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Ci viene annunciato che verrà fornita una comunicazione storica sul Castelluccio che non solo aggiorna ma rettifica quanto noi abbiamo affermato sulla data dell...a costruzione dell'attuale castello di Gibillini, quello che tutti indichiamo come Castelluccio.
Se verranno forniti dati documentali (diplomi, cronache coeve, atti notarili, brevi papali ed altro) e non sorgeranno dubbi fondati, non potremo che inchinarci dinanzi a più approfondite e meglio argomentate ricerche storiche. Non ci arroccheremo, certo, sulle nostre posizioni peggio di santa romana chiesa di fronte all' "eppur si muove" di Galileo. Non siamo dommatici sino a tal punto.
Va da sè che non basterà una magari scintillante congettura per smuoverci dai punti di approdo di una trentennale nostra ricerca storica che passa dalla letteratura secentesca (invero vanesia) o dalle pungenti inquisizioni del Barberi, alle carte capitolari della cattedrale di Agrigento, agli archivi di Palermo, a quelli vaticani.
Aggiungiamo che non ci risulta che vi siano mai state ricerche archeologiche scientifiche sul Castellucio di Racalmuto: una carenza questa che va imputata al disinteresse totale della Soprintendenza agrigentina per le cose di Racalmuto (e non riguarda solo l'archeologia medievale ma anche ben altre più antiche culture).
Per noi, comunque, resta per ora indubitabile che non si può datare il Castelluccio molto prima del 21 aprile 1358. A questo giono della primavera del 1358 risale infatti il diploma che sopra riportiamo. Il diploma fa parte del codice diplomatico di Federico III di Aragona re di Sicilia (1355-1377).
Ne ha reperito presso l'Archicio di Stato di Palermo la copia mio nipote il dottor Giuseppe TAVERNA, figlio di Angelo Taverna (e sono costretto ad essere tanto pignolo per evitare una delle tante voglia di certi divulgatori racalmutesi protesi ad attribuire a qualche loro gloria di famiglia meriti storici e rinvenimebti prestigiosi, in verità inesistenti).
Non siamo poi così vanagloriosi da far credere che il nostro rinvenimnto del foglio diplomatico sia avvenuto per illuminazione dello Spirito Santo. Abbiamo prima consultato e studiato un prezioso lavoro di Giuseppe Cosentino che ne fece pubblicazione tra i DOCUMENTI PER SERVIRE ALLA STORIA DI SICILIA - SERIE DIPLOMATICA VOL. VIIII, edito in Palermo nel 1885.
Il diploma fu rilasciato a Cefalù da parte di Federico III di Aragona per concedere al milite Bernardo di Podioverid e ai suoi eredi "il castello de GIBILINIS vicino il CASALE di RACALMUTO ".
Notiamo qui che Racalmuto nel linguaggio ultrapreciso della curia aragonese in quel tempo trasferitasi a Cefalù è rubricato come semplice "casale" e non possiede qundi nessun castello o CASTRUM. A quel tempo dunque il castello chiaramontano non esisteva. Lo vogliono far diventare addirittura fridericiano, facciano pure ma sappiano che è fandonia storica.
Per la precisione, aggiungiamo che in base al citato e riportato diploma aragonese il Castelluccio ha i seguenti confini: è "prossimo al feudo Buttiyuso"presso Sutera ed era appartenuto al defunto Simone di Chiaramonte che aveva tradito il re e disponeva di "vassalli, territori, erbaggi ed altri diritti". Bernardo di Podiovirid prometteva al re che avvrebbe recuperato "dalle mani dei nemici" il castello.
Non lo recuperò e noi ne facciamo ricostruzione storica nel nostro lavoro: RACALMUTO NEI MILLENNI al quale qui rinviamo (pa. 12 e ss.).
Vi sono in giro carte e documenti attendibili atti a smantellare questa nostra datazione? Ben vengano. Ne prenderemo volentieri atto. Calogero Taverna
Altro...
Se verranno forniti dati documentali (diplomi, cronache coeve, atti notarili, brevi papali ed altro) e non sorgeranno dubbi fondati, non potremo che inchinarci dinanzi a più approfondite e meglio argomentate ricerche storiche. Non ci arroccheremo, certo, sulle nostre posizioni peggio di santa romana chiesa di fronte all' "eppur si muove" di Galileo. Non siamo dommatici sino a tal punto.
Va da sè che non basterà una magari scintillante congettura per smuoverci dai punti di approdo di una trentennale nostra ricerca storica che passa dalla letteratura secentesca (invero vanesia) o dalle pungenti inquisizioni del Barberi, alle carte capitolari della cattedrale di Agrigento, agli archivi di Palermo, a quelli vaticani.
Aggiungiamo che non ci risulta che vi siano mai state ricerche archeologiche scientifiche sul Castellucio di Racalmuto: una carenza questa che va imputata al disinteresse totale della Soprintendenza agrigentina per le cose di Racalmuto (e non riguarda solo l'archeologia medievale ma anche ben altre più antiche culture).
Per noi, comunque, resta per ora indubitabile che non si può datare il Castelluccio molto prima del 21 aprile 1358. A questo giono della primavera del 1358 risale infatti il diploma che sopra riportiamo. Il diploma fa parte del codice diplomatico di Federico III di Aragona re di Sicilia (1355-1377).
Ne ha reperito presso l'Archicio di Stato di Palermo la copia mio nipote il dottor Giuseppe TAVERNA, figlio di Angelo Taverna (e sono costretto ad essere tanto pignolo per evitare una delle tante voglia di certi divulgatori racalmutesi protesi ad attribuire a qualche loro gloria di famiglia meriti storici e rinvenimebti prestigiosi, in verità inesistenti).
Non siamo poi così vanagloriosi da far credere che il nostro rinvenimnto del foglio diplomatico sia avvenuto per illuminazione dello Spirito Santo. Abbiamo prima consultato e studiato un prezioso lavoro di Giuseppe Cosentino che ne fece pubblicazione tra i DOCUMENTI PER SERVIRE ALLA STORIA DI SICILIA - SERIE DIPLOMATICA VOL. VIIII, edito in Palermo nel 1885.
Il diploma fu rilasciato a Cefalù da parte di Federico III di Aragona per concedere al milite Bernardo di Podioverid e ai suoi eredi "il castello de GIBILINIS vicino il CASALE di RACALMUTO ".
Notiamo qui che Racalmuto nel linguaggio ultrapreciso della curia aragonese in quel tempo trasferitasi a Cefalù è rubricato come semplice "casale" e non possiede qundi nessun castello o CASTRUM. A quel tempo dunque il castello chiaramontano non esisteva. Lo vogliono far diventare addirittura fridericiano, facciano pure ma sappiano che è fandonia storica.
Per la precisione, aggiungiamo che in base al citato e riportato diploma aragonese il Castelluccio ha i seguenti confini: è "prossimo al feudo Buttiyuso"presso Sutera ed era appartenuto al defunto Simone di Chiaramonte che aveva tradito il re e disponeva di "vassalli, territori, erbaggi ed altri diritti". Bernardo di Podiovirid prometteva al re che avvrebbe recuperato "dalle mani dei nemici" il castello.
Non lo recuperò e noi ne facciamo ricostruzione storica nel nostro lavoro: RACALMUTO NEI MILLENNI al quale qui rinviamo (pa. 12 e ss.).
Vi sono in giro carte e documenti attendibili atti a smantellare questa nostra datazione? Ben vengano. Ne prenderemo volentieri atto. Calogero Taverna
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