Voglio scrivere in fretta e furia queste mie ulteriori “cazzate”
(così me le definisce il professor Di Grado e io dinanzi al mondo accademico mi
annichilo) prima che scorrano i dati della regione Lazio (ove concorre un mio
compaesano ex deputato).
Sono “cazzate” che fanno il paio con quelle scritte in CONTRA
OMNIA RACALMUTO domenica scorsa, in tempo non sospetto e in anticipo dei tempi. Credo dj averci
azzeccato in pieno. Ma queste d’ora saranno cazzate ancora più vistose e mi
aspetto le querimonie dei moderni saggi che danno dell’anima morta a chi sta al
vertice del PD. Avrei voglia di rintuzzare: ma voi “intelligenze vive” cosa
avete fatto per dare una coscienza civile, una cultura a questo 25% degli
italiani che ha scelto DEMOCRATICAMENTE Grillo? Nemo dat quod non habet.
Diciamo che siamo messi male. Non perché vince Grillo e perde
Bersani, perde Monti ma vince Berlusconi, vanno a casa Fini, Binetti e
Buttiglione ma torna anziché alla camera al più prestigioso senato Scilipoti,
mio caro amico; e manco perché liquidati in malo modo Ingroia e Di Pietro abbiamo
Nencini secondo il quale loro in parlamento ci vanno lo stesso. Queste sono storie di
piccoli uomini: che ci siano o no, significa poco. Sono gli intellettuali
collettivi quelli che contano.
I guai stanno venendo per l’insipienza dei mass media massimi
che ripetendo ad ogni piè sospinto che “ha vinto l’ingovernabilità” hanno
spinto a pensarla allo stesso modo l’intera stampa internazionale. Addio
mercati: i bancari bloccati per eccesso di ribasso. E chi se ne frega!
esulteranno i soliti imbecilli cu lu cuocciu di la littra e con l’FB a portata
di mano. Già, ma la marea dei titoli pubblici in scadenza (ora invero i nuovi
scienziati dell’ispettorato vigilanza sulle aziende di credito di palazzo Koch
nota sede sociale del capitale quello di Karl Marx in Italia li hanno
esorcizzati denominandoli titoli governativi nazionali) chi li rinnoverà con l’aggiunta
degli interessi maturati? Sai che ridere se andiamo incontro ad un flop di
cassa della Tesoreria di Stato. Addio stipendi di tanti accademici, primari,
archeologi, clinici, giornalisti di stato, professori dal liceo agli asili nido
e cialtroni LSU! E qui il felice sarei io, ma non sono cinico sino a questo
punto, ma molto mi ci avvicino.
Urge quindi fare un governo che assicuri i mercati della
economia globale del terzo millennio. E chi lo a? Lo Stato ormai è hegheliano:
basta l’idea e tutto si supera. Un certo Salvemini (mi pare) ebbe a dire: non ho
mai visto un ente pubblico fallire per una cifra in rosso. E aveva ragione da
vendere.
I grillini sono in fase di infantile euforia vincente; hanno
vinto, anzi stravinto ma non sanno quello che vogliono e soprattutto cosa ora
fare. Il loro dissolvente nichilismo ora è fuori posto. Pare che imporrebbero
tre cose: legge contro il conflitto d’interesse, legge contro la corruzione
anche minore e riforma elettorale. Per così poco, e Bersani e Berlusconi si
precipiterebbero ad accordargliele. Vogliono che l’onestà vada di moda; ma
siamo tutti cattolici per promettere tutta la castità politica di questo mondo
per un perdono in questo strano confessionale che è il parlamento.
Allora? A parlare serio occorre un mese o due sabbatici.
Napolitano che abile manovriero è, ma poco concreto in faccende economiche –
basti pensare al suo flop quando lo incaricarono di sistemare la faccenda del
patrimonio immobiliare di Botteghe Oscure che incautamente avevano intestato agli
stati satelliti che erano diventati più capitalisti dei vecchi stati
capitalistici. Me ne parlava, l’on. Varese Antoni.
Napolitano, dicevamo, poco capisce di ‘sti intrecci tra spread,
debito pubblico in scadenza e riottosità di mercati speculativi esteri o se italiani
estero vestiti.
Se io fossi in Lui, suggerirei di nominare alla Camera
Fassina, questo astro nascente, come presidente ed al Senato smacchierei Monti
e in quanto senatore a vita sarebbe un pallido presidente del senato, una
specie di caffè hag che non agita i nervi, concilia il sonno e non desta
preoccupazioni partitiche.
Sistemate le camere, in attesa dell’aprile che spero non sia
un tragico pesce d’aprile per l’ascesa al fatidico Colle, farei un governo
tecnico e a capo chiamerei il maturo governatore della Banca d’Italia Ignazio
Visco. Come Einaudi e Ciampi e quasi come con Dini (ma qui il ricordo è
melanconico). Alla Banca d’Italia potrebbe ritornare Draghi, se non lo
impallinano con ‘sta storia dell’ispezione MPS, oppure mi riconcilierei con
santa romana chiesa richiamando la Tarantola e liberandola da quel letto di locuste
che è la presidenza TV.
Quanto ai ministri “tecnici” ce n'è quanti ne vuoi: la
Cancellieri – a mio scorno – potrebbe restare dov’è: è brava, efficiente e non si impiccia. Quanto ai politici farei
solo un’ececzione: D’Alema agli esteri. Ma qui sono inquinato da inveterata
simpatia personale. E quanto all’economia, in vena di amore per l’ex istituto
di emissione, chiamerei Fazio (Antonio) che i congegni comunitari ben conosce e
la Merckel saprebbe frenarla per eccesso di professionalità, anche se per il momento con chiacchierata
integrità giudiziaria.
Quindi, la scelta di Bersani: a destra o a sinistra?
Se a destra, un bell’accordo con Berlusconi. Una votazione
dell’Arcorese alla presidenza della Repubblica, previo impegno solenne a non peccare
più de sexto e de nono, ed a questa età potrebbe essere un giuramento che
rispetterebbe toto corde per impotentia etc.; e naturalmente con l’impegno tra
uomini d’onore che il favore verrebbe ricambiato per l’altro scranno
presidenziale a palazzo Chigi.
Se invece a sinistra: povero Bersani dovrebbe fare stavolta
lui un passo indietro; l’amaro calice a Vendola che con i movimenti del pentagono
stellare sa intendersi; e Vendola potrebbe offrire addirittura a Grillo il ministero
delle riforme costituzionali (se non c’è lo si inventi ma con portafoglio) e la
navigazione quinquennale potrebbe essere tutta percorribile e persino in mare calmo.
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