Pregiatissimo Signor Governatore, dottore Ignazio VISCO,
Dopo trentun’anni di pensionamento dalla Banca d’Italia, ricevo per la prima volta un gentilissimo biglietto augurale. Me lo invia il novello Governatore dottore Ignazio Visco. Segno anche questo di una mutata visione dirigenziale al vertice della Banca d’Italia. Non sono certo così ingenuo da pensare che si tratti di un atto di personale attestato magari per le mie recenti battaglie di stampa a favore di una rinnovellata e rinnovellabile Banca centrale.
Sono sicuro che ormai il mio nome è finito tra gli anonimi e anodini tabulati dei tanti, troppi pensionati di vecchia data. Certo, interruppi il mio rapporto di lavoro subordinato con
Era momento cupo nei rivolgimento direttoriale della Banca Centrale ed
uomini non proprio eccelsi erano subentrati per i vuoti determinati anche da
indebite ingerenze politiche, e - se si vuole - anche da acredini magistratuali.
Ma veda, signor Governatore, io avevo dato lustro e decoro alla Banca
d’Italia: cito mie ispezioni rimaste esemplari: Banca Fabbrocini, Banca Privata
Finanziaria, Cassa di Risparmio di
Rimini (perché no?), e soprattutto Cassa di Risparmi di Livorno (e qui certo
non fui tenero neppure con colui che poi divenne quello che divenne). Allora,
perché il signor Cerciello mi frastornò sino a farmi credere che se andavo al
Secit era per conto della BI e quale riconoscimento dei meriti acquisiti sul
campo, se la sera prima del commiato il dottor Ciancaglini stabiliva che andavo
per mia personale scelta e quindi era sin troppo generoso l’istituto se mi
accordava soltanto una integrazione del più basso stipendio del mio nuovo Ente
ministeriale che si sarebbe avvalso della mia professionalità?
Mi dirà – e lo ripeto anch’io – che son faccende personali e tutto
sommato insignificanti. Ma ripeto queste mie rimostranze solo per affermare che
il mio attaccamento all’Istituto ove sono entrato quasi cinquantadue anni fa,
non è mai venuto meno. E troppo ho sofferto nel notare devianze che sono solo
di singoli uomini e troppo mi fa male
vedere soggetti che sono venuti sù dalla Banca d’Italia accordare interviste che sanno di allusivi coinvolgimenti e per la mia Vigilanza ispettiva di
misconoscimento irriguardoso.
Di sicuro, tanti prima cresciuti e prosperati in BI , ne hanno
approfittato per arditi collegamenti. Vi è stata una deriva che ha prodotto un
non simpatico effetto alone.
Mi auguro che Ella sappia arginare. Ne ha tutti i tratti di rigore congiunto anche a signorilità.
Le ho inviato una missiva – che stampa e Articolo 21 hanno pubblicato – in ordine alla non saggia chiusura della Filiale di Rieti. Non ha ritenuto di darmi cenni di ricezione. Ne ha tutto il diritto e non sarò certo io a contestarglielo. Ma guardi che le ragioni che adduco sono valide e scottanti. Vi è stata una gestione del personale che va corretta. Non vedo perché soggetti quali chi scrive ed altri come lui, non debbano essere ascoltati: hanno esperienza, integrità, intelligenza, insospettabilità. Tutte doti acquisite in quella vera grande scuola che è una militanza nella carriera direttiva della Banca d’Italia, e che per giunta trattasi di dirigenti che hanno avuto suggello di superiore livello in tanti anni di attività ispettiva nella Vigilanza bancaria. E ciò in una fase di grande crescita culturale, giuridica e tecnica, in cui mi vanto di aver dato – insieme ad altri - un originale apporto persino tuttora ricordato ed apprezzato.
Mi auguro che Ella sappia arginare. Ne ha tutti i tratti di rigore congiunto anche a signorilità.
Le ho inviato una missiva – che stampa e Articolo 21 hanno pubblicato – in ordine alla non saggia chiusura della Filiale di Rieti. Non ha ritenuto di darmi cenni di ricezione. Ne ha tutto il diritto e non sarò certo io a contestarglielo. Ma guardi che le ragioni che adduco sono valide e scottanti. Vi è stata una gestione del personale che va corretta. Non vedo perché soggetti quali chi scrive ed altri come lui, non debbano essere ascoltati: hanno esperienza, integrità, intelligenza, insospettabilità. Tutte doti acquisite in quella vera grande scuola che è una militanza nella carriera direttiva della Banca d’Italia, e che per giunta trattasi di dirigenti che hanno avuto suggello di superiore livello in tanti anni di attività ispettiva nella Vigilanza bancaria. E ciò in una fase di grande crescita culturale, giuridica e tecnica, in cui mi vanto di aver dato – insieme ad altri - un originale apporto persino tuttora ricordato ed apprezzato.
Non me ne voglia, signor Governatore per questo mio dire. Faccia dare,
per cortesia, uno sguardo a quanto scrivo in Articolo 21, nel mio blog Contra Omnia Racalmuto : si accorgerà che certo mio livore è contro la profanazione del
tempio, di quel tempio in cui mi sono formato. E
noterà che la mia stima nei Suoi
confronti è massima, anche per certe affinità culturali.
Per le prossime feste Le giungano i miei fervidi auguri. Ma anche
l’auspicio che Le consentano di dare il meglio di sé che è sconfinato ed
incomparabile.
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