Ora torna ancora una vita tra noi ACCURSIO VINTI
il pittore dal nome inconsueto, il pittore di la terra di li Grutti - "ma a li Grutti ci stanno i lupi" - fa dire Sciascia addirittura a un re borbonico, che dormicchiando nella sua regale carrozza passò dritto preferendo Racalmuto - il pittore che lascia appunto Grotte per Racalmuto, ma a la Cunfina....
Il pittore astratto che più abbarbicato al reale non si può,
il pittore RIBELLE,
il pittore MITE, il pittore FILOSOFO,
il pittore ALLEGORICO,
il pittore COSTRUTTIVISTA,
il pittore SENZA SOGNI,
il pittore NICHILISTA,
il pittore PROFANATORE,
il pittore dall'OCCULTA BESTEMMIA,
il pittore SENZA GIOIA,
il pittore PRIVO DI SPERANZA,
il pittore CIECO,
il pittore immerso NELLA INDIPINGIBILE LUCE DEI DIVINI CIELI,
il pittore del MINIMO,
delle SCISTI,
dell'INUTILE,
DELLA FRANTUMAZIONE UMANA:
eccolo quasi policromo, quasi giulivo, quasi esoterico, quasi raffigurativo, quasi elegiaco, quasi irridente, coinvolgente, quasi iridescente.
In cerca del divino, dell'amore, dell'immensità, delle cosmiche radiazioni, di questi che cominciano a dire gli impercettibili effluvi di un'altra terra ai confini dello sconfinato universo.
Accursio è cosmico, non ha religione perché è la religione, non ha regola perché è la regola, non ha colore perché è il colore, non ha linee perché è la linea, non ha spazi perché è lo spazio, non ha immagini perché è lui, solo lui.
La sua tela, diciamo le sue due tele, sono il suo mondo, un mondo a noi inaccessibile, tutto suo, tutto ribelle, tutto sofferente, tutto arcano mirabile e repellente.
E il pianto umano e la gioia umana;
è il lubrico il puro il divino e il diabolico e il sommerso e l'alato e tutto con il suo contrario: tutto lì impiastricciato, non amalgamato non logico non sensato. Il tutto è sonoro, sinfonico ma suonato sull'unica corda
che è monodica e sinfonica: la corda PAZZA.
Calogero Taverna
Tutta questa mia "acritica pittorica" raggrumata in questa mia masterizzazione di una nota trascritta in taglio minimo per esigenze di spazio tipografico non so quanti davvero l'hanno letta.
Non pretendete da me scrittura paratattica, loica, intrisa di bellezza greca. Le unità classiche non mi riguardano. IO NON SONO POETA SCRITTORE NARRATORE CRITICO.
Sono solo un ispettore che ai miei tempi cercava il dialogo con il demone ascoso fra le pieghe della contabilità alla Luca Pacioli delle banche quando ancora vigeva la fascistissima LEGGE BANCARIA.
Figurarsi, quindi!
Ma ditemi non trovate affinità con lo stile della Signora Penacchioni quella mettiamo del IL DISPIACERE SOLITARIO?
E Ornella non ci si ritrova qui, mutatis mutandis, TUTTA, precisa, carpita, intesa, pretesa, sommersa, svelata?
Presunzione certo la mia, gran MEGALOMANE a dire di un femmineo grande intelletto, iniquo arido e beffardo a dire di donna che tardi cerca l'amore sognante.
Io megalomane come il superuomo Zarathustra, io DADAISTA etico e beffardo quasi uti HORATIUS BREVIS atque OBESUS qui castigat ridendo mores. Io microstorico alla rovescia pronto sempre al dileggio ed alla ritrosa superbia, a dire di Pio Martorana. Io che tanto tempo fa mi confessai così: "profondamente cattolico, cupo, senza speranza, dannato all'inferno, Non per nulla amo proclamarmi, cattolico non credente". Già, IO
CALOGERO TAVERNA
il pittore dal nome inconsueto, il pittore di la terra di li Grutti - "ma a li Grutti ci stanno i lupi" - fa dire Sciascia addirittura a un re borbonico, che dormicchiando nella sua regale carrozza passò dritto preferendo Racalmuto - il pittore che lascia appunto Grotte per Racalmuto, ma a la Cunfina....
Il pittore astratto che più abbarbicato al reale non si può,
il pittore RIBELLE,
il pittore MITE, il pittore FILOSOFO,
il pittore ALLEGORICO,
il pittore COSTRUTTIVISTA,
il pittore SENZA SOGNI,
il pittore NICHILISTA,
il pittore PROFANATORE,
il pittore dall'OCCULTA BESTEMMIA,
il pittore SENZA GIOIA,
il pittore PRIVO DI SPERANZA,
il pittore CIECO,
il pittore immerso NELLA INDIPINGIBILE LUCE DEI DIVINI CIELI,
il pittore del MINIMO,
delle SCISTI,
dell'INUTILE,
DELLA FRANTUMAZIONE UMANA:
eccolo quasi policromo, quasi giulivo, quasi esoterico, quasi raffigurativo, quasi elegiaco, quasi irridente, coinvolgente, quasi iridescente.
In cerca del divino, dell'amore, dell'immensità, delle cosmiche radiazioni, di questi che cominciano a dire gli impercettibili effluvi di un'altra terra ai confini dello sconfinato universo.
Accursio è cosmico, non ha religione perché è la religione, non ha regola perché è la regola, non ha colore perché è il colore, non ha linee perché è la linea, non ha spazi perché è lo spazio, non ha immagini perché è lui, solo lui.
La sua tela, diciamo le sue due tele, sono il suo mondo, un mondo a noi inaccessibile, tutto suo, tutto ribelle, tutto sofferente, tutto arcano mirabile e repellente.
E il pianto umano e la gioia umana;
è il lubrico il puro il divino e il diabolico e il sommerso e l'alato e tutto con il suo contrario: tutto lì impiastricciato, non amalgamato non logico non sensato. Il tutto è sonoro, sinfonico ma suonato sull'unica corda
che è monodica e sinfonica: la corda PAZZA.
Calogero Taverna
Tutta questa mia "acritica pittorica" raggrumata in questa mia masterizzazione di una nota trascritta in taglio minimo per esigenze di spazio tipografico non so quanti davvero l'hanno letta.
Non pretendete da me scrittura paratattica, loica, intrisa di bellezza greca. Le unità classiche non mi riguardano. IO NON SONO POETA SCRITTORE NARRATORE CRITICO.
Sono solo un ispettore che ai miei tempi cercava il dialogo con il demone ascoso fra le pieghe della contabilità alla Luca Pacioli delle banche quando ancora vigeva la fascistissima LEGGE BANCARIA.
Figurarsi, quindi!
Ma ditemi non trovate affinità con lo stile della Signora Penacchioni quella mettiamo del IL DISPIACERE SOLITARIO?
E Ornella non ci si ritrova qui, mutatis mutandis, TUTTA, precisa, carpita, intesa, pretesa, sommersa, svelata?
Presunzione certo la mia, gran MEGALOMANE a dire di un femmineo grande intelletto, iniquo arido e beffardo a dire di donna che tardi cerca l'amore sognante.
Io megalomane come il superuomo Zarathustra, io DADAISTA etico e beffardo quasi uti HORATIUS BREVIS atque OBESUS qui castigat ridendo mores. Io microstorico alla rovescia pronto sempre al dileggio ed alla ritrosa superbia, a dire di Pio Martorana. Io che tanto tempo fa mi confessai così: "profondamente cattolico, cupo, senza speranza, dannato all'inferno, Non per nulla amo proclamarmi, cattolico non credente". Già, IO
CALOGERO TAVERNA
Lillo Taverna ha condiviso il post di Accursio Vinti.
Accursio Vinti
Si costruisce un'opera tramite l'organizzazione delle forme, che non sono piu' limitate alla natura, ma nell'immaginario del pittore e ogni opera risente della ...forma. L'informale rifiuta il concetto di forma proprio per mancanza di forma. Conta solo la gestualita' e la materia...(doppia tela di mt1,40*0,80)...L'INFORMALE..
Altro...
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