martedì 14 ottobre 2014

Contro Horozco


12. - Il detto hà huomini di malissima vita, li quali lo consigliano; hanno campato et campano come secolari, tenendo puttane in casa et extra, facendoci figli maschi et femine. Li quali li maritano publicamente, essendoli detti sacerdoti et constituti in dignità. Et esso gl’ha fatto visitatori di monasterij moniali, mandandoli lupi tra li pecore et delli monaci cui è guardata di quà et di là, cosa certo pessima ad intendersi da tutti, et le povere monache parlando sopra di questo che non conveniva nè tampoco era buono, furno poste carcerate come appare nel monastero grande di Girgenti, et quelli tenevano le chiavi di dette monache hor cogitate.
13. -
 Usurpatore.
Il detto hà tenuto et tiene l’intrate et pensioni che deve alla chiesa, non curandosi di scommunica, di poi ch’è venuto. Et quella detta chiesa stà per cadere per essersi fatte alcune fessure, come hanno dichiarato i capi mastri del Regno che caderà frà poco tempo con scritture publiche fatte di sue proprie mani, che non basteranno, se lei cade, da numero di sessanta mille  scudi. Et esso non n’hà  voluto far niente anzi c’hà  tenuto li sudetti et poco si cura di questo et chi ni parlasse gl’era nimico capitale et lo poneva carcerato.

14. -
 Usurpatore.
Il detto, havendosi ricuperato 300 et tante oncie dalla Regia Corte per la morte del q- Don Francesco del Pozzo della pensione dell’Episcopato che deve 500 scudi, l’hanno applicati alla detta fabrica ecclesiastica, il detto sol l’hà pigliato senza scrupolo di censuirla et spenderseli à suo modo et alla detta Chiesa senza spenderci un quattrino, come appare per polize fatte al Thesoriero di tali dennari.

15. -
 Usurpatore.
Il detto si prese un thesauro ecclesiastico  dove stavano le robbe della detta Chiesa et lo volsi “loco mutui” per un’anno sinchè si faceva il suo studio et hora son passati tanti tempi, onde la Chiesa patisce rt hà patito tanti danni, perdite et maltrattamenti di robba, essendo gittati trà lochi stretti et non conviene maltrattare detta robba stando con bona conscienza, pigliandosi giucali, tovaglie, paramenti di calici, candilori, calici et  patene d’oro, pigliandosi reliquarij aprendoli auctoritate propria del Thesauro  oro, argento; levandole messe della Chiesa dell’obligo per sparagnare non tenendo capellano et se la fà dire entro il suo Episcopato.

16. - Li suoi creati et praecisè il suo confessore passato, huomo di grandissima malavita, essendo monaco fuori della sua Religione, che non potendo havere (sendo carnale) donne per sfogare il suo male appetito quelle faceva processare li riduceva carcerate in una carcere et ivi redotte sotto l’auttorità della giustitia le violavano publicamente la notte e’l giorno.


17. - Il detto suo confessore frà Giovanni era tanto lascivo della carne ch’era la notte incontrato con la mula di Mnsignore che andava un di Petra sua puttana et quella attaccava dietro la porta. Diceva la messa ogni mattina con grandissimo scandalo. Di più lo detto teneva li dennari dell’elemosina et li poveri andavano un di esso et esso per fama publica si diceva per la città haver profanato molte vergini figliole ch’andavano à domandarci l’elemosina. Come s’è visto che una donna povera di conditione nobile andò al detto frà Giovanni et espose la sua necessità che teneva una figliola;  quel tempo era d’haverla collocata et per non potere per essere povera donna supplicò sua Reverenza trattare con  Monsignore li volesse dar la charità. Il detto Episcopo li mandò à dire che ci voleva dare oncie 5. et il buon Padre le disse: «ho fatto quanto havete voluto. Monsignore vi dona oncie cinque et oncie cinque vi dono io et lasciatemi colcare con vostra figlia inanti che si marita, altrimenti non haverete nè l’uno nè l’altro.» Et la donna lo incominciò à riprendere et lo seppe Monsignore dallì à tempo et non ne fece niente, anzi disse che non era vero come fù  vero, essendoci testimonij degni di fede.

18.- Vi fù un monaco suo theologo dell’ordine di S. Augustino il quale si chiamava P.dre Honofrio, quale Monsignore mandava spessisime volte delegato. Arrobava publicamente essendo essaminatore con il Vicario generale. Passò certi ignoranti che à pena sapevano leggere della Licata et se ne presero oncie dodici facendo simonia. Et da certi altri ordinanti certi cantari di formaggio et cascicavalli. Et facendosene parole di questo intrà la sala sopravenne Monsignore. Volse sapere ciò si trattava; li fu detto il tutto et Monsignore disse: «io tengo carta che quelli ci lo diranno in faccia», et  dicendo tiri spagnuoli tra essi l’un l’altro si posero molto à ridere et non se ne trattò più.
19. -
Gio: Dios
Di più, portò un huomo con esso da Spagna, chiama[to] Gio: Dios, il qual di subito ch’arrivò à Girgente, lo fece visitare et sopra di delegato in Diocesi. Et si partì et conferisi nella città di Sambuca. Incominciò ad arrobbare publicamente che furno costretti ricorrere all’Arcivescovo di Palermo, et in fine al Vicerè, onde venute molte lettere che Monsignore ci lo mandasse in Palermo acciò desse conto del tutto: come stava che buoi, giomenti, muli, porci, frumenti, orzo, formagio et robbe tutte queste così rubbatole. Et vedendosi così affrontato il detto Monsignore lo fece imbarcare per Malta per non essere affrontato. Et doppò che fù arrivato in Spagna il detto Gio: Dios incominciò à dir male de l’ Episcopo che ci fece fare in sua diocesi, et doppò non fù  habile favorirlo, onde lo seppe suo cognato; fattoci lettere di riprensioni grandissime; se queste cose havessero arrivato all’orecchie, di subito l’haveria prohibito del suo beneficio, ond’esso con grandissima malitia investigò et scrisse che Jan Dios non è venuto per esso chiamato da S. E.; ma fù mentita perch’esso l’haveva prosecuto.  Essendo qua esso sindi fuggito, il che non fù vero et havendo havuto questa nuova, di subito voleva dare testimonij alcuni canonici con dire che Jan Dios era adultero et si godea Donna Petronilla sua criata. Li fù detto che non ne sapevano niente et se esso lo sapeva lo doveva castigare et proseguire quando era qua et non hora che è andato.

20. -
Gio: Dios
Senza nulla saputa del Capitolo fece fare una una lettera approbatoria del Consiglio falsa per la risposta, fatta di Spagna et curò ? con diligenza che Monsignore si prese il sigillo del Capitolo; sigillò la lettera confidandosi al Cancellere. Et questo si fece per non si sapere sua malavita. S’ha accompagnato con questi huomini delli quali sindi spagna (?) et lo portano dove vogliono essi che hanno rovinato questa povera Diocesi; che li poveri preti non possono più; se ne vanno fuori ad altra diocesi, finchè N.S. li provederà dal Cielo, cosa che non s’ha saputo à tempi antichi quello che si fà oggi.
Il detto frà Giovanni et frate Honofrio, per le gran lettere che vennero di Palermo dall’Arcivescovo et da S.E. che li volesse mandare di sua casa, che non conveniva à Prelati tener huomini così di mala vita, come non li mandò.

21.

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