Leggo a proposito dell'investitore" suicida anatemi condanne imprecazioni. Se mettiamo da parte le grandi emozioni del momento e cerchiamo di sapere e di capire come stanno veramente le cose, non sarebbe doveroso. E chi condanna istituzioni, ministro del tesoro, Banca d'Italia Consob etc. come la mette con queste chiare note?
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Arriva il fondo salva-obbligazionisti. Renzi attacca: “Responsabilità diffuse”
Pronta la mediazione con l’Ue: priorità a titoli ante 2014 e basso rendimento
11/12/2015
alessandro barbera
roma
Che il decreto per salvare le quattro banche quasi-fallite si sarebbe trasformato in un boomerang, era inevitabile. Se il governo non fosse intervenuto, le conseguenze sarebbero state ben peggiori. Se avesse concesso da subito fondi per risarcire azionisti e obbligazionisti, l’Europa avrebbe già detto di no: le nuove regole europee lo vietano. Ma il compromesso è vicino, e permetterà allo Stato di restituire fino a cento milioni di euro almeno ad una parte degli obbligazionisti. A deciderlo sarà un «arbitro finanziario» che separerà chi è stato truffato da chi ha speculato, e farà salvi i risparmi di chi ha investito prima del 2014 con la garanzia di un basso rischio.
IL BRACCIO DI FERRO
In apparenza Roma e Bruxelles si accusano reciprocamente le responsabilità dell’accaduto, ma è un classico gioco delle parti. Prendiamo Matteo Renzi. Si dice pubblicamente favorevole alla istituzione di una commissione d’inchiesta, perché «le regole sulle banche le ha fatte l’Europa e purtroppo non le scriviamo noi. Dentro quelle regole l’Italia ha fatto di tutto per salvare i soldi delle famiglie. Cerchiamo una soluzione, ma è impossibile salvare in modo definitivo azionisti e obbligazionisti subordinati», sarà al massimo «una forma di ristoro».
L’ACCUSA DI RENZI
In privato il premier va oltre, con una frase sibillina che sembra mettere in discussione anche la qualità della vigilanza di pezzi di Banca d’Italia e Consob nei confronti delle quattro banche fallite: «Le responsabilità per queste vicende sono a tutti i livelli e riguardano tutti tranne noi. Non abbiamo nulla da temere». Ora prendiamo le dichiarazioni del commissario agli Affari finanziari Jonathan Hill: «Il governo italiano ha la responsabilità del processo di salvataggio. Abbiamo discusso a lungo, e ritenuto che le misure prese erano compatibili con la legislazione europea». Fra Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti, CariFerrara e Cassa Marche c’è chi ha «venduto prodotti non idonei, non adatti ai loro clienti, e con ogni probabilità i clienti non sapevano ciò che stavano comprando».
LA MEDIAZIONE
In apparenza le dichiarazioni di Hill sembrano un atto d’accusa nei confronti dell’Italia. In realtà il commissario inglese sta indicando al governo la via d’uscita: il modo migliore per non violare il divieto di aiuti di Stato è valutare i casi uno ad uno, puntare al riconoscimento della «non idoneità» delle operazioni di vendita, e dunque sulla responsabilità delle singole banche. Per essere chiari: una cosa è tutelare un risparmiatore a basso reddito, raggirato da un prospetto poco chiaro, o che ha investito in obbligazioni subordinate prima dell’entrata in vigore delle nuove regole europee. Altra cosa è aver consapevolmente sottoscritto quei titoli da gennaio 2014 in poi, o in ogni caso in cambio di rendimenti molto alti: basti dire che alla Popolare di Vicenza e a Veneto banca nei mesi scorsi sono circolate obbligazioni che valevano attorno al dieci per cento.
Insomma, il governo stanzia sì un fondo per risarcire i risparmiatori traditi, ma non distribuisce soldi a pioggia. A valutare i singoli casi ci penserà l’arbitro finanziario, un mini-tribunale in cui siederanno cinque persone scelte dai consumatori, le banche, la Consob. Nasce per sostituire la Camera di conciliazione, un vecchio organismo che non ha mai funzionato perché non obbligava le banche a sedersi al tavolo; funzionerà invece come l’arbitro bancario, che oggi si occupa via Bankitalia di dirimere controversie legali sulla concessione di mutui o conti correnti. Ma quanto verrà infine messo a disposizione dallo Stato? E le banche faranno di nuovo la loro parte, dopo aver già anticipato parecchi soldi per il salvataggio dei concorrenti? «Stiamo approfondendo un intervento ulteriore nella legge di stabilità», dice Maria Elena Boschi. «Ci sono varie ipotesi». La trattativa fra Roma e Bruxelles è in corso, e si chiuderà non prima di stasera, quando Piercarlo Padoan dirà la sua in Commissione Bilancio alla Camera. Il fondo non dovrebbe valere meno di 50 milioni di euro, ma c’è chi ipotizza che alla fine possa valere fino a cento.
Twitter @alexbarbera
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Arriva il fondo salva-obbligazionisti. Renzi attacca: “Responsabilità diffuse”
Pronta la mediazione con l’Ue: priorità a titoli ante 2014 e basso rendimento
11/12/2015
alessandro barbera
roma
Che il decreto per salvare le quattro banche quasi-fallite si sarebbe trasformato in un boomerang, era inevitabile. Se il governo non fosse intervenuto, le conseguenze sarebbero state ben peggiori. Se avesse concesso da subito fondi per risarcire azionisti e obbligazionisti, l’Europa avrebbe già detto di no: le nuove regole europee lo vietano. Ma il compromesso è vicino, e permetterà allo Stato di restituire fino a cento milioni di euro almeno ad una parte degli obbligazionisti. A deciderlo sarà un «arbitro finanziario» che separerà chi è stato truffato da chi ha speculato, e farà salvi i risparmi di chi ha investito prima del 2014 con la garanzia di un basso rischio.
IL BRACCIO DI FERRO
In apparenza Roma e Bruxelles si accusano reciprocamente le responsabilità dell’accaduto, ma è un classico gioco delle parti. Prendiamo Matteo Renzi. Si dice pubblicamente favorevole alla istituzione di una commissione d’inchiesta, perché «le regole sulle banche le ha fatte l’Europa e purtroppo non le scriviamo noi. Dentro quelle regole l’Italia ha fatto di tutto per salvare i soldi delle famiglie. Cerchiamo una soluzione, ma è impossibile salvare in modo definitivo azionisti e obbligazionisti subordinati», sarà al massimo «una forma di ristoro».
L’ACCUSA DI RENZI
In privato il premier va oltre, con una frase sibillina che sembra mettere in discussione anche la qualità della vigilanza di pezzi di Banca d’Italia e Consob nei confronti delle quattro banche fallite: «Le responsabilità per queste vicende sono a tutti i livelli e riguardano tutti tranne noi. Non abbiamo nulla da temere». Ora prendiamo le dichiarazioni del commissario agli Affari finanziari Jonathan Hill: «Il governo italiano ha la responsabilità del processo di salvataggio. Abbiamo discusso a lungo, e ritenuto che le misure prese erano compatibili con la legislazione europea». Fra Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti, CariFerrara e Cassa Marche c’è chi ha «venduto prodotti non idonei, non adatti ai loro clienti, e con ogni probabilità i clienti non sapevano ciò che stavano comprando».
LA MEDIAZIONE
In apparenza le dichiarazioni di Hill sembrano un atto d’accusa nei confronti dell’Italia. In realtà il commissario inglese sta indicando al governo la via d’uscita: il modo migliore per non violare il divieto di aiuti di Stato è valutare i casi uno ad uno, puntare al riconoscimento della «non idoneità» delle operazioni di vendita, e dunque sulla responsabilità delle singole banche. Per essere chiari: una cosa è tutelare un risparmiatore a basso reddito, raggirato da un prospetto poco chiaro, o che ha investito in obbligazioni subordinate prima dell’entrata in vigore delle nuove regole europee. Altra cosa è aver consapevolmente sottoscritto quei titoli da gennaio 2014 in poi, o in ogni caso in cambio di rendimenti molto alti: basti dire che alla Popolare di Vicenza e a Veneto banca nei mesi scorsi sono circolate obbligazioni che valevano attorno al dieci per cento.
Insomma, il governo stanzia sì un fondo per risarcire i risparmiatori traditi, ma non distribuisce soldi a pioggia. A valutare i singoli casi ci penserà l’arbitro finanziario, un mini-tribunale in cui siederanno cinque persone scelte dai consumatori, le banche, la Consob. Nasce per sostituire la Camera di conciliazione, un vecchio organismo che non ha mai funzionato perché non obbligava le banche a sedersi al tavolo; funzionerà invece come l’arbitro bancario, che oggi si occupa via Bankitalia di dirimere controversie legali sulla concessione di mutui o conti correnti. Ma quanto verrà infine messo a disposizione dallo Stato? E le banche faranno di nuovo la loro parte, dopo aver già anticipato parecchi soldi per il salvataggio dei concorrenti? «Stiamo approfondendo un intervento ulteriore nella legge di stabilità», dice Maria Elena Boschi. «Ci sono varie ipotesi». La trattativa fra Roma e Bruxelles è in corso, e si chiuderà non prima di stasera, quando Piercarlo Padoan dirà la sua in Commissione Bilancio alla Camera. Il fondo non dovrebbe valere meno di 50 milioni di euro, ma c’è chi ipotizza che alla fine possa valere fino a cento.
Twitter @alexbarbera
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