Racconto un mio atto dissoluto. Nel 1983 ero qualcuno presso il SECIT di REVIGLIO. Facevo persino giurisprudenza in materia fiscale specie quella d'aria bancaria e finanziaria. La FIAT organizzò a Torino un convegno di studi tributari tra i suoi direttori amministrativi. Chiese ed ottenne il contributo di questa che allora era una anarchica istituzione pubblica. Col direttore del SECIT andammo io e un dirigente della amministrazione finanziaria. Ci vennero a prendere in macchina, ci portarono a Ciampino, salimmo sull'aereo personale di Agnelli A Torino tenemmo lezioni ammonitrici. Da dadaista non risparmiai frustate e sarcasmi. Ci fecero mangiare da dio. Ci riportarono a casa come in mattinata. Mi sto domandando, se era adesso facevo la fine del povero Marino? Non sarebbero più ammesse le spese di rappresentanza dalle arriticate pie donne di Sicilia e dalle loro petulanti cuginette. Già! e la bottiglia di vino da 35 euro? Stavo con il presidente della Commissione Finanze e Tesoro, don Peppino D'Alema buon'anima, il padre di Baffetto Massimo insomma- Uomo ilare e facondo. Mi raccontava che era stato a cena con un baldo bardasso. Senza devianza sessuale alcuna, s'intende. Il bardasso allora ordinò una bottiglia di annata di 100 mila lire (allora). Don Peppino sbalordì. - Non si preoccupi onorevole - disse quello - tanto è Guido che paga. (non vi dico chi era Guido a quei tempi). Come anche lui? Eh! fa il bardasso. Don Peppino basisce. E dire che in quei tempi girava lo scandalo di Giovanna Ralli nel letto rotondo con gli specchi dappertutto anche sul soffitto e proprio Guido vi andava a cuccia. E io che dovrei dire? Ispezionavo nel 1974 Sindona. Gli alti funzionari cercavano di scandalizzarmi mostrandomi assegni a tante cifre staccate a Vaduz da un demoniaco gobbo di Stato che flirtava anche lui con un bardasso in quel posto di banche compiacenti. Altro che Marino!
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