A sorpresa, questo è il quadro di Guttuso che Sciascia
preferisce e predilige.
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Si rimane confusi o ammaliati nella girandola di richiami
colti, di associazioni erudite e dissociazioni improvvise di uno Sciascia così
diverso dalle soavi ipotassi del suo scrivere libri sempre più contratti ma
trasparenti di concetto. Qui invece Sciascia spazia ed osa fino a qualche
funambolismo non sappiamo davvero se convinto o ardito per cogliere la
sfumatura di un pensiero che non riesce a far coagulare come vorrebbe.
E’ chiaro: si cimenta in critica che non è suo mestiere e
valuta un amico, non siamo informati se
ancora nel pieno del rapporto di consuetudinaria amistà o già smunto per la nota
controversia sull’avere o non dovere
avere famiglia dopo la faccenda con Berlinguer.
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Sembra che possa giungersi a questo punto ad un aforisma, ad
una sorta di definizione: “il disegno moderno, nel suo divenire autonomo, nel
suo svincolarsi dalla pittura e nel suo – qualche volta – vincolare la
pittura … muove dal centro delle cose e
perciò le rende alle cose”. E teso l’arco pare che la freccia colga il
bersaglio: “un disegno di cui ci dà esempio Guttuso”.
Sciascia però non è del tutto convinto, Aggiunge: “facciano ancora un passo avanti – per il
disegno, per i disegni di Guttuso – con Baudelaire “.
Arriva il genio e tutto scombussola: Baudelaire non è banale,
non può essere banale (ad onta di quello che si dispiegherà dopo). Zampilla una
“fondamentale distinzione”: «quella tra i disegnatori esclusivi e i disegnatori
coloristi.»
Non siamo tenuti a fare il compitino scolastico, il “riassunto” dei tempi della mia infanzia alle elementari. Salto, mi affascina, sconcerta e non sempre convince l’esplosione della genialità di questo Genio nato a Racalmuto, la terra secondo qualche imbecille ove potrebbe allignare solo un prete assassino “intelligente”. Sciascia è ora magistrale; ci spinge ad essere filosofi, se ne siamo capaci.
Non siamo tenuti a fare il compitino scolastico, il “riassunto” dei tempi della mia infanzia alle elementari. Salto, mi affascina, sconcerta e non sempre convince l’esplosione della genialità di questo Genio nato a Racalmuto, la terra secondo qualche imbecille ove potrebbe allignare solo un prete assassino “intelligente”. Sciascia è ora magistrale; ci spinge ad essere filosofi, se ne siamo capaci.
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Ma Sciascia non è appagato: reputa ciò approssimazioni, gradi
di avvicinamento. A che cosa? «le cose di Guttuso sono quanto di più vicino
alla vita si possa dare nell’arte; e il disegno è il mezzo espressivo suo in
cui lo scarto tra l’arte e la vita si riduce al minimo. »
E non basta: sono da espungere il “come” e la sua ombra: «la
vicinanza alla vita è data dal fatto che sono come la vita, che somigliano alla
vita, ma appunto dal contrario. Non somigliano alla vita non sono come la vita:
sono su un piano che non è quello della vita, la vita.»
Calogero Taverna
[continua]
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