalmuto benvisto a V.E. e si muti il nome in dette lettere di detto sindicatore, e si metta al detto dottore eligendosi per V.E. ut Altissimus etc. Martius  - Panormi die duodecimo Aprilis octavae ind. 1580 - Ex parte Eccellentiae Illustrissimi Domini Proregis M.R.C. provideat pro ut convenit Antonius Martius Secretarius et referendarius, in conformità della quale nostra provista con voto e parere di detta R.G.C. per tenor della presentevi dicimo committimo ed espresse mandamo che vi debbiate conferire in detta terra di Racalmuto et exequiri  questi littiri a detto Magnifico Protopapa olim Sindicaturi in detta città di Girgenti iuxta eorum seriem continentiam et tenorem. Data Panormi die 29 februarij octavae ind. 1580 e seguendo tutti e singoli premissi in dette lettere contenti facendovi pagare per vostre giornate sopra [a.v.: iuxta]la forma di nostre lettere che noi per la presente vi damo la medesima autorità potestà, ac vices et voces nostras et M.R.C. cum suis dependentibus et emergentibus annexis et connexis iuxta seriem continentiam et tenorem di dette lettere, e cossì quelli osservirete ed eseguirete, comamndando ancora a tutti e singoli officiali dello Regno che vi debbiano prestare brachio, e favore tante volte quante per voi sarranno richiesti e non farrete il contrario non aspettando da noi altro mandato, ne consulta ne di dette lettere, ne delli presenti contraria revocatoria ne supercessoria alcuna nisi fuerit abscripta P.E. et audita iuxta Regni capitulum.- Panormi die tertio Junij octavae Ind. 1580 Marco Antonio Colonna - vidit Grimaldus  - Dominus   Vicerex et generalis capitaneus mandavit mihi Antonio Martio - Visis per Grimaldum - presententur et et exequantur in forma Ascanius de Barone delegatus die tertio decimo Januarij nonae indictionis 1580 [a.v., più corretta: 1581] presentes literae presentate sunt per eximium dominum de Barone delegatum quod exequantur quibus literis exibitis et presentatis dicto magnifico Ascanio fuissent ex inde exequutae et presentate quarum vigore dictus magnificus Ascanius delegatus in Maiori Ecclesia dictae terrae Racalmuti loco solito et consueto detinere consilio ubi fuit congregatio omnium populorum facta et convocata ad sonum campanae ut moris est iuxta continentiam ipsarum literarum proposuit et suam propositionem fecit eius consilij et expositionis dicti domini Ascanij responsiones [a.v.: responsionis] dictae universitatis talis est ut infra sequitur, videlicet:
Die decimo quinto januarij nonae ind. 1581- Consilium congregatum et eximium dominum Ascanium de Barone U.J.D. delegatum E. Suae virtute literarum datarum Panormi die tertio Junij octavae Ind. 1580 et aliarum literarum, ad sonum campanae in maiori Ecclesia terrae Racalmuti die dominicae, vocatis et congregatis duabus tertijs partibus populi  invenire [a.v.: intervenire] solitis in consilio pro ut cum juramento retulerunt mihi: Laurentius Justinianus, Jacobus Monteleone et Antonius de Alaymo Jurati dictae terrae esse duas tertias partes populi solitas intervenire in consilio super accordio facto infra universitatem dictae terrae et illustrem D. Hieronymum de Carrectis comitem dictae terrae, per quem dominum de barone delegatum fuit expositum in dicto consilio tenoris sequentis videlicet:
Magnifici Nobili, et persone decorate [a.v.: honorati] et altri populani, siti congregati in questo loco; sapiti ch’avendosi  tanto tempo  ed anni litigato infra l’università di questa terra con li spettabili illustri ed illustrissimi signori Baroni e Conti di questa terra sopra alcuni pretenzioni ed esenzioni di tirraggi di fora [a.v.: supra alcuni pretenzioni et exemptioni di alcuni soluptioni di dupli terragi di fora] et altri esenzioni come più largamente si contiene per lo libello e processocontenti nella R.G.C. con detti spettabili ed illustri signori Baroni e Conti di questa sudetta terra, ed avendosi tant’anni litigato non s’have mai finito per tanto si congregao consiglio, e si elessero deputati lo magnifico Gio: Vito d’Amella, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonino lo Brutto, Pietro d’Alaymo, Antonino Gulpi e Giacomo Morreale, li quali deputati esposiro a S.E. e R.G.C. che avendo più anni litigato in detta R.G.C. con li predecessori dell’illustre signor Conte di questa terra di Racalmuto ed anche con detto signor conte sopra diversi pretenzioni d’essere esenti e liberi di diversi raggioni e pagamenti in detto processo e libello addutti, e contenti, e che s’ave trattato accordio fra l’università e detto signor conte, e sopra ciò fatti certi capitoli li quali s’hanno da publicare per notaro publico per commune cautela ed era di publicarsi con la volontà della maggior parte del Popolo congregato per consiglio supplicando S.E. resti servita provedere e comandare che si destinasse un delegato in questa terra per congregare detto consiglio, ed essendo la maggior parte contenta dell’ accordio, farrà leggere li capitoli ed essendo contenti quelli detto delegato farrà publicare, e stipulare ed interponere l’authorità di S.E. e R.G.C. per ciò S.E. mi ha destinato delegato in questa terra, undechè personalmente mi conferisca a congregare detto consiglio, ed intendere la vostra volontà se volete accordio per questo siti convocati in questa maggior chiesa acciò ognuno di voi dasse il suo parere [a. v.: siti convocati in questa maggior Ecclesia a tal che ogn’uno di voi dugna lo suo pariri e vuci si vuliti accordio], se volete accordio con detto signor conte, perché volendo accordio si leggiranno li capitoli che mi sono stati presentati per detti deputati e notar publico, ed essendo contenti di detti capitoli per voi s’eligeranno dui Sindaci e procuratori per potere quelli publicare e fare instrumento pubblico con li soliti obligazioni,  renunciationi, stipulazioni giuramento firmato in forma, alli quali Io come delegato di S.E. e R.G.C. interponissi l’autorità e decreto acciò omni futuro tempore s’habbiano inviolabilmente osservare siché ogn’uno venga, e dona la sua vuci, e pariri, lo magnifico Gio: Vito d’Amella capo di detta terra di Racalmuto dice che è di voto, e parere, e si contenta che si faccia accordio stante li lite e questioni che sono stati et su infiniti e sono immortali e non hanno mai diffinizioni e sono dubbij ed incerti e per evitarsi tante spese che s’hanno fatto e si potranno fare tanto più che s’ha visto la buona volontà dell’illustrissimo signor conte lo quale per li capituli ni ha fatto molte grazie ed esenzioni in favore di quest’Università di Racalmuto e non facendosi accordio interim esigirà come per il passato s’have fatto e perché in l’accordio e in mancari quelle raggioni che siamo obligati paghari per questo è contente come è detto di sopra che si faccia detto accordio e si leggano li capitoli e doppo si contratta in forma; lo magnifico Lorenzo Justiniano giurato contiene [a.v.: concurri] con il detto magnifico Gio: Vito d’Amella,
 
Et sic dictum consilium fuit conclusum nemine discrepante eodem cum fuissent lecta dicta capitula per me notarium Nicolaum Monteleone alta voce in loco alto ubi ab omnibus intelligi posse fuit per dictum magnificum eximium dominum delegatum in dicto consilio fuit expositum tenoris sequentis videlicet:
Già tutti voi esistenti in lo consiglio aviti inteso leggiri detti capitoli per notar Cola Monteleone si restati contenti di detti capituli ognuno dugna la sua vuci, e pariri, ed eliggia dui sindaci e procuraturi ad effetto di putiri publicare detti capituli e farsi istrumento publico con suoi patti renunciazioni cum juramento firmati in forma, lo magnifico Joan Vito d’Amella capitano di detta terra dici ed è di pariri che si contenta di detti capitoli letti nelli quali ci sù multi relasciti e gratij fatti per lo signuri Conti, e che si pubblicano ed eliggiasi per sindaci e procuratori ad Antonino Lo Brutto ed Antonuzzo Morreale, ad effetto di putiri fari publicari detti capitoli dictae universitatis con li soliti obligazioni stipulazioni juramento fitmati in forma; lo magnifico Lorenzo Justiniano concurri con detto d’Amella; lo magnifico Giacomo Monteleone ut proximus, lo nobileAntonino d’Alaymo ut proximus et sic omnes et singulae prenominatae personae concurrerunt cum dicto de Amella et de Monteleone de Justiniano et de Alaymo, capitaneus et jurati, et sic dictum consilium fuit conclusum nemine discrepante, et postquam fuit conclusum consilium predictum, de consensu dictorum capitulorum et electione sindacorum et procuratorum fuit facta nota electionis sindacarum et procuratorum in actis die quo supra et ideo concluso dicto consilio nemine discrepante de voluntate dicti accordij fuerunt de mandato dicti magnifici et eximij delegati et in eius presentia et coram dicto consilio et coram dictis personis nominatis existentibus in dicto consilio dicta capitula per me notarium infrascriptum alta voce et in loco ubi ab omnibus facile intelligi possunt quibus quidem capitulis lectis a primo capitulo usque ad ultimum et eis bene intellectis fuit per totum dictum consilium nemine discrepante consilium convocatum quod sunt contenti de dictis capitulis accordatis ut publicentur et fuerunt electi per dictum consilium prefati Antoninus Lo Brutto, et  Antonutius Morreale Sindaci et Procuratores universitatis predictae coram dicto consilio et coram dictis personis prenominatis existentibus in dicto consilio ad contrahendum publicari faciendum et instrumentum publicum per notarium publicum in forma publica pro ut latius per dicta preinserta capitula accordij et capitulationis detemptorum per dictum eximium dominum delegatum approbari ad que in omnibus et per omnia plena relatio habeatur, et sic ad confectionem presentis transactionis et accordij et ratificationis dictorum capitulorum devenire decreverunt modo et dorma quibus infra quorum capitulorum tenor in omnibus et per omnia talis est ut infra sequitur, videlicet:
Capitoli dell’accordio si fà infra l’illustrissimo signor D. Hieronimo Carretto conte della terra di Racalmuto e per esso suoi figli utriusque sexus et suoi eredi e successori in dicto statu per lo quali si havi di promittiri di rato iuxta formam ritus di ratificari lu presenti contrattu à prima linea usque ad ultimam, ita che li masculi d’età sìhabbiano da fari ratificari infra mesi due da contarsi d’oggi innanzi, e li minuri quam primum erunt maioris aetatis cum pacto et condictione che la persona che rathifichirà s’habbia d’obligare di rato per li suoi figli utriusque sexus, e cossì li figli di figli in infinitum intendo per quelli che haviranno di succediri in detto stato e terra di Racalmuto, e non altrimente ne per altro modo s’intenda detta promissione di rato ut supra di l’una parti, e Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzzo Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonino Lo Brutto, Vito Bucculeri, Pietro d’Alaymo, Joan Vito d’Amella ed Antonio Gulpi eletto di nuovo per la morte dello quondam Jacobo Morreale, deputati eletti per consiglio circa la questione e liti vertenti tra lo detto illustre signor conti e l’università di detta terra in la R.G.C. ed altri differentij che tra loro sono stati, in lo quali accordio s’intenda e sia imposto perpetuo silentio:
1. In primis perché è consuetudine ed osservanza nella terra di Racalmuto che tutti quelli cittadini ed abitaturi di detta terra che tenino gallini sono obligati ogn’anno darne una al Conte di detta terra per prezzo di grana dieci, e cossì quelli che tenino pollastri averni a vendiri una per prezzo di grana setti, e similmente di quelli che tenino galluzzi venderni uno l’anno per prezzo di grana cinque, per tanto stante la nova convenzione ed accordio fatto, si è convenuto ed accordato che tutti quelli cittadini di detta terra che teniranno gallini, galluzzi ò pollastri siano obligati vendiri una gallina, uno galluzzo ed una pollastra tantum l’anno al detto illustrissimo signor Conti e successori in detto contato in perpetuum, li quali abbia di pagari per prezzo di grana dieci tantum si è gallina quanto galluzzo ò pollastra, ed avuta d’una casata che terranno detti pollami, cioè quella pollame che si troviranno aviri delli sopradetti tre nominati, cioè gallini, pollastri ò galluzzi ò parti di quelli di quelli secundo la pirsuna, che quelli terrà pagati nel modo detto di sopra per una volta tantum l’anno, non pozza in detto anno detto signor signor conti pigliarci più altra pollame di quella che avirà comprato nel modo predetto nel presente capitulo, ita che quella persona cittadina ò forastera abitatura di detta terra che non avirà pollastri e gallini non sia tenuto à loco di quelli darci gallini se non tantum la gallina predetta ogn’anno come sopra detto.
2. Item perché è antica consuetudine ed osservanza, et prohibizione potersi lavare nello loco d’undi currino li canali di la funtana di lo loco nominato lo fonti e la bivatura, e quelli che in tali lochi proibiti hanno lavato su stati incorsi in pena di onze 4.7.10 applicata detta pena le onze 4 allo barone che pro tempore sù stati ed al presente al Conte, e li tt. 7.10 a li baglij, per tanto stante la nuova convenzione ed accordio si patta e statuisce che ogn’anno s’abbia di promulgare bando per ordine di detto illustrissimo Signor Conte e suoi successori; lo detto bando di proibizione di lavarsi in detti lochi per lo quale si proibiscono tutti e qualsivoglia persone che siano in detta terra di Racalmuto di qualsivoglia stato grado e condizione che siano altro non eccettuato ne escluso eccetto che li genti di casa per uso di detto signor Conti, suo castello e casa, ma che tutti l’altri incorrono alla predetta pena delle onze 4.7.10 applicati del modo infrascritto, cioè delli tt. 7.10  alli Baglij tt. 3.15 e l’altri 3.15 abbiano d’entrare in potere delli magnifici giurati della detta terra, e cossì similmente pagandosi le dette onze 4 si debbano di partiri onze 2 à detto Conti ed onze 2 in potiri delli jurati, delli quali dinari di pena  che intriranno à detti jurati s’abbiano da fare tutte le spese e tutti consi e cosi necessarij di detta fontana ed aquedutti, nello quali loco si concede facoltà ad ogn’uno dell’università putiri denunciari la pena di quella persona che ci incorrirà, ita che li lavandari di detto illustrissimo signor conte lavando altre robbe di casa di detto illustre conte siano nella medesima pena nell’esazione, della quale pena sia data  l’autorità e potestà alli giurati presenti et qui pro tempore saranno di potere creare una persona deputata ogn’anno la quale habbia potestà d’esigeri auctoritate propria le sudette pene e pigliare in pena qualsivoglia persona che controverrà, la quale in fine anni anni aggia di rendiri alli giurati di detta terra justo e legali cunto della sua amministrazione e lo illustre conti non pozza impedire in cosa nessuna si non tantum et dumtaxat in la porzione che compatisce ad essole quale pene ch’entriranno ut supra d’erogarsi e spendiri tanto in la predetta fontana come in l’orologio ed altre cose in beneficio dell’università, ed in quanto alla pena di onze 4 relasciandoci il conte la sua parte, in tutto ò in parte s’intenda relaxata la parte competente alli jurati.
3. Item ch’è solito e consueto li cittadini ed habitatori di detta terra havendo macina et potendo macinare alli molini del conte di detta terra aviri di macinari in detto molino di detta terra, e non à quelli di fora, stante la penadi tarì setti e grana dieci, per tanto stante la presente convenzione e concordia si statuisce perpetuamente che di qua innanti li cittadini ed abitatori di detta terra dalli quindici del mese di aprile per tutti li quindici del mese di ottobre possano e liberamente vagliano a loro libertà andari à macinari dove più li piaceet accomodo etiam in l’altri molini, che non siano del detto illustre conte, e delli quindeci del mese di ottobre insino alli quindeci del mese di aprile, cui delli detti cittadini ed abitatori vorrà andari à macinari al altri molina che non  à quelli del Conti fora lo territorio, ch’innanti siano tenuti ed obligati andare dove li piacerà a loro, ad uno delli molina di detta terra di detto conte, ed andando di giorno e trovando che li sia macina per tutto detto giorno, nello quale giorno, non pozza macinari, pozza e voglia liberamente andare dove li piacerà à macinare, e si andranno à macinari di notte, avendo detto molino macina per tutta la notte sudetta, nello quale lo detto cittadino non potrà macinare, pozza e voglia liberamente andare à macinare dove li piacerà absque incursu penae, come si è detto di sopra, e di questo se n’abbia di stare per lo giuramento dello cittadino ed abitatore della detta terra, e di questo se n’abbia di stare per lo giuramento dello cittadino ed habitatore della detta terra, ed allo garzone di detti cittadini ed habitatori di potere jurare, e si trovao o ritrovao macina per tutto quello giorno, per tutta quella notte, quando avirà andato à macinare in detti molini di detto signor conte, e che per avere ritrovato macina se n’andao ad altri molini di fora lo territorio di detta terra, e non osservando la forma di detto capitolo, incorrono nella sudetta pena, applicata conforme allo bando solito prumulgarsi, benvero che provandosi per testimonij non si stia allo juramento predetto si non alli detti testimonij, e questo s’intenda per l’altri molini, eccettuando li molina dello Raffo intendendo dello jorno della spunta del sole per insina ad ore ventidue, e la notte s’intenda dalli detti ore ventidue innanti.
4. Item che è solito e consueto che li baglij tanto della terra come del territorio, le pene che fanno delli contravenzioni delli bandi ed osservantij e consuetudini di detta terra alle persone farli pagare senza testimonij, ma solo in caso di controvenzione dare solamente lo giuramento allo baglijo e per la pena dell’animali che fanno del modo detto di sopra, doviri essere solamente con la presenzia di un testimonio, per tanto per la convenzione e concordia perpetuo valituri si patta e costituisce che li peni del modo detto di sopra, che li baglij faranno alle persone nella terra, abbiano d’essere con uno testimonio, e mancando detto testimonio, non s’abbia da stare allo giuramento del detto baglio, ma allo giuramento di quella persona, che sarà presa in pena, e delli peni di fora della terra e suo territorio si stia alla consuetudine ed osservanza che al presente.
5. Item perché è di consuetudine ed osservanza in questa terra, che qualsivoglia carne di bestiame grossa, che more fora la terra, e veni morta di fori, come bovina, e vacchina e di qualsivoglia altra bestiame, tanto salvatica, come domestica, non si poetere vendere per li cittadini ed abitatori di detta terra, senza che prima ne diano un quarto allo gabelloto della bocceria del conte di detta terra, per tantoper la presente convenzione e concordia si patta e statuisce che della bestiame bovina e vacchina che verrà morta di fuora stia in facoltà e libertà delli cittadini ed abitatori di detta terra padroni di detta carne, se vorranno dare lo quarto allo gabelloto della bocceria, ò vero darci denari quattro per rotulo alli bocceri, conforme alla gabella per tutta la quantità dello piso di detta carne, che venderà delli sopradetti animali morti di fora, come sono bovi, vacchi ed ogn’altro animale salvatico, ma in quanto all’altra bestiame minuta e domestica s’abbia d’osservare la consuetudine ed osservanza come è stato ed è al presente, e non li ptere vendere che non diano lo quarto d’ogni animali che disfarranno come sono crapi, becchi ed altra bestiame pecorina e poichè non fossero mortizzi, eccettuati li castrati, ed eccetto in lo caso preditto, che fossero mortizzi, sta che, li crapi e becchi si pozzano ammazzare come è stato sempre consuetudine ed è presenti intra la terra.
6. Item in quanto alli Borgesi e Massari che siano esenti delle persone della giornata cossì per correri e carriare alla massaria musto ed altro cosi, e levarci bestij ed altri servizij, e delle manne [a.v.: manni] che si dunano a filari alli donne siano similmente esenti di tali gravizij, benvero li giornatari, bordonari ed altre genti che sono soliti locarsi alli servizij siano obligati serviri secondo l’osservanza e consuetudine di detta terra, e cossì ancora s’intenda per le donne, che solino filare e servire, benvero che quelli massari con tutto che siano massari e borgesi e farranno offizio di giornatari siano obligati servire non ostante che fossero massari e borgesi, quando che non aviranno à fare servizij in la robba loro, e che vorranno fare li fatti loro, e di questo similmente si ni abbia da stare allo juramento di detto cittadino ed abitatore di detta terra, si averà da afre uno servizio in la robba loro, ita che sia obligato detto signor conte pagarli sicome si pagano l’altri massari e borgesi, e similmente le donne pagarle il prezzo che li pagano l’altri, ita che le donne che non sono solite fare servizio stiano e non siano angariate per detto illustre signor conte, nè per suoi in futurum nelli cosi premissi, e l’altri che non fanno tale officio, e che fanno li fatti loro siano esenti e liberi, e cossì s’intenda per li bestij di quelli massari e borgesi, che fanno servizio ad altri, ch’in tal caso siano obligati servire come è di costume pagarci però li loro servizij, e detto signor conte sia tenuto di pagare per le cose premisse conforme sono solite pafare li massari di detta terra, ita che volendosi il conte servire delli giornateri e di qualsivoglia altra persona che si lochirà alla giornata per un giorno tantum, l’abbiano di servire senza pagare giornata alcuna, si non che siano franchi delli tt. due della giornata che tocca al conte delli tarì cinque della baglia per giornata, e volendosi servire d’altri giovani siano obligati servire del modo sopradetto dummodo che si debbiano pagare il giusto prezzo, che paghiranno l’altri di detta terra.
7. Item stante l’animo bono che detto signor conte have ed ha avuto verso li suoi vassalli cittadini ed habitatori di detta terra, ci fà grazia che li terraggi  non esatti dall’anno sesta [1578], e settima [1579] indizione, e cussì tutti l’anni passati che forte apparisse dover avere detto illustre signor conte, terraggi nelli quali fossero dati li terri à più sommadi salme due di terraggio per ogni salmata di terra, che quelli terraggi che non si trovano allo presente pagamento s’abbiano da pagare à raggione di due terraggi per salmata di terre, cioè salme due di formento, e lo resto ci lo relasciao e relascia.
8. Item perché è consuetudine in detta terra ed osservanza che tutti li cittadini ed abitatori di detta terra pagare la decima dello lino al detto Conte, per tanto stante la presente convenzione e concordia perpetuamente duratura, detto Conte li fà esente e libero di detta decima.
9. Item perché è osservanza e consuetudine in detta terra non si potere scippare nessuna vigna che fosse nel territorio di Racalmuto, per tanto stante la presente  convenzione e concordia detto signor conte concede alli cittadini ed habitatori di detta terra alle persone che aviranno vigna in detto territorio, volendo quella seu  quelli fare scippare, li possano fari scippari avuta la licenza prima di detto conte, e relazione di esperti, e stimatore che mettirà la corte che quella vigna che vorranno scippare sia di doversi scippare, ed avuta tale licenza e relazione possano scippare detta vigna ad effetto di seminarsi e d’altri arbitrij , e che detti esperti abbiano di fare relazioni in scriptis cum juramento, acciò di detta licenza n’apparisse atto publico.
10. Item perché è consuetudine ed antica osservanza in detta terra che ogn’anno eligersi e crearsi un rabbicoto[4], lo quale have eletto e creato detto conte e suoi antecessori baroni di detta terra, per tanto stante la presente convenzione e concordia si statuisce che ogn’anno le gente cittadini ed abitatori di detta terra possano per consiglio da tenersi dalli giurati di detta terra con licenza di detto conte e suoi successori eligersi tre persone cittadini di detta terra, à tale officio di rabbicoto ogn’anno, e di quelli tre eletti per detto consiglio lo rabicoto sia quello delli tre eletti per detto consiglio, lo rabbicoto sia quello delli detti tre sarrà confirmato per il conte il quale statim abbia di dare la pleggeria conforme alla prammatica.
11. Item che è consuetudine ed osservanza in detta terra li baglij delli loro diritti e raggioni di peni cossì della gabella della baglia ed altri raggioni, ch’anno da costringersi li cittadini ed habitatori e loro debitori à farsi pagare le pene, per tanto per la presente concordia e convenzione perpetuamente duratura che per le pene gli baglij non possano pogliare formento nè altro loco sopra li bestij à nessuno, che poi non sia condannato per dette pene che domandano, e per quello che è condannato non pozza pagare se non lo giusto prezzo che have di avere per la presente in quanto allo pagare della baglia dritti di detti peni in denari s’osserva quello che per lo passato s’have osservato e per lo presente s’osserva, cioè cui è obligato pagare in formento, paga formento, e cui denari paga denari, e benvero che il cittadino ed habitatori di detta terra per tutto lo giorno di S. Vito per ogn’anno, ed offerendo per detti causi pagarsi denari non sia tenuto nè obligato pagare formento.
12. Item perché è antica consuetudine ed osservanza in detta terra di tutto lo musto che si inchiude in detta terra e suo territorio pagare alli baroni che pro tempore sù stati ed al presente al conte, per ogni botte di musto tarì tre per botte nominayi li grana, e perché la botte di detta terra è la misura di quartari venti, pertanto per la presente concordia e convenzione si patta e statuisce che lo musto lo quale s’inchiuderà in una stipa, che fosse la caputa di quartari ventinove abbasso insino alli venti che detta ragione di grana di tale stipa s’abbia da pagare tarì tre, ed arrivando à quartari trenta, s’abbia da pagare per una botte e menza; se più di detti quartari trenta in suso fosse detta stipa di caputa, che dettaraggione di grana s’abbia di pagare quel tanto più che toccherà di caputa di trenta quartari e di quartari venti à basso la detta raggione si debbia pagare conforme alla consuetudine ed osservanza, che è allo presente, ita che per la quantità dello musto in detti stipi s’abbia di stare allo giuramento delli padroni di detto musto, ita che provandosi lo contrario tali padroni siano in pena di onze quatro d’applicarsi all’erario [a.v. thesoriere] di detto conte.
13. Item perché è antica consuetudine ed osservanza in detta terra, li cittadini ed habitatori di quella per li raggioni di semina, arbitrij e massarie, che fanno e seminano in altri lochi e feghi fora dello territorio di Racalmuto pagare allo barone, che pro tempore sù stati in detta terra, ed al conte ch’al presente è quella quantità medesima per raggione di terraggio[5], che pagano alli padroni che ci dunano detti terri, si come per lo presente si paga, per tanto per la presente convenzione e concordia si patta, e perpetuamente statuisce, che li cittadini ed habitatori di detta terra, li quali farranno li loro arbitrij di massaria e seminari in altri lochi, feghi e territorio ultra lo fego di Racalmuto, che per raggione di tirraggio detto di fora [sott. ns.] tantum et dumtaxat, abbiano e deggiano pagare due salme di formento per ogni salmata di terra, che seminiranno, e se le terre, le quali fuora di detto territorio di Racalmuto pigliranno à seminare s’havessero dalli padroni per più terraggio, e per gran somma che fosse, non possano né siano costretti né tenuti pagare più che la detta somma di salme due di formento per ogni salmata di terre che semineranno, perché lo resto detto signor Conte si contenta farcini grazia e relasciarcilo; e quando realmente e veramente senza nessuna malizia nè fraude di qualunque modo si potesse commettere li detti cittadini ed abitatori, trovassero terre aà terraggio delli patroni che darranno le loro terre à seminare che per mera raggione di terraggio pagassero manco di salmi due di formento per ogni salmata di terre semineranno, quel tanto manco che sarrà delli salme due pattati per ogni salmata di terre abbiano di pagare allo detto conte di detta terra, ita che dette persone non aggiano nè debiano fraudare terraggio, nè fare collusione alcuna directe vel indirecte, tacite vel expresse, e fraudando detto terraggio facendo collusione, incorrono in quella pena, che lo conte ordenirà per suoi bandi, alli quali bandipromettino stare ed acquiescere.
14. Item che è antica consuetudine [6] ed osservanza in detta terra li cittadini ed abitatori di quella che tanto intra lo territorio di Racalmuto, quanto fora di detto territorio, seminano intra chiusi loro appatronati, pagare allo conte, come per lo passato hanno pagato alli baruni che pro tempore sù stati in detta terra li terraggi di dette chiuse loro appatronate, che hanno seminato e semineranno, cioè intra la baronia e contato di Racalmuto, à raggione di un terraggio per salmata di terre, in li chiusi fora lo territorio della baronia e contato predetto, per tummina otto di  terra che semineranno ed hanno seminato pagare à raggione di salma una di formento per salmata di terra, e tummina otto di formento per tummina otto di terra, per tanto per la presente convenzione e concordia perpetuamente si patta e statuisce sopra questa raggione di terraggio di chiuse dentro e fuora territorio, pagare sicome per lo presente si ha pagato ed osservarsi l’osservanza e consuetudine in detto terraggio di chiuse dentro e fora territorio.
15. Item che è antica consuetudine ed osservanza li cittadini ed abitatori di questa terra di Racalmuto, che fora dello territorio di detta terra averanno maisi, ristucci ò li vendono à forasteri di quelli che non obstante non seminano pagarni lo terraggio come hanno pagato alli baroni che pro tempore sono stati ed al presente al conto, per tanto per la presente convenzione e concordia si patta e statuisce che li cittadini ed abitatori di detta terra, li quali fora di detto territorio di Racalmuto ed altri terri, lochi e feghi, che aviranno maisi e li venderanno à forestieri, che per detti maisi aviaranno avuto le terre a due terraggi o più di detti non li pagano, né debbiano pagare più di salme due di formento per ogni salma di terre di detti maisi e restuccie, e si per manco per ogni salmata di terre di dette maesi e restuccie haviranno havuto le terre per manco siano obligati pagare li dui terraggi non innovando cosa alcuna della consuetudine e confirmandosi nel modo del pagamento di lo terraggio con la promissione del capitolo della paga dello terraggio di fora.
16.  Item perché è di consuetudine ed osservanza in questa terra di Racalmuto, che li cittadini ed habitatori di quella in lo territorio e fego di Racalmuto e di Garamuli nello metiri putirici teniri li loro bestij somerinini et bestij grossi che s’osservano del modo e dorma che al presente si costuma ed è consuetudine.
17. Item per la presente convenzione  e concordia il signor conte si ha contentato e cossì patta e statuisce perpetuamente che li genti ed habitatori di Racalmuto patroni di loro vigne e chiuse andando a lavorare le dette vigne e chiuse per lo tempo statuito solito e consueto che per tale effetto li cittadini predetti ponno portare le loro bestiame lavoratori, si concede ch’essendoci vacche lavoratori con le quali lavoreranno dette loro vigne e chiuse e dette vacche lavoratori avessero vitelli  loro figli, quelli detti cittadini ed habitatori di Racalmuto lavorando loro proprie vigne e chiuse possano liberamente portarceli si averanno insino al numero ò vacchi selvatichi ò ienchi mannarini se li concedi che li pozzano portare e teneri del modo che si ha detto di sopra.
18. Item perché è antica consuetudine ed osservanza in detta terra e territorio di Racalmuto  li cittadini ed habitatori di quella ed altri genti che in detta terra e territorio vendessero li loro beni stabili senza licenza delli baroni, che pro tempore sù stati ed al presente del conte incurriri in la pena di perdiri detti beni, e perché si ritrovano al presente alcuni beni stabili in detta terra e territorio venduti senza ottenere licenza del conte, onde sono incorsi nella caducità et omissione [a.v.: dimissione] di detti beni, per tanto per la presente concordia e convenzione, stante che detto signor conte graziosamente li relascia et li dimitti la pena  delli detti beni venduti senza licenza, in la quale hanno incorso, perpetuamente si patta e statuisce che la detta osservanza e consuetudine di non potere vendere detti beni stabili esistenti in detta terra e territorio senza licenza di detto signor conte si habbia di osservare, e cossì per la persente convenzione e concordia si patta e statuisce che detti beni stabili in detta terra e territorio di Racalmuto non si putiri vendiri senza espressa licenza di detto signor conte; ed havuta la detta licenza pagare la debita raggione di censi.
19. Item perché sole succederi spessissime volti persone poco timorose di Dio e di la loro coscienza per travagliare ed interessari ad altri accusarli indebitamente, pertanto s’abbia da supplicare à S.E. e Regia G.C. che si degni concedere che si possa ordinare e statuire si come per la presente convenzione e concordia obtenta licentia predicta e non altrimente si ordina e statuisce perpetuamente che accusando alcuno à qualche persona ch’elessi li termini e non facta probazione legittima di la continenzia di la causa, statim elassi li termini e non fatta probazione contral’accusato, pozza farsi tassare le spese per lo mastro notaro per la somma tassata farsila pagare di l’accusaturi  contra lo quali si pozza procedere realiter et personaliter absque  quindena e che in questo non si abbia d’osservare l’atto novissimo fatto per S.E. nella R.G.C.
20. Item che è consuetudine ed accordio che l’una e l’altra parte, cioè che tanto detto illustre conte, come li sindachi ed università preditta ad invicem si relasciaro e rimettino tutte le spese fatte usque ad hiernum diem per le sopradette liti in judicij et extra, benvero che declararo e declarano le presente spese essere alla somma di scudi ventimila per ogn’uno, e volsero e vogliono che tentando e volendo tentare detto illustre conte o suoi figli eredi e successori in detto stato in perpetuum alcuna cosa directe ò indirecte, per sè, nec per submissas personas, contra la forma, continenzia e tenore del presente contratto d’accordio, seu d’altra cosain quello contenta, tali casu che s’intenda ipso jure et ipso facto condannato à pagare dette spese alla detta università; né possano essere intese un cosa alcuna nisi prius solutis dictis expensis; e similmente contravvinendo ipsi sindaci che non possano essere intesi nisi facta soluctione predictarum expensarum ad esso illustre conte seu suoi heredi e successori in perpetuum perché cossì volsero ex pacto cum juramento firmato.
21. Item e qualsivoglia altre prerogative, consuetudini, osservanzij, preminenzij, jurisdizioni, immunità, franchizzi, servitù e libertà cossì civili come criminali soliti e consueti osservanzii non previsti nè statuti  nè fattane espressa menzione per li presenti capituli, convenzione e concordia s’abbiano di guardare ed osservare nel modo e forma che sù guardati ed osservati al presente non innovando cosa nessuna ultra quelli portati e stabiliti per li presenti capitoli et etiam ex forma juris à detto conte e suoi successori competino e competiranno et similiter s’abbiano d’oservare in beneficio di detta università e dello conte e suoi successori.
22. Item che per l’avvenire né in nessuno tempo s’abbiano nè possano metteri novi vettigali, servitù, angarie, e consuetudini per detto signor conte, suoi figli, eredi e successori in perpetuum eccetto che non si mettessero ed imponessero con solito ed universale consiglio more solito.
23. Item che delli presenti capitulazioni e concordia se ne abbia da fare publico istrumento con tutte quelle clausole, cauteli, solennità debiti et necessarij, et quatenus opus est et non aliter nec alio modo se n’habbia di impetrare licenza, autorità e corroborazione si Sua Eccellenza e Regia Gran Corte e doppo della Mestà del Re nostro signore, le quali licenzie detto illustre signor conte procurerà e si forzerà impetrarle e fare ogni sforzo e debito suo, à sue dispese e non altrimente né in altro modo.
24. Item che è antica consuetudine ed osservanza che li cittadini ed habitatori della terra di Racalmuto, che principalmente hanno in gabella tenuti di terra inclusi et strasattati, ed altri territorij per quanto importa pro rata la gabella delli dette terre seù territorij inclusi e strasattati, si patta e statuisce perpetuamente che di qui innanzi quella persona che ingabellerà tenuti di terre, che sia di salmi 50 di terre, non sia obligato se non pagare uno terraggio per salmata di terre di quello seminerà intendendosici in detta somma di salme 50 tutte le terre salvaggie che si troveranno in dette terre e territorij, ita che la gabellazione della detta tenuta sia e s’intenda ingabellata per una persona tantum e non per più persone ed ingabellandosi per più persone che siano obligati a pagare lo terraggio à salme due di formento giusta la forma dello capitolo precedente numero 13, ita che la terra selvaggia non sia più della terza parte, sopra questa fraude né collusione alcuna directe vel indirecte, tacine vel expresse, giusta la forma del capitolo n.° 13.
25. Item che li predetti capitoli s’abbiano d’osservare in perpetuum tanto per detto signor conte che al presente è come per l’altri successori qui pro temporesarranno in detta università, quanto per li cittadini, ed habitatori forestieri che verranno ad habitare in detta terra.
26. Item che tutte quelle persone tanto cittadini quanto abitatori che ingabelleranno feghi etiam che fossero manco di salme cinquanta per quello che semineranno li padroni tanto cittadini quanto come abitatori della detta terra di Racalmuto abbiano di pagare à detto signor conte à raggione di salma una di formento per ogni salmata di terre che seminerà dentro lo sodetto fego, dummodo che siano feghi separati si come sono al presente.
27. Item perché è stato ed è consuetudine ed osservanza che tutti quelli cittadini ed abitatori di detta terra di Racalmuto che tengono chiuse dentro lo territorio di Racalmuto, Garamoli e Colmitelli di potere tenere per ogni menza salma di terre un bue, per una salma di terre due per ogni anno, ed una cavalcatura, per tanto s’abbia d’osservare detta consuetudine ed osservanza, et etiam che ci pozzano pasciri lo bestiame somerina quanto ni tengono giusta la consuetudine ed osservanza che per lo passato è stato ed al presente è.
Vidit Ascanius de Barone delegatus.

 

Mi sembra che l’arciprete Romano si sia comunque mantenuto al di sopra delle parti.

L’arciprete Romano ritorna alla ribalta della storia locale dopo la sua morte. In Vaticano si conservano le lettere del vescovo spagnolo di Agrigento che reclama lo spoglio dell’eredità Romano contro le pretese del conte del Carretto.

Ecco  un significativo stralcio di una lettera a Roma[7] del 1599:

Il detto Conte di Raxhalmuto per respetto che s’ha voluto occupare la spoglia del arciprete morto di detta sua terra facendoci far certi testamenti et atti fittitij, falsi et litigiosi, per levar la detta spoglia toccante à detta Ecclesia, per la qual causa, trovandosi esso Conte debitore di detto condam Arciprete per diverse partite et parti delli vassalli di esso Conte, per occuparseli esso conte, come se l’have occupato, et per non pagare ne lassr quello che si deve per conto di detta spoglia, usao tal termino che per la gran Corte di detto Regno fece destinare un delegato seculare sotto nome di persone sue confidenti per far privare ad esso exponente della possessione di detta spoglia, come in effetto ni lo fece privare, con intento di far mettere in condentione la giurisditione ecclesiastica con lo regitor di detto Regno. Et l’exponente processe con tanta pacientia che la medesme giustitia seculare conoscio haver fatto errore et comandao fosse restituta ad esso exponente la detta spoglia. Ma con tutto questo, esso Conte non ha voluto pagare quello che si deve et si tene molti migliara di scudi et molti animali toccanti à detta spoglia, non ostanti l’excommuniche, censure et monitorij promulgati per esso exponente et che detta spoglia tocca al exponente appare per fede che fanno li giurati, per consuetudine provata, et per le misme lettere della giustitia secolare che ordinao fosse restituta al exponente.

Et più esso Conte ha voluto et vole conoscere et haver giurisditione sopra li clerici che habitano in detta sua terra di Raxhalmuto et vole che stiano à sua devotione privi della libertà ecclesiastica, con poterli carcerare et mal trattare come ha fatto à Cler: Jacopo Vella che l’ha tenuto con tanto vituperio et dispregio dell’Ecclesia in una oscura fossa “in umbra mortis”, con ceppi, ferri et muffuli per spatio di doi anni et fin hoggi non ha voluto ne vole remetterlo al foro ecclesiastico. Anzi, perchè il vicario generale d’esso exponente impedio a don Geronimo Russo, genniro d’esso Conte et gubernatore di detta sua terra, che non dasse, come volia dare, certi tratti di corda à detto clerico et essendo stato bisognoso per tal causa procedere à monitorij et excommunica, il detto Conte fece tanto strepito appresso lo regitore di detto Regno che fece congregare il Consiglio per farlo deliberare che chiamasse ad esso exponente et al detto Vicario Generale et lo reprendesse, che è, stata la prima volta che in detto Regno si mettesse in difficultà la potestà delli prelati per la potentia di detto Conte.

Con lo quale di più esso exponente have liti civili per causa di detti beni ecclesiastici, per causa di detto archipretato.

Et di più don Cesare parente di detto Conte, per il suo favore, fece scappare dalle carceri à doi prosecuti dalla corte episcopale di Girgente, et perchè ni fù prosecuto, diventano innimici delli prelati.

 

Altri accenni alla chiesa di Racalmuto sul finire del Cinquecento, si trovano nel lavoro a quattro mani (mie e del Nalbone) “Racalmuto in Microsoft”, che riguardando tra l’altro il successore dell’arciprete Romano non credo ozioso qui richiamare:


                                                                                                                                                                                 
Il Vescovo Horozco, come si vede, usa ed abusa dei benefici ecclesiastici di Racalmuto, anche per le sue velleità letterarie. Del resto, aveva nominato arciprete di Racalmuto il suo segretario particolare Alessandro Capoccio che non aveva neppure il tempo di prendere possesso di persona dell'arcipretura ed ebbe perciò a mandarvi due suoi rappresentanti, muniti di formalissimi  atti notarili. [8]
Tre anni prima, don Alexandro Capocho era stato inviato a Roma, al posto del Covarruvias, per prosternare la prima relazione 'ad limina' dei Vescovi di Agrigento al Papa[9].
Mons. Domenico de Gregorio parla del Capoccio nel lavoro prima citato (pag. 69) come uno dei due testimoni nel processo canonico del febbraio 1594 per la nomina dell'Horozco[10] a Vescovo di Agrigento presso il nunzio pontificio in Spagna, Camillo Gaetano. In particolare, la testimonianza del Capoccio fu preziosa quando si trattò della situazione della Chiesa Agrigentina, dato che costui  aveva «dimorato circa due anni nella .. città» di Agrigento.  Peraltro, il Capoccio a quel tempo solo «da due mesi conosceva l'Horozco».
Si dà il caso che con tali testimonianze passò inosservata la mancanza della "limpieza de sangre" , avendo il designato sangue ebreo nelle vene, che era all'epoca d'ostacolo alle cariche ecclesiastiche. Il Capoccio venne poi compensato con la lauta arcipretura di Racalmuto.
Il De Gregorio è comprensibilmente circospetto e si limita ad annotare: «Il Covarruvias portò con sé alcuni ecclesiastici spagnoli che poi fornì di benefici come Ferdinando Rodriguez, nominato nel 1596 arciprete di Cammarata, il suo familiare Giovanni Aleyva cui nel 1602 diede il beneficio della Madonna dei Miracoli di Cammarata, il dr. Antonio Perez de Bobadilla nominato canonico, Alessandro Capoccio che fu arciprete di Racalmuto (1597) e Vicario generale».
Per quanto tempo il Capoccio sia stato arciprete di Racalmuto, s’ignora. Sappiamo che subentrò l'Argumento, nominato arciprete di Racalmuto nel marzo del 1600.[11]

Di lui v'è cenno nel Sinodo del Vescovo Covarruvias del 1600-3. Tra gli altri viene nominato esaminatore sinodale [12]Resta oscuro se la successione nell'arcipretura sia avvenuta per morte o per caduta in disgrazia del Capoccio[13].


Sul genero del conte Giovanni siamo in grado di fornire qualche cenno anagrafico, desunto dai registri della           Matrice.                                                                                                                                                                  

ATTI DI BATTESIMO (Battesimo di tre bambini del nobile Russo)
data di battesimo    Cognome              Nome            Paternità                 Maternità    

                                                                                                                                                                                   
3 luglio 1596           RUSSO        Francesco Maria  Girolamo sig.           Sabetta, donna               
                                                                                                             3 luglio 1598           RUSSO        Margherita           Gironimo don          D.a Elisabetta                                          
                                                                                                                                                                               10  gennaio 1600          RUSSO        Giuseppe              Gerolamo, don        Elisabetta                      

Padrini dei battesimi sono i coniugi Vincenzo e Caterina Piamontesi.»

 

La vicenda feudale dei del Carretto della seconda metà del Cinquecento  ha alcuni momenti solenni negli estremi dei Processi che si celebravano a Palermo.  Al fine di meglio inquadrare la vicenda di d. Gerlando d’Averna, possiamo qui segnare i seguenti stralci:

1560 [14]

Fino al gennaio del 1560 è barone di Racalmuto Giovanni del Carretto.  Gli succede Girolamo del Carretto, come si evince dai tanti riferimenti di quel particolare processo feudale che trascriviamo in calce. [15]

 

Importante è il testamento di Giovanni del Carretto per le implicazioni della storia delle chiese di Racalmuto. Lo riportiamo in Appendice n.° 1.[i]

 

1584

Gli atti del processo interessano il passaggio, per successione, dal neo conte Girolamo al figlio Giovanni del Carretto. Riportiamo ampi stralci in APPENDICE SUB N:° 2[ii]:

*    *    *

 

Mi accorgo di essermi dilungato e quindi taglio (anche se in effetti per la gran parte trattasi di spunti archivistici  che possono venire omessi nella lettura).

Con tantissimo affetto.

 

Calogero Taverna



[1]) Ma papa  Giovanni Angelo Medici (Pio IV) non viene considerato pontefice propenso alla simonia, neppure da autori laici come L. von Ranke (cfr. L. Von Ranke - Storia dei Papi - Sansoni 1974, pag. 233 e ss.). Neppure nepotista: un suo nipote fu il cardinale Carlo Borromeo. «Carlo Borromeo - scrive il Ranke,  v. p. 238 - non considerò la sua posizione di congiunto del papa, e l’accesso agli affari più importanti che gli era consentito, come un diritto, che gli permettesse qualche cosa, ma come un dovere al quale egli doveva dedicarsi con ogni cura. E vi si dedicò con modestia pari alla costanza. [...] Così le qualità del nipote supplirono a quelle deficienze che i rigoristi avevano potuto trovare nello zio.»
[2]) Cfr. “Comparsa conclusionale dei Signori Ben. d. Calogero Matrona e consorti, convenuti, contro i coniugj d. Giuseppe Savitteri e donna Concetta Matrona interveniente forzosa, e contro il signor cav. Vincenzo Ferlazzo Intendente di Finanza” - Girgenti tip. E. Romiti - 1876 - pag. 10 c.o. Chiesa Madre di Racalmuto.
[3]) ARCHIVIO DI STATO DI PALERMO : FONDO ARCHIVISTICO PALAGONIA - SERIE ATTI PRIVATI - UNITA’ N.° 631 - anni 1502-1706 - Transactio Pro Ill.mo don Hieronimo del Carretto Comite huius terrae Racalmuti cum Universitate dictae terrae Racalmuti. [Palagonia n.° 1 p. 29-123] [fondo n.° 631]
 
[4]) Rabbicoto: commissario del grano.
[5]) A margine dell’analogo fondo Palagonia n.° 709 (f.30v) viene segnato il termine “terragiolo”, ma è definizione del n.° 14 delle consuetudini ad uso dei fruitori del XVIII secolo, del tutto spuria rispetto al testo del 1580.
[6]) Annotato a margine di questa consuetudine: “terragioli” (però nel documento del Fondo Palagonia n.° 631 f. 708v.)
[7]) ARCHIVIO SEGRETO VATICANO - ASV - SACRA CONGREGAZIONE VESCOVI E REGOLARI  - Anno 1599 - pos. C-L (posizione G).
Sulle vicende fornisce notizie Mons. De Gregorio (Domenico De Gregorio - Giovanni Horozco de Covarruvias de Leyva, Vescovo di Agrigento (1594-1606), in Miscellanea in onore di Mons. Canv. Dr. Angelo Noto - per la sua messa d’oro - Agrigento 1985, pag. 73. Le raccoglie dall’Archivio Curia Vescovile di Agrigento - Reg. 1595.):  «Le controversie poi per la giurisdizione o esenzione ecclesiastica non erano infrequenti. A Racalmuto il chierico in  minoribus Jacopu Vella fu “infamato” della morte di un vassallo del Conte il quale lo fece arrestare e volle procedere contro di lui, nonostante monitori e  censure, e per sottrarlo al vescovo lo fece prima portare nelle carceri di Palermo e poi in quelle di Agrigento. “In detta terra li preti e clerici non godono franchezza nixuna et per ordine del conte non si da la franchezza della gabella et mali imposti et comprano come li seculari denegandoli la franchezza. ”In detta terra, essendo mandati Vincenzo Carusio, sollicitaturi fiscali, e Giuseppi Gatta commissario per prendere a notaro Oruntio Gualtieri, foro detenuti dalli uffiziali temporali, carzerati per molti giorni tenendoli  a lassari exequiri l’ordini contra detto prosecuto”. Nella stessa terra lungamente il conte contrastò con il vescovo e il capitolo per il diritto di spoglio alla morte dell’arciprete Michele Romano.»
 
[8]) cfr. Atti della Matrice: STATO DI FAMIGLIA - M A T R I M O N I -  1582-1600 ove leggesi la seguente nota: «DIE 16 Julii XIe Indi.nis 1598: ''Pigliao la possessioni don Vito BELLISGUARDI et don Antonino d'AMATO (?) procuratori di don Lexandro Capozza p. l'arcipretato di Racalmuto come appare per atto plubico''.»
 
 
[9]) Archivio Segreto Vaticano - Relationes ad Limina - 18A - f. 1.
 
In spagnolo, il Covarruvias così presentava il Capocho alla Sacra Congregazione competente:
 
«Quando no veniera negocios en esta Corte a que embiar a Don Alexandro Capocho mi secretario, me diera contento embiarlo a hacer riverencia a V.S.Ill.a y darle cuenta de las cosas de por aca, como lo hara Don Alexandro ...el obispo de Girgento». 
 
Nell'atto di delega del 12 settembre 1595 "Don Alexandro Cappocio' viene titolato come "Sacrae theologie professorem eiusque [del vescovo] Secretarium”. Noi, su quella scia, abbiamo consultato il processo canonico - Archivio Vaticano Segreto - Processus Concistorialis - anno 1594 - vol. I - (Agrigento) - ff. 30-62.
 
La testimonianza di quello che sarà il nostro arciprete è, a dire il vero, schietta e per niente compiacente (f. 36v e 37).
 
Sintetizzando e traducendo dallo spagnolo ricaviamo questi dati:
«Depone il dottor Don Alexandro Capocho, suddiacono naturale del Regno di Napoli e residente per il momento in questa  corte.
 
«Egli testimonia che conosce il detto signor Don Juan de Horoczo y Covarruvias  di vista  e solo da due mesi, poco più poco meno, e di non essere né familiare né parente dell’ Horozco».
 
 Salta quindi ben dodici domande che attenevano alle origini ed alla vita del futuro vescovo. La sua testimonianza è quindi molto minuziosa sulla Cattedrale di Agrigento (circostanza che non ci pare qui conferente). Conosceva piuttosto bene Agrigento per esservi stato due anni, poco più poco meno’.
 
 
 
[10]) Sull’Horozco è tornato di recente, con una approfondita ricerca Raffaele Manduca: Il sinodo di Giovanni Horozco (Girgenti 1600-1603) in Archivio Storico per la Sicilia Orientale - 1991 Fasc.I-III, pag. 243-296.
 
[11]) Cfr. Atti Matrice: STATO DI FAMIGLIA - M A T R I M O N I -  1582-1600. E’ ivi annotato: «Di la maiori ecclesia di Racalmuto pigliao possisioni don Andria Argumento  a li 7 di  marzo XIII ind.1600».
 
[12]) «don Andreas de Algumento U.J.d. Ar.[arciprete] terre Recalmuti» (cfr. Archivio Vaticano Segreto - Relationes ad limina - A18 - f.  40).
 
[13]) L'elenco degli arcipreti di p. Puma omette ogni dato sull'arciprete Argumento,  [l'annotazione a penna +1579 resta indecifrabile.  Forse è da rettificare in 1599 e segna la fine dell'arcipretura del Capoccio o Cappocho.]
[14]) ARCHIVIO DI STATO IN PALERMO - PROTONOTARO DEL REGNO - PROCESSI D’INVESTITURE - BUSTA N. 1517 - PROCESSO N. 2554 - FEUDO: TERRA CON CASTELLO DI RACALMUTO - COGNOME E NOME DELL’INVESTITO: DE CARRECTIS GIROLAMO - ANNO: 1562
[15]) «In primis ponit qualiter dictus spectabilis quondam dominus Joannes de Carrectis tempore eius vitae et usque ad eius mortem tamquam dominus et baro tenuit et possedit  terram et castrum predictae terrae Racalmuti sicuti deponit constit per investituram per eum captam olim die XI martii p.^ ind. 1558
 
Cuius tenorem diligenter suae constitutionis
Item ponit qualiter dictus spectabilis dominus veniens ad mortem suum condidit testamentum sub quo drecrevit et instituit in eius heredem particolarem in terra et castro predicto Racalmuti cum juribus et pertinentiis suis universis prefatum spectabilem dominum don Hieronimum de Carrectis eius filum primo genitum legitimum et naturalem prout petinente tenore capituli dicti testamenti facti in actis notarii Jacobi Damiani de dicta terra Racalmuti die ij^ mensis januarij iiij^ ind. 1560, [secondo copia del notaio Amella tratta da un’altra del detto Damiani]
Cuius tenorem diligenter suae constitutionis
Item ponit qualiter spectabilis dictus  don Joannes de Carrectis olim baro et dictae terrae Racalmuti mortuus et defunctus fuit in mense januarii proximi preteriti superstite et sibi remanente successore et succedere volente in terra et castro  predicto ipso sp: don Hieronimo eius filio primogenito legitimo et naturale prout fuit et de qua constans et dicunt  testes  ...
 
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Die XVI^ martii primae ind. ...... Messanae in sacro regio palatio ... Antoninus ... procuratore ut  ... tenore procurationis celebrate manu Jacobi Damiani agrigentini  ... Joannis de Carrectis baronis Racalmuti tenentis et providentis terram predictam Racalmuti cum eius castro secuti  de possessione ... per investituram .... captam die ultimo januari VII ind. 1519 quam quidem ... pro ut cautela ... vidit et recognovit spectabilis vir regius consiliarius dilectus magister u.j.d. don Joannes abbas Seminara  regii fisci patronus constitus meus procurator ipsum in presentis ex ... ill.mi domini Joannis de La Cerda .... in eius Siciliae Regni  proregis et generalis Capitanei ob renuntiationem et resurretionem de hoc praefato Siciliae regno factam per Ceasariam Magestatem Caroli Quinti Romanorum m. regis atque fecit in recognitione novi regis juramentum et homagium debiti fidelitatis vassallagii manibus et ore comitatus in forma debita et consueta juxta sacrarum dicti regni constitutionum imperialium continentiam et tenorem in manibus et posse prefate exgregiae magestatis ipsius domini nostri  ... utriusque regni Siciliae Aragonum Jurusalem  etc regis invictissimu eiusque .... recepientis ... reservatis regia curia omnibus que in privilegio .... semper salvis//
 
presentibus ipsa hec pro ratibus no: Jo: de Amore unius ... regis  Didaco de Pereda  et aliis in cuius rei testimonium ... hac investitura redapta et registrata in officio regni Siciliae protonotarii et regia cancelleria ....
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Est sciendum qualiter inter alia capitula testamenti quondam domini don Jo: de Carrectis baronis terrae Racalmuti facti in actis spectabilis not. Jacobi Damiani die jj^ mansis januarii jjjj^ ind. 1560 esset capitulus tenoris sequentis, videlicet
 
Item prefatus dominus testator instituit eius heredem particolarem multum spectabilem et generosum virum dominum don Jheronimum de Carrectis eius filium dilectissimum primum genitum legitimum et naturalem natum ex eodem testatore  et spe. domina quondam don Aldontia eius coniuge in baronia et pheudis terrae Racalmuti cum omnibus et singulis justis juribus proventibus jurisdictionibus civilibus et criminalibus mero et mixto imperio juxta forma privilegii obtenti a regia curia dominactionibus rendictionibus feudis .. fructibus statutis et omnibus et  singulis   aliis juribus terragiorum gabellis ac consuetudinibus ad dictam baroniam spectantibus et pertinentibus eiusque integro statu cum onere suo servitii militaris jxta formam privilegiarum dictae baroniae et dictae moilitiae debitae prefato spect. dom. don Federico de Carrectis filio secundo genito ipsius domini testatoris nec non in omni et quocumque jure quod haberi vel habere potest ipse spectabilis testator inter et supra predictis statu terra baronia et aliis prediis burgensaticis et allodialibus presentibus et futuris.
 
Ex actis nobilis et egregis notari Jo: Vitum de Amella Racalmuti.... manu aliena
 
Collatione salva.
 
pp. Panormi die XVI mensis decembris V ind. 1560?
 
 
Nos Innocentius de Puma de terra Racalmuti repertus hic presens testes juratus et interrogatus supra capitulo probatorio dicti memorialis dixit tamen scire qualiter in lo mosi di gennaro prossimo passato in la ditta terra di Racalmuto vitti moriri a lo speciale don Jo: de Carretto olim baruni di ditta terra lo quali si andao et seppellio in la ecclesia di Santo Francisco di ista terra, a lo quali successi et restao in ditta baronia ipso spett. don Hieronimo ... come suo figlio primogenito legitimo et naturali et accussì tempore eius vitae lo vidio teneri trattari et reputari  per patri et figlio et cussì da tutti quelli ca lu havino canuxuto et canuxino  ... quia instituit vidit et audivit ut supra de loco et tempore ut supra.
 
Nos Antonius Novagles civis Syracusarum et hac terra Racalmuti receptus ad  ... supra capitulo probatorio dicti memorialis dixit tamen serie qualiter in lo misi di gennaro prossimo passato in la ditta terra di Racalmuto vitti morto a lo sp. don Jo: de Carretto olim baruni di ditta terra lu quali si andao et seppellio in la ecclesia di Santo Francisco di ipsa terra a lu quali succhessi et restao in ditta baronia ipso speciale don Hieronimo  come suo figlio primo genito legitimo et naturale che accussi tempore eius vitae li vidia  teneri trattari et reputari per patri et figlio...
 
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Actus possessionis Rayalmuti
 
Die VIII Januarii jjjj^ ind. 1560
 
In nomine domini nostri Jesu Xristi amen. Per hoc publicum presens instrumentum pateat et videntur et sic notum quod anno a nativitate domini millesimo quinquegesimo sexuagesimo jjjj^ ind. die X° octavo juanuarii  in mea notari publici testiumque infrasciptorum ad hoc ... vocatorum et rogatorium presentia personaliter constitus  m: Jo:  Antonius Piamontesi civis terrae Racalmuti uti ... sp. domini Hieronimi de Carrettis civis terre Racalmuti, filii legitimi et naturalis primogeniti nati et procreati ex quondam dom. Jo: de Carretto barone et ultimo possessore  baronie feudorum et territorium dicte terre Racalmuti et quondam sp. dom. Aldontia de Carrectis olim coniugibus indubitati suis essent ? baronie feudorum et territorium dicte terre Racalmuti pro ut  .. instrumenti facti et celebrati  in actis meis notarii infrascripti hodie die quo supra continentis  ... dicti quondam spectabilis dom. don JO: baronis ultimi ... possessionis predictae baroniae  feudorum et territorium in persona dicti spec. dom. don Geronimi baronis juxta formam privilegiorum dictae baroniae cepit .. et actualem comprehendit apprehendit et manu tenuit et cepit et actualem .... veram naturalem corporalem  ... castri baronie feudorum et etrritorium Racalmuti cum juribus et pertinenciis eiusque universis omnibus universis mero et misto imperio jurisdictionibus civili et criminali in omnibus et singulis ... ac juribus et particolaris ... spectantibus et pertinentibus ad presentem spectabilem baronem et ad baroniam predictam eiusque integro statu juxta forma privilegiorum dictae baroniae.
------------
 
 
et tenorem cuiusdam instrumenti celebrati Panhormi per actis no. et sp. not. ...................
prout in eo et omnium aliorum privilegiorum et juxta forma instrumenti mei not.  faciendum ? in in .. favorem ipsius  .. et meliori modo et causa ... et non aliter nec alio modo.
per claven janue castri dictae baroniae Racalmuti ipsam januam propriis manibus palpando aperendo claudendo ac ingredendo et se eo egrediendo et in illud ad libitum voluntatis ipsius ipse  domini constituentis  testibus ... circumeundo et deambulando et per feuda et territoria dictae baroniae ... et dictorum feudorum et territorioum lapides ex propriis manibus palpando  in signum vere apprehensionis dictae baroniae feudorum et territoriorum officiales dictae baroniae et in ea (nomindo) de novo officiales videlicet:  castellanum dicti castri no: Sipionem de Salvagio; capitanum no: Jo: Piamontesi; judicem no: Marcum Promontori; jurati: Cesarem de Nigliam, Leonardum La Licata; et Jacobum Caravello et magistrum notarum nob. Innocentium de Puma ad beneplacitum dicti ipsius spec. dom. baronis nemine ad hoc contradicente et oppugnante unde de premissis in signum vere apprehensae possessionis ad cautelam dicti spec. dom. baronis filii primogeniti predicti quondam spec. dom. don Joannis ultimi et immediati possessoris dicti castri feudorum et territoriorum  dicte baroniae ad postulatione dicti no: Jo: Antoni procuratoris factum est presens pubblicum instrumentum suis die loco et tempore ... omnis potentis Dei  ... et regiae magestatis huius regni ...nomine  dicti spec. dom. baronis ... omnis potentis dei et regiae magestatis.
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Unde ad cautelam dicti spec. dom. baronis et  (regimen?)... dicti no: procuratoris presens instantis et querentis factum est presens actum apprehensionis et possessionis predictis suis die loco et tempore valiturum
 
Presentibus pro testibus nob. H ? Maragliano, nob. Antonino de Averna; honorabilis Antonucio Murriali e honorabili Gerlando de Pitrozella.
 
Ex actis meis not. Jacobi Damiani agrigentini.
Collatione salva.
 



[i]) APPENDICE N.° 1.
TESTAMENTO DI GIOVANNI DEL CARRETTO                                          
* * *
[F. 44]
ARCHIVIO DI STATO DI PALERMO
Richeista di Giuseppe Nalbone
FONDO PALAGONIA - ATTI PRIVATI
N. 630
[ANNI 1453-1717]
[ da pag. 44r a pag. 56v facciate 26]
  *  *  *
[f. 44]
 
1560 [ANNO]
 
In nomine Domini nostri Jesu Christi Amen - Anno ab incarnatione eiusdem Tertiae Ind.s Millesimo quingentesimo saxagesimo mense Januarij die veri secundi eiusdem.
 
Notum facimus et testamus quod Multum Spectabilis Dominus D. Joannes de Carrectis, Dominus et Baro Terrae Racalmuti, Civis Felicis Urbis Panormi modo repertus in Castro dictae Terrae et Baroniae Racalmuti praesens coram nobis Notario, et Testibus infrascriptis ad hoc vocatis, rogatis assumptis specialiter, et habitis, jacens in lecto infirmus corpore, sanus tamen mente, et intellectu, et in suo bono, et perfecto sensu, rectaque loquela, persistens gratia Domini nostri Jesu Christi optante ?; timens Deum et judicium repentinum ne forte ab hac labili vita interlatus recedere, pro ut nonnullis evenire solet; quam  nil certius morte, et nil incertius hora ipsius mortis; volens ergo dum tempus habet animae suae deditae provideri et de bonis omnibus suis,praesens suum nuncupativum, sive nuncupativum sine srciptis testamentum condere voluit, et procuravit in actis meis notarij infrascripti cassando prius, irritando, et invalidando, ac annullando omnia, et singula alia testamenta codicillos per eum forte facta, et factos; solunmodo praesens testamentum vim et robur habeat, et suum semper sortiatur effectum.
Et quia caput et principium cuiuslibet testamenti fuerit, et est heredis universalis institutio, sine qua testamento non valeret; Idcirco ipse spectabilis Dominus Testator per praesentem eius testamentariam voluntatem, et ultimam dispositionem constituit, fecit, creavit, et ordinavit in eius heredem universalem, et generaliter spectabilem Dominum Don Fidericum de Carrectis Baronem Xabicae eius filium secundogenitum legitimum et naturalem natum, et procreatum ex eodem spectabili domino testatore et quondam Spectabili Domina Aldonsia eius uxore in omnibus, et singulis bonis, et rebus suis mobilibus, et stabilibus, sese moventibus praesentibus et futuris, ac redditibus, et maximé in vinea et loco nominato di lo Zaccanello siti et posito  in territorio, et Baronia Racalmuti, et in territorio di Garamuli, et Culmitelli, et suo integro Statu, et cum suo onere Census Unciarum quinque solvendarum anno quolibet Spectabili Domino Hieronymo de Carrectis eius filio primogenito indubitato, omnino successori in dicta Baronia Racalmuti pretentionibus, actionibus, nominibus juribus rationibus paecuneis frumentis, ordeis, servis, superlectilibus Domus, bovibus, messibus ubicumque existentibus, ac animalibus ubicumque, et in frumentis massariae, ac in vasis argenteis manufucactis existentibus in dicto Castro, ac in omnibus,  [f. 45] et in nominibus debitorum suorum ubicumque  existentibus et melius apparentibus, praeter in legatis, et fideicommissis infrascriptis quae solvantur in paecuneis, et ante omnia praemissa, dicens in vulgari eloquio, et in lingua materna videlicet:
«Io don Joanne del Carretto Baruni di Racalmuto fazo, et instituisco mio Eredi Universali à D. Fiderico del Carretto Barone di la Xhabrica mio figlio secondogenito,legitimo, e naturali nato, e procreato da me, e della condam Aldonsa mia Mugleri in tutti, e singuli beni, e cosi mei mobili, e stabili presenti, e futuri, e massimé in la Vigna, e loco chiamato di Lo Zaccanello, con tutti soi raggiuni e pertinentij, e sò integro statu, pretensioni, attioni, e ragiuni, frumenti, orgi, cavalli, e scavi; superlectili di casa Massarij, Boi, ed altri animali, ed in strumenti di Massaria Vasi di argento manufatti esistenti in lo detto Castello con li nomi di miei Debitori ubicumque esistenti, e meglio apparenti.»
Item praefatus spectabilis Dominus testator voluit, et mandavit quod dicta institutio heredis universalis inelligatur, et si facta pro omni, et quocumque jure successionis legitimae vel supplimenti illius paternae et maternae competenti et competituro dicto domino heredi universali, et pro illis uncis ducentis annualibus rendalibus, et pro illis uncis mille promissis per ipsum dominum testatorem dicto spectabili domino d. Fiderico in contracto dotali celebrato inter ipsum spectabilem et spectabili Domina D.na Aleonora de Valguarnera eius coniuge in actis meis notarij infrascripti et ita voluit et mandavit.
Item ipse spectabilis dominus testator voluit, et mandavit quod casu quo praefatus spectabilis dominus heres universalis decederet sine liberis de suo corpore legitimé descendentibus, et illis liberis , et illis mortuis et descendentibus quandocumque, tam in maiori quam in minori etate, semper et omni casu in hereditate praedicta succedat, et succedere debeat spectabilis dominus d. Hieronymus de Carrectis eius filius primogenitus, quo deficiente, et in humanis non existente /quod absit/ in hereditate praedicta succedat, et succedere debeat spectabilis d. Aleramus filius secondogenitus d.i spectabilis domini don. Hieronymi, Ita quod in dicto casu praefatus dominus don Hieronymus de Carrectis de dicta hereditate non possit disponere in aliquo, sed teneatur illam conservare pro dicto spectabile domino don Aleramo, et suis descendentibus, quo domino d. Aleramo deficiente sine liberis ante obitus dicti spectabilis don Hieronymo in dicto casu disponere, et dictam hereditatem dimittere cui, vel quibus ex eius filijs voluerit, et ita voluit et mandavit.
Item dictus spectabilis dominus voluit, et mandavit, quod omnes et singulae pecunaae aurae, et argenteae reperiendae in hereditate praedicta in dicto Castro, et ubicumque depositarentur per dictum [f.46] spectabilem dominum heredem universalem in Tabula felicis urbis Panormi, et similiter depositarentur praetium frumentorum omnium, et ordeorum reperiendorum in dicta hereditate ipsius domini testatoris, ac etiam pecuniae exigendae de nominibus debitorum dicti Domini Testatoris depositarentur in Tabula praedicta et pari formiter voluit, quod omnia superlectilia Domus, et vasa Argentea, boves, animalia, et instrumenta messium servari, et conservandum et praetia frumentorum et ordeorum pervenienda ex dittis messibus Zaccanello pro ut supra vendantur, et praetia depositarentur penes Tabulam praedictam felicis urbis Panormi ad nomen ipsius domini heredis universalis, de quibus paecuneis omnibus, ipse Dominus heres universalis possit et valeat consequi, et habere unaciarum termille trecentos nonaginta p. g. tantum, videlicet unceas quingentas pro satisfaciendis creditoribus ipsius domini D. Fiderici, et unceas bis mille octingentas nonaginta non possit expender, et erogare ipse spectabilis dominus heres universalis ad alium effectum, nisi unceas mille, et tricentas nonaginta in redentione unciarum centum triginta trium in quibus est onerata Baronia, et pheuda Xabricaeiuxta formam Bullae, quae ditta onera sunt legitime imposita , et primo loco debeat redimere illas unceas quinquaginta unam annuales redditus super ditta Baronia quas redemit magnificus Dominus Mattheus de Carrectis nominibus à manibus magnificorum Nuntij, et Dominae Antoninae de Landolina coniugum ex paecuneis praemissis ex causa dotium Dominae Antoninae de Carretto eius filiae uxori spectabilis quondam Domini Baldassarij de Valguarnera olim matiti dictae Dominae Antoninae et unceas mille in emptione reddituum super praedijs idoneis, et tutis ad rationem de septem pro centinario et restans totius universae hereditatis praedictae, ipse dominus heres universalis teneatur reficere et reddere, ac cedere integré et indiminutum absque detratione trabellianicae, et falcidiae spectabili domino d. Hieronymo de Carrectis filio primogenito ipsius domini testatoris, si ipse spectabilis dominus d. Hieronymus infra terminum mensium quatuor à die obitus ipsius domini testatoris per publicum instrumentum laudabit prius, et confirmabit, et rathificabit seriem, tenorem, et continentiam praesentis testamenti ad unguem, cum omnibus, et singulis dispositionibus in eo descriptis cum omnibus sollemnitatibus, strangulationibus juridicis robboratum, et non aliter, nec alio modo. Alias ipsi domino D. Hieronymo non approbante dispositionem praesentis testamenti, et omnia in eo contenta privatur in territorijs di Garamuli et Culmitelli ipso jure, ipsoque facto in quibus territorijs instituit heredem particularem eumdem spectabilem dominum D. Fidericum et non teneatur restituire restans totius hereditatis praedictae [47] in quo restanti totius hereditatis praedictae jurium et actionum supradictorum, tali casu approbationis testamenti praefatus spectabilis dominus Hueronymus ipse dominus testator instituit, et fecit heredem particularem, praeter quam in vinea, et in loco Zaccanello, quae sint et esse debeant ipsius Domini D. Fiderici heredis universalis ut supra  cum omnibus pertinentijs suis omnibus, et ita voluit, et mandavit.
Item voluit, et mandavit ipse dominus testator quod casu quo supradictus heres universalis non depositaretur omnes, et singulas pecunias supradictas, et non adimpleret voluntatem ipsius domini testatoris modo, et forma pro ut in superiori capitulo infra terminum mensium sex numerandorum in die quo dictae pecuniae perveniunt penes ipsum dominum heredem universalem, tali casu eveniente privaretur et privatus sitipso jure, ipsoque fatto hereditate praedicta, et tantum  sibi restituere possit eius legitimam sibi competentem et vineam, et locum di Zaccanello, et tali casu in hereditate praedicta sit institutus heres specialis dominus D. Hieronymus eius filius primogenitus pro ut cum universis instituit eheredem, et ita voluit, et mandavit.
Item praefatus dominus testator voluit, et mandavit quod omnes, et singuli redditus emendi, et pecuneis deposirandis in Tabula felicis Urbis Panormi et vinea, et locus cum juribus, et pertinentijs suis omnibus, nominati di lu Zaccanello non possint, nec valeant alienari, pignorari, vendi, permutari, nec pro anima relinqui, etiam pro quacumque causa urgentissima, tam de jure, quam de facto, nisi tantum forté /quod absit/ pro redemptione captivitatis dicti domini heredis, et eorum descendentium cum restitutorum, et eorum habentium causa ab eo, vel pro dote; imo semper, et omni futuro tempore in perpetuum sint, et esse debeant, vinculo restitutionis subiecti, et vadant de descendentibus in descendentes legitimis, et naturalibus ditti domini heredis universalis, et suorum in infinitum, et eis descendentibus vadant de descendentibus in descendentes dicti speciablis domini d. Hieronymi, et dicti domini d. Alerami modo, et forma quibus supra, stante quod voluit et vult quod dicti redditus remaneant in famiglia, et descendentibus ipsius spectabilis testatoris, et suorum, et ita voluit, et mandavit.
Item dictus dominus testator praelegavit praegato spectabili domino Don Fiderico eius filio secundogenito vitam militiam sibi competentem super dicta Baronia existentem, et eiius territoriis, et pheudis juxta formam, consuetudinum, et capitulorum Regni et ita voluit, et mandavit ipse dominus Testator.
Item praefatus dominus Testator voluit, et mandavit quod ipse spectabilis D. Fidericus heres universalis habeat, et debeat super restanti hereditatis restituere praefato [f.48] spectabili Domino D. Hieronymo facere omnes expensas funerales convenientes qualitate personae ipsius spectabilis testatoris usque ad summam unciarum centum de unceis sexcentibus, quae sun in Arca ipsius testatoris, ed essendoci più bisogno di più, si aviranno da pagare communiter per ipsum spectabilem D. Fidericum et D. Hieronymum, quibus expensis credatur, et fides adhibeatur ipso Domino D. Fiderico heredi universali et ita voluit, et mandavit.
Item praefatus Testator voluit, et mandavit, quod omnia et singula legata in praesenti testamento descripta, et describenda et debita hereditaria debenda per ipsum spectabilem dominum solvantur per specialem D. Hieronimum de Carrectis eius filium primogenitum et heredem particularem creditoribus, et legatarijs infra terminum anni unius numerandi à die mortis ispius domini testatoris et ita voluit, et mandavit.
Item praefatus dominus Testator voluit, et mandavit praefato spectabili domino D. Fiderico heredi universali et suis descendentibus in infinitum quandocumque semper, et omni tempore sint, et esse debeant fideles Divinae et humanae Maiestati, et servare praecepta Sanctae Romanae Ecclesiae, pro ut  et quemadmodum convenit Christi fidelibus et casu quo cognosceret aut perpretaret  aliquis ipsorum aliquod crimen ob quod bona publicarentur, seu applicarentur tunc et eo casu cognitionis, aut perpretationis criminis tam coniunctim quam divisim ante ipsarum cognitionem, aut perpetrationem per sex menses antea, in dicta hereditate supradicti Testatoris sit heres spectabilis dominus D. Hieronymus de Carrectis, quem  tali casu instituit heredem universalem, et ex nunc pro tunc, et non aliter nec aluio modo.
Et si supradictus dominus D. Fidericus, et sui descendentes restituentur seu restituti fuerint ad gratiam à Summo Pontefice, vel à Serenissimo Principe huius Regni, etiam ad bona, quod tunc, statim et incontinenti dicta hereditas restituatur, et restui debeat dicto spectabili domino D. Fiderico vel suis liberis, et descendentibus absque dectractione Trabellianicae et Falcidiae indiminutae.
Item praefatus dominus D. Fidericus de Carrectis heres universalis non audhiat, nec possit intercedere fidejussor pro quacumque causa civili, et pro quacumque persona coniuncta, in quocumque Magistratu, nec in solidum obligari pro alio et casu quo contrafecerit, tunc, et eo casu spectabilis dominus d. Hieronymus possit petere à dicto spectabili domino D. Fiderico super hereditate praesente unceas ducentas in quibus ipse spectabilis testator in dicto casu instituit heredem particularem spectabilem dominum D. Hieronymum de Carrectis, et ita voluit et mandavit.
Item praefatus dominus testator instituit eius heredem particularem multum spectabilem, et generosum ipsum dominum d. Hieronymum de Carrectis eius filium  dilectissimum primogenitum legitimum, et naturalem natum ex eodem Testatore, et spectabile quondam Domina D.a Aldonsia eius coniuge in Baronia, et pheudis terrae Racalmuti cum omnibus et singulis eius justis juribus praesentibus, jurisdictionibus civilibus [f. 49] et criminalibus, mero et mixto imperio juxta formam privilegiorum obtentorum à Regia Curia Dominationibus, et Nationibus, Pheudis, Castro Juribus, Stantijs, et omnibus, et singulis alijs Juribus, Terraggiolo, gabellis ac consuetudinibus ad dictam Baroniam spectantibus et pertinentibus cumque integro statu, cum onere tantum servitij militaris juxta formam Privilegiorum praedictae Baroniae, et sine milite debitae praefato spectabili domino Don Fiderico de Carrectis filio secundogenito ipsius domini Testatoris, nec non in omni et quocumque jure, quod habet, vel habere potest ipse spectabilis dominus Testator in et super quolibet Statu, Terra, Baronia, et alijs praedictis burgensaticis, et allodialibus praesentibus et futuris.
Item praefatus spectabilis dominus Testator instituit in heredem particularem eumdem spectabilem dominum D. Hieronymum Primogenitum in unceis quingentis p. g. erogatis, et expensis per ipsum spectabilem Testatorem in emptione misti et meri imperij empti in Regia Curia juxta formam rithus eiusque Territorij, et Terrae virtute publici contractus ponendo et subrogando eumdem spectabilem Dominum don Hieronymum in jus, et locum suum, nec non in unceis mille erogatis per ipsum spectabilem Testatorem in confectione, reparactione, et  fabricatione Castri dictae Terrae, et hoc  pro omni et quocumque jure successionum legitimae Paternae et Maternae competenti, et competituro dicto spectabili Domino D. Hieronymo super omnibus, et singulis rebus, et bonis burgensaticis, et allodialibus ipsius Domini Testatoris, et dotibus dictae quondam D. Aldonsiae eius Matri, ac pro omni et quocumque alio jure, quod forte pretendere potuit praefatus spectabilis dominus D. Hieronymus et ita voluit, et mandavit.
Item praefatus spectabilis dominus Testator voluit, et mandavit quod omnes raubae sericae, et jugalia Cappellae existentes in Castro dictae Terrae quae inservierunt pro Culto Divino, etiam illae raubae quae sunt, ut dicitur de carmisino, et imburrato remanere debeant in Cappella dicti Castri pro uso dictae Cappellae in Culto divino.
Item praefatus dominus Testator voluit, et mandavit, praecepit, ac rogavit, et rogat dictum spectabilem dominum D. Hieronymum eius filium Primogenitum eius futurum, et indubitatum successorem in dicta Baronia, qui voluit, et debeat bené tractare, reggere, et gubernare, et teneri omnes, et singulos eius vassallos praedictae Terrae, et non permittere quod ab aliquo molestentur, sive perceptione personarum indifferenter, et hoc amore Domini nostri Jesu Christi, et pro quanto caram habet salutem animae ipsius Testatoris.
Item ipse spectabilis Testator voluit et mandavit praedictum spectabilem D. Hieronymum de Carrectis eius filium primogenitum heredem particularem Missa in Conventu Sancti Francisci dictae Terrae, conficietur Cappella in loco per eum eligendo [50] in dicta Ecclesia magis congruo in qua debeat expendi uncias centum in pecunia infra terminum annorum duorum à die mortis dicti Domini Testatoris numerandorum, cui Cappellae conficiendae pro anima dicti domini Testatoris, et suorum predecessorum, et pro venia suorum peccatorum legavit, et legat uncias septem annuales redditus debendas per magnificum Joannem de Guglielmo Baronem Biginorum super dicto pheudo Biginorum, et casu  quo dictae unciae septem annuae redditus revendentur à dicto Conventu per supradictum de Guglielmo et suorum & tali casu de praectio dictarum unciarum septem annuales redditus emi debeant aliae unciae septem redditus praedijs tutis in futurum, et casu quo infra dictum tempus annorum duorum ipse spectabilis dominus D. Hieronymus non erogaret dictas uncias centum in constructione dictae Cappellae, tunc et eo casu teneatur dictus dominus D. Hieronymus solvere uncias quinquaginta pro emendis redditibus pro Conventu dicti Sancti  Francisci, ultra dictas unceas centum pro constructione dictae Cappellae, et ita voluit et mandavit.
Item praefatus Dominus Testator dixit expendisse unceas centum triginta in emptione lignaminum et tabularum  facta per Magistrum Paulum Monreale, et per Magistrum Jacobum de Valenti, de quibus dominus Testator consequutus fuit nonnullas tabula, et lignamina, voluit propterea, et mandavit quod debeat fieri computum per dictum spectabilem D. Hieronymum heredem particularem, et faciendo bonas uncias viginti septem solutas Ecclesiae Sanctae Mariae de Jesu, et uncias undecim solutas pro Maulis (mulis?), de residuo cui tabularum et lignaminum compleri debeat tectum Ecclesiae Sanctae Mariae di lu Carminu dictae Terrae Racalmuti, et voluit  quod debeat expendere unceas quindecim in pecunia in dicto tecto, et ita voluit, et mandavit, et hoc infra terminum annorum trium.
Item praefatus dominus Testator voluit, et mandavit quod facta comprobatione testamenti ispius domini Testatoris dictumque spectabilem dominum D. Hieronymum modo, et forma quibus supra tali casu  Territorio di Garamuli, et Culmitelli sint, et intelligantur adiuncta, et aggregata dictae Baroniae Terrae Racalmuti, quae nullo pacto alienari possint, nec pignorari, dari, aut obligari, imo semper, et omni futuro tempore, etiam in dicta Baronia, et sequatur naturam eiusdem Baroniae et non aliter nec alio modo.
Item ipse spectabilis dominus Testator instituit eius heredem particularem spectabilem dominam Donnam Beatricem de Carrectis uxorem spectabilis Domini D. Vincentij De Carea Baronis Sancti Fradelli et Sancti Stefani eius dilectam filiam legitimam et naturalem natam et procreatam ex eodem domino Testatore et spectabilem quondam d.a Aldonsiam eius uxorem (sic) in dotibus sibi promissis, et consignatis [f. 51] sub omnibus illis pactis, et condictionibus in contractu dotali descriptis celebrato inter ipsos spectabiles de Carea, et in unceis centum quinquaginta in scrinea, quae sunt in ea mat.ij in dicto Castro.
Et hoc pro omni et quocumque jure successionis legitimae Paternae et Maternae, et pro omni et quocumque alio jure eidem spectabili dominae Donnae Beatrici competente, et competituro  super hereditate dicti domini Testatoris, et dictae Dominae D.ae Aldonsiae eius matris.
Item dictus dominus spectabilis Testator voluit, et mandavit quod omnia et singula debita currentia ad quae impreteriuntur usque ad praesentem diem tenetur spectabilis dominus Don Vincentius Carea Baro sancti Fradelli etc. spectabili testatori virtute publici instrumenti celebrati in actis meis notarij infrascrpti, et alibi de illis praefatus dominus Testator concessit dicto spectabili D. Vincentio Carea Baroni etc. infrascriptam dilationem videlicet quolibet anno ispe spectabilis teneatur solvere uncias sexaginta tantum, usque ad integram soluptionem, et satisfactionem omnium dilactionum, incipiendo solvere, et prima soluptio fiat hinc ad annum unum numerandum ab hodie in anthea, et sic successive et non aliter nec alio modo, cum obligationibus quibuscumque contradictionibus in contrarium fortè dictantibus , et cessionibus factis per dictum spectabilem de Carea in dicto contractu manu publica et ita voluit, et mandavit.
Item ipse spectabilis Dominus Testator instituit eius heredem particularem spectabilem Dpminam D.am Portiam de Carrectis eius dilectissimam filiam, natam et procratam ex eodem Domino Testatore, et dicta quondam D.a Aldonsia eius uxore coniugen spectabilis Don Gasparis de Barresio in dotibus sibi promissis, et consignatis cum omnibus, et singulis pactis convenctionibus in contractu dotali  ... inter dictos spectabiles coniuges de Barresio expressatis , et non aliter nec alio modo; Ac etiam in unceis quinquaginta in pecunia numerata de pecuneis, quae sunt de communi, et hoc pro omni, et quocumque jure successionis legitimae Paternae et Maternae, et pro omni, et quocumque alio jure condam dominam donnam Portiam competenti, et competituro super hereditate predicta ipsius domini Testatoris, et ita voluit, et mandavit.
Item ipse spectabilis dominus Testator voluit, et mandavit, quod omnia, et singula debita ad quae teneatur spectabilis dominus D. Gaspar de Barresio eius generi ipsius domini Testatoris habeat dilationem ad solvenda per annos quatuor cursuros, et numerandos à die obitus ipsius spectabilis domini Testatoris, non obstante quacumque contraddictione in contrarium dictante, et ita voluit, et mandavit.
Item ipse spectabilis dominus testator quia contradisposuit, quod supelectilia domus, vasa argentea, servique vendantur, et praetia depositarentur [f.52] in Tabula ad nomen dicti heredis ad effectum ut supra; ideo ipse dominus Testator voluit, et mandavit, quod dictus spectabilis dominus D. Hieronymus eius filius praeferatur in emptione supradictorum rerum, et bonorum in quocumque capitale praeferatur pro eodemmet praetio quo inveniuntur ab alijs, praeter quodam in dictis servis videlicet Paolino, et Francisco in quibus praeferatur dictus spectabilis Dominus Don Fidericus praetio, quo extimabatur suo juramento credatur ab alijs et ita voluit, et mandavit.
Item spectabilis dominus Testator instituit eius heredem particularem spectabilem dominam Sororem Mariam de Carrectis monialem Monasterij Sanctae Catherinae felicis Urbis Panormi eius dilectissimam filiam legitimam, et naturalem natam, et procreatam ex eodem domino Testatore et ditta condam Domina Donna Aldonsia eius olim uxore in dotibus promissis, et consignatis Monasterio dictae Sanctae Catharinae Urbis Panormi, ac etiam in illis unceis viginti annuis redditus eidem sorori Mariae promissis, et consegnatis per ipsum dominum Testatorem durante tamen vita ipsius reverendae sororis Mariae, in quibus sit usufructuaria, et hoc pro omni, et quocumque alio jure successionis legitimae Paternae et Maternae, et pro quocumque alio Jure ipsi reverendae Sorori Mariae competenti, et competituro super hereditate ipsius domini Testatoris, stante quod Dominae Donnae Aldonsiae eius matris, ac etiam in unceis quinquaginta in pecuea, et ita voluit, et mandavit infra terminum anni unius numerandi à die obitus ipsius spectabilis domini Testatoris.
Item ipse spectabilis Dominus testator legavit mihi notario infrascripto pro confectione praesentis, et inventarij, et pro copijs praesentis testamenti, et inventarij uncias quinque, nec non relaxavit  et relaxit mihi infrascripto notario omnia jura terraggiorum, censualium, et gravorum omnium praesentium, et praeteriturum anni praesentis tertiae inditionis pro Deo, et Anima dicti Domini Testatoris per esserci stato buono Vassallo, et Servituri, et ita voluit et mandavit.
Item legavit Venerabili Conventui Sancti Dominici Civitatis Agrigenti uncias quinque in pecunia pro Deo, et Anima ditti spectabilis Domini Testatoris.
Item legavit Venerabili Ecclesiae Sanctae Mariae del Monte Terrae Racalmuti uncias quinque in pecunia pro Deo, et anima ipsius  domini Testatoris.
Item legavit Venerabili Hospitali dictae Terrae Racalmuti uncias decem in pecunia pro Deo et anima ipsius domini Testatoris.
Item legavit Venerabili Confraternitati Sancti Nicolai dictae terrae Racalmuti uncias quinque in pecunia pro Deo et anima ipsius domini Testatoris.
[f. 53] Item legavit venerabili Ecclesiae Sancti Juliani dictae Terrae Racalmuti uncias quinque in pecunia pro Deo et anima ipsius domini Testatoris.
Item ipse Dominus spectabilis Testator habente certam quantitatem calcis pro Ecclesia Sancti Juliani et dictus Dominus Testator habet unam calcariam calcis usque ad summam salmarum quingentarum incirca; ideo legavit dictae Ecclesiae Sancti Juliani, pro complendi dictam Ecclesiam Sancti Juliani, totam illam quantitatem calcis, quae est in dicta calcaria esistente in territorio de Garamuli, et hoc pro Deo, et eius Anima.
Item ipse dominus Testator legavit, et legat Ecclesiae sancti Antonij dictae Terrae Racalmuti uncias quinque, et hoc pro Deo, et Anima ipsius Testatoris.
Item legavit Glorioso Corpori Domini nostri Jesu Christi Matricis Ecclesiae Terrae Racalmuti pro Deo et Anima ipsius domini Testatoris uncias quinque p. g. in pecunia.
Item legavit, et legat Francisco Porco eius famulo uncias viginti in pecunia pro Deo et anima ipsius domini Testatoris super servitijs ei praestitis.
Item legavit, et legat Francisco de Milia eius famulo uncias decem pro Deo et Anima ipsius domini Testatoris, et pro bonis servitijs dicto spectabili domino Testatori praestitis.
Item dictus dominus Testator voluit, et mandavit, ac retulit, et refert spectabili domino D. Hieronymo de Carrecto eius filio, et successori in dicta Baronia, et pheudis, quod omnes et singulae Personae Ecclesiasticae dictae Terrae Racalmuti sint, et esse debeant immunes, liberi, et exempti ab omnibus, et singulis gabellis, et constitutionibus solvendis spectabili Domino eius successori, videlicet à gabella saluminis, vini, carnis, granorum, et olei, et hoc pro usu tantum dictarum personarum ecclesiasticarum, et ita voluit, et mandavit.
Item dictus spectabilis dominus Testator legavit, et legat reverendis sororibus Scolasticae, et Joannae Nudizzo momialibus venerabilis Monasterij Sancti Spiritus Magnificae Civitatis Agrigenti eius consanguineis uncias quinque in pecunia pro qualibet ipsarum, et hoc pro Deo, et Anima ipsius Testatoris.
Item praefatus dominus Testator ad instantiam Magnifici Domini Matthei de Carrectis, et Dominae Antoninae eius filiae dixit et declaravit qualiter tempore vitae condam spectabilis Cesaris de Carrectis audivit ab eodem domino Cesare, qualiter ipse dominus Cesar erat filius Dominae condam Contissae de Valguarnera, quae erat olim sui Patris condam dominorum Sigismondi, et Valentini de Valguarnera condam Cesaris .... et Sigismondi de Valguarnera ad invicem .... debunt sui consanguinei in secundo gradu ut dicunt di cugini carnali, et condam spectabilis Cesare natus fuit,  [f. 54] et dominus Annibal de Carrectis eius filius, et dicto domino Sigismundo de Valguarnera natus fuit condam dominus Gilibertis Valguarnera eius filius, et praedicto condam D. Annibale natus fuit condam Magnificus Mattheus de Carrectis eius filius ex dicto condam domino Giliberto natus fuit condam dominus Balthassar de Valguarnera eius filius baro  Cabricae, et ex dicto Magnifico Mattheo, nata fuit dicta Magnifica Antoninella eius filia quae contraxit matrimonium cum praedicto domino Balthassare de Valguarnera, et ita dixit, et declaravit tamquam consanguineus praedictorum praenominatorum,  quia ita credit, benè cognovit, et audivit, et hoc cum juramento etc. Unde ad instantiam dictorum Magnificorum  Matthei et Antoninae Patris, et filiae pro eis stipulantibus me notario publico, factum est praesens capitulum pro exoneratione conscientiae jacens in lecto infirmus, confessus et contritus ut dixit etc.
Item ipse Dominus Testator legavit, et jure legati reliquit nobili Aloysio la Regina uncias viginti unam per eum debitas dicto spectabili ad complimentum omnium. et singulorum eorum competitorum etc. et non voluit quod si dictus nobilis Aloysius mori contingerit sine filijs de suo corpore legitimé descendentibus, quod utique spectabilis D. Hieronymus de Carrectis heres particularis possit consequi, petere, habere super bonis dicti nobilis Aloysij dictas uncias viginti unam et ita voluit, et mandavit.
Item ipse dominus Testator voluit, et mandavit quod omnes debitores dicti spectabilis domini  . . . . . . . quam apparent solvisse eumdem spectabilem dominum D. Fidericum eius filium tali casu voluit et vult quod contractus inter eos celebrati in actis meis vel alibi intelligantur, et sint cassi, et irriti . . . . .
Item dictus dominus Testator declaravit qualiter habuit certas medelas (?) Antonino de Valenti Aromatario, quod voluit, et vult quod tassatis per magnificum protomedicum dictis medelis solvantur heredibus dicti condam nob: Antonini, et tali casu possit fieri convenctio cum illo debito lignaminum, et tabularum.
Item praefatus dominus Testator voluit et mandavit quod omnes medelae traditae tam per ipsum dominum testatorem, quam pro famiglia ipsius domini Testatoris per nobilem Alexandrum La Barbera sine facta taxactione Protomedici.
Item ipse spectabilis dominus Testator legavit, et legat Magnifico, et spectabili Domino Antonino de Russis videlicet Reverendo eius devotissimo unum  [f. 55] pultrum annorum quatuor etiam lu pultru stornello  fittu quali allora era all’erba.
Item ipse spectabilis dominus Testator dixit et declaravit, ac cum juramento declarat se fore et esse satisfactum in praectio praedicti spectabilis D. Balthassarij de Barresio . . . . . . .
uncias setuaginta quatuor, et resto ad complimentum omnium et singularum pecuniarum solvantur per ipsum spectabilem dominum Testatorem dicto spectabili domino D. Gaspari, tam de contanti quam pro bonis compensis in summa praedicta illas uncias quinquaginta quas ipse spectabilis dominus Don Gaspar habuit à ditto spectabile Domino Testatore diebus praeteritis nomine veri, et puri mutui in dorso eius partitis, et electionibus virtute apocarum factarum manu publica diebus & De quibus unceis quinquaginta ipse spectabilis dominus Don Gaspar fecerat actum mandatorium Magnifico Fiderico, et Jacobo de Barresio eius generibus ... actis intelligantur et sint cassi & et ita voluit et mandavit.
Item ipse spectabilis dominus Testator voluit, et mandavit quod illae unciae centum legatae spectabili Dominae Beatrici Baronissae Sancti Fradelli, et Dominae Donnae Portiae uxoris spectabilis domini Don Gasparis de Barresio eius filiabus in praesenti testamento voluit et vult quod solvantur de contanti ut dixit nihilominus, ipse spectabilis dominus Testator voluit et mandavit quod dictae unciae centum solvantur per ipsum spectabilem dominum D. Fidericum, et illas ipse spectabilis dominus D. Fidericus computare debeat, et habeat in compotum dictae eius praetentionis hereditatis praedictae et hoc . . . . . . in hereditate praedictae, reliquae unciae . . . . . . . . . Domino D. Fiderico et ita voluit et mandavit.
Item  legavit, et legat . . . . . unciae quinque pro Deo et eius anima.
Item elegit eius corpus sepelliri in Ecclesia Sancti Francisci dictae Terrae indutus ordinis ditti Sancti Francisci et ita voluit, et mandavit.
Item dictus dominus Testator dixit et declaravit quod super bonis praedictis Petro de Cachertone habet uncias duas censuales, annuales, et rendales. Ideo de eis legavit, et legat Venerabili Conventui di lu Carmine unciam unam. et tt. sex pro [f. 56] pro illis uncia una et tt. sex quos restabunt super eius bonis Sanctae La Lomia quae bona voluit quod intelligantur, et sint de cetero dissobligata, restans supradictorum reddituum ad complementum dictarum unciarum duarum relaxavit, et relaxat heredibus dicti condam de Cachertone, quia fuerunt male impositae et ita voluit, et mandavit.
Item instituit in eius fideicommissarium et praesentis testamenti exequutorem Reverendum D, Franciscum Deleo, Vicarium praedictae Terrae Racalmuti cum pacto intradicto.
Et hoc asseruit esse eius ultimam voluntatem dicti Testatoris, quam voluit valeat jure testamenti et . . . . testamenti non valeret, debeat valere iure codicilli non & . . . . . . . . . . . .
Testes sunt hij Videlicet
Ego frater Sigismundus de Agrigento testor
Ego Antoninus de Russis U.J. Doctor interfui et testor
Ego Sacerdos de Leo interfui, et testor
Ego Marcus Piemontisius interfui, et testor
Ego Vincentius Damianus interfui, et testor
Ego Mattheus Damianus interfui, et testor.
Ex actis condam Jacobi Damiano copia per me notarium Michaelem Angelum Vaccaro notario Racalmuti dictorum et aliorum act. conservatorem generalem. - Coll. Salv. .
 
[ii])  APPENDICE N.° 2
ARCHIVIO DI STATO IN PALERMO - PROTONOTARO DEL REGNO -
PROCESSI D’INVESTITURE  - BUSTA N. 1538 - PROCESSO N. 2872
FEUDO: CONTEA E TERRA DI RACALMUTO
COGNOME E NOME DELL’INVESTITO: DEL  CARRETTO GIOVANNI
ANNO: 1584
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P/ntat./t in officio Regni Siciliae prothonotari .. die XXVII Augusti XII^ Ind. 1584
.... Vinc. Bottonus prepositum Regni Fisci .... de Rao p.
 
Memoriale oblatum et presentatum in officio Regni Siciliae Prothonotarii .... per Joseph Pompeano alterum ex peocuratoribus ut constit vigore procurationis celebrate in urbe felice Panormi in actis no: not. celebrate in urbe felicis Panormi in actis no: notari Joseph la Mastra die IIJ° mensis Julii proximi preteriti XII^ ind. 1584 cum bonis testimonialibus et sigillo dictae  ut in urbis in pede illustris don Joannis de Carretto baronis Cerami filii primogeniti legitimi et naturalis ac heredis particularis illustris quondam Hieronimi de Carrectis olim comitis terrae Racalmuti ac tenentis et possidentis  ob mortem dicti quondam illustris Hyeronimi et institutionem heredis sibi factam per ipsum quondam comitatum dictum terrae Racalmuti cum castro ut constitit vigore solemnis testamenti celebrati in actis magnifici notari Jacobi Devacanti felicis urbis  Panormi die XIIIJ^ mensis Januarij XJ^ Ind. 1582 aperti et publicati  in actis eiusdem notari Jacobi Devacante die XJ^ Augusti XI^ ? Ind. 1583 [forse 1582]et transumptati in actis notarii Joseph Lo Mastro die XVI februarii XII^ Ind. 1583.... ad capiendo investituram predictam ob mortem
Ponit qualiter prefatus illustris don Hyeronimus lo Carretto olim comes dicti comitatus tenuit et possedit terram predictam Racalmuti cum eius castro pro ut patet per investituram per eum olim captam die 20 decembris VI Ind. 1561.
 
Cuius tenorem sibi protestatur
Ponit qualiter prefatus ill. don Joannes  est heres particularis predicti comitatus cum juribus et pertinentiis  suie et eius castro pro ut patet vigore capituli testamenti facti in actis predicti notarii Joseph de Vacanti die XIV^  Januarii XI^ ? Ind. 1582
cuius tenorem sibi protestatur
Ponit qualiter spect. don Caesar Lo Carretto veluti procurator prefati illustris don Joahannis lo Carretto cepit vacua et libera ... comitatum et terram Racalmuti pro ut patet per actum ... celebratum in terra Cerami in actis  notarii Antonini de Gagliano die VI^ Augusti XJ^ ind. 1583.
cuius tenorem sibi protestatur
Ponit qualiter Cadaver prefati ill. don Hieronimi del Carretto  sepultum et defunctum fuit in ecclesia Santae Mariae de Jesu extra moenia felicis urbis Panormi die 9 mensis Augusti XI^ Ind. 1583 pro ut patet per fidem authenticam parochialis ecclesiae Sancti Jacobi Maritime eiusdem urbis felicis Panormi die 14 Julii XII Ind. 1584.
 
cuius tenorem sibi protestatur
Ponit qualiter prefatus illustris don Joannes del Carretto pro capiendo investituram predictam predicti comitatus et prestando juramentum et homagium fidelitatis constituit procuratorem suum dictum so. Joseph Pompeano pro ut patet per predictam procurationem.
 
cuius tenorem sibi protestatur
 
Ponit qualiter prefatus illustris don Joannes del Carretto  contendit ? titulum comitatus predicti vigore  exequutorie regii privilegii predicti comitatus date Panormi die 28 Junij V^ Ind. 1577.
cuius tenorem sibi protestatur
 
Ponit qualiter terminus ad captandum investituram dicti comitatus fuit eidem comiti prorogatus per ill. Presidentem per mensem pro ut patet per supplicationem relatam per sp. Antoninum de Bellis magistrum rationalem regii patrimonii die XVII Julij XII Ind. 1584.
cuius tenorem sibi protestatur
 
Investitura spectabilis don Hyeronimi del Carretto.
 
Die XX Decembris V ind. 1561 apud urbem felicem Panormi et in sacro regio Palatio eiusdem urbis spectabilis dominus don Hieronimum de Carretto filius primogenitus legitimus et naturalis et heres particularis quondam spectabilis don Joannis de Carreto olim Baronis terre Racalmuti tenens et possidens ob mortem dicti quondam sp: don Joannis eius patris et institutionem heredis sibi fattam per ipsum condam terram predictam Raccalmuti cum eius castro sicuti de possessione dicti condam sp: don Joannis constat per aliam investituram per eum captam olim die XI martii p.e ind. 1558 de morte autem successione primogenitura et possessione predictis constat per testes numero sufficienti receptos per officium regni Siciliae prothonotarij die XV^ decembris V^ ind. 1561 et capitulum testamenti in attis egregij notarij Jacobi Damiano ij^ mensis januarij iiij^ ind. 1560 et attum possessionis de ditta baronia in attis ditti notarij de Damiano die VIII^ Januarij IIIJ^ Ind. 1560 quam et quos investituram testes ipsos capitulum testamenti  et attum possessionis huiusmodi .....
Est sciendum qualiter inter alia capitula sollemnis testamenti condam Ill.mi domini don Hyeronimi Carretto ultimi ? sub quo decessit clausi et sigillati die XIIIJ mensis Januarij  [septembris?] XJ Ind. 1582 et post eius mortem aperti et publicati in actis m. notarij Jacobi de Vacante die XI^ mensis augusti XI ind. eiusdem  1583 transumptati in actis meis infrascipti  notariii die XVI septembris XII Ind. 1583 fuit et est capitulum infrascriptum tenoris sequentis videlicet:
 
Item dominus spectabilis testator cum et sub preceptis ordinibus statutis jurisditionibus et aliis infrascriptis instituit eius heredem particolarem illustem dominum  don Joannem Carretto baronem terre Cerami eius filium primo genitum legitimum et naturalem natum et procreatum ex eodem domino testatore et ill. domina donna Helisabetta eius uxore in dictu comitatu et terra Racalmuti eiusque feudis gabellis redditibus vassallis utriusque sui ipsius comitatus juribus jurisditionibus et pertinentiis suis omnibus et singulis  et suo integro statu et cum omnibus et singulis oneribus et subjugationibus debitis supra dicto comitatu et suo jure legitimo dicto ill.i don Joanni  eius filio primogenito competenti supra omnibus et singulis bonis allodialibus ipsius dicti testatoris nec non ill. dictum don Joannem eius filium primogenitum instituit eius heredem particolarem in omnibus juribus et actionibus exspectantibus  et competituris dicto domino testatori pro et emptione quacumque feudorum et subjugationum in bonis feudalubus eis forte competentibus et competituris in comitatu .. et terra Racalmuti et etiam in illis  unciis nonaginta redditualibus olim debitis condam m.is Beneditto et Francesco tam supra dictum comitatum olim baronia dictae terrae Racalmuti
redemptis per ipsum ill.m dominum testatorem  de propriis eius pecuniis ac etiam in illis uncis septingentis ... solutis et erogatis per ipsum d. testatorem pro vestimentis et aliis expensis pro ipso dom. don Joannem tempore sui maritagij de quibus apparent partite tabule et jurium cessiones et venditoribus pannorum sericorum et aliarum rerum et etiam in illis uncis  sexcentis mutuatis per eundem dictum testatorem dicto domino don Joanni eius filio per dictas tabulas huius universitatis que fuerunt  solute per eundem dom. Joannem huius Racalmuti pro interusurujsdecursis; item etiam in omnibus benefattis et melioramentis fattis per ipsum d. testatorem in castro et dicta terra ac comitatu Racalmuti et maxime in cuneis ? fomarijs viridarijs molendinis et aliis benefattis in ditto comitato et in mero et misto imperio dicti comitatus ac titulo dicti comitatus aquisito  per dictum dom. testatorem et in omnibus expensis fattis per ipsum dominum testatorem in pro.. ipsius domini don Joannis et eius famiglia hic presenti in eius domo et in dicta terra Racalmuti   in propria habitatione ipsius testatoris pro vittis et alimentis nec non in pecuniis solutis dicto domino don Jianni ex promissione illorum scutorum mille promissorum in contrattu matrimoniali ipsius domini don Joannis cum ill. donna Beatrice eius uxore baronissa dictae terrae Cerami celebrato in actis m. notarii Bartholi (o Gerlando ?) de Bassono (o Bascone) die XXIIIJ mensis martii XII ? Ind. 1568 et etiam in omnibus et singulis pecuniis et redditibus solutis seu datis et consignatis per ipsum dittum testatorem dicto quondam don Joanni quocumque et qualiscunque et etiam in dotibus debitis a dicto domino testatori condam spect. donnae Aldontiae
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eius matris de quibus ipse domus testator  de quibus itaque dicta dos quondam dominae donnae Aldontiae ac predicti reditus unc. 90 et omnia alia et singula supraditta acrescant ? dicto comitatui et ab eo numquam possint segregari nec in eius prejudicium et successorum in ipso comitatu possit dictus dominus don Joannes nec eius successores  disponere alienare nec gravare et hoc pro omni et quocunque jure eidem dom. don Joanni competenti   et competituro supra bonis omnibus et singulis ipsius dom. testatoris et ratione  .. eius legitime supra bonis allodialibus ipsius dom. testatoris quoniam sic dictus dominus testator fieri placuit et ..
 
Ec actis meis notarii Joseph lo Mastro Pan.
capitulum testamenti conda. ill.mi don [Hyeronimi] de Carretto  comitatus et terrae Raghalmuti
 
Pro
Ill.mo dom. don Joanne de Carretto
filio primogenito comite
 
La extratta del detto not. Joseppi lo Mastro la conoxeranno in la città di Missina li infrascritti
 
Io magnifico Andreotta Cotta portieri di cammera
Io magnifico Jesus .. mastro in la Corte del santo Officio in ditta città
Io magnifico Giovanni Antonio La Porta sollicitatore
Io JoanPetro di Marottis sollicitatore
 
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Actus possessionis
 
Die VIIIJ augusti XI^ Ind. 1583
 
Cum ill.mus condam d. Hieronimus del Carrecto comes terre Racalmuti ut Domino placuit mortuus et defuntus fuerit in urbe felicis Panhormi et ei successerit pro ut dsuccedere debuit  et debet in comitatu preditto ex patto et providentia principis ill.mus don Joannes del Carrecto et quia primogenitus filius legitimus et naturalis et indubitatus successor virtute suorum privilegiorum et aliorum actorum et scripturarum
propterea hodie preditto die sp. d. don Caesar del carrecto de civitate Agrigenti m. n°. cognitus presens coram nobis  in dicta terra Racalmuti tamquam procurator prefati ill.mi dom. don Joannis virtute procurationis celebrate in actis meis die VII presentis mensis virtute dictorum suorum privilegiorum et quorum eciam jurium contractuum et scripturarum et cum omni meliore modo et forma quibus melius et utlius dici fieri et excogitari potuit in favorem et utilitatem ipsius ill.mi d. don Joannis tamquam filii primogeniti et indubitati successoris ob mortem prefati ill.mi d. don Hieronimi del Carretto eius patris ex pacto et providentia principis vigire suorum privilegiorum et omni meliore modo et nomine et continuando possessionem in qua fuit et est et quibus opus est ad nomen ipsius ill.mi don d. Joannis cepit et apprehendit realem attualem naturalem corporalem vacuam liberam et expeditam possessionem dictae terre Racalmuti comitatus et status jurisditionis civilis et criminalis ac meri et mixtri imperii et aliorum jurium et continentium suorum universorum.
Et per me infrascriptum notarium ad instantiam et rogationem nob. sp. d. presentis vocantis serie et ipse dominus .. per eum pro eius nomine .. inductus insinuatus ? positus et immissus fuit et est in eadem possessione terre preditte comitatus et status cum omnibus et singulis suis juribus et aliorum suorum pertinentiis universis ....  eiusdem integro indiminuto statu, jurisditione civili et criminali meroque et mixto imperio ad dictum comitatum et statum spectantibus et pertinentibus vigore dictorum suorum privilegiorum et et aliarum scripturarum. Et hoc per apprehensionem clavium castri apertionem et clausuram  ... januarum
 
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introitum et exitum deambulationem in eo   et eius stantiis et remotionem destitutionem et revocationem officii castellanie in persona magnifici Joannis Bartoli Chiccarano  et officii Secretie in persona magnifici Jo: Antoni Piamontesi, officii capitanei et judicis et  magistri notarii  in persona magnif. Artalis Tudisco Nicolai de Monteleone et Rayneri Fanara et eorum substituturum et officii juratie in persona m. Martini Rizo Antonucii Monreali Philippi Vaccari et Nicolai Capoblanco et officii  magistri notarii....  herarij fiscalis in persona mag. Jacobi Puma et no. Pauli Cachiaturi.
Et per novam eletionem et creationem in officiis predictis et in presonis predictorum et eorum substitutorum ad beneplacitum et usque ad aliam creationem officialium et per alias circumstantias .. et adhibitas et alia signa demostrantia ipsam possessionem  et in signum vere realis actualis naturalis et corporalis possessionis et unde ad cautelam predicti ill.mi d. don Joannis  certi ... veritatis et huius rei testimonium factum est presens instrumentum per me not. Antonini de Gagliano regi publici notari terre Cerami ipsius regni vocatur rogatur et registratur suis die loco et tempore valiturum
presentibus pro testibus clerico Francisco Nicastro m.° Petro Romano m.° Marino de Mulè et m.° Petro Cachiatore
 
Eodem  pro extensione  possessionis preditte fuit accessum per me predictum infrasciptum notarum et dictum sp. don Caesarem del Carretto procuratorem cum testibus infrascriptis  extra terram Racalmuti et ad feudum dictum de Racalmuto, feuda de Donnacale (Donnafala?), Garamuli. Culmitelli viridarum  flumarias vineas dicti comitatus et apprehensa possessio ad nomen dicti ill.mi do. don Joannis intoitum et exitum  ... concessionorum herbarum ob ren.. arborum inter lapidum de conce... aquarum  et alia signa et sollemnius demostrantia ipsam possessionem  ... testis Nicolaus de mastro Simone, m.° Petrus de pomis et m.° Petrus Buxemus.
 
Ex actis mais not. Antonini de Gagliano Regij p. notarii Cerami  et per regnum
Coll. Salva
 
Nos Jurati terrae Cerami omnibus et singulis presentes visuris fidem indubitatam facimus quod prefata ... superius sua manu propria subscriptus
 
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fuit et est publici notarii .. autoritate fidelis et legalis ditte terrae et per totum regnum cuius actis copiis et extrattis in sudicto regno omni facie ? adhibetur  .. fides et ideo prescitte copie actus possessionis tamquam autentice quilibet indubiam poterit prestare fidem in cuius rei et  ... fieri  facimus suis subscriptionibus sigillo munitis. datis Cerami die 24 dicembre XII ind. 1583
+ Joannes Martinus Se.. J.
+ Hanibal La missinia juratus [Apposto il sigillo che è indecifrabile]
 
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Proc.o ad capiendum possessionem
 
Die VII^ augusti XI^ Ind. 1583
 
Presenti scripto publiconotum facimus et testamur quod ill.mus dominum don Joannem del Carrettodominus et baro terre cerami filius primogenitus legitimus et naturalis et indubitatus successor ill.mi domini don Hieronimj del Carretto Comitis Racalmuti infirmi et laborantis in externis in urbe fel. Panhormi ut asseritur et per literas testatur. m. co. presens coram nobis omni meliore modo etc. sponte fecit constituit creavit et solemniter ordinavit in suum verum legitimum et indubitatum procuratorem actorem factorem etc. spett. d. don Cesarem del Carretto  Civitatis Agrigentis  licet absentem tamquam presentem ad vice nomine et procuratorio ipsius ill.mi d. don Joannis constituentis et pro eo se personaliter conferendum in dictam terram Racalmuti et eius territorium et quo opus erit sequuta tamen morte ipsius ill.mi d. don Hieronimi continuandum et capiendum ... opus est possessionem dicte terre et comitatus et status Racalmuti et jurisditionis civilis et criminalis merisque et mixti imperij  et universorum suorum jurium et pertinentium officiales destituendum removendum et revocandum et alios de novo creandum et eligendum ...
confirmandum ut Capitanium  Judices Secretum Juratos Magistros notarios et alios quosvis officiales et omnia alia faciendum que in primum necessaria fuerunt et eidem provuratori placuerit et benevisum fuerit. Et de ipsis possessione revocatione mutatione eletione et confirmatione quoscumque actus necessarios requisitos et opportunos fieri faciendum et mandandum se protestandum insinuandum se constituendum
Et consensum dans et concedens permittens se ratum confirmatum  sub ..
 
Testes m. ... et Antoninus La Missina et m. Jo Franciscus Schillaci Terrae cerami
 
Ex actis meis not. Antonini de Gagliano Regii publici  Not.  Cerami et per totum regnum
coll. salva.
Nos Jurati terrae Cerami omnibus et singulis regni officialibus presentes visuris fidem facimus quod prefatus magister notarius Antoninus de Gagliano superius sua manu propria subscriptus fuit et est regia  autoritate publicus notarius fidelis et legalis dicte terrae et pro toto hoc Siciliae Regno cuius actis copiis et extrattis in judicijs et extra  omnifariam adhibetur  .. fides et ideo suprascripte copie procurationis  tamquam autentice quilibet indubiam poterit prestare fidem in cuius rei et  ... fieri  fecimus nostris subscriptionibus sigillo munitis. datis Cerami die 24 dicembre XII ind. 1583
.+ Hanibal La Missinia juratus
+ Joannes Martinus Se.. J
[Apposto il sigillo che è indecifrabile]
 
 
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Fides mortis ill.is don Hyeronimi del Carretto
 
Die 14 Julii XII^ Ind. 1584
 
Nos P. Raphael de Natale et P.  Dionisius de Martina Capp.ni Parr.lis Ecc.e S.ti Jacobi Maritimae u.f. Panhormi fidem indubitatam facimus omnibus, et singulis has presentes visuris, lecturis, et audituris quod in uno ex libro dictae Eccl.e in quibus notantur mortua, invenitur nota tenoris sequentis. V.D.
 
Die nono Mensis Augusti XI^ Ind. 1583
 
Fu sep.to in S.ta Maria de Giesu extra moenia lo Ill.mo s.or Do’ Geronimo Lo Carretto conte de Racalmuto.
 
In quorum fidem, et testimonium predictam notam nostra propria manu subscripsimus suis die loco, et tempore valiturama.
dat. Pan: die precalendato
 
+ P. Raphael de Natale Capp.us ut supra
+ P. Dionisius de Martina Capp.us ut supra
 
Coll. facta
 
[segue in calce e nella foto n. 18 del retro la lunga formula di convalida delle firme dei due precitati cappellani in data 17 luglio 1584 a firma di Joanne de ponedo mag. not. e con sigillo che risulta indecifrabile]
 
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Proc.o ad capiendum investituram et prestandum juramentum
 
Die IIJ Julii XII^ ind. 1584
 
Presenti scripto publico notum facimus et testamur quod Ill.mus dominus don Joannis del Carretto Comes Rayhalmuti  ... mihi not. cognitus  coram nobis omnibus melioribus modis etc. sponte constitit creavit et sollemniter ordinavit eius veros legitimos et indubitatos procuratores actores et fattores m. Joseph Pujades ? et Scipionem Birignami ? licet absentem tamquam presentem et quemlibet eorum  in solidum tam .....
investituram dicti sui comitatus Rayhalmuti ... ob mortem quondam ill. dom. d. Hieronimi del Carretto olim sui patris et virtute et autoritate suorum privilegiorum  ... et successionum ...
item et prestandum juramentum  homagiij
....
atque causam ... constitutionis
 
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[
 
d.. et allegandum ....
unde...
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Testes Cesar Gallo et Carolus  ...
 
Ecx actis meis not. Joseph Lo Mastro Pan.
Coll. facta
[segue in calce l lunga formula di convalida della firma del notaio Giuseppe Lo Mastro in data 1o luglio 1584 a firma di Joanne de Pinedo ? mag. not.]
 
 
Philippus etc.
 
Universis in hoc Sicilie Regno Ill.bus  sp. m.cis nob: magistro Just.rio presibus tribunalium judicibus mag. regie curie m.is racionalibus Th.rio et con.ri regii patrimonij  advocatis quoque per procuratoribus fiscalibus ceterisuq demum universis et singulis officialibus presentibus et futuris eiusdem Regni majoribus et minoribus quocumque officio titul. autem sine dignitate fungentibus cui vel quibus presentes presentate fuerint consiliarijs et fidelibus regijs dilectis salutem
 
 
Sacra Catholica Majestas regis domini nostri per eius sacrum Regium privilegium omni qua decet sollepnitate expeditum providet et mandat sub forma sequenti: V.D.
Nos Philippus Dei gratia rex castelli Aragonum legionis utriusque Siciliae Hierusalem Hungarie Dalmatie Croatie Navarre Granate Toleti Valencie Gallurie Maiorcarum Hispalis Sardinie Cordube Corsie Martie Grennis Algarbiorum Algezare Gigraltaris Insularum Canarie nec non Insularum Indiarum Terre Firme Maris Oceani Archidux Austrie Dux Burgundie Brabanice et Mediolani comes Barcinone Sandrie et Tirolis dominus Viscaije et Moleni dux Athenarum et Neopatrie comes Rossilionis et Ceretanie marchio Oristani et Gozeani universis et singulis presenturum serie inspecturis tam presentibus quam futuris fuit ille mos apprime antiquus nobis ut qui serviciis propriis ac maiorum suorum  illustrantur honoribus quoque et titulis cohonestaverunt quare cum multis in rebus magni ponderis et momenti que tam pacis
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quam belli tempore sic in prefato nostro ulterioris Sicilie Regno quam alibi se se obtulere sp. fidelis nobis dilectus don Hieronimus Carrettus ex marchionibus Savone eius insignite virtutis ac infrascritta animi documenta non absque fortunarum factura et sanguinis effusione eviderit consideramus quam modo procedessorum suorum insignia obsequia que ser.mis retro regibus felicis recordationis ubi illa necessitas exposcebat  fideli animo  promptaque voluntate exhibuere  vetustamque nobilitatem et splendorem familie Carrettorum que  tantum in prefato regno verum in aliis proceris nostris et exteris titulis variis ornata illustrata ac insignita est si modo relinquomus celebres alios viros ex eadem  stipite discendentes qui merito preclaras ac sublimes dignitaties ecclesiastice status nacti sunt.
Volentes igitur erga prefatum don Hieronimum Carrettum gratos nos exhiberi ut omnia supra dicta exposcunt ac intelligentes ipsum bonis fortunarum satis predictum esse non ab re nostra alienum esse diximus et terram Racalmuti quam sub titulo baronie justis et legitimis titulis in feudum a nobis ac regia nostra curia prefati nostri Ulterioris Sicilie regni cum ipsius castri terris vassallis vassallorumque redditibus juribus actionibus jurisdictionibus et integro eorum statu alii prehemenentiis juxta formam suorum privilegiorum et investiturarum
se asserit tenere et possidere, in comitatus titulum gradum et honorem erigi illustrari et insigniri juberemus tenore presentium ex certa scientia consilijque nostri penes notassistentis maturaque delibera curie prohabita ex gracia speciali regiaque auctoritate nostra terram ipsam Racalmuti in comitatus titulum eregimus insignimus et illustramus teque eundem don Hieronimum Carrettum dicte terre comitem tuosque heredes et successores ordine successorio facimus creamus constituimus et ordinamus illosque comites de racalmuto dicimus et nominamus ab aliisque in omnibus et quibuscmque  attibus et scrpturis dici et nominari volumus et perpetuo reputari decernentes  et volentes  ut deinde tu idem don Hieronimus Carrettus tuique heredes et successores predictis omnibus et singulis graciis privilegiis prerogativis juribus dignitatibus favoribus immunitatibus preheminentiis libertatibus exemptionibus uti frui et gaudere possint et valeant quibus huiusmodi titulo et honore decorati potiti sunt seu quomodolibet potiuntur et gaudent potirique et gaudere possint consueto ordine vel de jure ita ut in prlamentis et agregactionibus   titulatorum et baronum eiusdem regni et aliorum per nos ac successores nostros et proreges in dicto regno pro tempore existentes faciendis tamquam comes dictae terre vocari tractari et honorari debeas ac a nobis et ipsis tua dignitas gradus et locus observetur ut solitum est statuentes et declarantes expresse  quia  ? presentis tituli concessionis privilegium
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sit et esse debeat tibi don Hieronimo Carretto tuisque heredibus et successoribus predictis futuro et presente stabile reale validum et firmum nullumque in judiciis aut extra sentiat dubitari  ob actum defectum involucrorum aut noxie cuiuslibet alterius detrimentum  sedd in suo semper robore et firmitate pervenerit fidelitatem nostram juribusque nostris et alterius semper salvis et reservatis serenissimo propterea Ferdinando Principi Austriarie ? et Gerunde filio primo genito nostro clarissimo ac post  felices et longevos dies nostros in omnibus Regnis et dominiis et dom.. nostris Deo propitio inmediato heredi et legitimo successori intentum aperientes nostrorum nostrorum sub paterne beneditionis obtentu dicimus eumque rogamus illustribus vero spett. nob. magnificis dilectis consiliariis presentibus nostre m. r. c. patrimonii ac sacre conscientie judicibus nostre m.r.c. magistris Rationalibus  Th.rio et consiliari nostri regigii patrimonii  advocatis quoque et procuratoribus fiscalibus uterisque demum universis et singulis officialibus et subditis nostris maioribus et minoribus in dicto ulterioris Siciliae Regno, constitutis et constituendis dicimus et distinte percipiendo mandamus ad incursum nostre indignationis et ire penarumque unciarum mille nostris inferendarum herariis virtute presentum nostrarum concessionum omniaque et singula de supra contenta a prima eius linea usque ad ultimam tibi prefato
 
......
 
don Hieronimo Carretto tuisque heredibus et successoribus teneant et observent tenerique et observari faciant inviolabiliter per quoscumque juxta eius seriem continentiam ac tenorem plenioris cauti secus agere fieri ne permitteri ratione aliqua sive causa pro quanto dictus serenissumus princeps nobis morem gerere ceteri autem officiales et subditi nostri p.ti prescriptam penam cupint evitare in cuius rei testimonium  presentes fieri jubimus nostro comuni negociorum prefati ulterioris Sicilie Regni sigillo impendenti munitas.
Dat: Ins.to L.so Regali die XXVII mensis Junii anno a nativitate Domini millesimo quingentesimo septuagesimo sesto regnorum autem nostrorum videlicet Hispaniarum et ulterioris Sicilie anno vigesimo primo citerioris Hierusalem et aliorum regnorum anno vigesimo tertio.
Jo el Rey v.t
princeps milit v.t Ramondettus  Rs v.t
Ideaque  ? pro Th.rio generali  et consiliare Sicilie Dominus rex mandat mihi Didaco de Vargas solvat in exequuturiis Avolas protaxatore in privilegiorum  Sicilie XV fol. 159. Pre.. ex.. Ill.mi domini viceregis  Panhormi die primo Jnij V^ Indicionis 1577 et mandat excellencia sua quod sp. cons. regij patrimonij recognoscat et referat Valerius Arcabaxus
 
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secretarius et referendarius
Pan: die V° Junii V^ Indicionis 1577 facta relatione et recognitione predicta sua excellentia providet et mandat quod fiant exequutorie  sub visione sacri Regij consilii Hoczes ? proconservatore et volentes nos ut tenemur regjs obedire mandatum pronnidimus et ita harum serie vobis et vestrum cuilibet dicimus committimus et expresse mandamus quatenus dictum preinsertum regium privilegium omniaque et singula in eo contenta exequamini compleatis ? et inviolabiliter observatis per quos dicit faciatis  ad unguem juxta sui seriem continenciam et tenorem pleniorem ac de verbo ad verbum a prima linea usque ad ultimam et non secus agatis agire permittentes ratione aliqua sine causa pro quanto vos officiales quibus pena imponi potest graciam regiam charam habetis nobisque vero quibus imponi potest
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sub pena florenorum mille fisco regio applicanda
Dat: Panhormo die XXVIIJ Junij V^ Ind. 1577
 
M. Ant. Colonna
 
Cifontes de heredia Pres:                                                                    Modestus Gambacurta Pres.
v.t Franciscus Rizuli                                                                           Ottavius del Bosco
Jo: Batta de Ballis           Guglielmus Pujades generalis Th.ius         Petrus Augustinus
Carolus Infontanetta                                                                           Locedellus
Don Galeottus Olatamoni                                                                   Hoches proconservatore
Jo: Jacobus Contarini                                                                          Marianus
Blasius Magnanus                                                                               Bononius
D. Petrus de Ferro f.p.                                                                          Antoninus de Ballis M.R.
D. Petrus de Gregorio pro prothonotario                                             Antoninus Xibecca
 Dominus vicerex m.t mihi Valerio Arcabuxo ... de sacro cons.o presentes in cur..
 
R.C. fol. 476
ex registris regie cancellarie hius regni Sicilie extratta est
 
Coll. sal.
Vincentius Gabriel secundus magistrus dicte Regie Cancellarie.
 
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Ill.mo Signore
 
Don Gioanne Carretto conte di Racalmuto ha di prendere la investitura di detto contato per la morte del condam Ill. don Geronimo Carretto suo padre, successoli, del quale prese la posessione cum juribus et pertinentiis suis e perchè lo veni a periri il termino et instantia dello anno alli octo di augusto proximo da venire, che per alcuni impedimenti non li ha possuto sin ad hora prendere, supplica Vostra Signoria Ill.ma sia servita quelli prorogarsi di altri mesi dui...
 
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Ill.mo Signore
Don Gioanne Carretto conte di Racalmuto ha di prendere la posessione
 
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Messane XII^  Julii  XV^ Ind. 1584
Habeat menses ‘’ [di proroga?]
 
 ..
.. Gio Maria
 
del
Conte di Racalmuto
Messane XVIII Julii XV^ ? Ind. 1584
Tribunal R. P.nii referat pro die adnotata
mense XVII Julii XV? Ind. 1584
sp: f.p. referat
reg. per sp: de Ballis  cons.
..
 
Dice che ha di prendere la investitura di detto contato et perchè havi havuto travagli nello taxari delli doti di paragio delli soi sorelli quella non ha possuto prendere et li veni a periri il termino del anno supplica v.s. ill.ma quello prorogarsi di altri mesi  dui
 
... habuit et habet ...
 
Habui pro jure meo pr.nti processus investiture una cum registro uncias quinque tt.nos 3.7.3
 
Leander de Parchi proregio locumtenente in officio p.
...
.. potrà far la conta de la
.. 5.3.7.3 tanta nel processo
... et delibatio
... 1600...
Processus investiture comitatus terre Racalmuti Pro Ill.e don Joanne del Carretto
 
Habui unc. unam et tt. decem et octo
coll. salva
XIII^ Ind. 1584 et 1585
die 29 augusti XII^ Ind. 1584
Habui in .. tt. 3.7.3. pro presente investitura presentis processus et regestri investiturae comitatus Racalmuti
Mattheus de Brandisiis
Messane die VI^ mensis Settembris XIII^ Ind. 1584
prestitit juramentum in formis presentibus prestationibus spett. don Cesare de Marchisio barone Scalette sp: ..  [Joanne ?]de Ansalone pro The.sio ... Philippus ? Garhon ? reg. ....
 
Messane 3 Septembris 1584
 
Solitis... fiat investitura juribus regis et alterius cuiucunque semper salvis
de Rao f.p.

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