sabato 17 febbraio 2018

lunedì 8 dicembre 2014

Il mio parco letterario Leonardo Sciascia


LEONARDO SCIASCIA

 
 
 
 
 
 
 
TITOLO DEL PARCO LETTERARIO:

LEONARDO SCIASCIA OLTRE LA CORDA PAZZA


 

 

 


SINTESI:

Una riverberazione laica delle proprie ataviche piaghe Racalmuto la inflisse al suo più grande figlio: Leonardo Sciascia.

Oltre alle tre corde di letteraria ascendenza, in particolare quella erasminiana - da pizzicare con accoramento ancestrale, dolorosamente - scaturigini  ed echi di un DNA che sprofonda nella notte dei tempi, nelle ammonitrici e neglette testimonianze sicane, sono il dono avvelenato dell’altipiano racalmutese cui Sciascia è dannato per una gioia creativa, per una miracolosa transustanziazione: Racalmuto sta indissolubilmente a Sciascia per sentenza inappellabile del moderno inferno della comunicazione multimediale. Quasi quotidianamente, radio, televisione, carta stampata, Internet proclamano Racalmuto “il paese di Sciascia”.

E, per converso, Sciascia sta avvinghiato a Racalmuto in una simbiosi inviolabile. Se parco letterario si vuole sotto l’egida del grande scrittore, esso va tutto legato a questo amaro lembo di terra visceralmente vulnerato dal sale e dallo zolfo: il sale della sapienza; lo zolfo della lupara. Ibridismi, devianze territoriali, accoppiamenti sarebbero contro natura, fallaci, truffaldini.

Già, il sale nella piaga Sciascia voleva intitolare il suo primo libro, il suo capolavoro, quelle “Parrocchie di Regalpetra”, quel sale non su un’unica piaga ma sulle tante piaghe di Racalmuto.

Ed il parco che s’intende porre in atto quelle piaghe vuole ricercare “in corpore vivo”, sul luogo con tanti laboratori (molti sperimentali), da quello a sfondo psicanalitico, a quello turistico, da quello linguistico, a quello rievocativo delle ormai appannate tradizioni, da quello musicale a quello del recupero archeologico (sinora obnubilato, pur in presenza di una testimonianza sicana, greca, romana, bizantina, araba, normanna, angioina, aragonese, spagnola, borbonica, savoiarda, garibaldina, crispina, giolittiana, protofascista, fascista, democristiana, berlusconiana) ed archivistico (vedansi gli archivi della parrocchia della Matrice di Racalmuto risalenti al 1550, quelli del Comune, i vari fondi Palagonia, quelli notarili dell’archivio di Stato di Agrigento, le carte di Simancas, Barcellona, Vienna relative a Racalmuto di cui si ha pallida notizia).

Uno stelo - la flebile voce della grafia sciasciana - su cui innestare a margherita i tanti laboratori possibili (degli itinerari turistici da percorrere su carretti siciliani istoriati dall’artigianato locale; delle campagne di scavi archeologici alla scoperta delle ancestrali ispirazioni sciasciane; delle scuole di paleologia locale sulla peculiarissima diplomatica della comunità ecclesiale racalmutese; dei sofà della musa di Sciascia (lingua e linguaggio, dialetto e scrittura colta nello scrittore racalmutese); del letto psicanalitico su cui adagiare i tanti personaggi palesemente autoctoni dell’opera del Racalmutese; dell’organizzazione del museo itinerante delle botteghe artigiane, dei cortili fridericiani, delle criptae cum torculare delle vetuste corporazioni racalmutesi; dell’ideazione dei microparchi faunistici e naturalistici che gli sprofondi apocalittici delle desuete saline hanno inferto (vedasi Sacchitello) alla mirabile facies racalmutese.

 

Il parco parte dall’opera letteraria di Sciascia per dipanarsi in tante iniziative sperimentali - i suddetti laboratori - per scandagliare il passato, poggiare sulle disponibilità intellettuali e culturali del momento delle tante associazioni giovanili, per fornire un background alle tante già esistenti iniziative turistiche, per conseguire approdi scientifici inusitati (si pensi a centri sperimentali di ricerca per  la cura e prevenzione della labilità psichica degli anziani), per veicolare con le moderne tecniche multimediali (navigazione in CD-ROM o su appositi siti in Internet) i risultati conseguiti in spazi planetari.

Racalmuto viene dichiarato dagli studiosi di Sciascia “fantasmatico”: tale paradigma può (deve) trovare senso, immagine e rappresentazione in un “parco letterario”.

  

  

In Occhio di Capra Sciascia ammonì:

Isola nell’isola, ...la mia terra, la mia Sicilia, è Racalmuto.. E si può fare un lungo discorso su questa specie di sistema di isole nell’isola: l’isola-vallo  .. dentro l’isola Sicilia, l’isola-provincia dentro l’isola-vallo, l’isola paese, dentro l’isola-provincia, l’isola-famiglia dentro l’isola-paese, l’isola-individuo dentro l’isola-famiglia ...”.

Un lungo discorso che Sciascia additò e non fece, il parco letterario che il nostro Centro ha voglia di fare per una navigazione multimediale in questo dedalo di isole fantasmagoriche, ma con centro carnale in Racalmuto, luogo ben concreto sia pure con il suo fardello di memorie dementi. Racalmuto, terra antica, in cui Sciascia vide e descrisse con occhi compassionevoli e con cuore trepido una millenaria vicenda sgorgante da una  'vita pur sempre tenace e rigogliosa che si abbarbicava al dolore ed alla fame come erba alle rocce'.

 


SEZIONE I


 

Profilo dell’Autore

 

Sembra persino irriguardoso volere qui tracciare un profilo di Leonardo Sciascia, scrittore e moralista sommo dell’ultimo quarto di questo secolo. Vorremmo solo limitarci a quello che in copertina di uno dei tanti suoi libri di notorietà planetaria può leggersi: “Leonardo Sciascia, nato a Racalmuto (Agrigento) nel 1921, è morto a Palermo nel 1989. Tra i più grandi scrittori italiani del ‘900, è stato anche una delle più vigilanti coscienze critiche del nostro tempo.” E trattasi poi del retro di una ennesima edizione de “Le parrocchie di Regalpetra” e cioè di quel sublime “tentativo” di Sciascia di dare senso ad un negletto e compresso paese di Sicilia. Già! Scrive Sciascia: “Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di avere dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”.

Quelli che ora vogliono Racalmuto, il paese della ragione, sono dunque ben pagati.

Ma si dice che in una pretestuosa graduatoria Sciascia verrebbe al quarto posto per una sollecitazione di un parco letterario: dopo Verga, Tommasi di Lampedusa, Pirandello... tutti scrittori sommi, certo, ma non classificabili secondo un criterio neppur degno .... di un campionato di calcio.

Se un parco letterario ha senso, se un connubio tra terra natale di un grande scrittore e la fonte ispiratrice è di palmare evidenza, se si vogliono evitare storpiature e forzature (il verismo verghiano compresso in talune località marine, il cerebralismo pirandelliano rappreso nelle odiate ed abbandonate solfare agrigentine, il nobiliare struggersi lampedusiano nel rammarico di un mondo perduto, effimero ma non riducibile alle cadenti mura del castello avito di una irriconoscibile Palma di Montechiaro), se si vuole davvero privilegiare un verace parco letterario, quello articolabile nelle plaghe racalmutesi al nome di Leonardo Sciascia si staglia imperiosamente, imparagonabilmente.

 


 

Opere

 

Tre volumi editi da Bompiani non sono esaustivi dell’opera omnia di Leonardo Sciascia: omissioni gravi quali “Fuoco all’Anima” (la vedova ha voluto censurarlo); manie agiografiche; querule superfetazioni; rarefazioni (imperdonabili) della prosa (solo quantitativamente minore) sono appunti critici facilmente oppugnabili.

Non si può, in questa sede, dispiegare un qualche dato segnaletico della produzione letteraria di Leonardo Sciascia: all’occorrenza sono esibibili lavori scientifici di alto pregio e taluni di già vasta diffusione.

Una pagina minore, tuttavia, la vogliamo qui allegare in fotocopia, ad ulteriore dimostrazione del vincolo indissolubile tra Sciascia e Racalmuto.

 

 

Luoghi d’ispirazione   

 

“E’ stato detto - polemizza Sciascia in una prefazione alle sue “Parrocchie” - che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io.” Ebbene, “Parrocchie” è libro fin troppo scopertamente raffigurativo di Racalmuto (alias Regalpetra), di uomini racalmutesi (Lascuda, Gaspare MartineZ, don Ferdinando Trupia e - se si vuole - gli “umanissimi” capi mafia di “Giorno della Civetta”, tutti noi racalmutesi sappiamo benissimo chi furono, cosa veramente pensavano, quanto effettivamente valevano), di ben precise località (non soltanto la Noce, ma Canalotto, Serrone, Pantanelle, Castello, Castelluccio, Matrice, S. Francesco, Monte, S. Giuliano, S. Maria di Giesu sic!, il Corso etc.), di eretici (invero alquanto stracci e paesani quali fra Diego La Matina), di ritrovi e di taverne (il circolo della Concordia ove uomini vani si consideravano il sale della terra in affabulazioni vacue, derelitte, oscene, è  ancora operante; da rievocare con  un apposito laboratorio di cui diremo dopo).

Sarebbe persino paradigmatico rinvenire in Racalmuto il cosmo ispiratore dell’opera di Sciascia: i “laboratori” che proponiamo hanno appunto questo ambizioso intento.

 


Bibliografia

 

Sconfinata è la letteratura - specie straniera, specie francese - che riguarda Sciascia. E’ cognizione comune. A che serve citare l’opera dell’Amboise o i mirabili schizzi del suo primo estimatore Pasolini? Davvero dobbiamo accennare all’orgia encomiastica di un Matteo Collura? Val la pena di citare con tutte le riserve del caso le pagine denigratorie di un Santi Correnti? Si devono citare le pubblicazioni parlamentari? Non si mancherà in un apposito “laboratorio” di far rivivere le devastanti polemiche sul presunto “antistatalismo” sciasciano dei tempi delle “Brigate rosse” o sull’avversione di Sciascia nei confronti del carrierismo di taluni  magistrati - poi canonizzati per sopravvenuta morte violenta - per preteso eroismo nella lotta contro la mafia. Scalfari, Bocca, Arlacchi, Della Chiesa, Camilla Cederna scrissero pagine astiose e dure, tutte comunque riesumibili in ricerche d’archivio che l’eventuale “Parco” dovrebbe sollecitare e concretare.

Il letterato, il poeta, il maestro, il polemista, il microstorico, il critico d’arte, il politico, il deputato, l’anarchico, l’amico di Pannella e di “Lotta continua” e via di seguito, solo un  parco letterario al suo nome, in Racalmuto, potrà far rivivere per un impulso rievocativo, per una riaccensione dei valori cari a Sciascia, per la rivisitazione in loco, per lo sviluppo di un turismo che non è detto che debba essere di massa, ma può e deve essere colto, avveduto, magari elitario ma vivificante. A che serve una pagina del TCI - certamente meritevolissima ed accattivante -   su Racalmuto, se dovesse tardare un “parco letterario” idoneo a rettificare le tante, troppe, sviste, topiche, inverosimiglianze storiche che attualmente la storpiano?

 

 

Rapporto con il territorio

 

Da quello che abbiamo già detto  emerge a chiare lettere il rapporto intenso, vivificante, indissolubile tra Sciascia e  Racalmuto. Regalpetra è Sciascia; Racalmuto è Regalpetra. Dilungarsi è ozioso.

 

Livello di notorietà, in Italia e all’estero.

 

Ci dichiariamo davvero incapaci di ragguagliare sull’immensa notorietà di Sciascia, oltre a quella scontatissima in Italia, in tutte le parti del mondo, da quello occidentale allo sterminato pianeta cinese (i postini racalmutesi impazzivano nel cercare di decriptare l’indirizzo del fiume di lettere che perveniva dalla Cina per essere recapitate, in estate, a Sciascia tutto preso con la creazione dei suoi capolavori nella rustica casetta della contrada Noce).

Pur nella sua esageratissima modestia, Sciascia ha destinato alla Fondazione al suo nome (chissà se e quando sarà operativa)  l’immensa mole di “edizioni e traduzioni dei miei libri, di tutte le lettere da me ricevute in circa mezzo secolo di attività letteraria”.

Ci pare comunque significativo che persino nella sperduta università di Buffalo (USA) si approntino tesi di laurea ove Sciascia la fa da maestro (Vedansi le accluse fotocopie di una tesi di laurea di Marie Saccomando Coppola su “Toward a missing link in the identity of Italian American women: oral histories of Sicilian and Sicilian American women”).

 

SOGGETTO PROPONENTE

 

Soggetto proponente:

“Centro Socio-culturale Conte Del Carretto”

associazione senza scopo di lucro

 

Trattasi di associazione con sede in Racalmuto, contrada Caliato n.° 26. Lo statuto, che si allega, è sufficientemente esplicito sulle finalità dell’associazione; in particolare - a parte l’attività didattica e formativa - è preminente lo scopo di “adottare le iniziative culturali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico” racalmutese.

L’associazione che ormai vanta un’affermazione di tutto risalto nel mondo professionale, culturale, imprenditoriale racalmutese, opera di concerto con la realtà giovanile e in piena collaborazione con le contigue associazioni giovanili locali. Con queste concerterà cooperazioni ed applicazioni nel caso nel caso fosse officiata del parco letterario in discorso.

In tal caso si adopererà quale centro di coordinamento operativo, riservandosi comunque la regia e la responsabilità amministrativa.


Responsabile della realizzazione degli interventi

 

L’associazione ha affidato la responsabilità degli interventi e la direzione degli stessi al

dott. Calogero Taverna, via Lorenzo Rocci, 68 - 00151 Roma (tel. 06/65742876).

 

Il dott. Calogero Taverna, racalmutese di nascita e con attaccamento alla sua terra natale, è un ex ispettore di Vigilanza della Banca d’Italia ed è stato superispettore del Secit negli anni ottanta.

Dedito ormai alla ricerca storica su Racalmuto, è assiduo frequentatore degli Archivi Segreti Vaticani e di quelli statali, vescovili e parrocchiali in cui ha scovato materiale di prima mano sulla microstoria di Racalmuto. In quiescenza, ha ancora l’occorrente vitalità per direzioni quali quelle in discorso ove potrà avvalersi della non comune esperienza acquisita in campo bancario, fiscale, finanziario ed amministrativo. Opererebbe gratuitamente, con spirito di servizio. La sua non comune conoscenza dell’opera sciasciana sarebbe molto proficua ai fini della buona riuscita del progettato parco letterario.

 

Descrizione del territorio

Il territorio di Racalmuto ben si presta ad un ordito di transfigurazioni letterarie sulla scia delle varie, ineguagliabili visioni creative sciasciane. La Noce, ad esempio, si trasfigura in un paesaggio tizianesco, con visionarietà erotiche, con senili “alumbriamenti”. La Chiesa del Carmine entra d’impeto nelle Parrocchie di Regalpetra “con un massiccio sarcofago di granito, due pantere rincagnate che lo sostengono”. Il Castello Chiaramontano è ancora altissimo ed imponente e là “il conte stava affacciato al balcone alto tra le due torri guardando le povere case ammucchiate ai piedi del castello”; allora (nel ‘600) come adesso. “Di zolfare e saline si dice nei privilegi reali relativi a Regalpetra”. Qualche svista storica qui Sciascia la commette; ma zolfare e saline costellano tuttora il territorio racalmutese, per una rivisitazione creativa alla Sciascia, per una rievocazione delle amare vicende sindacali come antichi contratti (si acclude una fotocopia del frontespizio).

Le pagine (23, 24, 25 e 26) - che qui in fotocopia richiamiamo - sono ancora tutte godibili in una localizzazione del parco. Come ai tempi cui Sciascia si riferisce e ciò in una sovrapponibilità di sicuro richiamo turistico.

Località, fatti, figure, apologhi delle Parrocchie, di Morte dell’Inquisitore, degli Zii di Sicilia, di Occhio di Capra, del Mare colore del vino, di Kermesse, della vasta produzione minore, saranno puntualmente ricollocati negli anfratti in cui Sciascia li aveva allogati pur nella trasfigurazione della propria letteraria creatività. Il parco - se prescelto - saprà bene individuare una cosiffatta topografia. Racalmuto resta tutto sommato intatto. Certo, devastazioni, incurie, inculture danni ne hanno prodotti. Un motivo in più perché si dia vita ad un “parco” chiamiamolo pure “letterario”.

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