eco come è nata tre anni fa la mia amicizia con Alfredo Sole:
scrivi a Alfredo Sole
Di Calogero Taverna (da Roma)
La lettera
Caro signor Alfredo,
non credo che lei mi conosca ed oltre al fatto che siamo nati entrambi nello stesso paese del sale e dello zolfo non so molto di lei.
Vivo da quasi sessant\'anno fuori di Racalmuto e tanto fuori per professioni, anche indagatrici, che nulla hanno a che vedere col mio paese. Almeno direttamente. Ma Racalmuto atavica ed attuale credo che ormai pochi misteri mi celi per una trentennale ricerca delle verità storiche, scevre di passionalità, ripicche e tartufonerie, quali impietosamente si rivelano consultando archivi,anche quelli segreti dell\'occhioluta polizia indagatrice e referente.
Qualche mese fa scrissi in un commento a qualche querula supponenza paesana di REGALPETRA LIBERA che preti e fustigatori e delatori moraleggianti un pensiero al Cristo morente, che con voce flebile, concede il paradiso al buon ladrone (hodie mecum eris in paradiso) avrebbero dovuto prestare. Per un rimorso, per mancare ancora ad un dovera di cristiano amore per il prossimo, anche per il peccatore rinsavito. Un\'iniziativa per chiedere al signor Presidente Napolitano già ospite racalmutese di concderle la grazia. A dire il vero non facevo il suo nome: per accortezza nei confronti di qualche membro della mia famiglia, ho hatto ricerso ad un\'astuzia letteraria occultatrice. Speravo in una eco fattiva. Nulla. Mi sorge il dubbio che neppure lei sia poi non tanto entusiasta di questa non richiesta attenzione. Se è così, lungi da me la voglia di fare pelosi esibizionismi di amore cristiano (perché assolutamente privo di fedi trascendentali). Seguo Pasolini che fa ironizzare su quel\"lassù\" dovendosi agire per un quaggiù, come dire un paradiso qui ora e subito. Come primo approccio, credo di avere detto troppo. Le dò la mia e-mail: non le mancano certo parole e saggezza per farmi capire quello che dovrei capire e per farmi capire quello che non ho capito. Non per esibizionismi letterari. A quasi ottant\'anni quali velleità pubblicistiche mi posso concedere? Ma forse la voce di un vecchio a Racalmuto può dare qualche frutto buono.
Ho molto affetto per lei, come per ogni mio compaesano non fortunato. Mi rompono quelli che ad ogni piè sospinto dicono che amano il loro paese. Io mi sforzo di amare l\'umanità del mio paese, insomma i racalmutesi tutti. Se la vita non è stata ingrata con me, in un ambiente tanto difficile come Racalmuto la vita spesso è crudele e \"matrigna\".
Buona fortuna (almeno per il futuro) da parte mia, con molta sincerità
Affettuosità
Calogero Taverna
calogerotaverna@live.it
La risposta
Caro signor Calogero,
non ero a conoscenza del suo commento sul sito di “Regalpetra Libera”, dell'intenzione di chiedere la mia grazia al Presidente. Come non essere entusiasta di questa attenzione nei miei confronti. Lo sono! Più di quanto Lei possa immaginare. È vero, non ci conosciamo. Lei manca dal paese da più di sessant'anni, io da ventuno. Ma proprio questa impossibilità di reciproca conoscenza ha reso la sua iniziativa nei miei confronti degna di quella umanità cristiana fine a se stessa; senza scopi di velleità pubblicistiche. Purtroppo non credo che Lei troverà riscontro positivo su quello che propone alla nostra gente. Sì, sono un peccatore rinsavito, ma per la gente resto pur sempre un peccatore. Ci possono essere commenti e critiche positive su ciò che sono oggi, perfino congratulazioni sull'uomo che sono diventato (ne ho ricevute...), ma tutto sommato non costa nulla esprimere un giudizio positivo nei miei confronti. Ma ciò che Lei propone va oltre, chiama la gente a prendere posizione, li responsabilizza a un'iniziativa facilmente preda da quella parte della stampa che vede dovunque del marcio e del falso anche dove l'acqua non può essere più pura. Provi a immaginarsi il titolo: “Il paese di Sciascia reclama un suo mafioso...”. Titoli e commenti di questo genere sporcherebbero un gesto così puro, così cristiano, così pieno di perdono per un compaesano ormai da troppo tempo nelle patrie galere.
Ciononostante se Lei è ancora interessato a provare a trarre fuori dal nostro difficile paese quella parte di senso umano e cristiano disposta a seguirla in questa sua iniziativa, io non potrei che esserne felice.
Commosso per la sua attenzione nei miei confronti, Le mando i miei più sinceri saluti.
Con affetto,
Alfredo Sole
Alfredo Sole
scrivi a Alfredo Sole
Di Calogero Taverna (da Roma)
La lettera
Caro signor Alfredo,
non credo che lei mi conosca ed oltre al fatto che siamo nati entrambi nello stesso paese del sale e dello zolfo non so molto di lei.
Vivo da quasi sessant\'anno fuori di Racalmuto e tanto fuori per professioni, anche indagatrici, che nulla hanno a che vedere col mio paese. Almeno direttamente. Ma Racalmuto atavica ed attuale credo che ormai pochi misteri mi celi per una trentennale ricerca delle verità storiche, scevre di passionalità, ripicche e tartufonerie, quali impietosamente si rivelano consultando archivi,anche quelli segreti dell\'occhioluta polizia indagatrice e referente.
Qualche mese fa scrissi in un commento a qualche querula supponenza paesana di REGALPETRA LIBERA che preti e fustigatori e delatori moraleggianti un pensiero al Cristo morente, che con voce flebile, concede il paradiso al buon ladrone (hodie mecum eris in paradiso) avrebbero dovuto prestare. Per un rimorso, per mancare ancora ad un dovera di cristiano amore per il prossimo, anche per il peccatore rinsavito. Un\'iniziativa per chiedere al signor Presidente Napolitano già ospite racalmutese di concderle la grazia. A dire il vero non facevo il suo nome: per accortezza nei confronti di qualche membro della mia famiglia, ho hatto ricerso ad un\'astuzia letteraria occultatrice. Speravo in una eco fattiva. Nulla. Mi sorge il dubbio che neppure lei sia poi non tanto entusiasta di questa non richiesta attenzione. Se è così, lungi da me la voglia di fare pelosi esibizionismi di amore cristiano (perché assolutamente privo di fedi trascendentali). Seguo Pasolini che fa ironizzare su quel\"lassù\" dovendosi agire per un quaggiù, come dire un paradiso qui ora e subito. Come primo approccio, credo di avere detto troppo. Le dò la mia e-mail: non le mancano certo parole e saggezza per farmi capire quello che dovrei capire e per farmi capire quello che non ho capito. Non per esibizionismi letterari. A quasi ottant\'anni quali velleità pubblicistiche mi posso concedere? Ma forse la voce di un vecchio a Racalmuto può dare qualche frutto buono.
Ho molto affetto per lei, come per ogni mio compaesano non fortunato. Mi rompono quelli che ad ogni piè sospinto dicono che amano il loro paese. Io mi sforzo di amare l\'umanità del mio paese, insomma i racalmutesi tutti. Se la vita non è stata ingrata con me, in un ambiente tanto difficile come Racalmuto la vita spesso è crudele e \"matrigna\".
Buona fortuna (almeno per il futuro) da parte mia, con molta sincerità
Affettuosità
Calogero Taverna
calogerotaverna@live.it
La risposta
Caro signor Calogero,
non ero a conoscenza del suo commento sul sito di “Regalpetra Libera”, dell'intenzione di chiedere la mia grazia al Presidente. Come non essere entusiasta di questa attenzione nei miei confronti. Lo sono! Più di quanto Lei possa immaginare. È vero, non ci conosciamo. Lei manca dal paese da più di sessant'anni, io da ventuno. Ma proprio questa impossibilità di reciproca conoscenza ha reso la sua iniziativa nei miei confronti degna di quella umanità cristiana fine a se stessa; senza scopi di velleità pubblicistiche. Purtroppo non credo che Lei troverà riscontro positivo su quello che propone alla nostra gente. Sì, sono un peccatore rinsavito, ma per la gente resto pur sempre un peccatore. Ci possono essere commenti e critiche positive su ciò che sono oggi, perfino congratulazioni sull'uomo che sono diventato (ne ho ricevute...), ma tutto sommato non costa nulla esprimere un giudizio positivo nei miei confronti. Ma ciò che Lei propone va oltre, chiama la gente a prendere posizione, li responsabilizza a un'iniziativa facilmente preda da quella parte della stampa che vede dovunque del marcio e del falso anche dove l'acqua non può essere più pura. Provi a immaginarsi il titolo: “Il paese di Sciascia reclama un suo mafioso...”. Titoli e commenti di questo genere sporcherebbero un gesto così puro, così cristiano, così pieno di perdono per un compaesano ormai da troppo tempo nelle patrie galere.
Ciononostante se Lei è ancora interessato a provare a trarre fuori dal nostro difficile paese quella parte di senso umano e cristiano disposta a seguirla in questa sua iniziativa, io non potrei che esserne felice.
Commosso per la sua attenzione nei miei confronti, Le mando i miei più sinceri saluti.
Con affetto,
Alfredo Sole
Alfredo Sole
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