Questo l'atto di compravendita. Avviene tra legali rappresentanti come in nota approvata. La particella 235 dell'epoca riguardava un fondo unico in cui si accedeva dal basso. In alto vi era solo un breve accesso sulla strada comunale. Dopo, con lavori indebitamente modificativi si 'è di molto dilatata l'entratura. Il punto nodale è il seguente: "L'accesso al terreno compravenduto sarà praticato a mezzo di una stradella della larghezza costante di metri tre dipartendosi dalla pubblica strada si svolgerà sulla particella 235 che è rimasta di proprietà della venditrice. E' stato convenuto altresì che la manutenzione ordinaria e straordinaria di detta stradella sarà a carico dei venditori." Nacque una interlocutoria verbale: il redigente, l'avvocato Calogero Fucà chiede a questo punto "ma tu ti riservi il diritto di passaggio?" Risposta del rappresentante, marito della venditrice. "Chi nnaiu a fari, n'aiu tanti di entrate". In effetti finché il fondo rimase unico era vero. Ma con la suddivisione tra i re figli ne nacquero abusi da parte del nuovo proprietario della frazione della particella n. 235 divenuta non so che numero. La stradella fu quindi realizzata tutta a spese dei compratori e soprattutto portava all'ingresso inferiore, allora unico, del piano terra ove subito sorse. L'attuale ingresso fu praticato dopo. quando in piena regola, si costruì il secondo piano. La rete divisoria fu approntata tutta a spese dei compratori. Tra compratori e venditrice si instaurò un buon rapporto di vicinato per cui non si badò alla esclusiva disponibilità della stradella da parte dei compratori. Il subentrante però se ne impadronì danneggiandola a tutta forza e lasciando gli oneri tutti a carico dei compratori. L'accesso al piano terra risale ai primi momenti dell'acquisto come dimostra lo stato dei luoghi. A tutto concedere un diritto di passaggio risulta a dir poco usucapito. La abusiva e arbitraria amputazione di un siffatto diritto comunque lo si voglia qualificare rappresenta atto antidoveroso già contestato immediatamente sperando di non dover ricorrere penalmente. Calogero Taverna
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