Ma a Racalmuto niente apprensioni: pacifista nell'animo, guerrafondaio nell'eloquio, si poteva fruire solo di un piccolo eroe , un tenentino, Feferico di Vita. Lo si usava in tutte le salse. Le colonie elioterapiche dedicate tutte a lui. Qui siamo nel giugno del 1938, anno XVI dell'era fascista. Nel retro della foto sta indicato il giorno 13. Noi pesniamo che fosse il 12 giugno del 1938, se in quel giorno avvenne l'incoronazione della Madonna del Monte. Ora i baldi ragazzotti sfilano militarescamente (ma niente paura, i fucili son di legno) come se la faccenda della corona fosse una questione tutta loro (e in un certo qual senso lo era). Riconosco solo Luigi Di Marco, manco ventenne ma ben bardato militarmente: giummu, giubotto, pantaloni alla zuava, calzettoni, stivali militari, per essere in tempi di autarchia un vero lusso. Luigi di Marco del resto veniva da una scuola di partito in quel di Roma sotto sua Eccellenza Ricci. Poco distante, ma per spocchia Giugiu Agrò (almeno così ci pare). Con quel tasco a larga tesa, quella cravatta nera, quell'abito nero, solo camicia bianca, ci sembra alquanto funereo, più uomo d'onore che gerarca fascista. Ma già gerarca lo era e di primissimo piano, specie dopo la crisi tra il Podestà (Macaluso) e il centurione MVSN (Burruano). I ragazzi sono irriconoscibili, Forse si distingre Peppino Falletta per questione di centimetri. C.S.S. (leggiamo: capo squadra scelto), C.S. (capo squadra), balilla. I nominativi ce li abbiamo tutti: 44 soggetti, da Capraro Carmelo a Di Falco Giuseppe. Se riuscite a distinguerli, buon per voi.
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