MARCO TRAVAGLIO POCO FA HA SPUTTANATO RENZI E LA BOSCHI IN MANIERA COLOSSALE! CONDIVIDETE
Nel suo editoriale odierno Marco Travaglio silura il duo Renzi-Boschi.
Ecco quello che ha scritto:
“(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Due fatti, freschi di giornata – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale , dal titolo “Il copione della vergogna”.
1) Nel suo libro Poteri forti (o quasi) (Rizzoli), l’ex direttore del Corriere e del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli rivela che nel 2015 una ministra chiese all’amministratore delegato di una grande banca quotata in Borsa, Unicredit, di acquistare la banchetta decotta di Arezzo, la Etruria vicepresieduta dal di lei padre, multato da Bankitalia e indagato dalla Procura per averla male amministrata.2) Il pm di Napoli che ha avviato le indagini sul padre e alcuni stretti collaboratori dell’ex premier, dopo vari attacchi calunniosi, viene trascinato dinanzi al Csm da un procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione a cui il governo dell’ex premier ha appena allungato la carriera, prorogandogli l’età pensionabile; il procuratore capo di Napoli invece viene spedito anzitempo a casa da un decreto dell’ex premier che gli anticipa l’età pensionabile; l’indagine di Napoli viene trasferita a Roma, con i ritmi da ponentino tipici del luogo; e il capitano del Noe che l’ha coordinata viene indagato per falso in atto pubblico a Roma per uno scambio di persona nell’informativa.
Immaginate che accadrebbe se i protagonisti di questi due fatti fossero Silvio Berlusconi e una sua ministra: avremmo (giustamente) le piazze piene di manifestanti contro l’abuso di potere, l’uso privato di pubbliche funzioni, il familismo amorale e l’attacco all’indipendenza della magistratura. Invece la protagonista del primo fatto è Maria Elena Boschi, ex ministra delle Riforme del governo Renzi, ora sottosegretaria del governo Gentiloni: tutti zitti. Cuore di figlia: cosa non si fa per salvare il papà. L’ex premier che ha fatto attaccare dai suoi il pm Henry John Woodcock e gli altri inquirenti napoletani, rei di avere scoperto il ruolo di suo padre Tiziano e del suo ministro Luca Lotti nello scandalo Consip, poi ha allungato la carriera del Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo mentre anticipava la fine di quella del procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, poi ha esultato per l’incriminazione del capitano Giampaolo Scafarto e ora vede finire al Csm Woodcock, è Matteo Renzi: tutti zitti. Cuore di figlio: cosa non si fa per salvare il babbo.
Ora tocca a Woodcock: Ciccolo lo accusa di “grave scorrettezza” e “indebita interferenza” nelle indagini romane su Consip. E non per un’intervista, che peraltro sarebbe stata giustificata, anzi doverosa per chiarire la sua posizione e difendere l’ordine giudiziario, viste le calunnie di cui era bersaglio. Ma per alcune frasi scambiate con colleghi e riportate da Repubblica che smentivano le menzogne di giornali e politici sulla sua “guerra” ai pm romani e sul suo ruolo di “mandante” dell’errore del capitano Scafarto. Frasi che non interferiscono affatto nel lavoro della Procura di Roma e non rivelano alcun segreto d’indagine. Dunque – lo diciamo chiaro e tondo, anche in perfetta solitudine – quest’azione disciplinare non sta né in cielo né in terra, come dimostrano gli infiniti precedenti di pm coraggiosi (Woodcock compreso) trascinati davanti al Csm e poi prosciolti per aver detto la verità. Piercamillo Davigo, che di simili rappresaglie ne ha subìte parecchie sulla sua pelle, ripete spesso: “Non ce l’hanno con noi per quello che diciamo, ma per quello che facciamo”.
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