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Coordinate: 37°17′48″N 13°35′20″E / 37.296667°N 13.588889°E (Mappa)
Il Museo archeologico regionale "Pietro Griffo" di Agrigento raccoglie le collezioni di materiali archeologici statali, civiche e diocesane, e costituisce un insieme organico e di particolare importanza per la comprensione della storia della città di Agrigento e del suo territorio. L'architettura e l'assetto museografico si devono all'architetto Franco Minissi[1]
Museo archeologico regionale di Agrigento
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Museo archeologico regionale Pietro Griffo | |
---|---|
Tipo | Archeologia |
Stato | Italia |
Località | Agrigento |
Sito web |
Il Museo archeologico regionale "Pietro Griffo" di Agrigento raccoglie le collezioni di materiali archeologici statali, civiche e diocesane, e costituisce un insieme organico e di particolare importanza per la comprensione della storia della città di Agrigento e del suo territorio. L'architettura e l'assetto museografico si devono all'architetto Franco Minissi[1]
Indice
[nascondi]Sale[modifica | modifica wikitesto]
- Sala I
- Sala con documentazione cartografica e il repertorio delle fonti antiche.
- Sala II
- Materiale pre-protostorico, relativo alle culture di Serraferlicchio, eneolitica, di Monserrato e Cannatello, dell'età del bronzo, e di Sant'Angelo Muxaro, dell'età del ferro (notevole il vaso a staffa miceneo, proveniente da Cannatello); inoltre, materiali geloi più arcaici (Palma di Montechiaro e Licata), ivi collocati con lo scopo di far seguire il processo di penetrazione della cultura greca (ossia dell'acculturazione al mondo greco) tra le culture indigene, tra l'epoca della fondazione di Gela e quella d'Agrigento. Infine, materiali dalla necropoli di Montelusa, con le tombe più antiche sinora note d'Agrigento.
- Sala III
- Ospita le collezioni ceramiche già nel Museo Civico e la collezione Giudice (materiali non tutti di provenienza agrigentina), con vasi dalle necropoli saccheggiate nell'Ottocento, oltre a materiali di recente rinvenimento. Il capolavoro della sezione è senza dubbio il cratere a fondo bianco con Perseo in procinto di liberare Andromeda (450 a.C.).
- Sala IV
- Ospita il materiale architettonico proveniente dai diversi santuari: oltre alla transizione dalla moda arcaica dei rivestimenti fittili a quella in pietra d'età classica, il visitatore potrà facilmente apprezzare, confrontando le gronde con teste leonine, le differenze stilistiche e cronologiche fra i templi da cui sono state recuperate le trabeazioni.
- Sala V
- Raccoglie i materiali votivi dei santuari agrigentini. Vi si riconoscono tipi di statuette arcaiche di divinità ed offerenti ispirate ai modelli gelesi. Un tipico oggetto votivo dai santuari delle divinità ctonie agrigentine è il busto fittile con polos (una particolare acconciatura) – sviluppo verosimilmente delle caratteristiche maschere arcaiche – raffigurante Kore, con ricca tipologia che dalla prima età classica raggiunge l'ellenismo (fra queste va segnalato un tipo di busto anticonico della dea). Oltre alle statuette e ai busti, occorre ricordare prodotti vascolari caratteristici d'Agrigento, come i bracieri con l'orlo decorato a stampiglia con scene figurate e motivi decorativi, mentre tipici dei culti demetriaci d'Agrigento sono i vasi multipli composti da anello (per recare il vaso sulla testa) con vasetti sovrapposti (kernoi).
- Sala VI
- Vi sono conservati materiali dell’Olympeion, con il colossale Telamone dell'Olympeion ricostruito nella parete di fondo, e tre altre teste di Telamone, il guerriero a tutto tondo in marmo (pertinente con tutta verosimiglianza alla decorazione frontonale), e il plastico con l'ipotesi di ricostruzione del tempio.
- Sala VII (seminterrato)
- Materiali del cosiddetto Quartiere ellenistico-romano. Oltre a sezioni stratigrafiche e materiali d'uso e decorativi (si notino i frammenti d'affresco in II stile) recuperati nello scavo delle case, vi si conservano gli emblemata distaccati dalle pavimentazioni musive.
- Sala VIII (seminterrato)
- Contiene il materiale epigrafico: fra questo vanno ricordate le poche epigrafi monumentali d'Agrigento greca, pertinenti perlopiù a sepolture.
- Sala IX
- Contiene il medagliere con le monete argentee d'Agrigento del V secolo a.C. con il tipo dell'aquila al diritto e del granchio, simbolo del fiume Akragas, al rovescio, oltre a monete più tarde della città e di altri centri sicelioti, e monete medievali, provenienti da scavi o da ritrovamenti fortuiti di singoli esemplari o di tesoretti.
- Sala X
- Ospita l’Efebo di Agrigento, piccolo capolavoro dello stile severo nella variante locale, dalle superfici morbide e lisce (470 a.C.).
- Sala XI
- Dedicata alle necropoli agrigentine di recente esplorazione, dalla fase arcaica a quella tardo-antica; vi sono anche esposti sarcofagi a vasca (VI secolo a.C.) e ad altare (V secolo a.C.) d'epoca greca, e sarcofagi romani del II e III secolo.
- Sale XII e XIII
- Le sezioni successive, relative al territorio, si articolano secondo le partizioni antiche e moderne. I materiali pre-protostorici del retroterra agrigentino, fra i quali i più significativi sono quelli della celebre necropoli di Sant'Angelo Muxaro (identificata con la mitica Camico, sede del re Cocalo e teatro delle gesta siciliane di Minosse e Dedalo).
- Sale XIV, XVI e XVII
- Contiene materiali dalle necropoli indigene coeve a quelle greche delle provincia di Agrigento e di quella di Caltanissetta.
- Sala XV
- Vi si conserva il cratere attico a figure rosse con Amazzonomachia proveniente da Gela (450 a.C.).
- Sala XVIII
- Vi è la raccolta dei cosiddetti materiali di seconda scelta.
- chiostro
- Materiale architettonico ellenistico-romano; nella chiesa sedile di ginnasio con epigrafe greca.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ http://architetti.san.beniculturali.it/web/architetti/progetti/scheda-progetti?p_p_id=56_INSTANCE_hIz4&articleId=16612&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=10304&viewMode=normal
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Griffo Pietro, Museo archeologico regionale - Il Museo Archeologico Regionale di Agrigento, Roma, 1987.
- Giovanni Pugliese Carratelli, Graziella Fiorentini, Agrigento. Museo archeologico, Musei di Sicilia, Palermo, Novecento, 1992.
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