Come? A questo ed altri quesiti che Strabone , questo storico che scrive in un greco classico, qua e là pone anche relativamente alla nostra Canicattì, sicuramente una qualche risposta l’ha dato un grecista del calibro di mons. FICARRA, canicattinese puro sangue, vescovo in partibus infidelium, come piace scimmiottare a Sciascia e come controbatte Vincenzo Di Natale. Ma le sue carte scientifiche non sono note, almeno a me. Vi dovrebbero pur essere. Se eredi, letterati e storici, invece di sbranarsi per una faccenda tutto sommato politica e quindi estranea allo spirit ed alla sensibilità di Mons. Ficarra, si dedicassero al ritrovamento e alla pubblicazione di quegli studi dell’insigne grecista, sia pure insignito delle fibule arcìvescovili, ce ne avvantaggeremmo tanto tutti noi, e sicuramente la storia antica canicattinese. Ho scandagliato gli archivi segreti vaticani su mons. Ficarra. Vi è un top secret perché non sono decorsi i canonici settant’anni.Da quello che ho potuto appurare, la politica o i pruriti democristiani di Patti c’entrato poco nella vicenda di mons. Ficarra. Ebbe allora il sopravvento la preoccupazione di un papa come Giovanni XXIII di non tenere più oltre a Patti un prelato che grande studioso non non era molto versato nella gestione delle cose di questa terra in un vescovado piuttosto ribollente. Ricordiamoci che un Sindona in quelle parti nacque e nell’immediato dopoguerra già si avventurava in uno smercio non protocollare del grano di queste nostre parti. Leggere Soldi Truccati di Lombard per credere.
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