venerdì 19 luglio 2013

paese dove la "vita ... è tanto lontana dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione" (Leonardo Sciascia).


Paolo Borsellino: "Sciascia mi disse che era stato strumentalizzato dalla malafede"



“Pochi giorni dopo, a un anno esatto dall’articolo sul «Corriere della Sera», Borsellino si incontra a Marsala proprio con Sciascia. Lo scrittore, nominato coordinatore del comitato scientifico dell’Ente teatro del Mediterraneo che dovrà organizzare una serie di rappresentazioni nell’isola di Mozia e tra le saline dello Stagnone, arriva a Marsala di prima mattina. I due si salutano con una calorosa stretta di mano; Borsellino svela in un’intervista a «L’Unità» un piccolo segreto che lo lega allo scrittore: «Ci siamo incontrati già alcuni mesi fa, a Gibellina, per caso, in occasione del ventennale del terremoto che rase al suolo la valle del Belice. Lui era il relatore ufficiale della cerimonia, io sono presente come “autorità”. E Sciascia, di sua iniziativa, mi ha avvicinato...
 
Leggo  quella titolazione di REGALPETRA LIBERA e a me vengono le ire funeste, forse davvero vivo in un paese dove la "vita ... è tanto lontana dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione" (Leonardo Sciascia). Anche qui, anche allora Sciascia veniva suggestionato dalla malafede, come a dire di REGALPETRA LIBERA, sarebbe stato per l'articolo sul 'Corriere' del 19 gennaio 1987, quello dei "professionisti dell'antimafia"? Rileggiamolo quell'articolo, specie se siamo candidati a sindaci: potremo continuare a idolatrare Sciascia; diciamo allora  che quella sortita  di Borsellino in quell'occasione fu il frutto di un disagio per una nomina immeritata.

Sciascia cita, legge e sottolinea un documento ufficiale del Consiglio superiore della magistratura. Sciascia all'epoca ebbe il plauso di tutta la società civile, fummo tutti indignati e applaudimmo il coraggio di un intellettuale tetragono, schietto, lucidissimo. Certo l'accusa sciasciana dell'epoca esplose come una bomba e suscitò tanto imbarazzo e tanto in alto. Gli uomini del potere di allora cercarono di ammansire il PROFETA di RACALMUTO. C'era stato l'incidente Falcone del 1980. Una certa giornalista francese (la Padovani) riferiva cose che se non coperte da segreto istruttorio, necessitavano almeno di rispettosa riservatezza: Sciascia infastidito da Falcone per un certo fascicolo Sindona.
Riporto qui quello per cui il quieto Nanà fu spinto ad adirarsi, ne scrisse sull' Espresso del 6 marzo 1983.
Nando della Chiesa aveva  insinuato: "Non vorrei che in tutto questo, qualcuno seguisse lo stesso ragionamento fatto a suo tempo da Michele Sindona nei confronti di Sciascia, quando gli mandò gli emissari per chiedergli di impostare una campagna di opinione a suo favore, che poi Sciascia non fece, limitandosi a dare qualche consiglio".

Sciascia sbottò: "Ora io ho raccontato subito, allora, a tutti i miei amici, della visita che avevo di un mio concittadino residente in America e che soltanto mi aveva parlato dell'innocenza del suo amico Sindona e di come fosse vittima di una macchinazione [...] Che abbia dato 'qualche consiglio' è dunque una menzogna e una diffamazione: e se il figlio del generale non specificherà da quale fonte ha appreso che io abbia dato consigli  a Sindona e in che questi consigli consistessero, sarò in diritto di considerarlo un piccolo mascalzone".

Non è linguaggio da Sciascia; un linguaggio così (e prima c'è di più ) non mi risulta che l'abbia mai più usato: tanta era l'ira di Sciascia. Vi fa capolino il trattamento subito da Falcone? Siamo certi che se in vita, o oggi,  Sciascia si sentisse accreditato di essere succubo di "malafede" altrui risfoderebbe i più appunti aculei della sua ineguagliabile penna.

Ma proprio Regalpetra Libera ha voglia di riaprire vecchie astiosità verso l'intemerato nostro grandissimo concittadino Leonardo Sciascia? Cui prodest? Per qualche voto in più? In questo caso penso per tanti voti in meno come ebbi ieri ad auspicare.
 
Contestiamo Regalpetra, mai e poi mai Sciascia poteva venire sospettato di manovrabilità da parte di una chissà quale malafede. Figurarsi poi se poteva essere addirittura lui a confermare o anche a confidare. Se Borsellino invece vi fece ricorso che dire? De mortuis nihil nisi bonum!
 
A maggior nostra contrapposizione ripubblichiamo e confermiamo quanto scritto ieri:  
Leggo, rammento e concordo:

"Prendiamo un sindaco .. che cominci ad esibirsi - in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei - come antimafioso, ..... si può considerare in una botte di ferro .... chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia .... Può darsi che ... qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso. Ma questo è un esempio ipotetico:...
Ma eccone uno vero attuale ed effettuale. Lo si trova nel Notiziario straordinario n. 17 (10 settembre 1986) del Consiglio superiore della magistratura. Vi si tratta dell'assegnazione del posto di procuratore della repubblica di Marsala al dottore Paolo Emanuele BORSELLINO e della motivazione con cui si fa proposta di assegnarglielo ..... "omissis" "... nonostante la diversa anzianità di carriera, se ne impone il 'superamento' da parte del più giovane aspirante".

"Passo che non si può dire un modello di prosa italiana, ma apprezzabile per certe delicatezze come la 'diversa anzianità' che vuol dire la minore anzianità del dottor Borsellino, e come quel 'superamento' (pudicamente messo fra virgolette) che vuol dire della bocciatura degli altri più anziani e, per graduatoria, più in diritto. [omissis] I lettori, comunque, prendano atto che nulla vale più, in Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso. In quanto poi alla definizione di 'magistrato gentiluomo' , c'è da restare esterrefatti: si vuol forse adombrare che possa esistere un solo magistrato che non lo sia?"

Allora come ora, ed a Racalmuto - quanto al Sindaco - pare anche domani.

Stralcio dal Corriere della sera del 10 gennaio 1987, con il titolo spurio I PROFESSIONISTI DELL'ANTIMAFIA (titolo spurio, sì; ma pertinentissimo) e riportato senza titolo in Leonardo Sciascia - A FUTURA MEMORIA (se la memoria ha un futuro), edizione 1989.

I racalmutesi pare che non lo leggono più, non lo ricordano, non lo comprendono. Non tutti però: io ad esempio lo leggo, lo ricordo e concordo. Quindi non partecipo ai cortei dimentichi di quel che Sciascia scrisse e per ciò ebbe persecuzioni che finirono con l'essergli fatali. Tra Sciascia e Borsellino scelgo Sciascia. E non voterò né farò votare per alcun candidato sindaco che si proclami "antimafioso". Credo in Sciascia.
 

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