Un elemento idrografico importante del litorale è costituito dai Pantani. I suoli idromorfi formano
le paludi
, che sono ricoperte di acqua per lunghi periodi dell’anno, presentano dei fenomeni di pseudogleificazione e generalmente sono a tessitura sabbiosa e in qualche caso sabbiosa-franca. La vegetazione è spontanea del tipo alofila o palustre. Le zone bonificate, in c/da Pantano e S. Maria del Focallo, per la natura del terreno, profondo e sciolto, risultano molto fertili ed adatti alle colture ortive ed all’agrumeto. Si tratta di specchi d’acqua, generalmente salmastra e molto bassa, in parte occupata da vegetazione spontanea, siti in zone depresse con quote variabili da 1 a 7 mt. sopra il livello del mare, chiusi da alture o depositi sabbiosi. Queste paludi hanno carattere temporaneo come i torrenti, si formano nella stagione delle piogge e per lo più si asciugano in estate. Le loro acque sono rifornite, oltre che dalle precipitazioni atmosferiche, anche da corsi d’acqua, da sorgenti e dalla falda acquifera sotterranea che però in questi ultimi anni si è sensibilmente abbassata. Lo studio cartografico (carte dell’I.G.M. del 1868, 1892, 1928 e 1968, fotocarta digitale del 1987 e quella più recente del 1999) e sedimentologico ha permesso di ricostruire l’evoluzione storica dell’area lagunare. Nel 1868 il pantano Gorgo Salato è denominato Borbo Salato ed il Pantano Bruno, Salina della Marza, dal nome del feudo della Marza di proprietà degli Statella, marchesi di Spaccaforno; ma aveva anche il nome più antico di Pantano Murra, sostituito, negli anni 1920, da Bruno, nome della famiglia del proprietario. Nel 1892, in seguito all’abbandono delle saline, i due pantani appaiono interrati e parzialmente coperti dalla vegetazione; il Gorgo Salato è diviso in due parti da una lingua di terra sulla quale passa una carreggiata. Nel 1928, il Pantano Bruno appare ricoperto d’acqua nella 37
parte centrale, con spiaggia e cordoni dunari resi più ridotti dalle colture agricole. Aveva una superficie di 125.000 mq., era a 7 m. sul livello del mare e non si prosciugava mai completamente in estate. Il Gorgo Salato si avvicina alla posizione attuale, interrato e coperto di vegetazione. Era messo in comunicazione non col mare ma col Pantano Bruno a Est mediante un canale lungo ca. 200 m. e aveva una superficie di mq. 31.250. Nel 1924 la Iuvara (
Il Comune di Spaccaforno
, Tesi di Laurea del 1921) segnala un altro Pantano costiero, in seguito scomparso, non indicato nelle carte dell’I.G.M., chiamato Pantanello, a 200 m. dal mare tra Punta Cirica e P. Muro; aveva una lunghezza da N.W a S.E. di ca. 220m., una larghezza di 73, 15.000 mq. di superficie e non aveva emissario. Il Pantano Longarini nel 1868 è chiamato Pantano Mocastro e presenta la sua massima estensione. Nel 1928 il settore nord-occidentale mostra un progressivo interrimento con la formazione di una barena, in direzione NW-SE; la fascia centro meridionale presenta acque basse e coperte da vegetazione. A differenza di oggi, anch’esso non si prosciugava mai in estate, come il suo principale affluente, il torrente Carruba, che raccoglieva la maggior parte delle sue acque nel territorio ispicese, per un’estensione di Kmq. 19. Nel 1908 il Genio Civile di Siracusa registrava nel bassopiano ispicese 16 pantani e stagni che occupavano una superficie di più di 4 Kmq. Nel 1951, prima delle opere di bonifica idraulica del bassopiano, la superficie e la distribuzione dei Pantani era la seguente. Zona ovest: Chiavette (ha. 60); Stoffo, Bruno, Busaitone, in cui si versa il torrente Salvia (ha. 120); Gariffi o Margio, dove sbocca il torrente Sulla (ha 150); Arezzo, Gorgo Tondo e Gorgo Lungo (ha 80); Secco (ha 90); altri piccoli pantani e depressioni (ha 100); Zona Est: Longarini (ha 350); Gorgo Salato (ha 10); Bruno della Marza (ha 30). Il Pantano Secco si trova a circa 5 Km. Dalla costa ed ha una quota media di m. 33 s.l.m.; vi si raccoglievano le acque meteoriche delle colline circostanti che non potevano defluire a mare a causa della depressione in cui si trova. Un tunnel e canale in cemento armato , costruito nel 1956, risolse il problema del deflusso delle sue acque. Il Pantano Gariffi o Margio è stato bonificato con la sistemazione, nella parte più profonda, di un bacino dove confluiscono le acque poi convogliate a mare. Bonificato è anche il Pantano di S, Maria o Bruno, anticamente detto Lago Busaitone; restano le due foci, quella vecchia o di Don Carlo, ad occidente, e quella del Focallo ad oriente, che sbocca sotto il cd. “Cozzo di S. Maria”. Nel 1920 la loro portata era calcolata in 180 l/s. Ne parla il Fazello (
De Rebus Siculis
, 1558), che ne indica anche uno più piccolo, il “Busaitonello”, da identificare col Gariffi; entrambi sono segnati nella carta della Sicilia del Delisle del 1779. Nella Carta di Spaccaforno del 1725 ca., l’ampia zona 38
costiera coperta dalle acque è indicata nella contrada “Tremoli”, vicina alla “Busiadone”. Nei “Conti dello Stato di Spaccaforno” dello stesso periodo, si parla invece dei due fiumi, il Busaitone ed il Gariffi. Nel 1832, com’è detto da Benedetto Spadaro (
Lo stato della città di Spaccaforno
,1832), “fiume uno solo può nominarsi, il Busaitone, che però al presente fa figura piuttosto di pantano. Tutte queste acque”, egli aggiunge, “sono pescose e frequentate da volatili acquatici ed hanno abbondante e singolare in Sicilia la pianta chiamata Ninfea”; oggi purtroppo non c’è più, ma potrebbe essere reintrodotta! Dopo la bonifica idraulica degli anni 1950-60, nel litorale ispicese ne sono rimasti solo tre dei dodici precedenti:
Gorgo Salato, Bruno e Longarini
. Il Gorgo Salato (0,2 Km
2
) ha una forma allungata leggermente concava. Il Pantano Bruno (0,5 Km
2
) o Murra è alto 7 m. s.l.m.; si riduce ma non sempre scompare in estate.
Il pantano Longarini
, latitudine (°N): 36° 42’, 650N, longitudine (°E): 15° 00’, 300 E, ricade metà nel territorio ispicese e metà in quello pechinese. E’ il più grande della zona; ha una superficie di ca. 4 Km
2
, una profondità media di 1,5 m, massima 5m, ed è collegato col mare mediante due canali artificiali parzialmente occlusi; vi sbocca il torrente Carruba. Nelle estati più secche arriva a prosciugarsi completamente. Negli anni sessanta il signor Francesco Spatola tentò di stabilirvi un allevamento di cefali e durante i lavori di scavo fu trovata la nave bizantina. Il progetto ebbe esito negativo. Negli anni ’90 fu riproposto ma gli ecologisti si sono opposti per l'importanza del pantano come riserva naturale da conservare intatta. Per quanto riguarda le opere di Bonifica Idraulica delle Paludi ispicesi, rimando al mio libro,
Ispica ed il suo Territorio
, p, 18s., Ispica 1995. La vicina stazione di Cozzo Spadaro ci dà i seguenti
dati meteorologici
(1988): i venti regnanti e dominanti, classificati come venti moderati, soffiano da Ovest e NE, con una velocità media di ca. 19 Km./h: la temperatura va da un minimo di 11,9 in gennaio a 25,9 in agosto; le precipitazioni da un massimo di 57,7 in dicembre ad un minimo di 1,1 in luglio; ma negli ultimi anni è aumentata la temperatura media e diminuite le precipitazioni. Questo sistema lagunare, che si sviluppa lungo la fascia costiera della Sicilia sudorientale, si inserisce geologicamente nell’Avampaese Africano costituito dal Plateau Ibleo ed è impostato nella Depressione Ispica-CapoPassero, formata per tettonica distensiva a partire dal Miocene medio. Al suo interno si sono depositati i termini tardo-miocenici (marne grigio-azzurre), pliocenici ( calcari marnosi, marne bianco-giallastre, calcareniti organogene), pleistocenici (calcareniti organogene) e olocenici (sedimenti palustri antichi e attuali, sedimenti alluvionali, sabbie litorali e dunari). 39
Lo studio sedimentologico fatto nel decennio 1990 (Amore et alii,
Studio ambientale del sistema lagunare di Ispica
) ha evidenziato le caratteristiche composizionali in relazione alle percentuali di ghiaia, sabbia, limo ed argilla e delle componenti mineralogiche. Nel corso dei secoli l’ambiente lagunare ha subito diverse influenze marine e continentali, dai settori più profondi a quelli superficiali. L’ambiente profondo è caratterizzato da sedimenti sabbiosi, con alte percentuali di clasti quarzosi nei settori meridionali e da sedimenti limosi, con alte percentuali di clasti carbonatici, nei settori settentrionali. L’ambiente lagunare attuale è caratterizzato da sabbie fini e molto fini, prevalentemente quarzose, lungo il bordo meridionale; nelle altre aree i sedimenti sono da limosi ad argillosi. La frazione carbonatica è predominante (dal 40% al 60%) rispetto alla quarzosa, per lo più inferiore al 20%. E’ da rilevare inoltre il progressivo interrimento dell’area lagunare che è in corso da secoli, ma si è accentuato in questi ultimi anni. Esso è favorito oltre che dai sedimenti pelitici fluviali e dalle sabbie eoliche, dalle colture agricole e dalla vegetazione che avanza verso le aree centrali, le quali, un tempo sommerse, appaiono oggi paludose e tendenti ad emergere nella stagione estiva. Si rende perciò necessaria un’accurata manutenzione ed una corretta stabilizzazione dei cordoni dunari, onde evitare il colmamento e quindi la scomparsa di questi bacini palustri che rappresentano per l’avifauna un punto di passaggio obbligato lungo la rotta Africa-Europa. Questi pantani costieri fanno parte dei cosiddetti “
Pantani Iblei
”, assieme a quelli della zona pachinese: Cuba, Cannone, Auruca, Baronello, Ciaramiraro, Ponterio, Parrino, Morghella, Marzamemi, Roveto, Vendicari. La maggior parte è separata dal mare da un cordone sabbioso più o meno ampio, ma sono in genere collegati con esso mediante canali. Si formarono durante l’accrescimento della costa e progressivamente furono colmati dai depositi dei torrenti e da materiali di apporto marino. I numerosi esemplari ivi rinvenuti di un mollusco fossile marino il Cardium edule, esclusivo delle lagune eurialine ed euriterme, confermano l’origine marina e la stagnazione dell’acqua.. Le modalità del processo formativo, secondo i geologi, sono queste. Dal Miocene in poi si sono instaurati diversi cicli trasgressivi (ingressioni e regressioni del mare), che hanno caratterizzato e definito la serie sedimentaria tipica di un ambiente marino a bassa profondità. Nel post-Tirreniano la costa emersa era ricca di insenature, piccoli golfi e isolette vicine. Con la risalita del livello del mare, nell’Olocene, si hanno queste fasi: 1) formazione di stagni allungati parallelamente alla costa per colmamento delle depressioni; 2) ingresso del mare e formazione di lagune costiere; 3) le lagune e le insenature (ryas, foci dei 40
fiumi ad estuario) sono ostruite alle estremità da barre sabbiose emerse e da dune costiere. Questo processo, che dura tuttora, con la formazione delle barre sommerse e delle numerose secche al margine delle baie, ha costituito in epoca storica un pericolo costante per la navigazione, causando con le tempeste un gran numero di naufragi.
FLORA DELLA FASCIA COSTIERA E DEI PANTANI
In questo ambiente le precipitazioni sono scarse e l’insolazione forte, mentre le zone umide hanno un alto tenore di salinità. Le piante devono adattarsi a questi parametri: alcune sono alofile, capaci cioè di assorbire soluzioni ad alto contenuto di sale, altre succulente, capaci di accumulare nei tessuti riserve d’acqua dolce e di ridurre al minimo la traspirazione. Altro fattore ambientale importante è il substrato roccioso o sabbioso: nel primo si insediano le piante rupicole, nel secondo le psammofile (amanti della sabbia) Lungo la costa e sulle dune sabbiose la vegetazione è bassa e intricata per contrastare le brezze marine ed è formata da piante con apparato radicale molto sviluppato in profondità, per poter raggiungere l’acqua freatica. Il Dr. modicano Vincenzo Assenza nel 1921 (
Dizionario botanico dialettale – italiano – scientifico della maggior parte delle piante spontanee, coltivate ed ornamentali della Contea di Modica
) e di recente altri botanici e biologi elencano numerose altre specie presenti nella fascia costiera, prevalentemente sul suolo sabbioso, e nel suolo salmastro delle paludi. Agropyron junceum (Graminaceae) , it. Gramigna delle spiaggie, sic. Gramigna marina. Specie psammofila perenne. Alyssum maritimum (Cruciferae), it. Alisso marino, filograna Ammophila littoralis o arenaria (Graminaceae), it. Sparta pungente, sic. Erva ri mari. Specie psammofila perenne. Arisarum vulgare (Aroidae), it. Arisaro, sic. Caumastru Asparagus horridus (Asparagineae), it. Asparago spinoso, sic. Spariciu marinu Asphodelus microcarpus (Liliaceae), it. Asfodelo, Porraccio, sic. Purrazza Avena barbata, (Graminaceae), it. Avena selvatica, sic. Aina. Centaurea sfhaerocephala (Compositae), it. Cardo, sic. Cardunieddu, dune e pantani. Chrysanthemum coronarium (Compositae), it. Crisantemo delle corone, Fior d’oro, Bambagella, sic. Maiu. Clematis cirrhosa (Ranuncolaceae), it. Vitalba cirrosa, sic. Vraca ri cuccu. Crithmum maritimum (Umbrelliferae), specie alofila-rupestre. It. Finocchio marino, sic. Finuocciu marinu. 41
Cutandia o Diotis maritima Specie psammofila perenne.(Corbetta) Cyperus kallii o Longus (Ciperaceae), it. Cipero lungo, sic. Carpitieddu. Specie psammofila perenne. Ecballium elaterium (Cucurbitaceae), it. Cocomero Asinino, sic. Citrulicciu Echinophora spinosa (Umbrellipherae) it. Pastinaca marittima, sic. Finuoc- ciu marinu spinusu. Specie psammofila perenne. Ephedra fragilis, it. Efedra, Uva marina, sic. Nnestra Eryngium maritimum (Umbrelliferae), it. Eringio marino, sic. Panicauru. Specie psammofila perenne. Euphorbia terracina o Paralias (Euphorbiaceae), it. E. marina, sic. Maccaruniedu., dune e pantani. Euforbia peplis, it. Calenzula piccola, Peplo, sic. Maccarruni (Assenza elenca ben 10 specie di E. presenti nel modicano). Specie psammofila effimera. Glaucium flavum (Papaveraceae), it. Papavero cornuto, sic. Vialora. Hordeum marinum (Graminaceae), it. Orzo selvatico, Grano canino, sic. Spicalora. Juncus maritimus (Juncaceae), dune e pantani, it. Giunco, sic. Juniperus macrocarpa (Conifere), it. Ginepro Coccolone, sic. Anipru Launea resedifolia (Compositae) Specie psammofila perenne (Corbetta). Lotus edulis, (Leguminosae), it. Pisello africano, sic. Cramuci. (In Assenza 6 specie). Pianta igrofila-alofila dei pantani. Melilotus messanensis (Leguminosae), it. Meliloto, sic. Carmuciastru. Mandragora autumnalis (Solanaceae), it. Mandragora, sic. Pampina di aona. Medicago arabica (marina?) (Leguminosae), it. Trifoglina macchiettata, sic. Trifuogghiu (In Assenza 4 specie di M.) Specie psammofila perenne. Ononis ramosissima (Leguminosae), it. Ononide, Arrestabue. Phragmites australis (Graminaceae), it. Canna di palude, sic. Cannizzola. Pistacia lentiscus (Tetrebintaceae), it. Lentisco, sic. Listingu, stincu. Prasium maius (Labiatae), it. Prasio, sic. Tè nustrali. Silene colorata, (Caryphillaceae) it. Silene notturna, sic. Iarofiliddu ri timpa. Saccharum spontaneum, ssp. Aegiptiacum (Graminaceae), it. Canneggiola, sic. Crnici, dune e pantani. Salicornia fruticosa, (Chenopodiaceae), it. Salicornia, pianta igrofila alofila dei pantani. Salsola kali (Chenopodiaceae), it. Erba kali, Riscolo, Capelli del diavolo, sic. Sinedda sarvaggia. Calì. Specie psammofila effimera. Stipa tortilis, (Graminaceae), it. Stuzzichella appiccavesti. Specie igrofila-alofila dei pantani. 42
Scolymus grandiflorus (Compositae), it. Scolimo, sic. Scuoddu Sporobolus arenarius, specie psammofila perenne, (Corbetta) Teucrium fruticans (Labiatae), it. Teucrio fruticoso, sic. Ianculidda, Mulinaru. Thymus capitatus (Labiatae), it. Timo, sic. Sataredda. Yhymelaea hirsuta (Dafnaceae), it. Spazzaforno, sic. Muoddu Triglochin bulbosum (Corbetta) Trifolium stellatum, (Leguminosae), it. Trifoglio stellato, sic. Trifuogghiu. Pianta igrofila-alofila dei pantani. Typha augustifolia (Typhaceae), it. Stiancia, sic. Ula re pantani Valentia muralis (Rubiaceae), it. Erba croce. Il
fondo dei pantani
(20-60 cm.) è ricoperto, nel periodo invernale-primaverile da popolamenti di Lamprothamnium papulosum, Ruppia spiralis, Potamogeton pectinatus. A differenza dei Pantani della Sicilia Occidentale, vi prevalgono le associazioni dei Salicornietalia fruticosa e degli Juncetalia maritima, sono invece rare le associazioni dei Limonietalia. Nel 1980 S. Brullo ha rinvenuto una specie endemica esclusiva di Pantano Longarini, il Limonium pechynense, appartenente al gruppo di Limonium densiflorum, famiglia Plumbaginaceae. Ma era stata già segnalata nei pantani e nella punta Castellazzo dall’Albo col nome di S. Limonium (v. sopra). Per queste caratteristiche floristico-fitosociologiche, che sono da mettere in relazione con la minore xericità (clima asciutto) ambientale, questi pantani sono più vicini a quelli delle coste del Mediterraneo settentrionale che a quelli del Nord-Africa (AA.VV., 1977-88. Furnari, Brullo S., Bartolo, Pulvirenti, Saperi,
Ambienti umidi costieri
-Atti del II Convegno Siciliano di Ecologia(Noto – 232-25 ottobre 1977). Riporto in fotocopia la parte riguardante i Pantani Iblei del lavoro
di S. Brullo e F. Furnari,
La Vegetazione palustre della Sicilia
, in cui “viene esaminata la vegetazione dei pantani costieri della Sicilia, evidenziandone le differenti esistenti fra i vari ambienti palustri in relazione alla presenza e distribuzione delle associazioni vegetali”. 43
44
45
46
LA SALINA DI PANTANO LONGARINI
Nel
VII sec. d. C
. S. Isidoro di Siviglia, nelle sue Etymologiae (XVI 2,5) parla del famoso
sale di Pachino
, puro come uno specchio, la cui fama era giunta anche in Spagna: “In Pachyno adeo splendidus et lucidus ut imagines reddat.” Invero lungo il litorale che va da Capo Pachino a S. Maria del Focallo ci sono diversi pantani che nei secoli passati in estate producevano sale, come confermano i geografi del ’500. Ma certamente le
saline di Pantano Longarini
erano le più grandi e saranno le sole ad essere sfruttate fino al 1940 ca. Nel registro di Re Federico d’Aragona del 1296, (voce “Marsa-Morra), è indicato il feudo “Marsa e Murra”, che allora apparteneva alla Curia Regia. Nel 1320, il feudo con la “
salina o lago Longarino
, presso porto Ulisse, di figura quasi triangolare e di ca. 4 miglia di circuito”, apparteneva a Nicolò Lancia. Nel successivo censo di Re Martino viene assegnato col nome di salina prima a Mainillo di Sortino e poi al Conte di Modica Bernardo Caprera (V. Amico Statella,
Lexicon Topographicum siculum
, Palermo 1757). Da un documento giudiziario del 1475 ca. (G. Morana,
Lo zucchero, il frumento e il sale a Spaccaforno in un verbale quattrocentesco
, estratto dal volume “Gli archivi non statali in Sicilia”, Palermo s.d.), risulta che le
saline “de la Marsa e di Lungarini”
producevano ca. 500 salme di sale all’anno, cioè 140 tonnellate (1 salma = 280 Kg. Ca.), che in buona parte veniva esportato con navi in Calabria..Dai Caruso passò poi agli Statella, prima Baroni e poi Marchesi di Ispica. Di queste saline parlano il Fazello, il Camilliani, lo Shellinks, il Massa e soprattutto le Carte dei Marchesi Statella
Tommaso Fazello,
nel suo
De Rebus Siculis
del 1558 scrive
:
“
Subito dopo la rocca del Castellazzo segue uno stagno chiamato “Murra”, che d’estate diventa tutto sale; e dopo, un altro stagno, detto Gorgo Salato che, insieme con molti altri da Pachino fin qui, è formato da acque piovane dolci che né si versano in mare né sono turbate dal mare, eppure generano sale purissimo“.
Willem Shellinks
(
Journey to the South. Viaggio al Sud
(1664-65), pittore e disegnatore di vedute olandese, durante il suo viaggio per nave in Sicilia, si rifugiò con la sua feluca per una violenta burrasca presso
il capo della Marz
a. “Ho visto”, egli scrive “una miniera di sale dove lavoravano molti uomini e animali.” Erano la saline di Pantano Longarini di proprietà degli Statella. Fino ai primi dell’’800 esse producevano una buona quantità di sale e richiedevano notevole impiego di manodopera, per l’apertura delle foci “sfoggiatura”, la rimozione del “lippo” e la 47
raccolta del sale. Bisogna inoltre aggiungere i lavori di conservazione in cumuli coperti da “ciaramide” e di lavaggio. Nella stagione estiva anche il sale veniva esportato e gli utili reimpiegati nell’economia del paese (cfr. M. Trigilia,
Ispica ed il suo territorio
, Ispica 1975, p.75). Nel 1715 il Barone di Maucini pretese diritti di proprietà sulla salina di Longarini. Ma il Marchese Antonio III dimostrò la legittima proprietà della salina dal 1400 in poi. Nel vol. 18/1 (f. 122rv) dell’Archivio Statella di Ragusa è registrato l’introito ed esito della vendita del sale della Salina e Pantano di Spaccaforno, dall’anno 1796-97 al 1805-06. Il totale è di onze 1258,13,2, ma nel 1805 non ci fu vendita “per mancanza di compratori”. La media per anno è computata in 125,25,6 da cui, detratte onze 69,9,9 per le spese per custode, manutenzione e raccolta, restava un utile netto di onze 56,15,15 annue. Da una nota del Compartimento Marittimo di Catania, R. Ufficio Circondariale di Porto di Siracusa n. 726 del 19-2-1906 (Arch. Storico Comune di Ispica), risulta che il 23-6-1902 la Capitaneria di Porto stipulò un contratto col Comm. Barone Antonino Bruno del fu Vincenzo per la concessione di mq. 780 di terreno arenile sulla spiaggia di Porto Ulisse per lo scavo di due canali, per permettere di immettere le acque del battente del mare nella salina, con l’obbligo di mantenere due pontili per il libero transito di pedoni e carri. Seguono altre note degli anni successivi, l’ultima delle quali è del 1913 con richiesta di riparazione del ponte sul canale. Secondo la testimonianza di un vecchio rivenditore di sale di Ispica, le saline furono attive fino agli anni 1940.
L’AVIFAUNA
I pantani della Sicilia sud-orientale sono stati inseriti nel 1971 tra le aree umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar), perché costituiscono un’area di svernamento, di sosta migratoria ed anche di riproduzione pressoché unica in tutto il mediterraneo. 203, secondo l’ornitologo C. Iapichino (
l’Avifauna
, in “La Fauna degli Iblei”, Siracusa 1996), sono le specie di uccelli presenti nel corso dell’anno nei Pantani iblei. 11 delle 83 specie nidificanti negli iblei sono legate esclusivamente a queste aree umide costiere; eccole in ordine alfabetico: Cannaiola, Cannareccione, Cavaliere d’Italia, Corriere Piccolo, Cutrettola, Fraticello, Fratino, Germano Reale, Tarabusino, Tortora, Tuffetto. Altre 15 nidificano anche in altre zone: Assiolo, Averla capirossa, Beccamoschino, Calandrella, Cappellaccia, Fanello, Gallinella d’acqua, Martin pescatore, Occhiocotto, Pendolino, Porciglione, Sterpazzola di Sardegna, Tuffetto, Upupa, 48
Usignolo (Iapichino). Le specie residenti con una popolazione non migratrice sono 16: Barbagianni, Cappellaccia, Cardellino, Cinciallegra, Cinciarella, Colombaccio, Fanello, Merlo, Passera sarda, Passera mattugia, Pendolino, Porciglione, Rampichino, Saltimpalo, Strillozzo, Zigolo nero. Il Pantano Longarini presenta ambienti più adatti alla nidificazione rispetto ai pantani di Vendicari. Il vasto salicornieto di Longarini con bassi ciuffi di vegetazione ed una profondità dell’acqua di 20-30 cm. favorisce la formazione di nidi: Il più elegante degli uccelli nidificanti è certo il Cavaliere d’Italia, con le zampe lunghe e rosse, le ali nere ed il corpo bianco; 10-20 coppie vi nidificano ogni anno. Per quanto riguarda la migrazione, sia primaverile in andata che autunnale di ritorno, dall’Africa verso l’Europa, in direzione sud-ovest/nord-est e viceversa, è stata rilevata, anche con l’ausilio del radar, una maggiore densità sulle coste della Sicilia Sud-Orientale rispetto ad altre zone della Sicilia Centrale e Occidentale. Questo fatto è dovuto alla lunghezza della traversata marina e alla provenienza degli uccelli dall’arido e inospitale deserto libico. La migrazione autunnale comincia già a luglio con pettegole, chiurli, avocette, totani, pantane, beccacce di mare e fratini in gran numero, mentre altri uccelli si fermano e passano l’estate nei pantani: garzette, stormi di gabbiani reali, rosei e corsi. Seguono in agosto-settembre gli stormi di aironi cinerini e delle grosse e rare spatole, i mignattini e la sterna maggiore e occasionalmente le cicogne nere e bianche. Dopo le prime piogge settembrine giungono i piccoli gambecchi e i piovanelli in stormi numerosissimi. Ai primi di novembre arrivano in massa i gabbiani comuni e i corallini, i fenicotteri provenienti dalla Camargue francese e che vanno a svernare in Tunisia; rara la gru. Nella stagione invernale (dicembre-marzo) le specie presenti sono più numerose: folaghe, fischione, alzavola, germano reale, codono, mestolone, moriglione, gabbiano zafferano e soprattutto le anatre, la più bella delle quali è la valpoca, dal caratteristico piumaggio bianco e nero; rari i cigni reali, le oche e gli occhioni.
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ILLUSTRAZIONI
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ISOLA PORRI 1995– L’ARCO ORA CROLLATO (FOTO M. TRIGILIA)
51
L’ISOLA DEI PORRI - FOTO SUBACQUEA A CURA DELL’ASSOCIAZIONE MACROSTIGMA INTERNATIONAL
(tratta dal libro: Melchiorre Trigilia,
L’Isola dei Porri
, Rosolini 2011) 52
FONDALI DELL’ISOLA (FOTO MACROSTIGMA)
53
IL PRIMO SCHELETRO SCOPERTO NEL 1985 NELL’ISOLA DEI PORRI DA GUARNIERI E ALÌ (FOTO GUARNIERI)
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SCHELETRO DELL’ISOLA SCOPERTO NEL 1995 (FOTO MACROSTIGMA)
55
VIENE ESAMINATO IL CRANIO DI UNO SCHELETRO (IL DOTT. GIANÌ, L’ARCHEOLOGO DI STEFANO ED IL MARESCIALLO APRILE - FOTO MACROSTIGMA)
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LA FLORULA DELL’ISOLA DEI PORRI
TAVOLA 1
Porro selvatico Fiore del porro selvatico Asteriscus acquaticus Atriplex hastayum
TAVOLA 2
Cakile marittima Cichorium spinosum Cicililindricus trin. Frankenia pulverulenta Lagurus ovatus Lavatera arborea
TAVOLA 3
Mesembryanthemum Pancrathium Polypogon Statice limonium Suaeda fruticosa Suaeda marittima
LA FASCIA COSTIERA
TAVOLA 4
Agropiron junceum Alyssimum maritimum Ammophila litorali Arisarum vulgare Asparagus horridus Asphodelus microcarpus
TAVOLA 5
Avena barbata Centaurea sphaerocephala Chrysanthemum coronatum Clematis cirrhosa Cutandia Cyperus longus
TAVOLA 6
Crithmum Maritimum Ecballium elaterium
Echinophor Ephedra fragilis Eryngium maritimum Euphorbia peplis
TAVOLA 7
Euphorbia terracina Glaucium flavum Hordeum marinum Juncus maritimus Juniperus macrocarpa Launaea residifolia
TAVOLA 8
Lotus edulis Mandragora autumnalis
Melilotus messanensis Medicago arabica Ononis ramosissima Phragmites australis
TAVOLA 9
Pistacia lentiscus Prasium maius Silene coronata Saccharum spontaneum Salicornia fruticosa Salsola kali
TAVOLA 10
Stypa tortilis Scolymus grandiflorus Sporobolus arenarius Teucrium fruticans Thymus capitatus Thymaelea irsuta
TAVOLA 11
Triglochin bulbosum Tripholium stellatum Typha augustifolia Valantia muralis
FLORA DELLA RISERVA E DEI PANTANI
TAVOLA 12
Neofite Fanerofite Salicornia Limonieto Junceto Fragmiteto
TAVOLA 13
Lamprotamnium papulosum Potamogeton pectinatus Ruppia spiralis Salicornietea fruticosa Limonium densiflorum
LE ALGHE DELLA ZONA TAVOLA 14
Acrosorium venulosum Acetabularia acetabulum Aglaothamni Amphiroa rigida Asparagopsis armata Antithamnium cruciatum
TAVOLA 15
Batryocladia boergeseneii Bangia atropurpurea Callithamnion granulatum Botryocladia madagascarensis Caulerpa racemosa Caulerpa prolifera
TAVOLA 16
Ceramium Chaetomorpha linum Champia parvula Chondria Cladocora cespitosa Chylocladia
TAVOLA 17
Cladophora Cladosiphon Cladostephus spongiosus Codium bursa Croaria attenuata Cymodocea
TAVOLA 18
Cystoseira fimbriata Dasya Daycladus vermicularis Dictyopteris polypodioides Erytroglossum Flabella petiolata
TAVOLA 19
Gelidiella Gelidum pusillum Goniolithon papillosum Gracilaria Haliptilon virgatum Halmeda tuna
TAVOLA 20
Halopteris filicina Herposiphonia Heterosiphonia Hydrolithon Hypnea Hypoglossum
TAVOLA 21
Jania Rubens Laurencia Litophyllum Lomentaria Lophosiphonia Meredithia
TAVOLA 22
Myriactula rivulariae Neogoniolithon Nitophilum grifftisia Osmundea Padina pavonia Peissonelia
TAVOLA 23
Phymatholiton Plocamium Pneophillum Polisiphonia Posidonia Rhodymenia olmesi
TAVOLA 24
Rodophillis divaricata Sargassum Sphacelaria cirrosa Sfaerococcus Stylonema Stylophora tenella
TAVOLA 25
Stypocaulon scoparium Ulvella lens Valonia Womersleyella Wrangelia penicillata Wundermannia
LA FAUNA MARINA
TAVOLA 26
Apolide Antiopella cristata Attinia Briozoo Briozoo Briozoo - Giglio di mare
TAVOLA 27
Briozoo a corna d’alce Briozoo - Margherita di mare Briozoo – Spirografo Celenterato medusa Celenterati
TAVOLA 28
Gorgonie Cerianthus Cipria Ctenoforo Ectocarpus Molluschi notaspideo
TAVOLA 28
Molluschi nudibranco Peltodoris atromaculata Flabellina affinis Spugna petrosa Spugna - Aplysina aerophoba
TAVOLA 29
Spugna - Petrosia ficiformis Stella di mare Tylodina perversa Umbraculum mediterraneum
PESCI
TAVOLA 30
Acciuga Acciughe Aguglia Aragosta Astice Boga
TAVOLA 31
Calamaro Castagnola nera Cernia gigas Cefalo dorato Corvina di sasso Crenilabro pavone
TAVOLA 32
Donzella Donzella zigarella Dentice Dotto Gambero Gattuccio
TAVOLA 33
Ghiozzo Gronco Magnosia o Cicala di mare Murena Nautilus Occhiata
TAVOLA 34
Ombrina Orata Pastinaca Pesce ago Pesce azzurro Pesce balestra Pesce cavaliere Pesce cipolla
TAVOLA 35
Pesce pappagallo Pesce gallinella Pesci serra Polpo Rana pescatrice Razza
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