Addio all’ultimo maestro di Regalpetra
Il professor Schillaci è stato uno degli ultimi testimoni di un mondo ormai scomparso. Un mondo fatto di lunghe serate trascorse nella sala di un Circolo a conversare, a discutere, a ridere, a litigare. E lui, il professore, era sempre in vena nelle sue “sforbicianti allusioni”, come scrive Calogero Taverna, storico e socio anche lui del Circolo più antico di Racalmuto.
Ma Guglielmo Schillaci era anche l’ultimo maestro di Regalpetra. Appertenuto a quella schiera di insegnanti che tra i banchi di Racalmuto hanno fatto storia con le Cronache scolastiche delle Parrocchie. E molti dei quali, non solo finiti involontariamente dentro quelle lontane pagine di Sciascia, ma divenuti personaggi reali del Circolo e del paese.
Tutti maestri elementari, soci del Circolo e amici di Nanà – così veniva chiamato lo scrittore da Nicolò Giangreco, Nicolò Macaluso, Alfonso Farrauto, Lillo Savatteri, Ignazio Petrotto, Giuseppe Mattina, Nicolò Restivo, Carmelo Iacono, Dino Casuccio, Salvatore Restivo.
Assieme a tanti altri – l’avvocato Giuseppe Buscarino, il professor Alfonso Scimé, il pretore Giuseppe Romano, l’avvocato Salvatore Garlisi, il professor Giovanni Di Falco, solo per ricordarne alcuni – Guglielmo Schillaci seppe fare del Circolo la sua seconda casa, della quale deteneva le chiavi, che aprivano ai nuovi giovani soci e ai tanti visitatori le pagine più segrete del sodalizio, raccontando antiche storie di personaggi in cerca d’autore.
Sempre con la battuta pronta e arguta, il professor Schillaci era davvero l’anfitrione di quelle sale. Da quei balconi che si affacciano nel cuore della piazza di Racalmuto, ha visto cambiare un paese. Socio dal 1950, ricopriva la cariva di deputato (così vengono ancora chiamati i componenti dell’amministrazione del sodalizio) dal 1985. Insegnante alla scuola “Marco Antonio Alaimo”, Schillaci trascorse la sua vita tra la famiglia, la scuola e il Circolo.
Di Racalmuto conosceva vizi e virtù. Raccontava di tutto e diceva la sua, con lucida memoria, su fatti e persone di ogni tempo. Molte delle cose che ci ha raccontato, anche sul suo personale rapporto con Leonardo Sciascia – gli incontri alla Noce e le conversazioni al Circolo – andrebbero segnate nel taccuino di quella microstoria che si lega, inevitabilmente, alla grande storia. Che fa di Racalmuto, ancora una volta, protagonista della storia della Sicilia e della nazione.
Si compiaceva quando al Circolo, da pochi anni inserito tra i luoghi della Memoria e dell’Identità della Regione Siciliana, si organizzavano manifestazioni e incontri culturali aperti a tutti. Ma mai, diceva, far entrare chi disprezza. Il Circolo è come il paese, bisogna amarlo per come è.
Accanto a lui nelle ultime sere in poltrona – presente fino all’ultimo tradizionale brindisi di fine anno tra i soci, lo scorso 29 dicembre – sempre il presidente, Francesco Marchese, compagno di tante serate trascorse a ricordare amici e momenti gloriosi e l’affettuoso custode, Carmelino Campanella. E sembrano riecheggiare ora, nella sala vuota e in penombra del Circolo della Concordia, quei versi memorabili in vercanocolo siciliano: “C’è Guglielmu nasu finu,/ca canusci tanta genti./Nun c’è diavulu o parrinu,/di cu iddru nun sapi nenti”.
di Salvatore Picone | 18 gennaio 2018
PERSONAGGI. È morto Guglielmo Schillaci. Apparteneva a quella schiera di insegnanti di Racalmuto di cui Leonardo Sciascia parla nelle Cronache scolastiche delle Parrocchie. Era la memoria storica dell’antico Circolo amato, frequentato e raccontato dallo scrittore.
Un’altra poltrona della sala del Circolo Unione resterà vuota. Se ne è andato ieri pomeriggio, 17 gennaio, Guglielmo Schillaci Ventura, 88 anni, memoria storica dell’antico sodalizio amato, frequentato e raccontato da Leonardo Sciascia.Il professor Schillaci è stato uno degli ultimi testimoni di un mondo ormai scomparso. Un mondo fatto di lunghe serate trascorse nella sala di un Circolo a conversare, a discutere, a ridere, a litigare. E lui, il professore, era sempre in vena nelle sue “sforbicianti allusioni”, come scrive Calogero Taverna, storico e socio anche lui del Circolo più antico di Racalmuto.
Ma Guglielmo Schillaci era anche l’ultimo maestro di Regalpetra. Appertenuto a quella schiera di insegnanti che tra i banchi di Racalmuto hanno fatto storia con le Cronache scolastiche delle Parrocchie. E molti dei quali, non solo finiti involontariamente dentro quelle lontane pagine di Sciascia, ma divenuti personaggi reali del Circolo e del paese.
Tutti maestri elementari, soci del Circolo e amici di Nanà – così veniva chiamato lo scrittore da Nicolò Giangreco, Nicolò Macaluso, Alfonso Farrauto, Lillo Savatteri, Ignazio Petrotto, Giuseppe Mattina, Nicolò Restivo, Carmelo Iacono, Dino Casuccio, Salvatore Restivo.
Assieme a tanti altri – l’avvocato Giuseppe Buscarino, il professor Alfonso Scimé, il pretore Giuseppe Romano, l’avvocato Salvatore Garlisi, il professor Giovanni Di Falco, solo per ricordarne alcuni – Guglielmo Schillaci seppe fare del Circolo la sua seconda casa, della quale deteneva le chiavi, che aprivano ai nuovi giovani soci e ai tanti visitatori le pagine più segrete del sodalizio, raccontando antiche storie di personaggi in cerca d’autore.
Sempre con la battuta pronta e arguta, il professor Schillaci era davvero l’anfitrione di quelle sale. Da quei balconi che si affacciano nel cuore della piazza di Racalmuto, ha visto cambiare un paese. Socio dal 1950, ricopriva la cariva di deputato (così vengono ancora chiamati i componenti dell’amministrazione del sodalizio) dal 1985. Insegnante alla scuola “Marco Antonio Alaimo”, Schillaci trascorse la sua vita tra la famiglia, la scuola e il Circolo.
Di Racalmuto conosceva vizi e virtù. Raccontava di tutto e diceva la sua, con lucida memoria, su fatti e persone di ogni tempo. Molte delle cose che ci ha raccontato, anche sul suo personale rapporto con Leonardo Sciascia – gli incontri alla Noce e le conversazioni al Circolo – andrebbero segnate nel taccuino di quella microstoria che si lega, inevitabilmente, alla grande storia. Che fa di Racalmuto, ancora una volta, protagonista della storia della Sicilia e della nazione.
Si compiaceva quando al Circolo, da pochi anni inserito tra i luoghi della Memoria e dell’Identità della Regione Siciliana, si organizzavano manifestazioni e incontri culturali aperti a tutti. Ma mai, diceva, far entrare chi disprezza. Il Circolo è come il paese, bisogna amarlo per come è.
Accanto a lui nelle ultime sere in poltrona – presente fino all’ultimo tradizionale brindisi di fine anno tra i soci, lo scorso 29 dicembre – sempre il presidente, Francesco Marchese, compagno di tante serate trascorse a ricordare amici e momenti gloriosi e l’affettuoso custode, Carmelino Campanella. E sembrano riecheggiare ora, nella sala vuota e in penombra del Circolo della Concordia, quei versi memorabili in vercanocolo siciliano: “C’è Guglielmu nasu finu,/ca canusci tanta genti./Nun c’è diavulu o parrinu,/di cu iddru nun sapi nenti”.
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