GLOSSARIO DEI TERMINI INCONTRATI NEGLI APPREZZI
Accia: Tipo di tessuto leggero, canapa, cotone o lino filato: nel Cicolano l’accia si ricavava
prevalentemente dalla canapa. Diffusissime fino agli anni cinquanta i pezzi di panno
misti di ‘accia e cotone’. Attualmente molte delle camicie degli uomini dell’Associazione
Culturale “La Compagnia degli Zanni di Pescorocchiano” sono state confezionate con
questo tessuto. Sella attesta l’uso del termine ad Avezzano già nel XIV secolo e una tovaglia
di accia è presente nel corredo dotale di Caramanico del 1466. Cf. Sabatini, 1914, p.
136; Sella, 1944, p. 645; Giammarco, 1985, p. 13.
– Mantilucci d’accia (1925 c.)
Apprezzo: Fare il prezzo di una cosa, stima. Tutti e quattro gli scrivani che hanno redatto
gli apprezzi del Cicolano esaminati hanno usato questo termine e due di loro lo hanno
messo, isolato, all’inizio della scrittura: segno che non vi erano dubbi su come definire formalmente
l’atto che si stava redigendo ed infatti il dialettologo Giammarco specifica :
‘stima, valutazione, specialmente della dote’. Cf. Finamore, 1893-2, p. 129; Giammarco,
1985, p. 50.
– Nota delle robbe che si danno per apprezzo (1726)
– Apprezzo che consengnia (1732)
– Apprezzo Di mobili che (…) assegna (1881)
– Apprezzo De stabili e mobili che (…) assegnanano (1925)
Asciuccaturo, Asciuccatoro, Asciucatoro, Asuccheturo: Asciugatoio. Tipo di copricapo
femminile, dalla forma semplice, rettangolare. La specificazione ‘da testa’ che si trova nell’apprezzo
del 1726 chiarisce che anche nel Cicolano si usava questo copricapo femminile,
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diffuso in Toscana ed Umbria. L’ ‘asciugatoio’ poteva essere piegato o disteso, fermato
sui capelli con spilli, ricadente sulle spalle e sul collo o più semplicemente veniva arrotolato
come un turbante intorno alla nuca. Inoltre, era spesso ‘ornato’ con decorazioni nere,
blu o rosse, sui lati più corti a volte rifinito con una piccola frangia. Pare corrispondere al
copricapo che a Scanno veniva definito ‘fasciatojo’, ma nel Cicolano si preferisce il termine
toscano. Sempre a Scanno, il fasciatoio era accompagnato da veletti di bambace (cf.
veletti), che infatti si ritrovano nell’apprezzo del 1726. Asciugatoi venivano, a volte, chiamati
anche gli asciugamani ma nei due apprezzi del Cicolano esaminati s’intende il copricapo.
Dopo il Settecento questo vocabolo pare scomparire. Cf. Umbria, glossario; Torcia,
1793.
– Asciuccaturo da Testa con suoi ornamenti (1726)
– Asciuccatoro di cortina con suoi ornamenti (1726)
– Asciucatoro di tela con suoi ornamenti (1726)
– Asuccheturo per ongni giorno (1732)
– Asuccheturo (1732)
Assegna, assegnanano, consengnia: Costituzione di una somma o disporre di una cosa a
favore di una data persona. Questi verbi appaiono in tre dei quattro titoli dell’apprezzo e
sono significativi se si considera il significato della parola latina signum, ossia sigillo, da
cui derivano: assegnare vuol dire segnare, suggellare ma anche fissare, stabilire mentre
consegnare vuol dire porre sotto custodia, affidare ad altri. Dunque, la quantità ed il contenuto
del corredo erano concretamente stabiliti e fissati per la sposa dai suoi familiari.
– Apprezzo che consengnia (1732)
– Apprezzo Di mobili che (…) assegna (1881)
– Apprezzo De stabili e mobili che (…) assegnanano (1925)
Assiutamani, asciucamani: Asciugamani. L’uso d’inserire degli asciugamani nel corredo
pare iniziare nel tardo Ottocento, dato che questo capo non è presente né nei due apprezzi
del Cicolano del Settecento, né in altri dell’area abruzzese.
– Assiutamani (1881)
– Asciucamani (1925 c.)
Baccile: Bacile, Bacinella, vaso usato ordinariamente per lavarsi in casa. A Scanno si trovano
dei ‘baccili’ inseriti nei corredi del 1566 e del 1609. Utensile che è arrivato fino ai
giorni nostri: ancora negli anni Settanta, infatti, quasi ogni casa del Cicolano era attrezzata
di uno o più ‘baccili’. Cf. Celidonio, 1898, p. 290-p- 291; Sella, 1944, p. 647 e p. 680.
– Baccile di rame (1925 c.)
Banbace, bambace: Bambagia, tipo di cotone filato. Molto diffusa nel Cicolano fino in
epoca recente. Sella ne attesta l’uso a Teramo nel 1449 e Sabatini a Caramanico nel 1466;
anche a Scanno è presente negli atti del 1643, 1609, 1715 e 1794. Cf. Sabatini, 1914, p.
136; Celidonio, 1898, p. 287 e p. 291; Morelli, 1959, pp. 7-8; Sella, 1944, p. 649; Sella,
1944, p. 75.
– Coppia di veletti di banbace (1726)
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– Zinale di bambace (1726)
Barbandina: Pare essere un tipo di tessuto piuttosto pregiato, probabilmente di importazione
estera. Non si è trovato alcuna indicazione bibliografica circa questo tessuto ma il
termine stesso pare suggerire una provenienza geografica (dal Brabante?).
– Tovaglia barbandina (1732)
Braccia: Braccia, unità di misura di lunghezza per tessuti equivalente a 55-60 cm. È l’unica
unità di misura rinvenuta negli apprezzi del Cicolano esaminati. Diffusa anche nel resto
del Centro Italia, Sabatini la trova nel corredo di Caramanico del 1466, Finamore nei corredi
di Vasto del 1629 e di Montenerodomo del 1632 e Celidonio nei corredi di Scanno del
1566, 1643 e 1689. Cf. Sabatini, 1914, p. 136; Finamore, 1893-1, p. 52; Celidonio, 1898,
p. 285 e p. 290 e p. 292; Umbria, glossario; Sella, 1944, p. 649.
– Braccia mantili (1925 c.)
– Braccia panno (1925 c.)
– Braccia mantilucci (1925 c.)
– Braccia mantilucci d’accia (1925 c.)
Bunnele, Unelle: Gonnella, indumento femminile con il quale nel passato si indicava un
abito che copriva interamente il corpo, completo di maniche. Molto diffuso in area abruzzese:
attestato l’uso a Gessopalena del 1630, a Lanciano del 1675, a Scanno nel 1609,
1643, 1715 e 1794; nel 1793, poi, Torcia descrisse la famosa ‘gonnella’ di Scanno. Negli
apprezzi del Cicolano pare indicare però la ‘gonna’ che parte della cintura, ossia la parte
inferiore dell’abito femminile a due pezzi, significato che ha assunto in epoca più recente,
tra Ottocento e Novecento. Cf. Finamore, 1893-1, p. 50; Celidonio, 1898, pp. 283-284 e p.
286 e p. 290-291; Morelli, 1959, pp. 7-8; Umbria, glossario.
– Bunnele (1881)
– Unelle (1925 c.)
Busto: Indumento femminile irrigidito da stecche per contenere i seni. Questo termine è
presente soltanto nell’apprezzo del 1881. Eppure questo indumento ebbe grande diffusione:
molte donne anziane del Cicolano lo ricordano indossato dalle loro mamme o nonne.
Voce presente anche nei documenti umbri del Cinquecento. Il busto è tipico di molti
costumi popolari italiani e stranieri. Cf. Umbria, glossario.
– Busti (1881)
Caldara: Caldaia, vaso grande per bollire. Questo utensile casalingo è presente nei documenti
di Caramanico del 1466 e poi di Scanno del 1566, 1609, 1715 e 1794 e non manca
tra gli oggetti in rame descritti nell’apprezzo del Novecento. Cf. Sabatini, 1914, p. 138;
Celidonio, 1898, p. 290-291; Morelli, 1959, pp. 7-8.
– Caldara di rame (1925 c.)
Camisie, Camice: Camicia, indumento diffusissimo maschile e femminile. Quasi sempre
di tessuto pregiato, nel Cicolano le camicie sono assenti negli apprezzi del Settecento,
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mentre sono presenti in quelli di epoca più tarda. Presenti anche a Caramanico nel 1466,
nel ‘Contrasto di donne nella stima del corredo dotale del villaggio di Palena’ e nei documenti
di Scanno del 1609, 1715 e 1794. Cf. Sabatini, 1914, p. 136; D’Angelo 1906, p. 7;
Finamore, 1893-1, p. 50; Finamore, 1903, p. 577; Celidonio, 1898, p. 291; Morelli, 1919,
pp. 7-8; Umbria, glossario.
– Camisie (1881)
– Camice (1925 c.)
Capa teste: Forse gli angoli della tovaglia o i cosiddetti ‘pendenti’. Non si è trovato alcuna
indicazione bibliografica circa questo particolare della tovaglia, però le ‘capa teste di
francie’ dell’apprezzo del 1726 testimoniano la presenza di un po’ di lusso anche nel Cicolano
di quel tempo.
– Tovaglia con le capa teste di francie da tavola (1726)
Carlino: Moneta del Vicereame e poi del Regno di Napoli: 10 carlini facevano un ducato.
Compare nell’ apprezzo del 1726.
Cassa, Cascia, cassia, cassie: Mobile rustico per riporvi panni, vestiti, biancheria personale,
per la tavola e per la casa. Nella cassa si conservavano gli indumenti che la donna portava
con sé ed era una delle componenti insostituibili del corredo. Infatti, è presente in
ognuno dei quattro apprezzi ed, anzi, è l’unico mobile rustico ad essere elencato. Alcune
famiglie del Cicolano ne conservano ancora di molto belle. Cf. Finamore, 1893-1; Celidonio,
1898, p. 292; Finamore, 1893-2, p. 156.
– Cassa (1726)
– Cascia (1732)
– Cassia (1881)
– Cassie legno castagna (1925 c.)
Castagna: Castagno. Significativo notare come l’unico tipo di legname presente nei quattro
apprezzi sia proprio il castagno, ossia la pianta più diffusa nel Cicolano.
– Cassie di legno castagna (1925 c.)
Conca: Conca, vaso, recipiente grande di ampia apertura. Questo caratteristico recipiente,
assente negli apprezzi del Settecento, è invece presente in quelli del 1881 e del 1925. Attestato
anche in un corredo dotale di Scanno del 1715, la conca era molto diffusa nelle case
di una volta e l’iconografia, sia colta che popolare, ritrae spesso donne con a fianco la
conca. Non a caso, anche oggi, è l’utensile più usato come accessorio dai gruppi folclorici
abruzzesi. Cf. Morelli, 1959, p. 8; Sella, 1944, p. 654.
– Conca (1881)
– Conga di rame (1925 c.)
Coperta: Coperta da letto. Presente nei corredi dotali di Caramanico del 1466, di Vasto
del 1543, di Lanciano del 1547, di Gessopalena del 1580, di Scanno del 1643 e del 1715,
la coperta è presente anche nei corredi del Cicolano del 1726, del 1732 e del 1925. In quello
del 1881 è invece probabilmente compresa tra le ‘finimenta’. La coperta é quindi un
altra delle parti necessarie per un buon corredo matrimoniale. L’apprezzo di Pescorocchiano
distingue tra coperta di lana, per l’inverno, e coperta d’estate, evidentemente più leggera.
Cf. Sabatini, 1914, p. 139; Finamore, 1893-1, p. 52; Celidonio, 1898, p. 589; Morelli,
1959, p. 8.
– Coperta (1726)
– Coperta (1732)
– Coperte di lana (1925 c.)
– Coperte d’estate (1925 c.)
Corpette: Corpetto, la parte superiore del vestito femminile a due pezzi. Quest’indumento,
chiamato nella parlata del Cicolano ‘corpetta’, era molto diffuso fino ad alcuni decenni fa;
non è mai citato negli altri apprezzi di area abruzzese, Interessante notare, inoltre, come
l’apprezzo del 1881 elenchi ‘busti’, ‘corpetti’ e ‘gonnelle’, segno di un costume popolare
femminile ormai fondamentalmente diverso dalla ‘veste’ dei corredi del XVIII secolo.
– Corpette (1881)
Cortina: Cortina, tipo di tessuto leggero. Lo studioso Monticolo scrive che: “la voce cortina,
da covertina e convertere, si ritrova in testi dei secoli XIV e XVI e significava una
stoffa leggiera, di lino o di cotone, usata per vesti ecclesiastiche, per fodere di pannilani e
per lenzuola”. Entrambi gli apprezzi del Cicolano del Settecento accennano ripetutamente
a questo particolare, ed oggi scomparso, tipo di tessuto, diffuso anche in Umbria. Cf. Monticolo
1908, p. 83; Umbria, glossario.
– Asciuccatoro di cortina con suoi ornamenti (1726)
– Panni da testa con suoi ornamenti di cortina (1726)
– Quadro di cortina (1726)
– Zinale di Cortina (1726)
– Quatro di cortina (1732)
– Zinale di Cortina (1732)
Ducato: Moneta del Vicereame e poi del Regno di Napoli, era composta da 10 carlini.
Compare nell’ apprezzo del 1726.
Fazzo: Fazzoletto, pezzola. L’apprezzo del 1881 riporta il vocabolo ‘fazzo’ e, forse, non è
un errore dello scrivano ma semplicemente un involontario richiamo ad un’antica parola.
Sella documenta l’uso del termine ‘fazzolus’ a Penne nel 1307. Non si esclude che, in questo
caso, stia ad indicare un tipo di copricapo femminile. Cf. Sella, 1944, p. 658.
– Fazzo (1881)
Finimenta: Tutto ciò che veste, adorna o accompagna qualcos’altro: deriva dal sostantivo
fornimenta (dal verbo fornire, nel senso di decorare). D’Angelo trova nel corredo dell’Aquila
del 1545 l’espressione ‘fornimenti da letto’, che ricorre anche nell’Umbria del Cinquecento.
Dunque, l’uso nell’apprezzo di Leofreni del 1881 della locuzione ‘letto con tutte
le sue finimenta’ non appare casuale: quasi sicuramente con la stessa lo scrivano intendeva
dire, secondo l’uso corrente dell’epoca, un letto completo di lenzuola, coperte ed altro
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ancora. Guarda caso, elementi fondamentali per qualsiasi corredo ma che non appaiono
nella lista di quell’apprezzo. Cf. D’Angelo 1906, p. 7; Umbria, glossario.
– Letto con tutte le sue finimenta (1881)
Foderetta: Sopracoperta del cuscino. Nel suo Vocabolario dell’uso abruzzese, Finamore
raccoglie la voce ‘Fudarétte’. L’apprezzo del 1726 documenta che questo termine era
conosciuto anche nel Cicolano. Cf. Finamore, 1893-2, p. 190.
– Foderetta di tela lavorata a seta (1726)
– Foderetta di tela (1726)
Francie: Frangia o ricamo. Per Giorgio Morelli con il termine ‘francia’ anticamente venivano
chiamati anche i ricami ed, infatti, ‘francie’ e ‘francette’ abbondano nel bellissimo
corredo di Scanno del 1643. Forse, nel caso del corredo del 1726 potrebbe indicare ‘merletti’.
Chissà com’era questa bella tovaglia con i ‘capa teste di francie’ confezionata a Leofreni
agli inizi del XVIII secolo. Cf. Celidonio, 1898, pp. 285 e 286; Morelli, 1959, p. 8.
– Tovaglia con le capa teste di francie da tavola (1726)
Garzete: Calzetta, indumento che copre dai piedi al ginocchio. Anche le calzette erano un
indumento tipico dei corredi: si ritrovano a Scanno nel 1643, nel 1715 e nel 1794 e sono
citate nel ‘Contrasto di donne nella stima del corredo dotale del villaggio di Palena’; negli
apprezzi del Cicolano appaiono soltanto nel 1881. Cf. Finamore, 1903, p. 578; Celidonio,
1898, p. 287 ep. 290; Morelli, 1959, pp. 7-8.
– Para di garzete (1881)
Lana: Lana. Era, insieme alla canapa, senz’altro il tessuto più diffuso. Nel territorio di
Pescorocchiano un importante gualchiera per la lavorazione della lana si trovava nel villaggio
di Campolano.
– Veste di panno di lana con suoi ornamenti rossa (1726)
– Vesta di lana (1732)
– Coperte di lana (1925 c.)
Legno: Legno, vedi la voce castagno.
Lenzola: Lenzuola. Questa biancheria da letto figura nei corredi del Cicolano del 1726,
del 1732 e del 1925. In quello del 1881, invece, era quasi certamente incluso tra le ‘finimenta’
che accompagnavano il letto. Le lenzuola erano perciò una parte essenziale del corredo
dotale e sono citate anche in un corredo di Scanno del 1643. Cf. Celidonio, 1898, p.
288.
– Lenzola (1726)
– Lenzola (1732)
– Lenzola (1925 c.)
Letto: Il letto era considerato senz’altro la componente principale di ogni corredo ed infatti
compare in tutti e quattro gli apprezzi. Per evidenziarne l’importanza gli scrivani del
1726 e del 1732 lo pongono al primo posto della lista e fanno precedere la sua stima dall’espressione
latina In Primis; anche nel 1881 il letto è ‘apprezzato’ per primo, mentre nell’apprezzo
più ‘moderno’ del Novecento si trova al quarto posto. In passato, il ‘letto’ comprendeva
diverse cose: Arrivabene nel suo Dizionario Domestico del 1809 ne dà la
seguente descrizione: ‘Arnese, nel quale si dorme e, ordinariamente comprende Saccone,
materazzi, Lettiera, Lenzuola, Capezzale, Federa, Guanciale, Coperte, o Coltri, e talvolta
Cortine, Sopraccielo, Tonraletto, Testiera’. Forse per questo motivo, nell’apprezzo del
1881 lo scrivano specifica che il letto era accompagnato da ‘tutte le sue finimenta’ e in
quello del 1925 gli si pone al fianco l’aggettivo ‘completo’. Cf. Arrivabene, 1809, p. 203.
– Letto novo (1726)
– Letto (1732)
– Letto con tutte le sue finimenta (1881)
– Letto completo (1925 c.)
Lire: Moneta del Regno d’Italia tra il XIX ed il XX secolo. Compare negli apprezzi del
1881 e del 1925.
Machina di cucire: Macchina da cucire. È l’unico ‘pezzo’ presente nei corredi del Cicolano
a non essere il risultato di una manifattura casalinga ma di una produzione industriale,
la prima, forse, ad essere introdotta nelle mura domestiche delle case del Cicolano.
– Machina di cucire (1925 c.)
Maniere: Grosso e fondo cucchiaio con un lungo manico usato per rimestare e versare
minestre e bevande. Questo utensile è presente nei corredi di Scanno del 1566, 1643, 1609
e 1715 e non manca nella lista degli oggetti in rame dell’apprezzo di Pescorocchiano del
1925. Nel Cicolano il ‘maniere’ veniva detto anche ‘sorelliu’. Cf. Celidonio, 1898, p. 285
e p. 290-291; Morelli, 1959, p. 8.
– Maniere di rame (1925 c.)
Mantarelle: Con questo termine nel Cicolano si potevano indicare diversi capi di biancheria
da tavola o da letto che avessero comunque la funzione di coprire qualcos’altro: ad
esempio si definivano ‘mantarelle’, le piccole coperte delle culle dei fanciulli o i panni
usati per ricoprire il pane. S’incontra soltanto nell’apprezzo del 1925. Il termine ‘mandera
o mantera’, da cui deriva, era sinonimo di ‘Zinale’ o ‘Sinale’ e significava invece grembiule.
Cf. Finamore, 1893-1, p. 50 e p. 53; Finamore, 1903, p. 577; Celidonio, 1898, p. 287 e
p. 291; Morelli, 1959, p. 8; Giammarco, 1985 , p. 315.
– Mantarelle (1925 c.)
Mantili, mantilucci: Tovaglia per coprire la mensa. Il particolare che nell’apprezzo del
1732 lo scrivano di Colle di Pace abbia distinto le tovaglie dai mantili ci dice che nel Cicolano
tovaglia e ‘mantili’ erano due diversi tipi di biancheria da tavola. Anche Celidonio
distingue il ‘mantile’ dalla tovaglia di tavola e scrive che a Scanno si usavano ‘quali
copertoi di lusso’. Il termine ‘mantili’ deriva dal latino mantele ed è stato usato nel Cicolano
fino al XX secolo. Ad esempio, con ‘mantilato’ s’intendeva un particolare tipo di tovaglia
ove si racchiudeva ciò che veniva portato dalle donne agli uomini che mietevano in
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campagna. In tal senso, è stato menzionato in una scena dialettale intitolata ‘Tuttopera in
tempo ‘e mete’ rappresentata a Pescorocchiano dalla Compagnia degli Zanni nel 2008.
Cesare Verani nel 1960 scrisse che in Sabina per ‘mantile’ s’intendeva il panno ripiegato
con cui le donne si coprivano il capo. Anche i ‘mantili’ erano una componente essenziale
del corredo in Abruzzo: nel Cicolano figurano in tre dei quattro apprezzi ed inoltre sono
compresi nei corredi dell’Aquila del 1545, di Vasto del 1573, di Gessopalena del 1583, di
Scanno del 1566, 1609 e 1643, di Atessa del 1676 e menzionati nel ‘contrasto di donne’ di
Palena. Cf. D’Angelo 1906, p. 7; Sabatini, 1914, p. 139; Finamore, 1893-1 p. 50, p. 52 e p.
53; Finamore, 1903, p. 578; Celidonio, 1898, p. 287 e p. 290 e p. 292; Sella, 1944, p. 665;
Giammarco, 1985 , p. 315; Sella, 1944, pp. 348-349; Verani, 1960, pp. 18-19.
– Mantili (1732)
– Mantili per ongni giorno (1732)
– Braccia di mantili (1925 c.)
– Mantilucci (1925 c.)
– Mantilucci d’accia (1925 c.)
Mobili: Mobili erano chiamati tutti quei beni che potevano cambiar di luogo. Questo termine,
sottoindendendo il sostantivo ‘beni’ compare in due degli apprezzi. I vari capi del
corredo erano, per l’appunto, considerati come ‘beni mobili’.
– Apprezzo Di mobili che (…) assegna (1881)
– Apprezzo De stabili e mobili che (…) assegnanano (1925)
Mutante: Mutande. Può essere interessante notare come questo indumento intimo sia presente
soltanto nel corredo del XX secolo, quello più moderno.
– Paja di mutante (1925 c.)
Nota: Nota. Il fatto che fosse necessario lasciare un ricordo scritto della stima del corredo,
confermato anche dalla scelta di utilizzare la parola ‘nota’ da parte dello scrivano dell’atto
del 1726, ci dice che l’ ‘apprezzo’ era destinato ad essere conservato nell’archivio domestico.
E per questo motivo, alcuni documenti di questo genere sono arrivati fortunatamente
integri ai giorni nostri.
Novo, nova: Nuovo, nuova. Questo termine, ricorre una volta in entrambi gli apprezzi del
XVIII secolo, quasi che, utilizzando quell’aggettivo, si volesse sottolineare da parte della
famiglia della sposa l’importanza del ‘letto’ e della ‘vesta’ compresi nei due corredi.
– Letto novo (1726)
– Vesta nova (1732)
Ordinario: Ordinario. Lo scrivano dell’apprezzo del 1732 usa questo termine per distinguere
i ‘sinali’ tra loro e, indirettamente, ci fornisce la testimonianza che esistessero indumenti
per l’uso quotidiano e indumenti per un uso straordinario, confezionati con tessuti di
maggior qualità. Vedi anche la voce: per ongni giorno.
– Zinale ordinario (1732)
Ornamenti: Ornamenti. Questo termine è utilizzato per ben sei volte nell’apprezzo del
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1726 e, quasi certamente, sta ad indicare i ricami o i merletti che impreziosivano i vari
capi del corredo. Dunque, l’uso del termine ‘ornamenti’ dimostra come queste importanti
arti popolari fossero praticate anche nel Cicolano del Settecento.
– Asciuccaturo da Testa con suoi ornamenti (1726)
– Asciuccatoro di cortina con suoi ornamenti (1726)
– Asciucatoro di tela con suoi ornamenti (1726)
– Panni da testa con suoi ornamenti (1726)
– Veste di panno di lana con suoi ornamenti rossa (1726)
– Zinale di cortina con suoi ornamenti (1726)
Panno: Panno, tipo di tessuto ordinario, spesso inteso in contrapposizione a quelli più preziosi
in quanto più povero. Il panno era comunissimo in tutta Italia; tuttora nella parlata del
Cicolano è un termine di uso ricorrente per definire i vestiti in genere. Sella cita un documento
del 1273 riguardante S. Filippa Mareri, nel quale compare questo tipo di tessuto. Cf.
Celidonio, 1898, pp. 281-282; Umbria, glossario; Sella, 1944, pp. 403-412; Sella, 1944,
668; Giammarco, 1976, p. 1419.
– Veste di panno di lana con suoi ornamenti rossa (1726)
– Panni da testa con suoi ornamenti (1726)
– Panni da testa con suoi ornamenti di cortina (1726)
– Pezzi di panno (1881)
– Braccia di panno (1925 c.)
Panno da testa: Tipo di copricapo femminile. Insieme all’’asciugatoio’ ed al ‘quadro’,
questo ‘panno da testa’, compone il trio dei copricapi femminili presenti nei corredi del
Cicolano del Settecento.
– Panni da testa con suoi ornamenti (1726)
– Panni da testa con suoi ornamenti di cortina (1726)
Per ongni giorno: Per ogni giorno. Questa espressione è utilizzata per ben otto volte nell’apprezzo
del 1732 per otto diversi capi d’abbigliamento. Chiaro segno che il corredo di
Colle di Pace del 1732 comprendesse sia indumenti ‘per ongni giorno’, che indumenti da
utilizzare soltanto in occasioni particolari. Cf. ordinario.
– Asuccheturo per ongni giorno (1732)
– Mantili per ongni giorno (1732)
– Quatro per ongni giorno (1732)
– Sensiline per ongni giorno (1732)
– Tovaglia per ongni giorno (1732)
– Vesta per ogni Giorno (1732)
– Sparre per ongni giorno (1732)
– Riglieri per ongni giorno (1732)
Pigna: Pentola usata per cuocere i cibi direttamente sul fuoco. Il dialettologo abruzzese,
Ernesto Giammarco ha raccolto questo termine dialettale proprio nel Cicolano ed infatti la
‘pigna’, quasi sempre di rame, era un utensile onnipresente nelle cucine di questa zona dell’Appennino.
Cf. Giammarco, 1985 , p. 448.
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– Pigna di rame (1925 c.)
Quadro, quatro: Quadro, fazzoletto da capo femminile. È l’unico vocabolo con cui nel
Settecento s’indicavano i copricapi femminili ad essere riportata da Giammarco e ad essere
sopravvissuto fino al XX secolo: fino al 1950-1960, infatti, si chiamava ancora ‘quadruccio’,
il fazzoletto che le donne del Cicolano ripiegavano sulla testa . Cf. Giammarco
1976, 1630.
– Quadro di tela romana (1726)
– Quadro di cortina (1726)
– Quadro di Senzile (1726)
– Quatro da testa (1732)
– Quatro di cortina (1732)
– Quatro per ongni giorno (1732)
Rame: Rame. È l’unico metallo ad apparire nei quattro corredi ed, infatti, era in pratica
l’unico ad essere utilizzato nel Cicolano per gli utensili casalinghi. Nei paesi della Valle
del Salto vi erano diversi ‘ramari’ che lo lavoravano artigianalmente. Cf. Sella, 1944, p.
471.
– Caldara (1925 c.)
– Conga (1925 c.)
– Maniere (1925 c.)
– Scaldaletto (1925 c.)
– Pigna di rame (1925 c.)
– Ramiere (1925 c.)
– Baccile (1925 c.)
Ramiere: Oggetto in rame. Giammarco indica diversi significati e e l’apprezzo del 1925
non specifica di che si tratta; potrebbe essere: un vassoio dove mettere gli alimenti da cuocere
al forno, un ramaiòlo per la pasta o un accessorio per il caminetto. Cf. Giammarco,
1976, p. 1664.
– Ramiere (1925 c.)
Rassa: Rassa. Tessuto di lana per lo più spigato, a spina di pesce. In passato, la ‘rassa’ era
diffusa in tutta Italia. Finamore cita due indumenti: ‘unam vestem seu robbam de rascia,
seu panno de rascia’ elencata nel corredo di Gessopalena del 1623 e una ‘gonnella rossa di
Rascia di Fiorenza’, presente nel corredo di Lanciano del 1675; nei corredi di Scanno del
1643 e del 1715, commentati da Celidoni e Morelli, figurano due coltri di rascia e molti
altri indumenti guarniti di rascia o rassa rossa. La rassa tinta di rosso pare dunque ricorrere
frequentemente anche in Abruzzo ed è per l’appunto una preziosa ‘veste di rassa rossa’ ad
essere stimata nel corredo delle nozze cicolane Morelli-Alessandrini del 1726. Cf. Finamore,
1893-1, p. 50 e p. 53; Celidonio, 1898, pp. 285-286 e p. 290; Morelli, 1959, p. 7;
Umbria, glossario.
– Veste di Rassa Rossa (1726)
Riglieri: Origliere, cuscino, guanciale. Era una componente classica dei corredi abruzzesi
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di una volta: origlieri si trovano infatti nel famoso corredo Camponeschi del 1466, in un
corredo dell’Aquila del 1545, in due di Lanciano del 1567 e del 1594 e in uno di Atessa
del 1677, nei corredi di Vasto del 1594 e del 1668 e in quelli di Scanno del 1609 e del
1643. Non sorprende quindi la presenza dei ‘riglieri’, ossia cuscini, anche nel corredo di
Colle di Pace del 1732. Cf. D’Angelo 1906, p. 7; Pansa 1900; Finamore, 1893-1, p. 52;
Celidonio, 1898, p. 289 e p. 291; Morelli, 1959, p. 8; Sella, 1944, p. 673; Giammarco,
1976, p. 1758.
– Riglieri (1732)
– Riglieri per ongni giorno (1732)
Robbe: Robe, cose di valore che si posseggono. Nell’apprezzo del 1726 questo termine
viene usato al posto di quello di ‘mobili’, in realtà più corretto per indicare i capi di un
corredo.
– Nota delle robbe che si danno per apprezzo (1726)
Rossa: il rosso è uno dei due colori ad essere citati nell’apprezzo del 1726 e che testimonia
come l’arte tintoria fosse praticata anche nel Cicolano. Il rosso era tra i colori preferiti per
tingere i tessuti e si otteneva lavorando le radici della pianta della robbia. Cf. Finamore,
1893-1, p. 53; Celidonio, 1898, p. 286 e p. 290; Morelli, 1959, p. 7.
– Veste di Rassa Rossa (1726)
– Veste di panno di lana con suoi ornamenti rossa (1726)
Sacchi: Sacco da notte. Questo termine, presente nei corredi di Scanno del 1609 e del
1715, è registrato sia da Finamore che da Giammarco nelle loro raccolte di termini dialettali
abruzzesi ed è presente anche nell’apprezzo del 1925 di Pescorocchiano. Cf. Celidonio,
1898, p. 290; Morelli, 1959 p. 7; Finamore, 1893-2, p. 260; Giammarco, 1979, p.
1802.
– Sacchi (1925 c.)
Sacconi: Saccone, materasso ripieno di foglie di granturco o comunque secche. Questo
particolare tipo di materasso, congeniale ad una società rurale, è stato utilizzato nel Cicolano
fino in epoca recente. Il vocabolo è stato registrato sia da Sella che da Giammarco. Cf.
Sella, 1944, p. 494; Giammarco, 1979, p. 1803.
– Sacconi (1925 c.)
Saia: Tessuto di lana sottile, caratterizzato dall’effetto diagonale. Giammarco ne dà la
seguente definizione: ‘sargia, panno per vestiti da donna molto fine e leggero’. Questo tessuto
compare nei corredi di Scanno del 1643, 1609 e 1715 e l’apprezzo del 1726 documenta
che era conosciuto anche nel Cicolano. Cf. Celidonio, 1898, p. 286 e p. 291; Morelli,
1959, p. 7; Umbria, glossario; Sella, 1944, pp. 496-497; Giammarco, 1979, p. 1807.
– Veste di saia turchina (1726)
Scaldaletto: Scaldaletto. Utensile molto diffuso solitamente di rame, con il quale, una
volta riempito di brace, si riscaldava il letto prima di coricarsi; il suo uso nel Cicolano è
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arrivato fino ai giorni nostri. Cf. Giammarco, 1979, p. 1856.
– Scaldaletto di rame (1925 c.)
Scuti: Scudi. Moneta dello Stato Pontificio ma in corso anche nel Vicereame di Napoli.
Compare nell’apprezzo del 1732: il suo uso a Colle di Pace conferma il carattere di zona di
frontiera che ha sempre avuto il Cicolano.
Sensiline: Forse drappo. La voce ‘senzile’ compare anche in un inventario del Santuario
della Madonna dei Bisognosi di Pereto del 1640, eppure non si sa definire con certezza di
che cosa si trattasse. Cf. Santa Maria B, 2010, p. 13.
– Sensiline (1732)
– Sensiline per ongni giorno (1732)
Senzile: Tessuto molto leggero. Lo studioso Monticolo scrive che “la voce sensile può
ricongiungersi a sindale (sindone e zendado) coll’assimilazione di d a s iniziale e colla
sostituzione –ile ad –ale; così significava un tessuto simile al foulard e al taffetà, molto in
uso dal secolo IX al XVII, di molte varietà, formato per lo più da seta cruda, molto pieghevole,
che si tingeva in vari colori, come il verde, il giallo, il nero, il bianco e l’azzurro, ma
per solito in rosso, e veniva usato per vesti sacre e comuni, per cortine, coperte, insegne e
bandiere, ma soprattutto come guarnizione e fodera delle vesti”. Oggi pressochè scomparso,
era molto diffuso nel passato e l’apprezzo del 1726 documenta che era conosciuto
anche nel Cicolano, dove troviamo un copricapo ed un grembiule femminile confezionati
con questo particolare tipo di tessuto. Cf. Monticolo, 1908, p. 83.
– Quadro di Senzile (1726)
– Zinale di senzile (1726)
Serviette, Servette, Selviette: Salvietta, piccolo tovagliolo per pulire le mani e la bocca.
Anche le salviette dovevano essere una componente importante del corredo: sono elencate
in tre dei quattro apprezzi del Cicolano e sono citate anche nel ‘Contrasto di donne nella
stima del corredo dotale del villaggio di Palena’, pubblicato dallo studioso abruzzese Gennaro
Finamore. Cf. Finamore, 1903, p. 578; Morelli, 1959, p. 8; Giammarco, 1985, p. 524.
– Serviette (1726)
– Servette (1732)
– Selviette (1925 c.)
Seta: Seta. Questo tessuto viene citato soltanto nel corredo del 1726, quando fu utilizzato
probabilmente come ricamo per impreziosire la federa di un cuscino.
– Foderetta di tela lavorata a seta (1726)
Sparre, Sparri: Strofinaccio, ruvido panno di canapa, utilizzato per asciugare le masserizie,
avvolgere il pane e, ravvolto, anche per portare pesi sul capo da parte delle donne,
come spiega anche Giammarco. Comparendo in tre dei quattro apprezzi, anche le ‘sparri’
sono uno dei capi più ricorrenti dei corredi del Cicolano. Il vocabolo è giunto fino ai giorni
nostri e tuttora le signore dell’Associazione Culturale “La Compagnia degli Zanni”, si
sistemano le sparre sul capo per portare i canestri ripieni di doni ai membri dell’Associazione
che si sposano. Cf. Finamore, 1893-2, p. 286; Giammarco, 1979, p. 2063.
– Sparre per ongni giorno (1732)
– Pezzo di Sparri (1881)
– Sparri (1925 c.)
Stabili: Si chiamavano così tutti quei beni che non potevano cambiar di luogo. Questo termine,
sottointendendo il sostantivo ‘beni’ compare nell’apprezzo del 1925 e, in realtà, pare
usato in modo improprio in quanto i beni che componevano il corredo erano considerati
soltanto beni mobili e non stabili.
– Apprezzo De stabili e mobili che (…) assegnanano (1925 c.)
Tavola: Tavola, mobile rustico usato come mensa. La presenza di questo vocabolo nei
corredi del 1726 e del 1732, documenta indirettamente come la diffusione di questo mobile
nelle case del Cicolano di quell’epoca e come fosse importante adornare la tavola con la
tovaglia, alla quale è sempre abbinata.
– Tovaglia con le capa teste di francie da tavola (1726)
– Tovaglia da tavola (1732)
Tela: Tipo di tessuto dall’armatura piuttosto semplice. Molto comune in tutta Italia; indumenti
di tela sono menzionati anche in un corredo di Scanno del 1643. Cf. Celidonio,
1898, p. 286; Giammarco, 1979, pp. 2193-2194; Sella, 1944, pp. 572-573.
– Asciucatoro di tela con suoi ornamenti (1726)
– Foderetta di tela lavorata a seta (1726)
– Foderetta di tela (1726)
– Quadro di tela romana (1726)
Tovaglia: Panno usato per coprire la mensa, dal latino tobalea. Nei corredi del 1726 e del
1732 si trovano vari tipi di tovaglia confezionate con diversi tessuti più o meno pregiati e
ciò conferma come la tovaglia fosse in passato uno degli elementi classici dei corredi
abruzzesi: si ritrova a L’Aquila nel 1545, a Gessopalena nel 1580, a Vasto nel 1594 e nel
1663, a Lanciano nel 1675, a Scanno nel 1715 e poi nel ‘Contrasto di donne’ di Palena. Cf.
D’Angelo 1906, p. 7; Sabatini, 1914, p. 140; Finamore, 1893-1, p. 52; Finamore, 1903, p.
578; Morelli, 1959, p. 7; Sella, 1944, p. 678.
– Tovaglia con le capa teste di francie da tavola (1726)
– Tovaglia barbandina (1732)
– Tovaglia da tavola (1732)
– Tovaglia per ongni giorno (1732)
Turchina: Turchino. Uno dei due colori ad essere citati nell’apprezzo del 1726 che si otteneva
lavorando il guado, pianta coltivata nel passato anche nel Cicolano. Cf. Celidonio,
1898, p. 285 e p. 287; Morelli 1715; Giammarco, 1979, p. 2258.
– Veste di saia turchina (1726)
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Vannelli: Fettuccia a trama fitta. Voce piuttosto rara, ma menzionata anche da Giammarco,
presente soltanto nell’apprezzo di Leofreni del 1881. Cf. Giammarco, 1979, p. 2328.
– Vannelli (1881)
Veletti: Veletto, ornamento da capo femminile. La presenza nei corredi abruzzesi è documentata
negli apprezzi di Vasto del 1573, di Gessopalena del 1580 e di Scanno del 1715;
nel 1793 Torcia descrive quello usato dalle donne di Scanno, un ‘veletto sottile di bambagia
intrecciato con fili di seta di vario colore’ che, annodato dietro la testa, accompagnava
il copricapo detto fasciatoio; questo veletto di Scanno sembra molto simile a quello stimato
nel Cicolano del 1726, che forse accompagnava l’’asciugatoio da testa’, menzionato nel
medesimo apprezzo. Giammarco dà la seguente definizione di ‘veletto’: ‘fazzoletto da
capo rettangolare, che mettono le donne quando vanno in Chiesa’. Cf. D’Angelo 1906, p.
7; Finamore, 1893-1, p. 50 e p. 53; Morelli, 1959, pp. 7-8; Giammarco, 1979, p. 2321;
Sella, 1944, p. 613.
– Coppia di veletti di banbace (1726)
Veste, vesta: Veste, vestito da donna lungo, con maniche. Voce conosciuta e ricorrente: le
sei vesti elencate nei due apprezzi del 1726 e del 1732 ci dicono come questo capo d’abbigliamento
tutto di un pezzo, nel Settecento fosse quello più familiare per le donne del
Cicolano. Cf. Giammarco, 1979, p. 2342; Sella, 1944, pp. 618-620.
– Veste di Rassa Rossa (1726)
– Veste di saia turchina (1726)
– Veste di panno di lana con suoi ornamenti rossa (1726)
– Vesta nova (1732)
– Vesta per ogni Giorno (1732)
– Vesta di lana (1732)
Zinale: Grembiule. Le future spose del Cicolano portavano sempre con sé diversi esemplari,
tessuti con diversi materiali, di questo capo d’abbigliamento: nel corredo del 1726 ne
figurano cinque, in quello del 1732 quattro e in quello del 1881 tre. Il termine ‘Zinale’ per
indicare i grembiuli femminili, componente essenziale del corredo, è giunto fino ai giorni
nostri e nel Cicolano viene quasi sempre preferito a quello di ‘mantere’, vocabolo diffusissimo
in Abruzzo. Un atto di Scanno del 1794 chiarisce infatti che i due termini erano in
realtà sinonimi perchè lo scrivano specificò ‘zinali o siano mantere di lana’. Vedi anche
voce: Mantarelle. Cf. Morelli, 1959, p. 8; Umbria, glossario; Giammarco, 1979, p. 2400.
– Zinale di banbace (1726)
– Zinale di tela (1726)
– Zinale di senzile (1726)
– Zinale di Cortina (1726)
– Zinale di panno con suoi ornamenti (1726) Zinale de cortina (1732)
– Zinale per ongni giorno (1732)
– Zinale ordinario (1732)
– Zinali (1881)
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