MILANO - L'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni conferma i contatti con la sottosegretaria Boschi a proposito di una possibile acquisizione di Banca Etruria da parte di Unicredit, con una richiesta diretta avvenuta il 12 dicembre del 2014, escludendo però pressioni. "Boschi mi chiese se era pensabile per Unicredit un intervento su banca popolare dell'Etruria", ha detto l'ex ad in audizione in commissione banche. "Fu un colloquio cordiale, non avvertii pressioni da parte del ministro Boschi e ci lasciammo su queste basi. Da quel momento in poi non ci sono stati ulteriori contatti, le strutture continuavano a lavorare su un'ipotesi di acquisizione" di Etruria, ha detto Ghizzoni.


"Da parte sua - ha proseguito Ghizzoni - non c'era tanto la preoccupazione sulle situazione delle banche toscane, ma cosa questo avrebbe comportato in termini negativi di impatto sul territorio. Era preoccupta dell'impatto negativo su famiglie e piccole imprese".

L'ex numero uno di Unicredit, rispondendo ai commissari, ha spiegato per quale motivo l'azione dell'allora ministro Boschi non può essere classficata come pressione. "Pressione sarebbe stata se mi avessero detto: 'Acquisite Banca Etruria'". Richiesta che, in questi termini, non è avvenuta. "Le pressioni uno lo può sentire o non sentire. Certamente la risposta che diedi per me è una risposta al fatto che l'incontro non ha leso la nostra capacità di decidere in maniera indipendente", ha spiegato. "Non mi fu seccamente chiesto di acquistare Banca Etruria, l'avrei ritenuto inaccettabile. Ma di valutare un intervento in Banca Etruria nell'indipendenza di giudizi".

In ogni caso - ha aggiunto il manager -  Unicredit comunicò definitivamente il 29 gennaio ai vertici di Banca Etruria che non era interessata ad acquisirla. "Comunicammo che non eravamo disponibili ad andare avanti e da quel momento in poi anche con Banca Etruria non ci furono più contatti" ha spiegato Ghizzoni, precisando che poi l'11 febbraio Etruria fu commissariata. A quel punto "poi ci furono un paio di contatti con il capo della vigilanza di Bankitalia Barbagallo assolutamente ovvi e dovuti. Il 24 febbraio in una call mi veniva chiesto se alla luce del commissariamento eravamo disposti a riaprire il caso e risposi che non eravamo disponibili e confermai anche a Barbagallo che non ci interessava l'investimento in Etruria, poi se ne riparlò a fine anno con il processo di salvataggio delle 4 banche in crisi".

Ghizzoni ha poi svelato un altro dettaglio sconosciuto. A gennaio anche Marco Carrai, grande amico dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, aveva sollecitato il manager sul dossier.  "Mi arrivò il 13 gennaio 2015 una mail da Marco Carrai in cui mi diceva 'mi è stato chiesto su Etruria di sollecitarti per dare una risposta'", ha raccontato Ghizzoni. Il testo è stato poi letto dal presidente della commissione Pier Ferdinando Casini.
"Ciao Federico, solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti, se possibile, nel rispetto dei ruoli, per una risposta. Un abbraccio Marco".

"Mi venne da pensare a chi potesse aver chiesto questo sollecito", ha detto Ghizzoni. "Esclusi la banca perché avevamo un rapporto aperto. Decisi di non chiedere alcun chiarimento, per non aprire canali di comunicazione. Risposi 'ok, stiamo lavorando, quando avremo finito la nostra analisi contatteremo la banca e daremo la nostra risposta'. La risposta allla banca l'abbiamo data il 29 gennaio 2015".


Ghizzoni in proposito ha aggiunto di non avere voluto chiedere da chi fosse partita la sollecitazione, cioé chi abbia chiesto a Carrai di sollecitare una risposta.  "Mi sono chiesto chi avesse sollecitato la richiesta" contenuta nella mail di Marco Carrai, "ho ritenuto per Unicredit molto meglio non approfondire perchè volevo dare il messaggio che la valutazione era in corso e la risposta era da dare alla banca. Ho scelto coscientemente di non chiedere".
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