Venni ieri stuzzicato da un mio acre anche se stimato critico, che forse ripiccato da un mio non entusiastico appunto su un suo "romanzo storico" sulla Racalmuto dell'Ottocento, cerca come si suol dire ogni pelo nel mio brodo letterario.
Ha certo facile gioco essendo i miei interessi di ottantantenne fatto di distratti excursus nei campi più impensabili con brillantii anche genialoidi ma anche con pietosi smarrimenti propri di un ultravecchio con feroce labilità mnemonica.
Resta però il fatto che sul mio paese - che come ormai tanti sanno adoro - mai scriverò profanazioni romanzesche piene di misture alla Willian Galt, come dire inzuppate di tutto e il contrario di tutto.
Si tratta della provenienza da Bompensiero del "del nonno di sua nonna" di Leonardo Sciascia. Non è da oggi che scrivo che questa faccenda genealogica che Leonardo Sciascia intrufola in Occhio di Capra è una fandonia.
Data la gravità dell'assunto, cerco intanto di ripercorre questo mio cammino contestativo.
Scrivevo il lunedì del 7 ottobre 2013:
Mi sono trovato non so come non so quando (ma almeno quindici anni fa) [ma mi sbagliavo: in effetti leggo nella lettera che sotto riproduco che era stata la stessa vedova Sciascia a farmelo avere, dice lei per correggere le mie ricerche] questo schizzo autografo dell'albero genealogico di LEONARDO SCIASCIA
Ma si dava il fatto che almeno una quindicina di anni fa avevo redatto un antico albero genealogico del grande scrittore racalmutese, come da tracciato dattiloscritto di cui sopra. L'avevo potuto redigere in base alle carte della Matrice che Sciascia ignorava. Tanto quindi strideva con la candida raffigurazione dei suoi antenati di cui al citato autografo. Cercai di parlarne con la Vedova. Apriti cielo, mi sono beccato persino una diffida (come si potrà leggere sotto). Ma anche qui amo dire amicus Plato, sed magis veritas.
Sciascia dice dunque che il "nonno di sua nonna" era di Bompensiero. Sua nonna era ANNA SCIASCIA; Leonardo ne ignora l'ascendenza, la Vedova pure; noi volendo potremmo ripercorrere anche codesta ascendenza, ma sinora non l'abbiamo fatto. Pensiamo che tra quel Leonardo e quella nonna di Sciascia ci fossero vincoli di parentela data l'omonimia. Ma fare ipotesi è sempre azzardato. Chi fosse dunque il nonno di quella nonna è al momento ignorato e come Leonardo Sciascia abbia potuto scrivere che proveniva da Bompensiero sarebbe stata faccenda da indagare, senonché perentoriamente la volitiva Vedova ci ha scritto che si era trattato di un "lapsus memoriae" perché la verità vera era che si trattava del "nonno di suo nonno". Noi crediamo alla Vedova e quindi possiamo guazzare nel nostro brodo.
Il "nonno di quel nonno" si chiamava Calogero e nel 1802 aveva sposato Francesca Scibetta. Proveniva da Bompensiero? a noi risulta di no.
Andando a ritroso abbiamo che codesto Calogero nasce da
Leonardo Sciascia
mastro sposa il 7.1.1754
Innocenza Alfano
di m.° Bartolomeo e Caterina
e muore il 31.8.1801
|
che a sua volta era nato da:
Giovanni Sciascia
mastro sposa il 29.9.1726
Anna Scibetta
di m.° Stefano e fu Anna Rizzo
e muore a 68 anni il 28.3.1766
|
che a sua volta era nato da
Leonardo Sciascia
[nato attorno al 1670]
e
Vincenza Quagliato
di Agrigento
sposatisi prima del 1726
|
Così siamo arrivati al NONNO del NONNO del NONNO di Leonardo Sciascia che dai documenti, secondo la riproduzione che ripubblichiamo, dimorava in quel di Agrigento, parrocchia di San Petro, documento datato 1697. Ci pare di poter dire a questo punto CVD matematicamente parlando. Non è così? può darsi. Ma ci dovrebbe venire contestato carte e documenti alla mano, non in base a supposizioni o a pretese incongruenze temporali. Perché diversamente a noi ci vien fatto di pensare che come sempre si vuole scrivere e romanzare la storia di Racalmuto con "cervellotiche congetture".
Noi avevamo rassegnato per un controllo le nostre ricerche storiche alla famiglia Sciascia come da nota che sotto trascriviamo. Sdegnosamente siano stati contestati. Per lor signori eravamo incappati un "errori di ricerca". Come si è visto, siamo stati diffidati dall'usare le minute autografe sciasciane che ci venivano mostrate a rettifica dei nostri errori e per nient'altro. Noi allora non ci siamo rimasti convinti dei nostri "errori di ricerca", figurarsi ora per la penna di qualche nostro astioso critico.
L'ANTICO
ALBERO GENEALOGICO RACALMUTESE DI LEONARDO SCIASCIA
di Calogero
taverna
Leonardo Sciascia, scrittore
essenziale e di irriducibili pudori e ritegni, ebbe insolite espressioni di trepido legame per Racalmuto: «Isola nell'isola, - annota in Occhio di Capra [1]- come ogni paese siciliano di mare o di
montagna, di desolata pianura o di amena collina, la mia terra, la mia Sicilia,
è Racalmuto, in provincia di Agrigento.» E - vezzo in lui raro - indulge in
quell'aureo libretto a cenni autobiografici ed a richiami ancestrali. Sapido,
arcano, ammiccante ed ironico, sa Sciascia fermarsi «...
all'Isola-paese: a Racalmuto (Rahal-maut, villaggio morto, per gli arabi: e
pare gli abbiano dato questo nome perché desolato da una pestilenza) [dove]
sono nato sessantaquattro anni addietro; e mai me ne sono distaccato, anche se
per periodi più o meno lunghi (lunghi non più di tre mesi) ne sono stato
lontano». Il suo essere scrittore di
razza lo porta ad aureolare di
trasfigurante malia la nota anagrafica: «Mi
pare di sapere di quel paese molto di più di quel che la mia memoria ha
registrato e di quel che dalla memoria altrui mi è stato trasmessa: un che di
trasognato, di visionario, di cui non soltanto affiora - in sprazzi, in
frammenti - quella che nel luogo fu vita vissuta per quel breve ramo
genealogico della mia famiglia che mi è dato conoscere ( e tutto finisce, nel
risalire il tempo, a un Leonardo Sciascia, nonno di mio nonno, che nei primi
dell'Ottocento venne a Racalmuto dal vicino paese di Bompensiere per esercitarvi
il mestiere di conciatore di pelli), ma anche tutta la storia del paese dagli
arabi in poi.» «..la mia residenza - continua Sciascia in Occhio di Capra - qui,
quella residenza che di molto precede la nascita, è cominciata con gli arabi.
Del resto, c'è il mio nome: che è tra quelli che Michele Amari registra come
arabi, e finiscono con l'esser tanti da contraddire la sua tesi di fondo che la
Sicilia sia stata araba ma non , per dirla approssimativamente, arabizzata (e
il nome, fino alla metà del secolo scorso, nelle anagrafi parrocchiali, non
gratuitamente, ma per esigenza fonetica, veniva così trascritto: Xaxa).
Lo spunto di essere originario
di un paese vicino - ma irriso dai racalmutesi - affascina talmente lo
scrittore da ritornarci su (a pag. 95): «Venire
dal Naduri era come venire da una sperduta contrada di campagna: essere dunque
zotici e sprovveduti. Quasi peggio dei milocchesi . Dal Naduri è venuto a
Racalmuto il nonno di mio nonno, Leonardo Sciascia: da contadino che era stato,
A Racalmuto intraprese il mestiere di conciatore di pelli, pure
commerciandole.»
Non so chi abbia fornito i surriferiti dati genealogici a Leonardo
Sciascia. Mi pare che vada esclusa una diretta consultazione delle 'anagrafi
parrocchiali' della Matrice di Racalmuto. Per quel che mi consta - e credo di
avere ormai raggiunto una certa dimestichezza coi libri parrocchiali
racalmutesi - il nonno del nonno di Leonardo Sciascia non si chiamava Leonardo,
bensì Calogero: era figlio di mastro
Leonardo, era racalmutese già da almeno quattro generazioni, mastro e pio -
risulta un solerte confratello della Congregazione dell'opera della
Misericordia di S. Raffaele Arcangelo dell'Itria (la 'Mastranza') - nacque a
Racalmuto nel 1776 e nel censimento del
1822 vi risiede con la moglie Francesca
Scibetta - figlia di m.° Pasquale e Calogera Nalbone - e ben otto figli tra i
quali Pasquale, il nonno del padre di Leonardo Sciascia , che all'epoca aveva
tredici anni e al quale era stato dato evidentemente il nome del nonno materno.
Una famiglia di "mastri" - categoria tipica della
classe piccolo-borghese della Racalmuto feudale - quella degli SCIASCIA che affonda le sue
radici locali nel fine secolo diciassettesimo. Ma procediamo con ordine.
I libri parrocchiali della
Matrice di Racalmuto (battesimi e qualche matrimonio) datano - con grossi salti
- a partire dal 1564: nel quarantennio di fine '500 riesco ad individuare un Vincenzo XAXA (proprio come scrive Leonardo
Sciascia), sposato con Margarita e padre di Jacobo (n. il 18.5.1582), di
Alberto (n. l'8.8.1585), di Antonio (n. il 16.1.1587), Francesco (n. il
23.12.1587) e di Nardo (n. il 20.9.1593). Altro fuoco è quello di Filippo Xaxa, sposato con Maruzza e padre di
Marta (n. il 5.9.1584), Francesco (n. il 2.11.1592) e Lauria (n. il 4.12.1593).
Nel Seicento gli Sciascia di
Racalmuto si diradano e, per un certo periodo, spariscono del tutto. Nel
censimento del 1660 abbiamo un solo nucleo familiare: quello della vedova
Antonina XAXA. Nel successivo
censimento del 1663 non ci riesce più di rintracciare nessuno della famiglia
Sciascia nella terra di Racalmuto. La
vedova Sciascia era una vicina di casa
di Soro Francesca La Matina, la sfortunata madre di Fra' Diego La Matina ed
abitava, nei pressi della Matrice, vicino l'abitazione di Benedetto Nalbone e
di Liberanto Taverna, tre nomi che per una sorta di cabala tre secoli dopo si
sarebbero interessati, con diverso titolo e con dislivelli qualitativi, del
frate giustiziato a Palermo nel 1658.
Antonina Xaxa, l'ultima del
ceppo Sciascia prima della grande peste del 1671, cessò di vivere il 18 ottobre 1662; da tempo
era vedova di Alberto Xaxa. Accompagnata da don Mariano Agrò fu sepolta nella
chiesa di Santa Maria di Gesù.
Tra il 1655 e il 1658 si era
estinta un'altra famiglia Sciascia, ma questa proveniva da Delia. All'età di
ottantanni moriva Giacomo XIAXA (una
variazione parrocchiale del prestigioso cognome) e veniva sepolto, il 23 luglio
1655, nella chiesa di s. Giuliano. La moglie, Filippa, lo seguiva nell'ultima
dimora il 14 aprile 1658 a settantanni. Povera, però, fulminata da una 'morte
improvvisa', aveva sepoltura 'gratis' a S. Sebastiano. Senza sacramenti dunque,
ma si era «communicata in Paschate». Due figlie di questi Sciascia 'della
Delia' si erano sposati a Racalmuto:
Angela, il 6 agosto 1651, con Angelo Ferrauto di Francesco e della
quondam Catarina; Caterina, il 28 aprile 1653, con MIchele Cozzo, figlio del fu
Giuseppe Cozzo e della vivente Beatrice.
All'inizio del secolo gli
Sciascia racalmutesi non erano pochi: un Filippo sposato con Angela battezza un
bambino di nome Giuseppe il 15 settembre 1601; un Nardo coniugato con Beatrice
battezza un figlio chiamato Filippo il 21 aprile 1600. Angela Sciascia, figlia
di Giacomo Sciascia, viene diligentemente registrata tra gli ottemperanti al
precetto pasquale del 1643. Giacomo Sciascia aveva sposato in seconde nozze, il
20 maggio 1623, Filippa, a sua volta vedova di Lisi Nohara.
Un Giuseppe Sciascia può
permettersi di seppellire, il 7 settembre 1636, un proprio figlioletto,
Giovanni, nella chiesa del Monte, segno
di prestigio e benessere. A quel tempo prosperava anche la famiglia di Francesco
Sciascia (XAXA), la cui presenza di rileva dagli atti di morte del 1636 (un
figlioletto di nome Isidoro viene sepolto presso i carmelitani il 31 luglio del
1636).
Ignoro il perché dei tanti
Sciascia, operanti ed operosi nella prima metà del Seicento, non sia rimasto
nessuno secondo il 'rivelo' del 1666. Nella successiva funesta peste che decimò
Racalmuto di oltre un quarto della popolazione, gli Sciascia sono del tutto
assenti dal nostro paese. Vi ritornano, però, subito dopo: se oriundi o
appartenenti a nuovi ceppi di paesi lontani, non sappiamo.
Da quelli che Leonardo
Sciascia chiama 'anagrafi parrocchiali', rilevo un Gaspare Sciascia incluso tra i 'battezzati' (al n.° 1263) dei
libri parrocchiali del decennio 1677-1686
(ed a partire da questa data il cognome è scritto correttamente come ai
tempi attuali: una piccola inesattezza dunque quella dello scrittore che
vorrebbe il suo cognome storpiato dai preti in XAXA 'fino alla metà del secolo scorso'). Una
Francesca Sciascia, figlia di Gerlando e 'Hieronima' Sciascia, viene battezzata
il 7 aprile 1685. Ma sappiamo di certo che il primo antenato di Leonardo
Sciascia, di cui vi sia cenno nei registri parrocchiali racalmutesi, di un
'mastro' e - guarda caso - si chiamava Leonardo. E' un dato che ricaviamo
dall'atto di matrimonio di un sicuro antenato di Leonardo Sciascia: mastro Giovanni Sciascia che il 29 settembre
1726 si coniugava con Anna Scibetta,
figlia di mastro Stefano Scibetta e della defunta Rosa Anna Rizzo di Racalmuto.
In quell'importante atto di
matrimonio leggiamo che Giovanni Sciascia era figlio di «fu m.° Leonardo e Vincenza Quagliato vivente, olim jugati Civitatis
Agrigenti et Parochiae s. Petri». Non abbiamo avuto modo di acclarare
questa notizia presso i libri della parrocchia di s. Pietro di Agrigento. Lì,
certamente, si risolverebbero i dubbi sull'origine di quel Giovanni Sciascia e
cioè se anche lui era agrigentino come la mamma - ma non ci pare - o se
agrigentino era il padre Leonardo.
Si dà il caso che risulta
avere un fondamento di verità quanto ebbe a dichiararci una lucidissima
nonagenaria zia di Leonardo Sciascia , che ci accordò una simpaticissima
intervista. La ancor bella anziana signora ci parlò di un'origine agrigentina
del nucleo familiare di Leonardo Sciascia, anche se ravvicinata alla fine del
secolo scorso.
Eccone una parziale
trascrizione dell'intervista, fatta nel luglio del 1993:
Voce della zia «..nuh! ..ora mio
nonno si chiamava Calogero.... chiddu Leonardo... ora chissu discindiva di una
famiglia di Agrigento... unn'è ca mi pozzu ricordari di chiddi vecchi --- Chiddi chhiù vecchi di
mia!
E mmi diciva ca un biaggiu ma
patri.. cci diciva cca so nannu sichiamava Sciascia Pasquali comu Sciascia lu
patri di chissu Leonardu.....
'Ma patri Pasquali Sciascia era
figliu di Caliddu .... Ora chisso Pasquale Sciascia, ma patri, era figliu di
Caliddu ... lu zi Nardu lu fratellu di mio nonno.
Ma patri ca si chiamava Pasquali
Sciascia ... so patri si chiamava Caliddu .. e lu patri di ma nannu Caliddu si
chiamava Pasquali ed era di la parti di
Agrigento .. Ora chissu nonno di ma patri si chiamava Pasquali, comu ci dicu
iu, dici ca discinniva di barunatu... ora chistu Nardu, lu frati
di ma nannu, erano capumastri di li mineri, quannu spirmintaru li
mineri, era capumastri di li mineri
Ora chissu ma zzì Nardu stava a
lu Munti unni stava la maestra Sciascia e c'era ma zza' Marietta Sciascia, ca
pua si marità cu uno ca si chiamava Pippinu Sciascia...
Iddi stavanu dduocu .. nastri
stavamu a la parti di ccà ncapu .. Quannu mi spusavu iu a lu Carminu .... Ma
patri stava a la Madonna di La Rocca.
Però nni trattavamu.... echi ristà chistu Nardu, chistu chi murì ...e ogni tantu quannu c'eranu certi occasioni... L'urtimu viaggiu
ccu chissu secunnu cuscinu Leonardo Sciascia
nni vittimu nni mma' zza' Marietta., la maestra Sciascia ... ca murì lu
maritu....
[Precisazione di un familiare
presente:] «E' la sorella del padre di Leonardo Sciascia. La zza Marietta. La
zza' Marietta e lu padri di Leonardo, lu
zzì Pasqualino erano fratello e sorella. [Chiarimento della figlia:] Ma
nanno era Pasquale e lu patri di chissu Leonardo Sciascia era Pasquali. Eranu
figli di frati.»
[ Continua la
zia intervistata] «.. po' chissu ma nannu Caliddu lu purturu
ccà, nilla provincia di Agrigentu, .. nun ricordu chissu paesi come si chiamava -- chissu ma nannu
Caliddu... ed era capumastru comu ora li chiamamu 'ngegnera .. pi sfruttari lo
zolfo. Ma nannu aviva novantasettanni -- murì nel 1921 [era del 1824, Agrò]. Lu zi nardu badava ccà
e chissu ma nannu furistieri ... Ma nannu aviva la passioni di la caccia ....
C'era però sempri lu filiddu di la religioni: ma nannu era religiosu ... A novantasettianni si nni
jva a la Matrici a vidisi la missa ..Lu zzi' Nardu nun mi lu pozzu ricirdari
...ma nannu era accussì..»
La ricostruzione della zia di
Leonardo Sciascia qualche perplessità in noi la suscita: stando ai diligenti
archivisti preti della matrice non abbiamo dubbi sul seguente succedersi
generazionale:
Leonardo Sciascia
[nato attorno al 1670]
e
Vincenza Quagliato
di Agrigento
sposatisi prima del
1726
|
Giovanni
Siascia
mastro sposa il
29.9.1726
Anna Scibetta
di m.° Stefano e fu
Anna Rizzo
e muore a 68 anni il
28.3.1766
|
Leonardo Sciascia
mastro sposa il 7.1.1754
Innocenza Alfano
di m.° Bartolomeo e Caterina
e muore il 31.8.1801
|
Calogero
Sciascia
mastro sposa il
24.2.1802
Francesca Scibetta
di m.° Pasquale e Calogera Nalbone
|
Pasquale
Sciascia
nasce
il 26.8.1810
muore
il 12.9.1879
mastro,
sposa
Angela Alfieri
|
Leonardo
Sciascia
sposa il 25.10.1884
Anna Sciascia
|
Pasquale
Sciascia
nasce
il 27.1.1887
il
27.3.1920 fa gli sponsali
e
l'8.3.1920 sposa
Genoveffa Giuseppina
Martorelli
di
Giuseppe e Rosalia Fantauzzo
|
Leonardo
Sciascia
scrittore
nato
a Racalmuto l'8.1.1921
|
Si gradiscono osservazioni anche critiche.
Scrivere a: ctavern@tin.it
Nessun commento:
Posta un commento