mercoledì 12 dicembre 2012

Messaggio a Ferdinando Imposimato


Ho osato scrivere questo messaggio all'ex giudice Ferdinando Imposimato: non dico che mi aspettassi una  esaustiva udienza, ma almeno un cenno cortese che avrei tanto gradito. Nulla.
 I grandi uomini parlano e non ascoltano. Credono persino che così salvaguardino il loro alato prestigio.

Calogero Taverna

E' un vero peccato che con Lei non si possa qui dialogare. Noblesse oblige! Certo a distanza di oltre trentadue anni mi piacerebbe avere un colloquio con Lei circa quell'interrogatorio - non troppo formale - che mi impose nei sotterranei dell'EUR. Riguardava il caso Sindona. Ella fu con me un gran signore. Non lo fu invece Falcone con Sciascia per identico episodio. Sciascia si spaventò troppo; la minaccia di imputazione non tanto di falsa testimonianza quanto di contiguità con la mafia, lo intimorì tanto da fargli scemare le difese immunitarie e morire quindi di leucemia (per quel che ne so). Sto oggi scrivendo e parlando in eccesso per dimostrare che la magistratura (Colombo in testa) nulla capì delle banche milanesi (io ne ispezionai una) che molto giornalisticamente si chiamarono le Banche di Sindona. Vicende come quella di Fazio ripropongono il problema sia pure a condanne rovesciate.

1 commento:

Lillo Taverna ha detto...

Riceviamo e volentieri pubblichiamo :

Gentile Taverna, non ricordo quando e perchè l'interrogai, anche se ricordo che mi occupai del caso Sindona e del suo falso sequestro; mi può spiegare di che si tratta?
Ferdinando Imposimato

Era il 17 marzo 1980. Ella fu gentilissimo con me e quindi ne serbo un ricordo deferente e di impareggiabile stima. Quella che non gradii fu la forma della mia convocazione.
Un figuro in jeans si reca la sera prima a casa mia
e mi intima da borghese e senza esibire alcuna credenziale di recarmi all'EUR per AFFARI CHE VI RIGUARDANO. Nulla di più. L'attesa all'EUR fu tremenda.
Appena sceso nei sotterranei Ella mi esibisce una gigantografia fotografica del mio compaesano Giuseppe Macaluso, divenuto in America Joe e fiduciario di Sindona. Era un poveraccio e tutti lo ritennero un capomafia. Aveva gestito il villaggio "americano” di Lampedusa per conto tutto sommato dell'INTERFINANZA siciliana. Certo Sindona aveva il suo zampino ma in che termini è ancor oggi ignoto. Ne sto scrivendo a proposito del Confiteor di Geronzi. Ella volle sapere del mio incontro con tale soggetto: Le precisai i termini e mi credette. Non così Falcone con Sciascia per un episodio analogo. Falcone se ne vanta in un colloquio con Marcelle Padovanì. Mise un terrore ferale in Sciascia, per me concausa della sua prematura morte. Oggi Falcone è un mito ma non lo è per me anche per quello che mi confidò il banchiere Ruggiriello di Trapani. Per quanto mi riguarda, debbo precisare che fui l'ispettore che credo di avere messo in ginocchio davvero Sindona e la sua corona circolare, non solo per l'ispezione che svolsi nel 1974 a Milano contro la Banca privata finanziaria ma soprattutto per i fissati bollati che feci pubblicare a LOTTA CONTINUA nel settembre-novembre 1979 e per l'ispirazione data per un libro di Feltrinelli SOLDI TRUCCATI del 1° gennaio 1980 a certo Lombard (si chiamava in effetti Romano Gattoni, era funzionario della Banca d'Italia, napoletano di buona famiglia ed oggi purtroppo defunto per un brutto male alla testa). So bene dei lutti della Sua famiglia e la deferenza non può che accrescersi da parte mia.