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Carmine Senise
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Carmine Senise (Napoli, 28 novembre 1883 – Roma, 24 gennaio 1958) è stato un poliziotto e prefetto italiano, capo della Polizia dal 1940 al 1943 e poi, per un breve periodo, con il primo governo del Maresciallo Badoglio, dopo la destituzione di Mussolini.
Dal 1911 al 1922 fu segretario e poi capo dell'Ufficio stampa di quel ministero. Successivamente fu destinato alla Direzione generale delle carceri e poi a quella di sanità. Nel 1930, trasferito alla Direzione generale di pubblica sicurezza, divenne capo della Divisione per gli affari generali e riservati. Nel 1932 fu promosso prefetto e nominato vice capo della Polizia.
Morto Bocchini il 22 novembre 1940, capo della Polizia per quattordici anni, lo stesso giorno[1] Senise fu nominato suo successore, su proposta del sottosegretario di stato all'Interno Buffarini Guidi[2]. Il 14 aprile 1943 Mussolini, scontento per la debole repressione degli scioperi operai che si erano svolti nel nord Italia nel mese di marzo, lo destituì, sostituendolo con il prefetto Lorenzo Chierici. Senise partecipò alla "congiura" del 25 luglio dello stesso anno, quando l'approvazione da parte del Gran Consiglio del Fascismo dell'ordine del giorno Grandi portò alle dimissioni del duce; partì da lui la proposta di far arrestare Mussolini a Villa Savoia, residenza di Vittorio Emanuele III.
Il 26 luglio Pietro Badoglio, nuovo capo del governo, lo restituì alle sue funzioni che mantenne fino all'8 settembre. Dopo l'annuncio dell'armistizio di Cassibile, l'8 settembre 1943, diversamente dalle alte cariche dello stato e dai comandanti militari, scelse di rimanere a Roma. Il 23 settembre, mentre si trovava nel suo ufficio al Viminale, fu arrestato da militari delle SS e paracadutisti tedeschi, al comando del capitano Erich Priebke. Deportato in Germania e recluso nel campo di concentramento di Dachau, fu poi trasferito a Hirschegg ed infine liberato negli ultimi giorni di guerra, il 2 maggio 1945.
Tornato in Italia, venne accusato di favoreggiamento del fascismo ma fu assolto dalla Corte speciale d'Assise[3] di Roma. Nel suo libro di memorie, elencato in Bibliografia, narra con dovizia di particolari come abbia cercato, in un momento cruciale della storia italiana, di preservare il ruolo autonomo della Polizia rispetto al regime. Morì nella sua modesta abitazione, in uno dei quartieri più popolari di Roma tra San Giovanni e Santa Croce in Gerusalemme, a causa di un'arteriosclerosi cerebrale che lo affliggeva da circa un mese[4].
Indice
[nascondi]Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Nacque a Napoli, da una famiglia di origine lucana, figlio di Tommaso, medico e senatore del Regno; lo zio, che portava il medesimo nome, era prefetto della città partenopea[1]. Dopo essersi laureato in giurisprudenza, nel 1908 Senise vinse il concorso ed entrò nell'amministrazione del Ministero dell'Interno. Il suo, primo incarico fu nella sottoprefettura di Pozzuoli[1].Dal 1911 al 1922 fu segretario e poi capo dell'Ufficio stampa di quel ministero. Successivamente fu destinato alla Direzione generale delle carceri e poi a quella di sanità. Nel 1930, trasferito alla Direzione generale di pubblica sicurezza, divenne capo della Divisione per gli affari generali e riservati. Nel 1932 fu promosso prefetto e nominato vice capo della Polizia.
Morto Bocchini il 22 novembre 1940, capo della Polizia per quattordici anni, lo stesso giorno[1] Senise fu nominato suo successore, su proposta del sottosegretario di stato all'Interno Buffarini Guidi[2]. Il 14 aprile 1943 Mussolini, scontento per la debole repressione degli scioperi operai che si erano svolti nel nord Italia nel mese di marzo, lo destituì, sostituendolo con il prefetto Lorenzo Chierici. Senise partecipò alla "congiura" del 25 luglio dello stesso anno, quando l'approvazione da parte del Gran Consiglio del Fascismo dell'ordine del giorno Grandi portò alle dimissioni del duce; partì da lui la proposta di far arrestare Mussolini a Villa Savoia, residenza di Vittorio Emanuele III.
Il 26 luglio Pietro Badoglio, nuovo capo del governo, lo restituì alle sue funzioni che mantenne fino all'8 settembre. Dopo l'annuncio dell'armistizio di Cassibile, l'8 settembre 1943, diversamente dalle alte cariche dello stato e dai comandanti militari, scelse di rimanere a Roma. Il 23 settembre, mentre si trovava nel suo ufficio al Viminale, fu arrestato da militari delle SS e paracadutisti tedeschi, al comando del capitano Erich Priebke. Deportato in Germania e recluso nel campo di concentramento di Dachau, fu poi trasferito a Hirschegg ed infine liberato negli ultimi giorni di guerra, il 2 maggio 1945.
Tornato in Italia, venne accusato di favoreggiamento del fascismo ma fu assolto dalla Corte speciale d'Assise[3] di Roma. Nel suo libro di memorie, elencato in Bibliografia, narra con dovizia di particolari come abbia cercato, in un momento cruciale della storia italiana, di preservare il ruolo autonomo della Polizia rispetto al regime. Morì nella sua modesta abitazione, in uno dei quartieri più popolari di Roma tra San Giovanni e Santa Croce in Gerusalemme, a causa di un'arteriosclerosi cerebrale che lo affliggeva da circa un mese[4].
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro | |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia | |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c Vedi Vedi l'articolo de La Stampa, del 23 novembre 1940, elencato nei Collegamenti esterni.
- ^ Frederick W. Deakin, p. 112
- ^ Il decreto legislativo luogotenenziale n. 142 del 22 aprile 1945 aveva istituito le "Corti straordinarie di Assise per i reati di collaborazione con i tedeschi". Il decreto n. 625 del 5 ottobre 1945 soppresse le Corti straordinarie e le trasformò in Sezioni speciali delle Corti di assise ordinarie. Fonte: Atti parlamentari, Camera dei deputati, XIV legislatura, seduta 8 febbraio 2006, nota a pag. 147 e seguenti.
- ^ È morto Carmine Senise capo della polizia nel 1943, La Stampa, 25 gennaio 1958, p. 22
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Carmine Senise, Quando ero Capo della polizia 1940 - 1943, Roma, Ruffolo Editore, 1946. Nuova edizione Editore Mursia, 2012. ISBN 978-88-425-4987-1.
- Frederick W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1962.
- Annibale Paloscia, Storia della Polizia, Roma, Newton Compton editori, 1989 (in copertina: I segreti del Viminale).
- Stefanella Spagnolo, Carmine Senise. Capo della polizia fascista dal 1940 al 1943. Intervista impossibile, Roma, Aracne, 2010. ISBN 978-88-548-3246-6.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Senise ‹-ʃe›, Carmine da Enciclopedia Italiana, edizione online, sito treccani.it. URL visitato il 29/08/2011
- Carmine Senise I precedenti capi della Polizia. Dal Regno d'Italia alla seconda guerra mondiale. Sito della Polizia di Stato. URL visitato il 29/08/2011
- Un capo della Polizia che arrestava troppe camicie nere di Diletta Grella. Sito Storia in network. URL visitato il 29/08/2011
- Il prefetto Carmine Senise nominato Capo della Polizia articolo de La Stampa del 23 novembre, 1940, p. 2, Archivio storico. URL visitato il 13/07/2012
- È morto Carmine Senise capo della polizia nel 1943 la notizia della sua scomparsa in un articolo di Vittorio Gorresio, La Stampa, 25 gennaio 1958, p. 5, Archivio storico. URL visitato il 13/06/2012
Controllo di autorità | VIAF: (EN) 88353752 · LCCN: (EN) nb2012017087 · SBN: IT\ICCU\RAVV\055276 · ISNI: (EN) 0000 0000 6635 4224 · NLA: (EN) 35907613 · BAV: ADV12145206 |
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