"Avevo sposato per amore, l'amore che nei nostri paesi è fatto di sguardi furtivi di incontri senza parole; si suole passare da una strada e ad un certo punto ti accorgi di una bella ragazza al balcone, forse ieri era bambina: e da quel giorno, passando, ogni volta guardi quel balcone, e lei ogni giorno ti guarda: e poi vai alla messa di mezzo-giorno, ogni domenica, per vederla; e ai tuoi occhi si fa sempre più bella, sei innamorato. E, tranne che ti vuole, non sai niente dei suoi pensieri, della sua vita e delle cose che le piacciono e delle cose che teme, niente del suo cuore, del suo modo di avere gioia o pietà delle cose del mondo. L'amore dovrebbe invece nascere dalla serena scoperta che insieme, un uomo e una donna, stanno bene per affrontare la pena, soprattutto la pena, della vita: insieme per la vita, e nella conoscenza del dolore, e per aiutarci in questa conoscenza; e insieme nel piacere, che è un momento, e ci lascia col nostro cuore nudo, ad intenderci meglio nel cuore. Così mi si illuminava il significato dell'amore, e scoprivo di non avere amore per mia moglie. Mi appagavo perciò del piacere, mi bastava una donna da soldati, una donna che aveva dentro il male di quella guerra. La cercavo come un assetato, ma dopo qualche giorno, tornando in linea, con sollievo la lasciavo; mi dava acre piacere il pensiero che altri soldati prendessero il mio posto nel suo 'cuarto', e sentissero l'odio che c'era in lei, l'oscuro piacere del suo odio." (L. Sciascia- gli zii di Sicilia - l'antimonio).
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