Francamente mi volevo evitare questo ulteriore cimento ostile contro certi censori locali che si stanno mettendo di nuovo di buzzo buono per mettere le mani sulla fontana della Piazzetta di Racalmuto. Erano già riusciti a promuovere una crociata contro quella che io considero la locale e caratterizzante fontana di trevi di Racalmuto. Sono stati battuti in toto. Ma non ci vogliono stare. Che importa se la volontà popolare quella quarantaduenne fontana vuole e la vuole così. Deve essere distrutta. Perché? perché è brutta dicono loro. Ma se a noi piace? Io che davanti a quella fontana m'arricriu per quella frescura così eccezionale nel torrido dell'estate, quannu vaiu a la putia di ma pà' (un tempo) o di ma frati (ora), contesto codesti contestatori. Vi sono degli ignoranti che dicono che bisogna tornare alla vecchia piazzetta di Ernesto Di Naro. Sono ignoranti. Se davvero si dovesse tornare all'antico, bisognerebbe tornare a li putieddri, bruttissimi e molto collabenti casolari ove c'era l'antichissimo funnacu di mennu e c'era puru un curdaru (quello che faceva corde alla Taverna insomma e proprio da qui nasce la denominazione di cuddraru e l'impiccaggione (mai praticata a Racalmuto - semmai tagliavano testa e mani ma a lu chuanu castieddru come ho documentato per un certo Nalbone), l'impiccaggione proprio non c'entra niente manco se l'avalla Sciascia che quanto a microstoria locale lascia a desiderare.
Quelle putieddri davano fastidio al nuovo arricchito Gammiglieddra (arricchito con l'usura nei confronti dei piccoli imprenditori delle zolfare che così finivano in fallimento e ci rimettevano tutto come un mio nonno materno, il La Rocca).
Succede la grande crisi della fine degli anni venti: quegli altri signorotti (i cui discendenti oggi sono i corifei dell'antimafia racalmutese) che di soldi ne avevano fatti tanti con la protezione e l'incauto acquisto di bestie della folta schiera degli abigeatori racalmutesi (con ricettacolo in quel delle Anime Sante, e male non ne posso dire visto che mio nonno materno si era fatto piuttosto facoltoso ferrando tutti quei muli proprio là in via Anime Sante) non riescono a darla a bere al rampante ex socialista il cavaliere Benito Mussolini, che se ne fregò della non ambita cittadinanza onoraria racalmutese (non era né Gullotta né Nalbone né Casuccio né non ricordo più come si chiamasse quel troppo alto per me medico del Veneto). Succede che Mussolini non accetta la cittadinanza onoraria racalmutese e destituisce con decreto infamante (se vogliono glielo pubblico) quei signorotti carmelitani da sindaci ed assessori come avvenne un paio di anni fa. Appunto, per mafia.
Solo che il commissario di quel tempo anche se militare in pensione (non prefetto insomma come adesso ma molto simile) fece una mala gestio al palazzo delle ex false Clarisse. Tra l'altro accontentò il Gammiglieddra e distrusse i fatiscenti casolari (putieddri) e nella area di risulta stese una antiestetica piazzetta degradante e male ammattonata.
Si arriva agli anni Settanta. Cambia molto a Racalmuto. I galantuomini (molto decaduti) vengono relegati ad un collabente circolo unione e al loro posto ed anche al posto dei nipotini del locale clero egemone vengono eletti ardimentosi piccoli imprenditori (alla Totu Baiamunti, per intenderci) che con i pochi mezzi di cui disponevano arredano e agghindano la brutta piazzetta con una graziosa fontana naturalmente in cemento armato (chi glieli dava i soldi per comprare marmo di Carrara ed ancora non era in auge Agnello per una fontana iperrealista come quella salata fatta per Sciascia.) Ho sempre visto in quella fontana una dignitosa e ammirevole bandiera di un grande cambiamenti civico a Racalmuto. Fuori i blasfemi del Cavallo Alato, fuori gli schietti maschi della famiglia arcipretale, fuori anche i napoleoni rossi già ultra salmodianti e posto invece per la nuova piccola borghesia racalmutese, per i medici venuti dal popolo, per gli impiegati (non comunali) magari per meriti democristiani. Non è il popolo quello che piace a me vetero comunista che avanza ma un passo avanti c'è: la ottocentesca crestomazia aureolatasi da falsa aristocrazia torna nell'anonimato del cicaleccio serotino in via Rapisardi.
La fontana è giustamente e non vistosamente recintata; il cancelletto è piccolo ma vezzoso, non lo definirei "nano". I colombi della signora svizzera vi possono approdare per abbeverarsi senza fanciullesco disturbo. Non c'è pericolo che i bambini possano cederci dentro e farsi male (chi pagherebbe? questi assertori delle fonti aperte alla santa infanzia?
Si erode un muretto esterno, si pensa per l'imperizia di qualche vetusto guidatore di vecchie macchine. Una volta tanto, gli LSU si adoperano con diligenza e dedizione. Non si limitano a ittari una paddrotta di issu, ma senza spese e aggravi per noi poveri tartassati IMU rifanno un intero arco ricoprendolo di pietra marmorea. Un bel lavoro insomma e con molta maestria. Ovvio che debbono mettere delle protezioni provvisorie in plastica. Apriti cielo. Fotografie. Geremiadi. Una mia amica romana ne resta impressionata. Altro colpo alla vocazione turistica di Racalmuto. Ma che importa bisogna far nascere l'incidente, il falso scandalo in prossimità delle elezioni. Così forse finalmente si viene eletti sindaco. La speranza è l'ultima a morire.
Tutto qui? No! Mi si frisca che giace in comune un bel progetto per fare una fontana fantasmatica. Se approvato quel progetto, tanti soldi. Non a me cittadino e tartassato naturalmente. Ma al progettista, sì. Voti e progetto, un colpo perfetto.
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